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2012: HEGEL INTERPRETE DI HEGEL, NOI OGGI INTERPRETI DI HEGEL

2012: HEGEL INTERPRETE DI HEGEL, NOI OGGI INTERPRETI DI HEGEL


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2012
(Novembre)

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Marco de Angelis
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Hegel interprete di Hegel,

noi oggi interpreti di Hegel

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Relazione congressuale

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Testo cartaceo: no

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Testo digitale: qui sotto

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1. La posizione di Giacomo Rinaldi: la filosofia di Hegel come filosofia assoluta

L’idea fondamentale del pensiero di Giacomo Rinaldi, come la ritroviamo esposta nel saggio ’Verità ed attualità dell’idealismo assoluto’, redatto per il volume Il pensiero di Hegel nell’età della globalizzazione, e ripubblicato nella raccolta di studi ’Absoluter Idealismus und zeitgenössische Philosophie’, che viene presentata nel convegno odierno, è che la filosofia di Hegel sia la filosofia vera, la filosofia assoluta. Il pensiero centrale di tale filosofia viene in particolare individuato dal Rinaldi nel suo essere una 

“... metafisica idealistica dell’autocoscienza infinita...” 

 “...idealistische Metaphysik des unendlichen Selbstbewusstseins”

(Absoluter Idealismus, S. 33)

Posta questa premessa, desidero qui subito dichiarare il mio accordo fondamentale con Rinaldi. Nella filosofia di Hegel non si trovano soltanto pensieri validi e ancora utilizzabili, come potrebbe essere per es. la concezione dialettica, bensì essa rappresenta il momento culminante della storia della filosofia, la quale ha raggiunto in tale filosofia il suo scopo, il suo telos immanente, ossia la comprensione dell’assoluto, del principio primo dell’essere, dell’archè. Il sistema filosofico di Hegel, espresso in modo compiuto nell’Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, contiene pertanto non una verità storica e personale dell’autore, bensì la verità in sé, appunto l’assoluto.

Pur partendo quindi da posizioni di assoluta fedeltà al sistema filosofico di Hegel e, di conseguenza, di assoluto accordo con Rinaldi, il cui merito di riproporre con tanta forza oggi il pensiero del filosofo svevo, in un’epoca, quella nostra,  poco incline alla verità sistematica, è immenso, desidero nondimeno richiamare qui l’attenzione di tutti gli hegeliani sul fatto che non è possibile che la critica a Hegel degli ultimi 180 anni circa, la quale ha condotto alla situazione attuale di negazione del valore assoluto della sua filosofia, sia stata tutta sbagliata, tutta un errore. Hegel stesso ha insegnato a vedere la verità, parziale, nella posizione dell’avversario per poterne mettere con precisione in luce appunto la parzialità e quindi la falsità (che per Hegel in filosofia coincide con la parzialità, mentre “il vero è l’intero”), per poterla poi inglobare e superare (aufheben) nella nostra critica.  

Dunque desidero qui anzitutto individuare la verità fondamentale contenuta nelle critiche a Hegel, mosse dopo la morte del filosofo, per poi poter in tal modo capire in che modo la sua filosofia, ancora 180 anni dopo, possa esser definita a ragione “filosofia assoluta”. 

2. Hegel accomodante? Sì!

L’accusa fondamentale che sin dall’inizio (Marx, Haym) è stata rivolta a Hegel, ma che poi in modo simile o diverso comunque è stata reiterata da personalità del calibro di Nietzsche e Ilting, tanto per fare solo alcuni dei nomi principali, è stata quella di “accomodamento” (Akkommodation). Secondo questa critica, Hegel ha volutamente adeguato il proprio pensiero alla situazione storica dominante nella propria epoca, rendendolo perfettamente digeribile alla cultura teologica protestante dello Stato prussiano.  Hegel in sostanza avrebbe fatto di tutto per mettere in accordo il proprio sistema filosofico con il Cristianesimo protestante e con lo Stato prussiano. Fin quando non si comprenderà la verità, parziale, di tale critica, anziché solo respingerla a priori, a mio avviso non si potrà adeguatamente sostenere l’hegelismo, ovvero, per essere più precisi, l’idealismo assoluto,  oggi.

Questa critica è vera e giustificata dai testi hegeliani della maturità. Hegel è stato accomodante. In tutte le sue opere mature si trova, in un modo ridondante che a volte dà anche fastidio, un continuo voler tranquillizzare il lettore che la verità dell’idealismo assoluto, appunto espressa dall’autore, non sia in contraddizione con la fede dominante, anzi al contrario, ne sia il puntello più resistente. Nella logica del 1831 si legge per es. che 

“La logica è perciò da intendere come il sistema della ragione pura, come il regno del puro pensiero. Questo regno è la verità, come essa è in sé e per sé senza velo. Ci si può quindi esprimere così, che questo contenuto è la esposizione di Dio, com’egli è nella sua eterna essenza prima della creazione della natura e di uno spirito finiti.” 

(Scienza della Logica, Bari 1977, p. 41)  

L’originale tedesco recita così:

“Die Logik ist sonach als das System der reinen Vernunft, als das Reich des reinen Gedankens zu fassen. Dieses Reich ist die Wahrheit, wie sie ohne Hülle an und für sich selbst ist. Man kann sich deßwegen ausdrücken, daß dieser Inhalt die Darstellung Gottes ist, wie er in seinem ewigen Wesen vor der Erschaffung der Natur und eines endlichen Geistes ist” 

(GW 21, p. 34,6-11; testo digitale qui).

Anche la concezione hegeliana della storia, individuando nella monarchia il momento più alto dello spirito universale e della libertà per tutti, evidentemente non dev’essere sembrata tanto ostile a chi all’epoca reggeva lo Stato prussiano ed era quindi anche il datore di lavoro di Hegel. 

Nell’Enciclopedia delle Scienze Filosofiche del 1830 poi al § 542 si legge:

“La costituzione monarchica è perciò la costituzione della ragione sviluppata: tutte le altre costituzioni appartengono a gradi più bassi  dello svolgimento e della realizzazione della ragione” 

(Enciclopedia, Bari 1989, p. 511)  

Originale tedesco:

“Die monarchische Verfassung ist daher die Verfassung der entwickelten Vernunft;  alle andere Verfassungen gehören niedrigern Stufen der Entwicklung und Realisirung der Vernunft an.”

(GW 20, p. 516,8-10; testo digitale qui).

Infine, proprio in riferimento al rapporto tra religione e politica, Chiesa e Stato, Hegel nell’importantissima annotazione al paragrafo 552, che chiude la sezione dello spirito oggettivo dell’Enciclopedia del 1830 e segna perció il passaggio allo spirito assoluto, scrive:

Così alfine il principio della coscienza religiosa e della coscienza etica diventa una e medesima cosa nella coscienza protestante: - lo spirito libero che si sa nella sua razionalità e verità. La costituzione e legislazione, come le loro attuazioni, hanno a loro contenuto il principio e lo svolgimento dell’eticità; la quale procede -  e può procedere soltanto – dalla verità della religione, ricondotta al suo principio originario, e che quindi solo come tale è reale. L’eticità dello Stato, e la spiritualità religiosa dello Stato, si garantiscono così a vicenda, solidamente.” 

(Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, Bari 1989, p. 536)  

“So wird zuletzt das Princip des religiösen und des sittlichen Gewissens ein und dasselbe, in dem protestantischen Gewissen – der freie Geist in seiner Vernünftigkeit und Wahrheit sich wissend. Die Verfassung und Gesetzgebung wie deren Bethätigungen haben zu ihrem Inhalt das Princip und die Entwicklung der Sittlichkeit, welche aus der zu ihrem ursprünglichen Princip  hergestellten und damit erst als solcher wirklichen Wahrheit der Religion hervorgeht und daraus allein hervorgehen kann. Die Sittlichkeit des Staates und die religiöse Geistigkeit des Staates sind sich so die gegenseitigen festen Garantien.”

(GW 20, p. 541,2-11; testo digitale qui).

Insomma, il modo in cui Hegel ha presentato la propria filosofia non è stato di certo un ostacolo alla sua carriera accademica! Hegel è stato decisamente accomodante col potere teologico e politico, ha presentato la propria filosofia quanto più possibile in un senso conciliatorio e accomodante, ha espresso i concetti del proprio sistema sempre cercando di mostrane la conciliabilità coi principi della religione cristiana protestante e con la lo Stato prussiano, pur di non entrare in conflitto col potere religioso e politico costituito. Il filosofo ha cercato i tutti i modi di profilarsi come il filosofo dello Stato prussiano. 

Chiediamoci però ora: non è per caso che Hegel, avendo assicurato a se stesso una brillante carriera, attirandosi le simpatie e la protezione del potere teologico e politico, abbia invece precluso al proprio sistema filosofico una fortuna tra i posteri, quella fortuna che invece tale sistema proprio in quanto contenente la filosofia assoluta, sicuramente meriterebbe?

In altre parole, non è stato lo stesso dettato hegeliano, la lettera della sua filosofia, un ostacolo al successo della medesima, non al successo effimero e transeunte del presente, che ci fu, ma al suo successo eterno, quello che solo spetterebbe alla verità assoluta?  

3. Lo spirito dell’hegelismo e il suo destino: a. L’accomodamento come destino del sistema filosofico hegeliano

La risposta a tutte queste domande deve essere affermativa. Nelle opere hegeliane si trova già il germe che le farà essere enormemente apprezzate nel proprio tempo (che esse si sono sforzate di apprendere col pensiero, come recita uno dei passi fondamentali del filosofo), ma disprezzate poi in seguito da alcuni dei maggiori pensatori posteriori, che vedranno in lui solo un pavido sostenitore del potere e non un coraggioso promotore della verità assoluta, se necessario anche contro il potere. 

Dunque abbiamo da una parte la sua verità assoluta, come sostenuto da Rinaldi, dall’altra la sua funzione relativa al proprio tempo come supporto al potere teologico-politico dell’epoca;  da una parte l’assolutezza della filosofia di Hegel, dall’altra la sua relatività storica.

Prima di risolvere tale apparente dilemma, desidero chiarire qui che Hegel di ciò ne era perfettamente consapevole. Egli era consapevole al 100% di aver elaborato la filosofia assoluta, l’ultima filosofia dell’umanità, almeno per quanto riguarda le linee fondamentali del sistema filosofico. Egli sapeva anche che tale filosofia era una bomba per l’epoca, in quanto conteneva in sé i germi di una rivoluzione teologica e politica. Ma l’accorto pensatore per motivi sia psicologici (il proprio carattere quieto e pauroso, il rispetto per i familiari in particolare per la moglie credente, sicuramente anche il desiderio di fare carriera) sia anche filosofici (era convinto che l’assoluto prima o poi si sarebbe fatto strada da solo, anche senza il suo supporto esplicito che avrebbe messo a repentaglio la stessa sopravvivenza in dignità della propria famiglia) ha ritenuto di non far scoppiare tale bomba, non ne ha innescato il detonatore. 

Possiamo rappresentarci pertanto Hegel come il gigante buono, colui che aveva una bomba in mano, ma  non l’ha fatta scoppiare, ha cercato in tutti i modi di disinnescarla, ci hanno pensato alcuni dei suoi seguaci (Feuerbach, Marx etc.), anche se in modo non appropriato, ad innescarne la miccia (la teoria dell’alienazione è una teoria fondamentalmente hegeliana, soprattutto del giovane Hegel, per non parlare poi della dialettica, l’anima del sistema hegeliano, quindi la sinistra hegeliana e poi il materialismo dialettico e storico non hanno fatto altro che far esplodere quel che Hegel aveva tenuto invece inesploso).

Ma non è stato forse così che l’assoluto, il vero, in quanto non può esprimersi che in forma di totalità, di sistema, e poiché il sistema può essere solo frutto di lavoro metodico e certosino, concetto dopo concetto, ha avuto bisogno di una personalità calma, tranquilla, di un pensatore diligente e attento, e non di un rivoluzionario, non di un appassionato guerriero fino all’ultimo per la verità, bensì di un suo tranquillo e silenzioso ricercatore e trascrittore, per poter trovare la sua propria forma di espressione corretta, logica, scientifica? 

Hegel ha trascritto l’assoluto, lo ha tramandato ai posteri, questo era il suo compito storico, non combattere in prima persona per la costruzione del mondo reale che a quell’assoluto corrisponda.

Dunque era il destino dell’idealismo assoluto di essere formulato da una persona calma, metodica, la quale non avesse un carattere rivoluzionario, bensì fosse anche incline al compromesso e all’accomodamento. L’assoluto, insomma, si cerca da solo e con la massima intelligenza la personalità idonea per potersi presentare nel mondo in una forma appropriata, che è quelle filosofica e scientifica, non si mette certo nelle mani di un rivoluzionario, il quale non avrebbe proprio per la propria indole caratteriale quella calma e quella pazienza che invece sono rchieste dalla filosofia, ossia dalla scienza che dona all’assoluto una ’presenza’ come scrisse Hegel in un testo di Jena.
Era pertanto destino che l’espressione adeguata, quindi speculativa, logico-metafisica e scientifica dell’assoluto si cercasse una personalità calma e incline al compromesso e alla mediazione, altrimenti l’assoluto non sarebbe mai riuscito a trovare una forma di espressione nelle pubblicazioni e nell’insegnamento universitario, quindi anche di proselitismo, che invece grazie al carattere specifico di Hegel, nonostante gli ostacoli che comunque la vita gli mise, pur trovò. Nonostante questo suo carattere positivo, Hegel comunque non riuscì a portare a compimento e pubblicare tante parti importanti della propria filosofia, consevate oggi in forma manoscritta o di appunti presi a lezione e ciò comunque soltanto grazie all’amore dei suoi familiari e dei suoi discepoli, ossia grazie proprio a quelle strutture sociali, la famiglia e il mondo accademico, che egli riuscì a creare e e legare a sé anche grazie alla propria indole portata alla conciliazione, al compromesso, alla stabilità dei rapporti umani. 
Possiamo quindi senz’altro affermare che l’accomodamento fu il ’destino’ della filosofia hegeliana, mentre la verità assoluta, che essa contiene in sé ed esprime, ne costituisce lo “spirito”.

Da quanto detto deriva che, se è vero - e per noi è vero - l’assunto rinaldiano di partenza del valore assoluto della filosofia di Hegel, ossia il fatto che essa esprima non una verità solo storica e relativa al proprio tempo, ma eterna e valida per ogni tempo, occorre scavare al di sotto della superficie del dettato e della lettera hegeliani, ossia del destino della versione hegeliana dell’idealismo assoluto, per scoprirne il nucleo eterno di verità, il suo spirito.

4. Lo spirito dell’hegelismo e il suo destino: b. La “democrazia filosofica” come spirito del sistema filosofico hegeliano

Come ci ha insegnato il filosofo napoletano Vico, la verità delle cose è nella propria nascita, solo questa spiega, infatti, perché le cose siano proprio così e non diversamente:

“Natura di cose altro non è che nascimento di esse in certi tempi e con certe guise, le quali sempre che sono tali, indi tali e non altre nascon le cose”.

(Principi di Scienza Nuova, ed. 1744, vol. I, Degnità XIV,  cap. II Degli Elementi, Milano 1963, p. 111).

Dunque, se vogliamo capire la verità della filosofia di Hegel, il suo spirito, dobbiamo indagarne la nascita.

In effetti, se da una parte i 180 anni successivi alla morte del filosofo ne hanno decretato una critica spietata, dall’altra è però anche vero che si è col tempo fatta sempre più forte l’intuizione  che ci fosse un “Hegel segreto”, come lo ha definito Jacques D’Hondt, ossia che la lettera e il dettato hegeliano siano diversi dallo spirito della sua filosofia. Proprio questa intuizione di fondo ha portato alla ricerca e alla pubblicazione del corpus di scritti hegeliani non pubblicati, nei quali dunque Hegel poteva innescare il detonatore, poteva scrivere quel che voleva, tanto erano destinati a restare nel proprio cassetto. 

Da ciò si è avuto nel corso del novecento, ma continua ancora oggi, la pubblicazione dei cosiddetti scritti giovanili di Hegel, i quali sono giovanili sono per così dire, in quanto arrivano sino al 1806, quando Hegel aveva 36 anni e il sistema filosofico era già decisamente nato, in particolare nei manoscritti di Logica/Metafisica del 1804-05 e nella Filosofia della Natura e dello  Spirito del 1805-06. Nel 1807 ci fu poi, com’è noto, la pubblicazione della Fenomenologia dello Spirito, dunque, per quanto tali scritti vengano definiti ancora come giovanili, ci troviamo nel pieno della maturità di Hegel.

Seguendo Vico, è dunque in questa prima versione del sistema che dobbiamo andare a cercarne il suo senso autentico, il suo spirito, prima che l’antipatica lettera prendesse il sopravvento, oscurasse tale spirito e decretasse pertanto il destino dell’hegelismo.

Di quegli anni è a tal riguardo di straordinaria importanza uno scritto contenente l’originaria filosofia dello spirito oggettivo, il Sistema dell’Eticità (1802-03). Questo scritto è particolarmente importante in quanto di tratta di una Reinschrift, dunque di un manoscritto già preparato per la pubblicazione, ma che Hegel poi non pubblicò, in quanto nella sua parte conclusiva egli si bloccò, si fermò, non riuscì ad andare avanti per la pubblicazione. 

La conclusione di tale scritto corrisponde nel sistema definitivo alla sezione che segna la fine della filosofia dello spirito oggettivo e il passaggio alla filosofia dello spirito assoluto (proprio la sezione citata sopra sul rapporto religione-politica, Chiesa-Stato). Tale sezione è fondamentale nella concezione hegeliana, in quanto in essa si trova la fondazione dell’eticità assoluta. La problematica della fondazione dell’eticità assoluta è strettamente correlata al concetto della storia, in quanto le eticità relative, ossia i Volksgeister succedutesi nel tempo, hanno dato vita a eticità relative, pertanto l’eticità assoluta non può essere quella di un Volksgeist qualsiasi, ma di un popolo assoluto, di un popolo che per primo porti in sé nella storia l’assoluto e quindi possa configurare la propria vita oggettiva, statale come vita dell’assoluto, dunque come eticità assoluta e non relativa. Questo è il punto chiave della filosofia di Hegel, se cade questo punto, cade tutto, se regge questo punto, l’intero sistema si regge (l’Assoluto è soggetto, deve manifestarsi nel tempo, non è solo sostanza, e il luogo della sua manifestazione è la storia dei popoli ed in particolare il popolo assoluto, il popolo libero, come chiarisce l’impianto sia della Fenomenologia dello Spirito sia della Filosofia dello Spirito ). 

Nelle proprie riflessioni del 1802-03 Hegel riflettendo sul rapporto oggettività dello spirito e sua assolutezza, dunque tra politica e religione, individua nella democrazia la forma più compiuta di organizzazione politica, e come forme di governo inferiori l’aristocrazia e la monarchia:

“Possibili forme di un governo libero. (...)”

(trad it. di A. Negri, Bari 1962; traduzione italiana da rivedere sulla base del testo definitivo pubblicato in GW 5)

(Lettura del documento DOC 1 IT)
“Mögliche Formen einer freien Regierung. (...).”

(Gw 5, S. 360-361)

(Lektüre des Dokuments DOK 1 DE)

L’ultimo capoverso denota chiaramente che ora Hegel ha perso il filo del proprio discorso, abbandona la Reinschrift e inizia a scrivere per sé, egli giunge alla conclusione che la religione che può fondare una tale democrazia può essere solo una religione etica, dunque una religione senza Dio, senza trascendenza. 
Il manoscritto hegeliano a questo punto s’interrompe, Hegel non riesce ad andare avanti, in quanto non gli è ancora chiaro quale sia questa “religione meramente etica” che possa fondare l’eticità assoluta. 

Nei due anni successivi egli lavora su questo concetto e perviene alla teoria dello spirito assoluto, che manca ancora nella filosofia dello spirito del 1804 ma è presente invece nella filosofia dello spirito del 1805-06. Dunque il 1805 è l’anno centrale in cui Hegel elabora la teoria della spirito assoluto come la ritroveremo poi nel sistema definitivo. Secondo tale teoria la forma più elevata di religione (nel senso lato del termine che usava Hegel) è la filosofia, chiaramente la propria filosofia, in particolare la logica speculativa, la cui prima versione  Hegel aveva elaborato nel 1804-05, dunque proprio in quegli anni. L’assoluto si presenta all’uomo in forma compiuta nella filosofia, nella quale la ragione assoluta conosce se stessa. Solo la filosofia speculativa può essere pertanto la fondazione adeguata di un’eticità assoluta, in quanto solo essa, individuando l’assoluto in ogni essere come ente razionale, lo eleva a rango di sovrano dell’organizzazione politica. In tal modo la filosofia speculativa fonda la democrazia, che era nel Sistema dell’eticità la forma più alta di governo. Nel popolo che sa l’Assoluto, dunque nel popolo sede dell’autocoscienza assoluta, l’Assoluto appare, esiste, viene all’esistenza. 

La “religione meramente etica”, la cui mancata formulazione ha impedito a Hegel di ultimare il Sistema dell’Eticità nel 1803, è ora, verso la fine del 1805, dunque disponibile come Logica-Metafisica, così il sistema può essere chiuso e formulato per la prima volta nel 1805-06 grazie alla concezione compiuta ed ormai definitiva dello spirito assoluto.

Hegel in tal modo ritorna al Sistema dell’Eticità, chiudendolo, apponendovi quella conclusione che gli era mancata nel 1804, come ci descrive il suo primo biografo Rosenkranz, il quale aveva ricevuto dagli eredi tra gli altri anche un testo,  individuato appunto come Continuazione del Sistema dell’Eticità. Tale testo si riallaccia infatti alla Reinschrift del 1804. Purtroppo il testo originale è andato perduto (distrutto dalla moglie e dal figlio di Hegel?). Quanto Rosenkranz riporta di esso è però estremamente importante per capire il primo sistema di Hegel. La fedeltà all’originale delle sue citazioni è confermata da Haym, che anche aveva potuto vedere tale testo per la compilazione della propria biografia hegeliana. Haym ci dice che le citazioni di Rosenkranz sono abbastanza letterali, pertanto possiamo considerare a tutti gli effetti il frammento Continuazione del Sistema dell’eticità come un testo hegeliano e come la conclusione della Reinschrift del 1804.

In tale scritto Hegel da una parte chiarisce la religione deve presentarsi nel mondo secondo la struttura triadica della ragione (identità astratta – differenza e costruzione dell’identità reale - identità reale o conciliazione). 

“Le religione deve (...) presentarsi nella storia del mondo secondo le tre universali dimensioni della ragione (...).”

(Rosenkranz, Vita di Hegel, p. 154 sgg.)

(DOC 2 IT)  

“Die Religion muß (...) nach den allgemeinen drei Dimensionen der Vernunft (...) in folgenden drei Formen auftreten (...).”

(Rosenkranz, Hegels Leben, S. 135 ff.)

(DOK 2 DE)

Quindi ricostruisce la storia della religione sulla base di questo schema dialettico:

Primo stadio: politeismo (religione naturale, dell’identità, l’assoluto è posto dall’uomo nel mondo, in particolare nella natura e nelle sue forze, gli dei);

Secondo stadio: monoteismo (religione della differenza e della ricostruzione dell’identità originaria, l’assoluto è posto dall’uomo fuori dal mondo, in particolare in un ente spirituale, Dio; la conciliazione si ha tramite il Figlio).

La parte finale dell’indagine di Hegel sul monoteismo è molto significativa, in quanto egli, individuando nel cattolicesimo e nel protestantesimo le due forme finite del monoteismo cristiano, vede nel loro superamento dialettico la nascita del 

Terzo stadio: ossia l’idealismo, la filosofia  come religione della conciliazione, della nuova identità tra uomo e natura, l’assoluto è sì posto dall’uomo nella natura, ma non nella sua materialità (gli dei) bensì nel Logos che è in essa e costituisce l’essenza spirituale dell’uomo, riconoscendosi e venendo all’esistenza nella sua forma propria in lui.

Così si esprime Rosenkranz al riguardo:

“Per quanto Hegel (...) considerasse allora (...)”

(Rosenkranz, Vita di Hegel, pp. 158-159 

(DOC 2 IT - fine)  

“Obwohl nun Hegel damals (...)”

(Rosenkranz, Hegels Leben, S. 140-141)

(DOK 2 DE - Ende)

In tal modo Hegel nel 1805 ha chiaramente trovato la religione meramente etica adatta a fondare la democrazia, nella quale il sovrano sia ogni singolo essere umano come incarnazione, per quanto temporanea, dell’essenza suprema, dell’assoluto. Tale religione meramente etica atta a fondare l’eticità assoluta del popolo libero è la filosofia, naturalmente la propria filosofia idealistica. Questo era il primo sistema di Hegel, come ci dice il Rosenkranz.

Seguendo dunque Vico ed il principio dello storicismo, dobbiamo individuare allora lo spirito, l’essenza, la natura del sistema filosofico hegeliano in questo concetto: la filosofia di Hegel nella sua formulazione originaria, ossia intorno al 1805-06, era da un punto di vista teologico una filosofia che annullava completamente ogni trascendenza riportandola al secondo stadio di sviluppo religioso dell’umanità e da un punto di vista politico propugnava la democrazia del popolo libero come forma più alta di organizzazione politica.

La natura della filosofia di Hegel, che si trova nella sua nascita, è pertanto di essere l’annuncio  all’umanità dell’entrata nel terzo ed ultimo stadio della sua storia come anche la fondazione del medesimo. Tale stadio è dominato dall’idealismo come filosofia assoluta e dalla democrazia come forma politica corrispondente (potremmo definire tale stadio come “democrazia filosofica”, che è cosa ben diversa dalla ’democrazia liberale’, perché il concetto hegeliano di ’libertà’ non è individualistico, ma sociale, non formale, ma sostanziale. Hegel distingue infatti in ogni suo scritto di etica tra la vera libertà, che è fondata dal riconoscimento sociale e presuppone pertanto la società, dal libero arbitrio individuale, che è ciò che viene definito come libertà nell’ambito del pensiero empirista britannico e nel liberalismo tradizionale).

 

5. Hegel interprete di Hegel, noi oggi interpreti di Hegel 

Ritornando ora alla parte finale del punto 3 di questa relazione, ossia al dilemma dell’apparente contraddizione tra la pretesa dell’assolutezza della filosofia di Hegel (sostenuta da Rinaldi) e il suo completo accomodamento invece al potere dell’epoca in quanto supporto teologico-politico al Cristianesimo protestante e allo Stato prussiano, come sostenuto dalla critica filosofica più agguerrita, si prospetta la seguente soluzione.

- Il significato autentico, profondo e sovratemporale della filosofia di Hegel è quello presente nel primo sistema del 1805-06,  in particolare nel ’Sistema dell’Eticità’ del 1802-03, nella ’Logica-Metafiisica’ del 1804-05, nella ’Continuazione del Sistema dell’Eticità’ (presumibilmente del 1805 se non già del 1803-04) e nella ’Filosofia della Natura e dello Spirito’ del 1805-06; si tratta del concetto fondamentale dell’idealismo come filosofia assoluta e fondazione della vera democrazia nel terzo ed ultimo stadio della civiltà umana, secondo lo schema della ragione identità-differenza-conciliazione (politeismo-monoteismo-idealismo); questa è la chiave di lettura del sistema filosofico hegeliano anche maturo, questa idea resterà, infatti, sempre presente al fondo delle opere di Hegel, in quanto ne costituisce lo spirito, che è alla base della sua lettera e del suo destino.

- Negli anni seguenti dal 1807-1831 Hegel compì due operazioni fondamentali: da una parte svolse il contenuto di pensiero presente nel proprio primo sistema, creando il sistema dei concetti dell’assoluto com’è poi pervenuto a noi; dall’altra però, proprio facendo ciò, egli divenne il primo interprete di se stesso, ossia il primo interprete della propria filosofia, della filosofia assoluta, dell’ultima filosofia dell’umanità, dell’ultima e vera religione in senso lato, che nel 1806 aveva ormai già assunto una forma propria da un punto di vista dei suoi principi fondamentali.

In tale operazione di perfezionamento del sistema l’uomo Hegel, soggetto a tutte le pressioni della vita reale nella societá del proprio tempo, come del resto ogni essere umano,fu spinto da pressioni esterne (potere teologico-politico; rispetto per la moglie e la famiglia, bisogno di riconoscimento sociale in generale) a interpretare il proprio sistema in modo quanto più possibile “conciliatorio” con il proprio tempo (da qui anche l’origine della teoria della filosofia come il proprio tempo appreso col pensiero, che non è pienamente  conforme al principio fondamentale dell’idealismo assoluto, che invece negli lscritti del periodo di Jena fino alla Fenomenologia dello Spirito inclusa annunciano a chiare lettere un "nuovo mondo", una "nuova epoca" inaugurati proprio dalla nuova filosofia, quella dello stesso Hegel ovviamente). 

Soprattutto dopo gli Editti di Karlsbad del 1819, con cui s’istituiva una severa opera di controllo e di spionaggio sui docenti universitari al fine d’individuare coloro che incitassero gli studenti a lottare per la libertà e per il superamento del regime monarchico teocratico, si nota chiaramente nelle opere pubblicate da Hegel l’accentuazione di questo aspetto di concordanza tra il proprio sistema filosofico e la monarchia protestante, cosa che è in netto contrasto con lo spirito autentico del sistema, appena esposto, e con quanto affermato invece negli scritti precedenti tale data, in particolare in quelli redatti a Jena. L’Enciclopedia del 1830 sotto questo punto di vista è radicalmente diversa da quella del 1817, che va considerata come il vero e proprio sistema filosofico hegeliano, sorto senza condizionamenti esterni se non quelli, ancora blandi, familiari. 

Posto pertanto il primo sistema filosofico del 1805-06 come il sistema filosofico autentico dell’idealismo assoluto, possiamo considerare Hegel a partire dal 1808, dunque dopo l’elaborazione e la pubblicazione della ’Fenomenologia dello Spirito’, la quale ha proprio il compito di annunciare al mondo che l’assoluto ha compreso se stesso e quindi la filosofia è pervenuta al proprio compito di comprendere l’arché, il principio primo dell’essere, come un interprete di tale sistema, né più né meno come lo siamo noi oggi. La sola differenza è che egli fu il primo interprete della filosofia dell’idealismo assoluto e ne conosceva ovviamente dal di dentro le motivazioni autentiche, che però non volle e-o non potè però esternare in tutta libertà, altrimenti sarebbe stata messa in pericolo l’esistenza sociale propria e della famiglia. Le opere posteriori di Hegel rappresentano, dunque, un’interpretazione personale dell’idealismo assoluto da parte dell’uomo Hegel, inficiata da tutto ciò che di storico e relativo aveva pressione su di lui a quel tempo. 

Noi oggi però possiamo e anzi dobbiamo riportare la filosofia dell’idealismo assoluto al proprio spirito originario, che è quello del 1805-06. Possiamo far ciò perché ci sono stati proprio anche Marx e Nietzsche, tra gli altri, i quali, se da una parte hanno criticato Hegel, dall’altra hanno contribuito a creare la civiltà radicalmente atea, nella quale viviamo. Grazie anche a Marx e Nietzsche, noi oggi come idealisti assoluti non siamo costretti a cercare alcun accomodamento col potere e ciò ci consente di riscattare Hegel, al quale nella sua vita non fu dato di poter essere un idealista assoluto coerente fino in fondo. Egli però avrebbe sicuramente voluto esserlo, se i tempi gliel’avessero permesso, questo era, infatti, il suo proposito originario, come testimoniano i toni profetici della Fenomenologia, che non fu scritta da un ragazzino, ma da un uomo ormai ’nel mezzo del cammin della sua vita’.

Da quanto scritto risulta allora che è pensabile un’interpretazione diversa del nucleo fondamentale del sistema filosofico hegeliano, la quale non sia accomodante. Ciò proprio grazie alle accuse di accomodamento rivolte a Hegel dai suoi nemici, ai quali non bisogna dare torto, ma al contrario proprio da un punto di vista dialettico-speculativo occorre riconoscere il vero nella loro posizione e che ci hanno aperto gli occhi  su Hegel, spingendoci a ricercare il significato vero e autentico della sua filosofia al di là della sua lettera e del suo destino.

 

7. L’assolutezza della filosofia dell’idealismo assoluto, la relatività della formulazione offertane da Hegel: la teoria dell’interpretazione globale per una nuova formulazione dell’idealismo assoluto

Tornando al punto di partenza, ossia all’identificazione della filosofia di Hegel come filosofia assoluta, chiaramente espressa da Rinaldi in tutte le sue opere, occorre allora chiarire che per poter sviluppare in senso positivo questo pensiero occorre anzitutto distinguere all’interno del corpus hegeliano il nucleo di pensiero essenziale e primordiale dell’idealismo assoluto, formulato da Hegel a Jena come risultato del proprio sviluppo giovanile, e distinguere poi nelle opere della maturità tale contenuto primario vero dall’interpretazione di esso, sicuramente accomodante, proposta da Hegel stesso soprattutto nelle pubblicazioni berlinesi per i motivi suddetti. In particolare ciò vale per i due pilastri del sistema filosofico hegeliano, il concetto di assoluto e di eticità assoluta. Questi due concetti nel loro significato originario sono fortemente diversi dall’interpretazione datane in modo accomodante da Hegel nelle ultime edizioni del sistema. 

L’Assoluto, presentato da Hegel più volte in senso teologico come Dio, in realtà non ha alcun senso teologico in senso stretto. È il Logos costituito dalla struttura categoriale oggettiva, alla base della natura, e soggettiva, alla base del pensiero umano. L’emersione di tale Logos nell’uomo e il suo venire all’autocoscienza è il senso immanente, il telos dello sviluppo del mondo. Questa concezione dell’Assoluto, che si profila come una religione razionale universale atea, implica anche una possibile diversa lettura della triade idea-natura-spirito, da Hegel peraltro già annunciata nella teoria dei sillogismi. In particolare il passaggio dall’Idea alla Natura deve essere rivisto in chiave moderna e in accordo con le scienze della natura. Non vi è dunque alcuna trascendenza nella metafisica idealistico assoluta e hegeliana, solo un’immanenza logica. 

L’eticità assoluta è poi, come scritto alla fine del ’Sistema dell’Eticità’ e della sua ’Continuazione’, la democrazia del popolo libero, la quale non si può certo incarnare nel regno germanico e nello stato prussiano (incarnazione di un determinato Volksgeist), bensì rinvia a uno Stato sovranazionale e mondiale (incarnazione del Weltgeist),  fondato dalla filosofia speculativa come religione razionale universale atea e non certo dal protestantesimo o da una qualsiasi religione storica.

Una tale teoria interpretativa è stata da me definita ’interpretazione globale’  del sistema hegeliano, in quanto essa, ricostruendo lo sviluppo dialettico del pensiero giovanile, perviene alla comprensione del senso autentico del sistema e così può separare lo spirito autentico della filosofia dell’idealismo assoluto dall’interpretazione che Hegel stesso ne ha data, per poi, infine, proporre una nuova versione attualizzata di tale filosofia, corrispondente ai nostri tempi sia nel linguaggio sia nel contenuto. 

Tale teoria si divide in tre fasi: 
1.  Ricostruzione dello sviluppo giovanile di Hegel e comprensione del senso autentico del sistema dell’idealismo assoluto che di tale sviluppo giovanile ne fu il risultato e il compimento (lavoro sui testi degli anni 1785-1807); 

2. Analisi immanente del sistema maturo, individuazione ed espulsione di tutti quei concetti che non corrispondono al senso originario del medesimo o non sono più in accordo con il sapere odierno (lavoro sui testi degli anni 1808-1831);

3. Creazione del nuovo sistema dell’idealismo assoluto liberato da quegli elementi storici dovuti all’interpretazione non libera datane da Hegel stesso (’Enciclopedia delle Scienze Filosofiche’ 2.0, mentre quella di Hegel è da considerare 1.0).

Così si otterrà un’interpretazione attuale del nucleo essenziale dell’idealismo assoluto, quello formulato fino al 1807, che poi è rimasto al fondo del sistema maturo, ma è stato a volte oscurato dall’interpretazione accomodante di Hegel stesso. Pertanto la filosofia di Hegel si presenta indiscutibilmente come la prima formulazione scientifica della filosofia assoluta (Enciclopedia delle Scienze Filosofiche 1.0), il Logos assoluto che è pervenuto alla coscienza di sé nell’uomo, in particolare nell’uomo Hegel, il quale ha fatto di tutto per darne un’interpretazione consone ai propri tempi, che però non è più consone ai nostri tempi, come probabilmente la nostra di oggi non sarà consone ai tempi futuri e tra 200 anni scopriranno forse un certo accomodamento anche in noi, che noi oggi non possiamo vedere perché ci siamo dentro, come Hegel era dentro se stesso, alla propria vita e ai problemi quotidiani della propria vita, e non poteva giudicarsi dal di fuori, non poteva proprio comprendere la gravità di quel che stava facendo, perché il proprio scopo pratico, la messa in sicurezza della propria persona e della propria famiglia, aveva una priorità assoluta. Ciò però non per futili motivi egoistici, ma proprio per motivi filosofici. L’idealismo assoluto propugna, infatti, la realizzazione dello spirito individuale soggettivo nell’oggettività delle istituzioni sociali della famiglia, della società civile e dello Stato, per cui Hegel, cercando la conciliazione e l’accomodamento con il proprio tempo, dunque con la propria famiglia, in cui la moglie, da lui amatissima, era una fervida credente, e con lo Stato prussiano, che gli accordò il massimo riconoscimento facendolo diventare rettore dell’università più prestigiosa a quel tempo, non fece altro che vivere secondo i principi della propria filosofia etica, seppur accordandoli a un’oggettività storica non corrispondente a tali principi. Questa però non fu colpa sua, ma semplicemente il limite storico del proprio tempo, come del resto di ogni tempo. 

Il nostro superare, ’aufheben’ Hegel si fonda però sull’anima della dialettica e dimostra quindi la verità eterna nel pensiero originario fondamentale di Hegel, che verrà continuamente superato in futuro nel senso di essere aufgehoben e proprio grazie a questi superamenti sarà conservato. E ciò sarà la prova che Hegel, nonostante ogni accomodamento, ha avuto ragione!

Allora che ben venga il ritorno a Hegel, e quindi grande merito a Rinaldi di star coraggiosamente sostenendo quel che oggi potrebbe sembrare insostenibile, ossia che nella filosofia di Hegel si trovi la verità assoluta, il che è certamente vero, fatta salva la capacità di capire il vero contenuto nella critica di accomodamento mossagli fondamentalmente dai suoi migliori critici, e di superare  tale critica non ignorandola, bensì facendone tesoro e individuando i due livelli della filosofia hegeliana, quello autentico pre-accomodamento e quello maturo, viziato purtroppo dall’accomodamento. Basandosi sul primo, che è il vero Hegel, lo Hegel autentico, si deve formulare una nuova versione dell’idealismo assoluto adeguata ai nostri tempi, tutt’altro che accomodanti.

Attualizzare oggi la filosofia di Hegel significa pertanto a partire sia dall’Enciclopedia delle Scienze Filosofiche (che include anche la Scienza della Logica, i Lineamenti di Filosofia  del Diritto etc. come sue esplicitazioni) sia dal primo sistema di Hegel, elaborare un nuovo sistema dell’idealismo assoluto, che ponga con decisione, chiarezza e precisione logica tale filosofia a fondazione del terzo stadio dell’umanità, quello dell’idealismo, che sostituirà, anzi sta già sostituendo, quello del monoteismo, che a sua volta aveva sostituito quello del politeismo. Tale terzo stadio, nel quale noi siamo quindi già dentro, deve essere dominato a livello globale e planetario, secondo il suo concetto, dalla filosofia e dalla democrazia. Esso si profila, dunque, come una democrazia filosofica mondiale, un’eticità assoluta mondiale fondata dalla logica-metafisica dialettica.

Compito arduo questo, ma ad un idealista autentico non si può e non si dovrà chiedere mai più, dopo l’esperienza negativa fatta da Hegel, di accomodarsi al presente e di rinunciare a innescare il detonatore che ha in mano. La filosofia è non solo il proprio tempo appreso col pensiero, ma anche e soprattutto il tempo futuro progettato per realizzare, tramite la democrazia filosofica, la verità teoretica eterna, ossia l’autocoscienza infinita della comunità umana libera, l’Assoluto che appare e vive come tale nel mondo in quanto proprio mondo.

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