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A2: Rapporto tra filosofia, religione e scienze

A2: Rapporto tra filosofia, religione e scienze

 

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FILOSOFIA PER TUTTI
Lezione 2
Sul rapporto tra filosofia, religione, scienze

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C’è, a dire il vero, un’altra attività dell’uomo (nel senso generale di essere umano, come il tedesco ‘Mensch’, che indica l’essere umano, mentre il termine ‘Mann’ indica la componente maschile della specie) che, come la filosofia, dà all’essere umano delle indicazioni sul modo di comportarsi, sul modo di vivere, fondandole su una visione del mondo: si tratta della religione. Essa, però, si basa su un dogma, un principio primo che come tale non è oggetto di sapere o di co-noscenza, ma di fede. La filosofia, invece, si differenzia dalla religione per il fatto che essa deve conoscere, quindi spiegare razionalmente, anche il proprio primo principio, quello che i filosofici greci chiamavano ’archè’.

La filosofia è, dunque, `autofondata`, ossia il primo principio deve essere in gra-do di spiegare razionalmente se stesso; per questo motivo essa è diversa dalla religione, non tanto per il contenuto o per lo scopo, che sono gli stessi, quanto per la forma della conoscenza, che è invece del tutto diversa. La filosofia aspira, infatti, ad essere radicalmente scienza, radicalmente conoscenza, ossia non ac-cetta alcun principio, alcuna verità che non sia dimostrabile dalla ragione. 

Da questo punto di vista potremmo allora dire che la filosofia  ha il contenuto della religione, ma la forma della scienza ed è la scienza suprema, la scienza che include in sé tutte le altre scienze sia quelle naturali sia quelle umane e sociali.  La parte teoretica della filosofia, infatti, quella che dunque riguarda la cono-scenza del mondo, non può prescindere dalla conoscenza dei risultati fondamen-tali delle scienze particolari. Nell’antichità spesso la figura del filosofo e dello scienziato coincidevano, in quanto le conoscenze non erano ancora tanto svilup-pate da rendere necessaria una specializzazione nei vari campi del sapere. Oggi chiaramente ciò non è più possibile, gli scienziati sono intellettuali che studiano un campo specifico, spesso molto circoscritto, di una disciplina e solo così rie-scono a produrre risultati originali e quindi nuove conoscenze. Il filosofo non può conoscere nei minimi particolari i risultati delle varie scienze, né ciò gli è peraltro richiesto dal suo scopo, che è, come detto, ricavare dalla conoscenza del mondo un modo saggio di vivere. Ciò di cui il filosofo ha bisogno è una cono-scenza dei principi generali delle varie scienze, dei risultati fondamentali, cui queste hanno condotto. Ciò è peraltro facilmente realizzabile, esistendo oggi molte pubblicazioni scientifiche di carattere divulgativo, ossia contenenti i risul-tati aggiornati e completi delle varie discipline scientifiche, che vengono però esposti in modo comprensibile al grande pubblico di non specialisti, cui anche lo stesso filosofo appartiene. Non si tratta assolutamente di pubblicazioni improv-visate, bensì di vere e proprie opere scientifiche, che hanno però lo scopo ed il pregio di comunicare al grande pubblico nel linguaggio comune ed in forma semplice la visione del mondo scientifica, come essa risulta dalle scoperte spe-cialistiche degli scienziati. 

In particolare la caratteristica della filosofia rispetto alle scienze è quella di or-ganizzarle in un tutto sistematico, appunto il ’sistema della scienza’, come lo de-finisce Hegel, che deve corrispondere al mondo, oggetto della conoscenza. Se infatti il mondo è un tutto, come già soltanto il concetto stesso di ‘mondo’, di ‘natura’, indicano, allora anche la sua forma conoscitiva deve essere un tutto, un sistema dunque, nel quale le singole scienze trovino posto e non in modo casua-le, bensì organico.

Immaginiamo di metter su una biblioteca, la nostra biblioteca: se lo facciamo in modo casuale, disponiamo i libri secondo, per esempio, un ordine alfabetico, quindi metteremo prima i libri di aritmetica, poi di astronomia, poi magari di biologia, di chimica e così via. Evidentemente una biblioteca organizzata così non rispecchierà l’immagine del mondo, corrispondente alla nostra attuale cono-scenza del medesimo. La fisica, per esempio, è chiaramente una scienza prope-deutica rispetto alla chimica e questa rispetto alla biologia, perché anche nella stessa costituzione ed evoluzione del mondo le particelle elementari, gli atomi e le forze che regolano la natura vengono prima sia nel tempo sia in senso logico delle molecole chimiche, degli astri, delle forme di vita, che presuppongono tali forze, gli atomi e così via. Essa pertanto in senso logico e non alfabetico, quindi anche nel senso oggettivo della biblioteca come ‘specchio del mondo’, viene prima della chimica e della biologia, non dopo.

Quindi, se vorremo che la nostra biblioteca rispecchi il mondo, dovremo ignora-re l’alfabeto e disporre i libri secondo un ordine logico di priorità di una disci-plina - quindi di un settore, di un aspetto del mondo -, rispetto alle altre. Secondo quest’ordine di priorità avremo quindi anzitutto i libri di matematica, perché sappiamo che la natura è scritta in caratteri matematici, poi tutti i libri delle scienze della natura nell’ordine di propedeuticità che gli compete, pertanto fisica,  chimica, astronomia, botanica, zoologia e così via sino alle scienze dell’uomo, antropologia, psicologia, sociologia, quindi le scienze sociali, le quali presuppongono l’individuo singolo, dunque sociologia, economia, politica, poi ancora la storiografia, in quanto la società umana ha avuto un enorme sviluppo nel tempo. Studiando i risultati fondamentali di queste scienze, appunto tramite le ottime opere divulgative oggi disponibili, il filosofo può quindi pervenire ad una buona conoscenza del mondo sia quale esso è da un punto di vista logico sia quale esso è stato nel tempo, secondo una dimensione temporale (la storia del mondo). 

Come si è detto prima, questa conoscenza del mondo è per il filosofo non fine a se stessa, bensì finalizzata ad individuare poi un senso della propria esistenza nel mondo, quindi dei valori, un orientamento di vita, ciò che in generale abbiamo definito ‘saggezza’. La nostra biblioteca ideale, però, per come l’abbiamo appena descritta, tramite i suoi libri di storia ci porterà a conoscere il mondo fino a come è stato ieri o un minuto fa, ma cosa ne è del mondo di domani? Esiste una scienza, una forma di conoscenza razionale di quel che dovrebbe accadere domani, che sia quindi di orientamento al singolo ed alla comunità umana nelle scelte importanti inevitabilmente da fare? Nessuna delle scienze propriamente dette, né quelle naturali né quelle umane e sociali, può dare una risposta a tale domanda, in quanto esse presuppongono l’esistenza presente e passata del proprio oggetto, del proprio campo di ricerca. Anche l’economia e la politica come tali, che pur sembrerebbero rinviare al futuro, studiano invece dei modelli anche matematici (l’economia) di organizzazione socio-economico-politica della società, ma non danno delle indicazioni se realizzare questo o quel sistema economico-politico in futuro. 

Allora o questa parte della nostra biblioteca resterà vuota, priva di libri e quindi non potremo avere delle indicazioni razionali, logiche, scientifiche, relative al nostro domani individuale e sociale, oppure metteremo su quegli scaffali vuoti i libri di quell’unica disciplina che è sempre stata vicina all’uomo, che ha sempre accompagnato la sua vicenda terrena e che ha sempre cercato di sostenerlo, indicandogli la via giusta da percorrere: su quegli scaffali metteremo dunque i libri di filosofia.

La filosofia, allora, si differenzia dalle scienze propriamente dette perché essa è l’unica che sa trattare in modo logico e razionale il mondo che ancora non c’è, che noi stessi dobbiamo costruire e che qualcuno ci deve pur consigliare come costruirlo: il mondo di domani.

Così risulta chiaro, spero, il rapporto tra filosofia, religione e scienza ed il motivo per cui la filosofia, in quanto amore della scienza e ricerca della saggezza, è un’attività assolutamente indispensabile per l’uomo e per la comunità umana. Parafrando Kant, che parlava di intuizioni sensibili cieche  senza i concetti e di concetti vuoti senza le intuizioni, possiamo dire che senza la filosofia le scienze sono cieche, ossia non danno alcuna indicazione di vita all’uomo; grazie alla filosofia, invece, le stesse scienze assumono tutto un altro valore ed un’altra importanza nella nostra vita; come possiamo dire anche che senza la filosofia la religione è vuota, ossia si basa su di un principio primo dogmatico ed indimostrabile, non più accettabile al giorno d’oggi da parte di chi abbia studiato e quindi sia al corrente dei risultati delle scienze; grazie alla filosofia, la stessa religione acquista però un altro valore agli occhi dello studioso, che ne comprende il valore storico ed anche ancora attuale per coloro che non riescono - per vari motivi -  a pervenire al punto di vista pienamente razionale della filosofia. A queste persone la religione comunque dà, infatti, un orientamento etico per il futuro, dei valori, di cui nessun essere umano può fare a meno. 

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