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2022
(1 ottobre)

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Intervista a Marco de Angelis
da parte di Davide Manlio Ruffolo del quotidiano nazionale "La Notizia"

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Titolo

"L’Europa è sempre più fragile.
Ognuno pensa solo a sé"

(scelto dal giornale, non rappresenta necessariamente
il punto di vista centrale dell’intervista)
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Pubblicazione digitale e cartacea: sì, qui
(La Notizia del 1 ottobre 2022)

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Pubblicazione solo digitale: sì, qui sotto 

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1. L’Europa continua a procedere in ordine sparso sulla questione energetica. Il price cap al gas appare un miraggio per la fiera opposizione dei Paesi del Nord, Berlino in testa. L’Unione europea continua, secondo lei, ancora una volta a mostrarsi un soggetto politicamente fragile?

È un soggetto politicamente fragile perché non è ancora diventata uno Stato con sovranità centralizzata, di cui gli attuali Stati nazionali dovrebbero essere soltanto regioni a sovranità limitata. Ciò significa che in tempi di pace, in cui si può serenamente costruire qualcosa di nuovo, per es. una moneta unica, un’area di scambio commerciale ecc., si riesce a trovare un’unità conveniente per tutti; nel momento in cui invece la situazione diventa problematica, pensiamo per es. al fenomeno migratorio, ognuno fa i propri interessi e quindi non agisce nel senso dell’unità. Per avere un’azione comune ci vuole una sovranità unica. Ciò significa che, fin quando la sovranità sarà nazionale, non ci potrà mai essere una vera e propria politica europea unitaria riconoscibile come tale. 

2. La Germania ha deciso di fare da sola con lo scudo da 200 miliardi annunciato per calmierare i prezzi. Crede che sia un atto di arroganza il suo a dispetto di quei Paesi che come l’Italia hanno bilanci nazionali meno robusti?

Assolutamente no. Insegno in Germania da tanti anni e conosco pertanto abbastanza bene questo paese. Se c’è un popolo europeista e internazionalista convinto, è il popolo tedesco. È vero però anche che in Germania c’è un grande senso per la solidarietà sociale, per cui si stanno prendendo tali provvedimenti a difesa delle piccole e medie imprese come anche delle famiglie meno abbienti, che corrono gravissimi rischi di finire in povertà nei prossimi mesi a causa dell’aumento non solo del gas e dell’elettricità, ma poi a ruota di tutti gli altri beni. In Germania una discussione come in Italia sul reddito di cittadinanza sarebbe impensabile. Per il cittadino tedesco è inaccettabile che la comunità non sostenga coloro che per vari motivi si trovino in difficoltà. Per questo motivo è stato ora approvato tale piano di sostegno alla popolazione e alle imprese. È ovvio che sarebbe meglio farlo a livello europeo, ma ci vorrebbero un Conte e una Merkel, che purtroppo al momento mancano come protagonisti, e se ne sente pesantemente la mancanza. Pensa che la Germania possa mai trattare con la Meloni, con Berlusconi o ancora con Salvini? Non sono interlocutori che i tedeschi prenderebbero mai sul serio, non solo per le loro idee politiche, ma anche per la loro affidabilità politica. Se dall’Italia venisse la proposta a fare qualcosa insieme come fu nel caso della pandemia, la Germania non si tirerebbe indietro, ma ci vorrebbero persone adeguate a trattare con i tedeschi. Ricordo che a Conte fu data la possibilità di esporre nel telegiornale di prima serata le sue argomentazioni a favore del Recovery Fund. I tedeschi riconoscono la serietà dei propri interlocutori, quando questa serietà però c’è! 
 
3-    Il capoeconomista della Bce, Philip Lane, ha detto che contro il caro-energia bisogna tassare i più ricchi. Cosa ne pensa?

Penso da sempre che sia giusto tassare i più ricchi e quindi optare per una patrimoniale seria. Purtroppo i costi sociali vengono invece sempre più caricati sulle spalle di chi già a stento ce la fa ad arrivare a fine mese. Ciò è ingiusto e anche controproducente in democrazia, perché genera poi un clima d’insoddisfazione nella società che la rende meno stabile, favorendo l’elezione di partiti estremisti come atto di ribellione. 
 
4. In Italia si registra un asse tra Mario Draghi e Giorgia Meloni nel chiedere una risposta comune europea al caro-energia. Tra i due pare esserci coincidenza di vedute anche sulla linea rigorista sui conti (vedi il no allo scostamento di bilancio) e sulla politica estera (atlantismo, piena sintonia con gli Usa). Trova naturale questa sintonia? 

Non trovo naturale che la Meloni non abbia all’interno del proprio staff un economista capace di sostenerla e debba ricorrere a Draghi, a meno che non siano pervenute chiare indicazioni da parte di chi ci comanda (UE, USA), intimando tramite Mattarella di continuare sulla stessa strada intrapresa da Draghi (la famosa, inesistente Agenda Draghi, che invece in qualche modo evidentemente esiste, seppur non in forma fisica). È chiaro che la Meloni in politica estera ed economica non potrà fare nulla di nuovo rispetto a ciò che ha fatto il governo Draghi, a meno che non ci siano stravolgimenti al momento imprevedibili. Quel che probabilmente in un secondo momento potrà fare, dopo aver rassicurato il livello sovranazionale di comando, sarà d’intervenire pesantemente nel sociale, quindi rispetto al reddito di cittadinanza, oppure ai diritti civili o anche contro l’immigrazione. Credo che la sua libertà d’iniziativa politica la troverà a livello di politica interna e sociale, non a livello di politica estera ed economica.  Il che significa che saranno dolori per quella parte di popolazione coinvolta in quegli ambiti civili e sociali.
 
5. Eppure Biden ha evocato l’esito del voto italiano mentre lanciava un monito sul destino della democrazia e sui rischi di una deriva trumpiana al voto di Midterm. Le destre al governo in Italia fanno davvero paura?

Erano solo minacce, per far capire l’antifona, non credo proprio che gli USA possano avere paura dei partiti di destra, con cui invece storicamente si sono sempre alleati pur di evitare che nelle loro colonie, cui appartiene a pieno titolo l’Italia, vincessero i partiti di sinistra. Gli USA, il capitalismo e la destra sono fondamentalmente una sola cosa. Questa non è un’interpretazione mia, ma un dato di fatto storico, si pensi a Pinochet oppure alla P2 di Gelli. 
 
6. Come valuta quanto sta accadendo al Nord Stream? Il dito dell’Occidente resta più o meno esplicitamente puntato contro Mosca, che però continua a respingere e a rovesciare a sua volta sull’Occidente le accuse.

Qui siamo giunti al grottesco, ormai qualsiasi cosa accada alla fine è colpa di Putin. Ci stiamo rendendo ridicoli al mondo intero, non solo noi italiani, ma noi europei. Quelle sono acque NATO, di pertinenza della Danimarca e della Svezia, controllate evidentemente soprattutto in questo periodo 24 ore al giorno, non è neanche pensabile che una qualche attività russa, comunque complicata e tale da richiedere giorni e giorni di preparazione, possa essere svolta in quelle zone senza venir consentita e monitorata. Per non parlare poi dell’incredibilità di attribuire a Putin, che ha giá tanto da fare con la guerra e le sanzioni, di auto sanzionarsi ulteriormente provocando tali danni alle proprie strutture, che sicuramente spera di poter utilizzare in tempi futuri più propizi. Purtroppo oramai la guerra è diventata tifo da stadio, per cui non si ragiona più con modalità scientifiche, ma con il desiderio: la comunità occidentale desidera che sia stato Putin, quindi lo incolpa al di là di qualsiasi evidenza scientifica e razionale. Se invece si venisse a sapere la verità, ossia che la NATO o comunque qualche paese occidentale protetto dalla NATO, ha compiuto tale azione, dato che non si capisce chi altri possa avere la possibilità di agire indisturbato in quelle zone, ciò causerebbe un’immediata reazione in primis della Germania e poi delle altre potenze europee, quindi una disgregazione della squadra occidentale che sta giocando questa partita. Ciò è quel che si vuole evitare sostenendo ora l’insostenibile. Purtroppo siamo pienamente in guerra, quindi la verità, come si sa, è la prima vittima in ogni guerra. Eppure ne potremo uscire soltanto quando comprenderemo la verità di quel che sta accadendo. La verità, qualunque essa sia, è sempre illuminante, così ci ha insegnato Aldo Moro. Quando faremo tesoro di questo suo insegnamento, la guerra finirà, perché l’Europa capirà di aver commesso enormi errori e si dissocerà. Essa allora, scegliendo l’equidistanza tra i blocchi e quindi il pacifismo, che dovrebbero essere la sua identità perché così nacque dalle ceneri di ben due guerre mondiali, saprà indicare ai contendenti la via della pace.

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