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2023E: Il pareggio finale tra le ideologie come senso politico della filosofia: per un’Università Mo

2023E: Il pareggio finale tra le ideologie come senso politico della filosofia: per un’Università Mo

 

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2023
(5 Ottobre)

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Il pareggio finale tra le ideologie come senso politico della filosofia:

per un’Università Mondiale della Sapienza

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Marco de Angelis

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Articolo di filosofia della politica

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Pubblicazione cartacea: non ancora
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Pubblicazione digitale: sì, qui sotto 

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Nella piattaforma filosofica www.philosophyforfuture.org  viene indicata, sulla base della tradizione filosofica classica, la visione di un mondo futuro come superamento di entrambe le ideologie, liberal-capitalista e social-comunista, che hanno dominato il mondo negli ultimi due secoli. 
Il liberal-capitalismo ha avuto il merito di sviluppare l’economia, il benessere e ampliare a dismisura la libertà soggettiva; il social-comunismo è riuscito a garantire, invece, una certa forma di giustizia sociale, garantendo i diritti dei lavoratori e facendo sì che questi venissero sempre meno sfruttati dai proprietari dei mezzi di produzione, ossia dai capitalisti.
È chiaro che il mondo futuro ha bisogno di entrambe le parti, della capacità imprenditoriale che conduca alla produzione e al benessere, come anche però di forze che proteggano i lavoratori e assicurino una certa giustizia sociale.
Anche la dicotomia unipolarismo-multipolarismo, sorta relativamente di recente sulla base della discussione geopolitica innescata dalla guerra in Ucraina, è già superata da un punto di vista filosofico, perché il mondo futuro non potrà che essere sia unipolare, ossia avere un centro di organizzazione degli aspetti globali della vita umana sulla terra, sia multipolare, ossia promuovere e non reprimere la ricchezza delle diversità culturali. Chiaramente tale centro non sarà dominato da una superpotenza, che siano gli USA o altri non importa, quindi non ci dovrà essere un dominio di una cultura sulle altre, ma sarà risultato dell’incontro libero e pacifico delle varie culture, le quali, rispettandosi e riconoscendosi a vicenda, liberamente s’incontreranno, per es. in una ONU veramente funzionante e non soggetta a diritti di veto e altre imposizioni ideologiche simili, la quale deliberi in modo democratico sugli aspetti comuni della politica (soluzione del problema della fame nel mondo e protezione di bambini e deboli, ambiente, contrasto alle pandemie e sviluppo di una sanità pubblica mondiale, soluzione dei conflitti,  costruzione e mantenimento di una pace mondiale, istruzione mondiale  ecc.).
Unità e molteplicità devono coesistere, ciò l’insegna la logica filosofica ed è il fondamento di qualsiasi discorso scientifico, anche politico. Unipolarismo e multipolarismo sono pertanto interdipendenti e s’integrano a vicenda, ma ciò non vale solo in politica, bensì in ogni aspetto della vita. Il nostro corpo per es. è costituito di varie parti importanti, alcune delle quali anche essenziali (si può perdere un occhio, ma non il cuore), che sono però tutte organizzate in un tutto il cui funzionamento è regolato dal cervello. Il cervello corrisponde all’ONU, i vari organi del corpo alle diverse culture, ognuna delle quali contribuisce a suo modo alla vita del tutto, arricchendola e rendendola bella e degna di essere vissuta. Ciò vale non solo per il corpo umano, ma per ogni pianta e ogni animale, come anche per l’intero sistema solare e probabilmente anche per l’intero universo. Comunque, al di là delle considerazioni astronomiche, sicuramente la vita biologica funziona così, come integrazione di unità e molteplicità, per cui facendo parte l’essere umano della vita biologica, ogni sua creazione, anche la politica, non può che cadere sotto la medesima legge logica d’integrazione di unità e molteplicità. 
Lo stesso discorso vale per la fittizia dicotomia autocrazie-democrazie, anch’essa sorta sulla scia delle discussioni relative alla guerra in Ucraina. Le democrazie si sono rivelate spessissimo molto autoritarie e dittatoriali, si pensi agli interventi della NATO in paesi come l’Iraq, dove migliaia di civili anche bambini sono stati uccisi in base al sospetto, poi rivelatosi infondato, che Saddam Hussein stesse preparando la bomba atomica, oppure al sostegno dato dagli USA alla dittatura di Pinochet in Cile contro il governo socialista di Allende, espresso invece dal popolo. Al contrario le autocrazie hanno spesso prodotto politiche più vicine al popolo che non le democrazie, come per es. dimostra lo sviluppo economico della Cina, che nel giro di pochi decenni ha tolto un miliardo di persone dalla fame, garantendo loro almeno cibo a sufficienza, sebbene al prezzo dell’imposizione di una dittatura. 
Anche in questo caso vale lo stesso discorso d’integrazione come nel caso dell’unipolarismo e del multipolarismo: nello Stato del futuro, che non potrà non essere in qualche modo di dimensione globale, ci sarà bisogno sia di democrazia che di autocrazia. La prima sarà necessaria per assicurare la libertà di pensiero, di religione, di azione dei singoli soggetti umani, ai quali la libertà non può essere tolta, poiché essa è l’essenza stessa dell’uomo; dall’altra però, l’autorità politica dovrà anche controllare che tale libertà soggettiva non metta a rischio il bene comune, la libertà quindi di tutti, per cui con autorità dovrà essere vietato, se necessario, qualsiasi comportamento che metta a rischio la libertà soggettiva. 
Quindi la libertà soggettiva è solo possibile attraverso una sua limitazione, che ci si augura possa essere auto-limitazione tramite l’educazione, per cui a lungo andare ci sarà sempre meno bisogno di autorità; ma sarebbe un errore pensare che un giorno non ci sarà più bisogno di autorità, anche se in linea di principio questo è lo scopo cui si deve tendere.  
Il mondo futuro conterrà pertanto sia elementi propri del liberal-capitalismo, per es. la libertà imprenditoriale e la protezione del bene individuale (che non va confuso con la proprietà immobiliare, ciò sarà approfondito in un discorso a parte), sia elementi propri del social-comunismo, in particolare l’orientamento prioritario al bene comune e alla giustizia sociale.
Esso sarà sia multipolare, quindi rispetterà le culture locali e ne promuoverà lo sviluppo, sia unipolare, perché ci vorrà sempre un centro politico che assicurerà la pace e l’armonia tra i popoli, oltre che coordinare gli sforzi per l’ambiente, contro le pandemie ecc. Ci vorrà quindi un’ONU veramente funzionante, indipendente e non soggetta ad alcuna altra superpotenza.
Infine, esso sarà sia democratico, perché la libertà individuale va assolutamente protetta, sia però anche autocratico, perché tale libertà individuale non può mai andare contro il bene comune, ciò deve essere vietato e quindi ci vuole un’autorità ferma che controlli e diriga le libertà individuali singole e nazionali verso il bene comune mondiale dell’umanità tutta.
Le varie opposizioni concettuali (capitalismo-comunismo; unipolarismo-multipolarismo; democrazia-autocrazia) vanno pertanto portate a unificazione. Solo la filosofia dialettica è in grado di operare la sintesi tra gli opposti e quindi di elaborare in modo logico e scientifico una visione sintetica del mondo futuro, la quale integri in sé le opposizioni, armonizzandole.
La dialettica consiste, infatti, proprio nella comprensione che la vita è costituita da forze opposte in lotta, le quali però devono e possono essere portate all’unità e all’equilibrio tramite una loro sapiente gestione prima concettuale, poi pratica. Il filosofo è proprio colui che ha imparato dallo studio e dalla vita a gestire le forze opposte e a realizzare tra di loro un equilibrio, un’armonia. Per questa sua capacità il filosofo è il sapiente ed è al sapiente che deve essere affidata la conduzione della società, quindi la politica. 
Ci sarà, pertanto, in futuro bisogno della costituzione di un supergoverno mondiale (al momento costituito in potenza dall’ONU), di cui faranno parte sapienti provenienti da tutte le culture almeno principali, i quali lavoreranno per armonizzare gli opposti in lotta tra di loro e garantire un’armonia nella società mondiale. Le culture locali dovranno individuare ed eleggere tali loro sapienti che le rappresentino in seno al supergoverno mondiale. Esso sarà il cervello del corpo dell’umanità, costituito dalle culture nazionali. 
L’elaborazione di una tale visione è stato lo sforzo filosofico fondamentale della mia vita e costituisce il contenuto delle mie pubblicazioni filosofico-politiche, tra le quali anche quelle digitali come la piattaforma www.philosophyforfuture.org, in cui ho pubblicato nel corso degli ultimi mesi tutto quanto da me scritto nel corso di ormai 40 e più anni di ricerca (qui).  

Guardandomi indietro, credo di poter affermare che, nonostante tutto quel che mi è accaduto e soprattutto i molti nemici che mi hanno remato contro a livello accademico, mi sia riuscito di portare a compimento almeno nelle linee generali una visione profondamente filosofica e quindi razionale della società del futuro. 
L’ulteriore lavoro da compiere, che non mi sento più di fare io e mi auguro che portino avanti altri, dovrà consistere nello stabilire nei dettagli i compiti del supergoverno mondiale e i rapporti tra tale supergoverno e i governi nazionali o locali delle varie culture. Inoltre, bisognerà individuare le modalità di preparazione dei sapienti nelle varie culture come anche le modalità della scelta di coloro che entreranno a far parte del supergoverno filosofico mondiale. Dovranno essere stabiliti percorsi di studio della filosofia e della sapienza comuni ai vari popoli e alle varie culture. Dovrà essere istituita una sorta di Università Mondiale della Sapienza che prepari in modo unitario a livello nazionale e locale coloro che poi diventeranno i rappresentanti delle varie culture locali nel supergoverno mondiale. Solo così potrà essere assicurato un futuro di pace e di armonia all’umanità.
In conclusione: le opposizioni vanno sintetizzate e armonizzate, la vita  reale non è una partita di calcio, dove uno vince e l’altro perde, ci vuole un pareggio finale tra le varie culture, affinché l’umanità possa finalmente trovare la pace vera e definitiva. 
Chi ragioni in termini di vittoria e si auguri la vittoria dell’una o dell’altra parte, non è sapiente e non ragiona in termini filosofici e dialettici; sapiente e filosofo è soltanto colui che ragiona in termini di armonizzazione degli opposti e lavora concretamente affinché tale armonizzazione possa avere effettivamente luogo. 
La partita della vita sul pianeta Terra va pareggiata, nessun essere umano la può vincere da solo, come del resto neanche nessuna cultura locale e nazionale. 
Condurre sapientemente l’umanità al pareggio tra le ideologie mi sembra essere quindi il senso politico della filosofia. 

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