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RESOCONTO dell’INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA del 21 luglio 2022 a Monaco di Baviera su skype, sp

RESOCONTO dell’INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA del 21 luglio 2022 a Monaco di Baviera su skype, sp

RESOCONTO dell’INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA del 21 luglio 2022 a Monaco di Baviera su skype,
sponsorizzato da Società Dante Alighieri, Monaco di Baviera e.v.
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   Ci siamo collegati in 8 di cui 1 da Trois-Rivière, Québec (Canada), 3 dall’Italia e cioè da Alghero (Sassari), da Pieve Ligure (Genova) e dal Veneto (in macchina) e 4 da Monaco con provenienza da Livorno, da Salerno, da Monaco e da Roma.
   I nostri incontri si stanno finalmente allargando, come da tempo speravo. Gli italiani e gli italianofili sono ormai quasi dappertutto ed incontrarci, con punti di vista così diversi, diventa sempre più affascinante. Le nostre storie s’intrecciano le une con le altre, formando la grande storia degli italiani emigrati, degli italiani rimasti e degli italianofili, collegarsi per crederci. La tecnica ci sta aiutando molto.
   Ripeto, non tutti i contributi all’incontro saranno probabilmente di vostro gradimento. Saltatene tranquillamente allora qualcuno, ma andate avanti fino in fondo, se potete:

- Così Maria di Genova, ma da Pieve Ligure:
"Ho parlato con tre donne iraniane di cui non faccio i nomi, perchè ogni iraniano che si espone all’estero viene schedato e rischia cose tremende se torna nel suo paese.
A loro ho chiesto se è vero, come ho letto su un giornale, che  si vedono ora in giro donne senza il velo e mi hanno confermato che è vero, ma solo nei quartieri più ricchi delle città e non nelle province. Ma mi hanno anche detto che la questione del velo è davvero secondaria rispetto ai problemi giganteschi generati nel paese da una situazione economica tragica.
Mentre la maggioranza della popolazione è poverissima, e nel sud est del paese a livelli davvero estremi, in molti sono diventati ricchi grazie all’appoggio del governo e al dilagare della corruzione. Ma la classe media sta per sparire.
Uno stipendio medio mensile potrebbe equivalere ai nostri 200 o 300 euro, ma la moneta ha attualmente un bassissimo valore, sta diventando carta straccia e troppe persone, che anche lavorano, non possono pagarsi un affitto e dormono in tende o addirittura, e sembra incredibile, nella propria tomba, che lì si usa procurarsi quando si è ancora in vita. Gli insegnanti hanno uno stipendio minimo, per non parlare dei pensionati, impiegati e operai. La maggior parte di loro ha contratti a tempo determinato e appena aderiscono a una protesta, visto che non c’è libertà di pensiero, vengono licenziati.
Quando si è alla fame, la ricaduta sulla vita delle donne e dei bambini è terribile:
è aumentata tantissimo la prostituzione, dilaga lo sfruttamento del lavoro minorile e i bambini sono spesso utilizzati come corrieri della droga o di altre merci vendute di contrabbando.
E’ aumentato il mercato degli organi e non solo quello clandestino, esistono centri legali dove vendere il proprio rene.
Impressionante è quello che mi hanno raccontato sull’aumento dei matrimoni precoci. Infatti vendere per un po’ di soldi la propria bambina in sposa è un espediente per poter avere da mangiare. La repubblica islamica ha ridotto l’età in cui è permesso sposarsi dai 18 ai 9 anni.
I dati sono da conoscere e divulgare, perchè sui nostri giornali non se ne parla
Negli ultimi 5 anni i matrimoni precoci sono stati 131.000.
Nel 2022 sono nati 800 bambini da madri di età tra i 10 e i 14 anni.
Sempre nel 2022 sono stati registrati 18 matrimoni con bambine che avevano da 6 a 9 anni, quindi sotto il limite di legge, perchè alcuni giudici hanno accordato il permesso.
La rivolta in Iran, nata dopo la morte di Mahsa Amini arrestata per aver indossato male il velo, è stata soffocata. L’occidente libero ha fatto poco o niente per sostenerla. Ora non se ne parla quasi più. Non smettiamo di informarci e di fare sapere.

Grazie Maria!


- L’avventuroso racconto di viaggio di Mario da Alghero a Monaco per trasportare il Guerriero Nuragico ed altre sue opere alla mostra internazionale dei giardini del 1983 al Westpark di Monaco:

"EUROPA, EUROPA!
Sbarchiamo a Livorno la mattina presto. Il buio è umido. Il camionista e l’emigrato, che ci avrebbe fatto da traduttore, si concedono una abbondante colazione al bar del porto, io ordino un caffè e una bottiglia d’acqua minerale frizzante. Quando viaggio, non mangio mai. Sarà una questione di ansia, non mi viene appetito, ma non deve mancarmi la scorta dell’acqua.
Attraversiamo la metà dello stivale diretti al Brennero, dove ci attende la dogana. Ci si fermava soltanto per rifornirci di gasolio, qualche caffè, qualche panino imbottito con mortadella per l’autista e la mia bottiglia di acqua minerale. Dalla cabina del camion la visuale è diversa da quella della macchina e si può apprezzare tutto ciò che scorre attorno. Fa sempre effetto a un sardo, anche se si è stati altre volte in continente, l’immensità delle pianure, gli inusuali contorni delle montagne e notare che le abitazioni, le case, le fabbriche, i centri abitati non hanno soluzione di continuità. La giornata era bella.
Siamo molto stanchi, specialmente il camionista, quando alle cinque del pomeriggio arriviamo alla dogana del Brennero. Non la sola da superare, perché dopo quella ci aspettava quella austriaca e passata l’Austria ci avrebbe controllato quella tedesca. Veniamo  fermati dalla polizia di frontiera.
Non so quali carte furono chieste al camionista, ma era tutto in regola. Rimaneva un’ultima formalità, far salire il cane antidroga nel cassone. Il pastore tedesco, forse anziano, salì a fatica nella scaletta approntata a tale scopo. Annusò dappertutto, poi sconsolato e deluso ridiscese caracollando. -Va bene, potete andare!- ci ordina un poliziotto. Il collega, salito con il cane nel camion, mentre scendeva aveva scostato una coperta che riparava sia i mobili dell’emigrato, sia i miei calchi.
-Fermi, fermi!....Marescià !- urlò in un inconfondibile accento partenopeo- marescià, venga a vedere, qui ci sono reperti archeologici!- Il maresciallo montò sul camion di malavoglia a  constatare la refurtiva. Io mi avvicinai alla sponda e chiarii che si trattava di manufatti in cemento e gesso, non poteva trattarsi di reperti archeologici. A quel punto il maresciallo mi spiegò che, se non si supponeva il trafugamento di opere archeologiche, si ipotizzava comunque di trasporto illecito di opere d’arte. Ne nacque una discussione in cui io sostenevo che si trattava di  pezzi in cemento per l’ornamento di un giardino, che se fossero state opere d’arte le avrebbero comprate in Italia... Non volle neanche sentirmi.
-Avete la carta verde?- Io non sapevo cosa fosse la carta verde, pensavo si trattasse di un documento fra i tanti esibiti dal camionista. Ma questi non ne sapeva niente.
-Voi non potete passare, non siete in possesso della carta verde, il benestare della Soprintendenza competente nel territorio- Io continuavo ad insistere che non si trattava di opere d’arte e il maresciallo replicava che senza la carta verde non avremmo potuto proseguire e ordinò che il camion venisse parcheggiato lontano dal passaggio doganale.
Certo, capite il mio stato d’animo, peggiorato dall’ansia e dall’acqua bevuta tutto il giorno, che mi gorgogliava negli intestini. Il più affranto era il camionista.
-A ritorno, domani sera devo passare da Vittorio Veneto, devo caricare ottantamila uova!-. Lo tranquillizzai - Hai il ribaltabile? Bene, buttiamo “le opere d’arte” e puoi partire-. Il camionista mi guardò come per chiedermi, se ero sano di testa. Gli confermai con un cenno del capo che non ero sano di mente.
Passarono diverse ore senza che alcuno si interessasse di noi. Intorno alle venti, era ormai buio anche per via delle imponenti montagne che sovrastano la frontiera, avvenne il cambio della guardia. Me ne resi conto quando venni convocato in ufficio da un funzionario in borghese che mi chiese candidamente cosa facessi li. Gli spiegai l’accaduto. Si trattava di una persona preparata e realista. Mi disse - Senza la carta verde non passerete mai...però ci sarebbe una soluzione. Ritornate sui vostri passi sino a Vipiteno. Cercate uno spedizioniere che si prenda l’onere della spedizione-. Ringraziai. Il camionista alle prime non voleva saperne di rifare venti chilometri all’indietro, dopo aver guidato per un giorno intero. Gli spiegai che si trattava della unica possibilità concessaci ed eventualmente della più facile opportunità di liberarci del carico, lontani dall’autostrada.
Arrivati a Vipiteno, andammo dal primo spedizioniere che ci capitò a tiro e, come al confessore, raccontammo tutta la vicenda. Visitò il contenuto del camion, era più pessimista che perplesso, poi ci disse di attendere. Non so quanto tempo passò, ma sembrò un’eternità. Ad un certo punto ci chiamò in ufficio. Aveva preparato molte carte, tutte da firmare e io firmai. Mi rilasciò, dietro giusto compenso, un documento da esibire in dogana, senza alcuna rassicurazione.
Finalmente possiamo ripartire. Ormai è notte fonda, intorno alle ventidue arriviamo al valico. Alla dogana inspiegabilmente non ci fermano, anzi ci fanno segno di velocizzare il nostro passaggio. Espletate le formalità con l’Austria entriamo finalmente nel suo territorio. Il senso di liberazione è tale che mi sembra di sognare. Una lunga discesa dell’autostrada invita il camionista a correre più del dovuto. Ad un certo punto decelera, si è reso conto che non si possono effettuare i sorpassi tra camion. Il camionista è stanchissimo, sempre più di frequente allontana le mani dal volante e le braccia gli vibrano. Io e l’emigrato, che a tutta  la questione aveva assistito con un certo fastidio, ma senza mai dare in escandescenze, sosteniamo che occorre fermarsi e riposare. Ormai Monaco era vicina e non avrebbe avuto senso arrivarci nel cuore della notte.
Riposammo sul camion e all’alba, mentre gli operatori ecologici con un bastone munito di punteruolo raccoglievano le cicche delle sigarette sui marciapiedi,  entrammo a Monaco…Era il 13 aprile del 1983.
Il resto è un’altra storia molto bella."

Poi così ancora lo sfogo di Mario, ormai a ruota libera:

"IL COMMIATO
-Vedi, figliolo- gli disse l’ultima volta che si incontrarono nel secolo scorso -se vuoi mantenere il Potere e che i sudditi facciano volentieri il tuo volere, devi
CREARE E CONSOLIDARE UNA MENTALITA’.
Fatto questo, vedrai che, ritenendosi adeguati ai tempi, penseranno opportuno e doveroso, a seconda delle circostanze:
-Eliminare gli ebrei
-Considerare inferiori neri e terroni
-Osannare l’accoppiamento di due persone dello stesso sesso
-Accogliere i Privilegi della Casta come Diritti acquisiti
-Indossare la mascherina e rinchiudersi in casa
-Eliminare ogni differenza tra adulto e bambino, tra sano e ammalato,
 in nome dell’Uguaglianza.
-Valutare una persona in base al suo successo economico
-Considerare la morale e l’etica retaggi dei secoli bui
-Distruggere le strutture sociali per perseguire l’ideologia ecologista
-Confidare di essere progrediti grazie alle conquiste tecnologiche
-Abbassare la testa di fronte agli aumenti sconsiderati dei prezzi
-Valutare ineluttabile la guerra e il suo sostegno economico
-Aiutare le svariate associazioni di beneficenza, per sentirsi buoni
-Ritenere di essere liberi…"

Caro Mario, sei fortunato. Qui c’è libertà di parola!


- Roberta di Salerno, ma da qui da Monaco, ci ha letto in dialetto alcune belle poesie di Totò:
"Felicità
Felicità!
Vurria sapé ched’è chesta parola,
vurria sapé che vvò significà.
Sarrà gnuranza ’a mia, mancanza ’e scola,
ma chi ll’ha ntiso maje annummenà.

Zuoccole, tammorre é femmene
Tutte hanno scritto a Napule canzone appassiunate, tutte ’e bellezze ’e Napule so’ state decantate: da Bovio a Tagliaferri, Di Giacomo a Valente; in prosa, vierze e musica: ma chi pò ddi’ cchiù nient
Chi tene ’o curaggio ’e di quaccosa doppo ca sti puete gruosse assaie, d’accordo songo state a ddi’ una cosa:
ca stu paese nun se scorda maie.
Sta Napule, riggina d’ ’e ssirene,
ca cchiù ’a guardammo e cchiù a vulimmo bbene.
"A tengo sana sana dinto ’e vene,
"a porto dinto ’o core, ch’aggia fa’"?
Napule, si’ comme o zucchero, terra d’ammore - che rarità!
Zuccole, tammorre e femmene, è ’o core ’e Napule ca vo’ cantà.
Napule, tu si’ adorabile, siente stu core che te vo’ di:
«Zuoccole, tammorre e femmene, chi è nato a Napule nce vo’ muri».

Ll’ammore
Ll’ammore è comme fosse nu malanno ca, all’intrasatta, schioppa dint’ ’o core senza n’avvertimento, senza affanno, e te pò ffa’ murì senza dulore."

Grazie Roberta per queste intense poesie della tua e nostra terra.


- Così Lina di Laval, ma da Trois-Rivière, Québec:
"Il mio viaggio a La Spezia nel 2017
Dopo una stagione impegnatissima,  decisi di andare a riposarmi in Italia. Ero stanchissima e avevo bisogno di pace. In gennaio prese un biglietto per Genova con scalo a Parigi. L’aereo doveva arrivare alle 8.30, ma invece arrivò un’ora in ritardo rispetto all’orario d’arrivo previsto. La partenza per Genova era alle 11.30.
A Parigi, come forse sapete   tutti, i passeggeri aspettano insieme in una sala grande. Poi viene scritto l’orario e la porta d’imbarco su uno schermo.
Per non perdere l’indicazione, mi sedetti proprio davanti allo schermo,  mi coprii la testa con il cappotto e mi addormentatai di un sonno profondo.  Al risveglio guardai subito a quale porta d’imbarco mi sarei dovuta recare, ma invece lessi: porte chiuse.  Ancora assonnata, chiesi subito alla mia vicina di poltrona cosa significasse quel messaggio scritto sul tabellone e lei mi rispose, che evidentemente avevano chiuso le porte. Corsi fino allo sportello per chiedere di poter entrare per imbarcarmi, poiché erano proprio le 11.30.
Ma, siccome avevano appena tolto la mia valigia, dopo avermi chiamata numerose volte, non c’era più nessuna possibilità di imbarcarmi. Persi il volo e avrei dovuto comprare un altro biglietto al costo di 800€. Ma, con aria innocente e usando parole convincenti, riuscii alla fine ad ottenere il biglietto a 260 € con partenza alle ore 20.
Spaventata all’idea di poter avere di nuovo lo stesso problema, decisi di rimanere nella grande sala. Avere una conversazione con qualcuno sembrava impossibile, perché erano tutti rivolti verso il loro telefonino. Allora mi spostai davanti, per osservare con sguardo circolare tutta la sala. Alla fine trovai una sola persona senza il telefonino e mi precipitai subito accanto a lei. Era una giovane giornalista africana, che andava a Torino per coprire un evento e così passai il mio tempo a parlare con lei.
Nell’aereo mi sedetti accanto ad una donna, che mi ha poi proposto di portarmi lei dall’aeroporto alla stazione.  Ma all’aeroporto di Genova non ci fu nessuna traccia della mia valigia.
Siccome poi il treno per La Spezia era quasi in partenza, la donna mi disse di correre davanti, mentre mi prendeva lei il biglietto dal distributore. Sono salita giusto in tempo.
Alla stazione mi aspettavano i simpatici proprietari della casa, che avevo affittato per cinque giorni.
Il giorno dopo ho telefonato all’aeroporto. La mia valigia era stata ritrovata cinque minuti dopo che me ne ero andata e, siccome non era stata considerata persa, non me l’avrebbero portata gratis. Sarebbe costato 600€. Altrimenti l’avrei potuta recuperare personalmente in aeroporto,  sprecando però una giornata intera.  
Decisi di lasciarla lì, con la promessa che non avrebbero poi considerato l’eventuale sovrappeso, causato da miei successivi necessari acquisti e andai a comprarmi tre o quattro cosette, che avrei poi lavato a mano.
Mi ero portata dei dollari canadesi, che ho cercato di cambiare invano. Né le banche, né la posta e né l’ufficio cambi li volevano. Chiesi la ragione, spiegando che in precedenza non avevo mai avuto problemi.  Mi dissero che sicuramente si trattava di 50 anni fa...
Il giorno dopo decisi di andare a trovare delle cugine a Livorno Ferraris (Vercelli). Ci volevano tre ore per andare e lo stesso tempo per tornare. Nella stazione di Livorno Ferraris  le porte del treno non si aprirono, anche se premevo forte sul pulsante apertura porta. Scesi così a Bianzè. Siccome il mio telefono non funzionava in Italia,  chiesi cortesemente ad una passeggera, se poteva farmi avvertire mia cugina, usando il suo telefono. In stazione non c’era  nessun telefono pubblico.
Bussai poi alla prima casa e chiesi alla signora, se potesse chiamare una mia cugina,  poi l’altra e poi ancora l’altra cugina, ma senza ricevere da loro nessuna risposta.
Alla fine ho comunque visto arrivare una delle cugina. Non rispondevano perché erano tutte al ristorante. Dopo mi rimaneva solo un’ora, prima di riprendere il treno, che è poi arrivato in ritardo a Genova e mi ha fatto perdere la coincidenza.
Nel treno conobbi una psicologa, che lavorava di sera per la Croce Rossa e a cui raccontai le mie disavventure. Mi disse: con tutto questo che ti è successo, chissà cosa ti capiterà ancora adesso? Detto da una psicologa, mi è sembrata una strana osservazione.
Comunque feci la strada con lei fino a casa, perché non mi sentivo sicura in una città sconosciuta quasi a mezzanotte.  
Ho trascorso gli altri giorni gironzolando. Mi sono poi fermata a Zurigo da una mia amica e sono alla fine tornata in Canada non così tanto rilassata."


- Così Dietlinde di e da Monaco con Lord Byron, poeta inglese del romanticismo, 1788 - 1824, vissuto anche a Venezia. Qui una sua poesia tradotta:
"È noto o dovrebbe essere noto,
che nei paesi di culto cattolico
prima che arrivi il martedì grasso
fanno a man bassa di divertimenti:
che siano d’alto o di basso rango,
tutti si buttano in danze, mascherate,
feste, sbornie e violini a tutto andare,
e ogni altro spasso, su richiesta.
 
Quando la notte col suo manto d’ombra
ammanta i cieli (meglio se è più fitta),
comincia il tempo amato dagli amanti,
ma meno dai mariti e il pudore
si libera e l’allegria saltella
giocando coi galanti che l’assediano,
e sono canti, trilli, urla, sussurri..."

Grazie Dietlinde!


- Così Sergio di Livorno, ma da qui da Monaco:
"Riflessioni sulla BürgerFest.

Da lunedi 10 luglio fino a domenica 16 luglio a Unterhaching si è svolta la tradizionale BürgerFest, un evento atteso con molta partecipazione di cittadine. Ci sono una grande Zelt (Tenda), dove  puoi mangiare e bere birra e attrazioni tipiche gastronomiche. La sera verso le ore 19 comincia la musica dal vivo con Band musicali non sempre professionali. Dopo un po’ l’atmosfera si scalda e i giovani salgono in piedi sulle panche e cominciano a muoversi a tempo di musica. Non è un ballo, ma um movimento ritmico semplice con in mano un boccale di birra o di aranciata. Anche adulti e donne di 40-50 anni cominciano dopo un paio di Massi (litri) di birra a muoversi. E qui entro in scena io, chiedendo di ballare a qualche piacente signora bavarese. Risultato terribile. Mi aspettavo di trovare ballerine, ma ho trovato poco succeso. Non sanno ballare? No, il punto è un altro. Ho chiesto ad amici tedeschi, come mai nei Tanzlokal (locali da ballo) trovo ballerine e qui no? Mi hanno spiegato che è un fatto culturale. Le stesse signore se vanno in un Tanzlokal, ballano, ma nelle Bürgerfest no, saltano in piedi sulle panche, uomini e donne, giovani e vecchi. Nessuno ti impedisce di ballare, ma non rientra nella cultura bavarese. Sono tornato alla festa insieme alla mia compagna e ad altre due coppie del Tanzkreis (circolo di ballo). Abbiamo ballato e ci siamo divertiti. Anche alla mia giovane età di 70 anni c’è sempre da imparare.

Grazie Sergio per queste tue considerazioni.


- Emilia di Roma, ma in macchina da Monaco verso Roma, ci ha parlato del suo recente bel soggiorno di lavoro in Provenza, presso un isolato castello, Chateau de Cadarache, acquistato da Charles de Gaulle nel 1972. Il Generale fondò nei paraggi un centro nucleare importante, il Commissariato per l’energia atomica. Emilia ha dormito vicino alla suite, che De Gaul si era riservato per uso personale.
Bene Emilia! Buone vacanze.


- Così io di Roma, ma da qui da Monaco
"Nel ‘68 e seguenti
per un po’ è sembrato tutto possibile:
-  che una donna non fosse solo una più o meno bella.... cosa,
-  che un giovane non dovesse per forza solo ubbidire ai più anziani,
-  che le differenti razze fossero tutte interessanti e tutte ugualmente da scoprire,
-  che un uomo potesse anche essere debole almeno in certe situazioni,
-  che una donna potesse essere anche la più forte e non solo qualche volta e sempre di   
   nascosto,
-  che addirittura si potesse legittimamente preferire il proprio sesso a quell’altro,
-  che tutte le vite non fossero già irrimediabilmente segnate una volta per sempre dall’inizio,
-  che l’unico scopo da perseguire non dovesse essere più solo quello di aumentare comunque    
   la produzione, non importava poi troppo di cosa,                      
-  che si potesse impunemente contestare la disinformazione di massa dominante con la nostra
   spontanea controinformazione,
-  che le famiglie si potessero tutte aprire al nuovo mondo ed un po’ anche riformarsi,
-  che la sera ci si potesse anche un po’ conoscere intorno ad un fuoco ed imparare finalmente    
   qualcosa da un’altra o da un altro,
-  che nudi ci si potesse sentire puliti ed invece vestiti eleganti sporchi.
Ma nel ’68 ero anche un po’ più giovane.

Negli anni seguenti al ‘68
presto se ne accorsero delle possibili conseguenze
e infatti avvelenarono prontamente tutti i pozzi.

Forse,
fino a che rimarrò
in vita,
anche tutti quelli che ho amato
un po’
lo rimarranno.


Reddito di cittadinanza

È possibile che,
chi per la prima volta riceva
un riconoscimento sociale
alla propria esistenza,
un incoraggiamento quindi,
poi si rimbocchi meglio le maniche
e si trovi o si inventi un lavoro degno di lui?
Sto cercando di parlare di quel limite,
troppo spesso irriconoscibile,
che sta tra la solidarietà umana
e il favoreggiamento alla furbizia.

Grazie per l’attenzione.

Un caro saluto
giulio
ps.. Chi riconosce l’importanza formativa e culturale di questa iniziativa, senza fini di lucro e che dura ormai da 23 anni, può anche un po’ sostenerla economicamente con un piccolo versamento sul c.c. HypoVereinsbank, giulio bailetti, Kontonummer 6860168020, Bankleitzahl 70020270, IBAN DE69700202706860168020, BIC HYVEDEMMXXX oppure sul mio Paypal: paypalme/letteraturaspontanea Grazie, comincio a diventare vecchio e ve ne sarei molto grato!

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