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Considerazioni conclusive

Considerazioni conclusive

 

Considerazioni conclusive

Il pensiero di Hegel è sorto dalla vita, non è certo nato come una sterile discus-sione accademica. Il giovanissimo Hegel, all’età di 23 anni circa, nello scrivere le primissime riflessioni autonome e non occasionali, ma prodromo del futuro svi-luppo del proprio pensiero, aveva posto come problema da risolvere il senso del-l’esistenza umana.
I momenti fondamentali della vita umana, la nascita, il matrimonio, la morte etc. sono sempre rivestiti di un significato religioso, come egli scrive: 

 

“La religione è una delle questioni più importanti della nostra vita [...]; a tutte le situazioni ed azioni più importanti della vita [degli uomini], da cui dipende la loro felicità privata, già alla nascita, al matrimonio, alla morte, ai funerali, viene sempre mescolato qualcosa di religioso.” (trad. dell’autore, trad. completa it. in  SG 1, 167).  

 

“Religion ist eine der wichtigsten Angelegenheiten unsers Lebens. [...]; allen wichtigen Begebenheiten, Handlungen des Lebens [der Menschen], von denen ihr PrivatGlük abhängt, schon der Geburt, der Ehe, dem Tode und Leichenbegängnis wird etwas reli-giöses beigemischt -”

(Text 16, in  GW 1, p. 83,3-5 + 14-17)

 

Il compito, che egli da giovanissimo si pose e attraverso una tenace ricerca filosofica poté nel corso degli anni risolvere, fu la comprensione del senso di questi momenti della vita dell’essere umano, indipendentemente da un’ideologia religiosa, ma unicamente secondo il loro concetto filosofico.
Pertanto, com’è spontaneamente sorto dalla vita, così è giusto che altrettanto spontaneamente, ossia secondo il proprio interno movimento logico, il pensiero di Hegel rientri nella vita.
Secondo il movimento dialettico in questo capitolo abbiamo dapprima trattato il concetto astratto dell’Ethos hegeliano, il concetto dello spirito, poi ne abbiamo approfondito la realtà concreta, ossia il riconoscimento come struttura fondamentale che agisce nella vita dello spirito, e infine siamo pervenuti alla trattazione del concetto concreto dell’Ethos, ossia alla vita etica come vita felice. Con ciò il circolo dialettico si è chiuso e a questo punto in riferimento allo sviluppo e al significato autentico della filosofia di Hegel non v’è altro da dire.
Le parole, come ha intuito il filosofo svevo e felicemente espresso in una bellissima poesia dedicata alla moglie, servono quasi sempre soltanto a esprimere il dolore, nel senso filosofico di mancanza, contraddizione, scissione:

 

“Potrei, usignolo, invidiarti
per la potenza della tua gola;
ma infelicemente la natura ha reso
il linguaggio così eloquente
solo per esprimere il dolore!”
(trad. dell’autore; trad. it. completa in Ros, 278).

 

Ich könnte, Nachtigall, dich neiden
Um deiner Kehle Macht,
Doch hat Natur die Sprache nur der Leiden,
Mißgünstig, so beredt gemacht.”

(Or. ted. Ros,1844, p. 262)

 

Ma ora la scissione tra spirito e materia, ragione e mondo, essere umano e natura, grazie a Hegel è stata cucita, il dolore speculativo è stato, per quanto possibile, eliminato e le parole quindi non sono più sufficienti: occorre ora ‘realizzare’ la filosofia di Hegel, il suo messaggio autentico, dunque l’idealismo (assoluto) come terza e ultima fase della storia religiosa dell’umanità.

 

La filosofia di Hegel, nata dalla vita, deve ora ritornare alla vita!

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