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2024/25, Semestre invernale

2024/25, Semestre invernale

 

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2024/25

Semestre invernale

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SEMINARIO

INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA DI G..W.F. HEGEL

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di

Marco de Angelis

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(Al momento il testo della prima seduta è solo in tedesco, si veda pertanto la sezione relativa,
digitando in alto a destra questa lingua. A breve verrà pubblicato qui il testo in italiano.

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Cari partecipanti al seminario su Hegel,

Con la presente comunicazione, la prima di una lunga serie che seguirà, intendo fornire alcune indicazioni sia filosofiche sia bibliografiche sul seminario.

INDICAZIONI FILOSOFICHE SULLO SCOPO PRINCIPALE DEL SEMINARIO

Riferimento digitale principale

Anzitutto il nostro riferimento principale per il seminario sarà la piattaforma filosofica, da me creata e diretta, www.philosophyforfuture.org, in particolare la seguente sezione:

https://www.philosophyforfuture.org/de/news-292/deutsch-italienische-initiative-1-e8220-hegel-f_r-allee8221-.html

Lo scopo principale di tale piattaforma è esporre una teoria filosofica dell’organizzazione politica dell’umanità futura,  che sia in grado di superare quelle contraddizioni a tutti noi evidenti che ormai da almeno duecentocinquanta anni a questa parte stanno provocando un immane dolore soprattutto tra inermi civili,  in primo luogo bambini, donne e anziani.

Nonostante in questo periodo di tempo abbia iniziato ad affermarsi una mentalità illuministica,  basata quindi sulla ragione,  ossia,  se vogliamo,  sulla filosofia e sulla scienza, i risultati che ci sono davanti agli occhi non sono propriamente piacevoli,  il che significa che qualcosa in tale affermazione della ragione umana illuministica è andato storto.

La piattaforma filosofica  www.philosophyforfuture.org, pensata anche, ma non solo,  come sostegno del movimento Fridays for Future, contiene una visione della ragione e della razionalità a mio avviso capace di costituire il fondamento filosofico scientifico di un mondo nuovo,  in cui l’illuminismo e la ragione,  quindi la filosofia e la scienza,  siano messi a totale servizio dell’umanità tutta e in particolare dei suoi elementi più deboli.

Filosofia e Politica

Non ci deve meravigliare questo riferimento politico della filosofia.  Essa non è, infatti, sorta come semplice speculazione teorica sull’universo e sul suo fondamento,  bensì anche e forse soprattutto come riflessione etica sui principi che devono o dovrebbero regolare la convivenza degli esseri umani sul pianeta Terra,  garantendo a ognuno una vita quanto più possibile degna di essere vissuta.

Per questo ideale etico che è sempre al fondo di una seria concezione filosofica, alcuni filosofi hanno dato addirittura la propria vita,  come per esempio Socrate o Giordano Bruno;  altri hanno vissuto una vita difficile tra privazioni, paure o perdita di lucidità mentale (Cartesio, Spinoza, Vico, Nietzsche); altri ancora sono stati addirittura ridotto in fin di vita o direttamente assassinati per le loro idee (Gramsci, Gentile).

Insomma,  la filosofia non è precisamente un’attività e una disciplina comoda,  se praticata nel senso più profondo del termina, ossia come amore per la saggezza e la sapienza, dunque per la verità, messe poi al servizio dell’umanità.[1]

Pochissimi sono i filosofi che hanno potuto vivere una vita ‘quasi’ normale:  I filosofi dell’empirismo britannico  tra ‘600 e ‘700,  Leibniz,  che proveniva da una famiglia agiata e comunque era attivo in ambito politico diplomatico;  Kant che ha potuto vivere da professore universitario,  rinunciando però comunque a una propria famiglia e vivendo in un quasi totale isolamento;  il nostro Hegel,  che è riuscito in qualche modo nella sua vita, dopo aver esercitato varie professioni,  a diventare professore universitario,  ma,  come vedremo,  pagando lui e facendo pagare all’umanità dopo di lui un prezzo enorme per questo limitato benessere suo individuale e familiare.

La filosofia è insomma un’attività da svolgere a totale servizio dell’umanità, per la quale occorre anche essere disposti a pagare un prezzo, che potrebbe essere molto elevato, fino anche al sacrificio della propria vita. Chi non sia disposto a questo, non è fatto per questa professione, che è a dire il vero una ‘missione’. Il filosofo, infatti, è il missionario della verità, è lui (o lei) che ha il compito di rappresentare la verità sul pianeta Terra, costi quel che costi.

Filosofia e Rivoluzione

La filosofia autentica,  non quella che ripete ciò che altri hanno già detto,  ma quella che rende possibile un ulteriore progresso spirituale dell’umanità,  è sempre ‘rivoluzione’ e come tale nemica giurata del potere costituito,  che è per sua natura ‘conservazione’. 

Certo, la rivoluzione filosofica vuole essere una rivoluzione pacifica,  mai violenta e mai criminale.  I filosofi preferiscono morire essi piuttosto che causare la morte di altri esseri umani.  Il filosofo, infatti, ama l’umanità e per nessuna ragione al mondo infliggerebbe sofferenza ad altri esseri umani.  Il potere costituito, però,  non ragiona così, bensì al contrario:  esso non vuole alcun cambiamento,  intende mantenere i propri privilegi legati al potere e quindi per forza di cose considera i filosofi veri, ossia i portatori del nuovo,  come i suoi nemici più pericolosi,  da isolare, da combattere e,  se necessario, da uccidere.

Guerra mondiale o Stato mondiale?

La piattaforma filosofica www.philosophyforfuture.org  intende dare un proprio contributo filosofico e scientifico al prossimo progresso dell’umanità.  Questo dovrà consistere in qualche modo nell’allargamento della dimensione politica di organizzazione della società dal livello della nazione a quello dell’umanità tutta.  La nostra società è ormai chiaramente una società globale,  dove quel che accade in un angolo del mondo può avere nel giro di pochissimo tempo degli effetti anche devastanti nel resto del mondo.  Abbiamo visto ciò, per esempio, nel caso della pandemia da covid-19. 

Ciò non riguarda, purtroppo, soltanto l’aspetto sanitario ma anche e soprattutto quello militare: il secolo scorso ha reso evidente che ormai anche la guerra non è più un fatto locale, ma mondiale.  Qualsiasi conflitto locale ormai spacca il mondo e l’umanità in due metà, una contro l’altra.  Dal 1945 l’umanità vive nella paura di un terzo conflitto mondiale, che alla fine sicuramente nessuno vuole,  perché nessuno ritiene di poter vincere, ma che comunque resta sempre una minaccia dietro l’angolo.  

La storia insegna a noi filosofi e studiosi che non possiamo avere fiducia nei politici,  spesso persone del tutto impreparate,  nessuno dei quali ha studiato per poter raggiungere una carica di tale importanza,  sono quindi persone incalcolabili, spesso eterodirette da interessi privati ed economici, non certo dal desiderio di fare il bene per l’umanità. 

È lecito pertanto per un cittadino normale, che deve studiare e prepararsi per  conseguire una qualifica capace di rendere impossibile l’esercizio di una professione qualificata,  temere la furbizia di queste persone  che spesso, senza aver fatto un percorso di studi e di qualificazione,  sono pervenute a posti di tale potere sociale ed economico.  Nessuno può garantirci che queste persone, non selezionate a livello di una carriera di studi universitari da personale evidentemente preparato, non possano commettere un errore e dar vita prima o poi a ciò che tutti temiamo, ossia a un conflitto mondiale.

Per questo motivo la domanda fondamentale che mi piace apporre al pensiero filosofico che rappresento e alla piattaforma in cui lo esprimo è:

‘Guerra mondiale o Stato mondiale’?

Questo, infatti, è il dilemma cruciale della nostra società odierna: al momento la società va nella direzione di una guerra mondiale,  anche se per fortuna finora non ci sono mai verificate le condizioni oggettive per il suo verificarsi;  nondimeno,  nessuno può negare il fatto che comunque dal 1945 la società globale stia giocando con il fuoco e che tanti conflitti locali abbiano rischiato e rischino ancora oggi di tramutarsi in conflitto mondiale. Possiamo eliminare tale minaccia soltanto che capiamo che una società globale senza organizzazione politica globale non può sopravvivere, prima o poi crollerà.

La nostra speranza: le istituzioni politiche sovranazionali

D’altra parte, la stessa umanità che vive in questa costante minaccia del conflitto mondiale, ha dato vita nel corso degli ultimi 100 anni circa a strutture sovranazionali il cui compito è precisamente quello di rendere possibile un confronto pacifico tra le nazioni e quindi di evitare il confronto militare.  L’ONU è sicuramente la principale di queste istituzioni e nonostante al momento essa sia priva di un potere effettivo, nondimeno costituisce pur sempre un luogo in cui dirimere le controversie prima che queste vengano risolte con le armi, dunque un luogo di mediazione.

È evidente che uno degli scopi principali dell’umanità nel prossimo futuro debba essere l’ulteriore perfezionamento dell’ONU e soprattutto dare a quest’ultima un potere effettivo.

Un’altra importantissima istituzione che ha garantito alle nazioni che vi partecipano una lunga lunghissima pace in questi ultimi 80 anni  è costituita dall’Unione Europea. Stati che per millenni si erano sempre fatti la guerra, dal secondo dopoguerra in poi hanno deciso di intraprendere un percorso di avvicinamento reciproco con lo scopo ultimo, quando i tempi saranno maturi, di unificarsi in una federazione politica.  Questo è un modello assolutamente all’avanguardia che potrebbe essere d’ispirazione per il mondo intero.

La filosofia di I. Kant, fondamento delle istituzioni politiche sovranazionali

A questo punto sorge la domanda legittima: Cosa ha tutto ciò a che fare con la filosofia?  Ebbene, la risposta è che sia l’ONU sia la Comunità Europea sono prodotti filosofici, esse si fondano infatti sul pensiero di Immanuel Kant,  il quale nello scritto Sulla pace perpetua  espose già nel lontano 1795 i lineamenti  concettuali fondamentali  di una federazione  sovranazionale di Stati.

Da menzionare è poi soprattutto il Manifesto di Ventotene, che contiene gli elementi teorici fondamentali che portarono poi alla costituzione del Movimento Federalista Europeo e quindi alla nascita del progetto di unificazione politica europea, fu redatto da tre intellettuali italiani, Arturo Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi,  mandati al confino da Mussolini appunto sulla bella Isola di Ventotene di fronte al litorale romano.[2]

Prima di questo importante Manifesto, altri intellettuale avevano elaborato progetti filosofici di unificazione delle nazioni europee in particolare Charles Lemonnier, che pubblicò nel 1872 in Francia un testo, chiaramente d’ispirazione kantiana, dal titolo eloquente: Gli Stati Uniti d’Europa.[3] In seguito, un intellettuale anglo-austriaco, Richard Coudenhove Kalergi, dopo la prima guerra mondiale, al fine di scongiurarne una terza, pubblicò un testo dal titolo Paneuropa e anche un movimento politico omonimo.[4]

Purtroppo, le voci di Lemonnier e Coudenhove-Kalergi restarono inascoltate e l’umanità dovette subire due guerre mondiali con milioni di morti, prima di accogliere poi dopo il 1945 tale messaggio dell’unificazione europea grazie soprattutto al Manifesto di Ventotene. Se i politici avessero ascoltato prima la voce della filosofia, diversi milioni di esseri umani avrebbero potuto vivere, invece di morire. Questa è la dura e cruda realtà dei fatti quando la politica non ascolta la filosofia, ossia la sapienza.

Sull’isola di Ventotene quei tre intellettuali elaborarono l’idea di un superamento dello Stato nazionale prima in Europa, poi nel mondo intero, proprio sulla base dello scritto kantiano Sulla Pace Perpetua. In particolare, Eugenio Colorni era docente di filosofia e seguace della filosofia di Kant. Sua moglie, la tedesca Ursula Hirschmann,[5] che aveva il permesso di visitarlo, portò tale scritto su resti di carta di pacchetti di sigarette a Roma per farlo poi pubblicare in pieno regime fascista e in piena guerra nel 1941. Grazie al suo e al loro coraggio questo scritto iniziò a circolare clandestinamente, infondendo in coloro che lo leggevano i concetti di kantiani di una pace filosofica tramite una federazione di popoli e di Stati. Ciò è precisamene quel che abbiamo noi oggi in Europa e che ha permesso alla nostra generazione, nata dopo il 1945, di vivere in condizioni di pace senza bombe sulla testa, il che non è per nulla qualcosa di scontato! Se per noi è stato possibile alla fine vivere così bene, lo dobbiamo a loro, in primis a Kant e poi a coloro che ne hanno divulgato il pensiero, applicandolo all’attualità politica della società.

Dunque, quando l’umanità si è trovata ad essere precipitata nell’abisso,  dove l’aveva portata la politica degli impreparati, dei politici ignoranti, furbi e meschini, per risorgere ha dovuto ricorrere al pensiero filosofico,  ossia alle persone qualificate, a coloro che hanno dedicato la propria vita allo studio e all’educazione dello spirito, ossia ai filosofi. Questi, tramite lo studio costante praticato in una vita intera, hanno imparato a pensare, quindi anche a pensare i fondamenti dello Stato. 

Se qualcuno o qualcosa potrà salvare l’umanità da un terzo e purtroppo probabilmente decisivo conflitto mondiale, potranno essere solo i filosofi e la filosofia!

Infine, posta questa lunga premessa, è legittimo porsi la seguente domanda: perché allora approfondire nel nostro seminario il pensiero di Hegel e non di Kant,  se quest’ultimo è alla base delle istituzioni sovranazionali che potrebbero garantire la pace nel mondo e in Europa?

Hegel, il realizzatore del programma filosofico dell’ultimo Kant

Come ho esposto in una conferenza da me tenuta qui a Hagen nell’ambito di un incontro diretto dal professor Hoffmann con alcuni dottorandi sudamericani,  Hegel va visto come colui che ha realizzato il programma filosofico di Vater Kant,  come questi veniva allora chiamato dai giovani studenti universitari dell’epoca,  essi ventenni e Kant settantenne.[6] 

C’è una frase molto bella e significativa scritta da Schelling in una lettera a Hegel, il quale aveva già lasciato il collegio protestante di Tubinga, essendo di cinque anni più anziano del suo amico.

Schelling a Hegel (la vigilia dell’Epifania 1795):

“Vivo e mi muovo al presente nella filosofia. La filosofia non è ancora giunta alla fine. Kant ha dato i risultati; mancano ancora le premesse. E chi può comprendere i risultati senza le premesse?”[7]

Con questa frase Schelling intendeva dire che Kant fondamentalmente aveva pensato tutto,  e qui Schelling sicuramente si riferiva più che al Kant delle critiche  al Kant delle ultime opere,  in particolare alla filosofia della religione.  Proprio lo scritto kantiano del 1793 La  religione nei limiti della semplice ragione ebbe allora un’influenza enorme sui giovani studiosi di teologia a Tubinga. [8] Non dimentichiamoci, infatti, che Schelling e Hegel non studiavano filosofia, ma teologia; si preparavano a diventare pastori protestanti.

Nelle sue ultime opere, redatte proprio negli anni in cui Schelling, Hegel e Hölderlin  studiavano a Tubinga o subito dopo, Kant aveva dato delle indicazioni molto precise su quello che doveva essere il mondo del futuro sia a livello politico nello scritto del 1795 sia a livello religioso nello scritto del 1793.  In tale scritto, che è quello che poi ebbe la maggiore influenza su Hegel, Schelling e Hölderlin, com’è ampiamente dimostrato dagli studi filologici e storici compiuti negli ultimi decenni nell’ambito della Hegel-Forschung,  Kant espose l’idea fondamentale di una religione razionale,  ossia la visione secondo la quale l’umanità  tende a un progressiva eliminazione dalle religioni degli elementi più legati alla superstizione e al dogma. Alla fine di tale processo, secondo Kant, esisterà nel mondo una sola religione universale pura,  la quale darà  vita a una chiesa invisibile, quindi prima di strutture di potere,  formata da tutti coloro che vogliono il bene.  Questa è appunto la pura religione razionale universale cui, secondo Kant, tende l’umanità.[9]

Il giovane Hegel,  come abbiamo visto nel seminario del semestre passato,  fece della realizzazione di tale ideale religioso-razionale kantiano  lo scopo intellettuale della propria vita,  ossia egli pose a se stesso come compito filosofico quello di realizzare tale ideale kantiano, ossia di essere colui che avrebbe concretamente fondato tale religione pura razionale.  Ciò è adeguatamente documentato dagli scritti degli anni di Tubinga, di cui ci parlerà la nostra confilosofa e collega Sarina Fehst,  la quale ha dedicato la propria tesina a tali scritti.

Per questo motivo è un gravissimo errore storico filosofico contrapporre Kant a Hegel, perché invece è chiaramente documentato a livello filologico dai testi giovanili di Hegel che questi nella propria vita intellettuale ha ripreso e portato a compimento il pensiero di Kant, come dimostrano anche i seguenti passi tratti da lettere scritta sempre in quegli anni da Hegel al suo amico Schelling.

Hegel a Schelling (fine gennaio 1795)

“Da qualche tempo ho ripreso lo studio della filosofia di Kant, al fine d’imparare ad applicare i suoi importanti risultati a qualche idea che ancora continua a circolare tra noi, o a elaborare questa idea alla loro luce.”[10]

Il 16 aprile 1795 egli poi specifica in modo molto chiaro in cosa consista tale “applicazione”:

“Dal sistema kantiano e dal suo sommo compimento attendo in Germania una rivoluzione che partirà da principi già esistenti, i quali, dopo una generale rielaborazione, richiedono soltanto di essere applicati a tutto l’attuale sapere.”[11]

Questo è esattamente ciò che Hegel fa a partire dal passo 99.29 del Testo 16 (in GW1): applicò i risultati a cui era giunto Kant alla propria concezione della religione popolare. Questa “applicazione” è allo stesso tempo una “Volledung”, un “compimento”, perché così facendo Hegel realizzò ciò da cui Kant per ovvi motivi di età si era astenuto nel capitolo V della terza parte, cioè l’effettuazione del passaggio dalla comprensione teorica della religione della ragione alla decisione pratica della sua fondazione.

Conclusione storico-filosofica

La mia conclusione storico-filosofica a questo punto è la seguente: se noi oggi vogliamo intraprendere la strada dello Stato mondiale,  ossia quella di una federazione di cui facciano parte gli Stati nazionali,  al fine di impedire una volta per tutte che si verifichi un’altra guerra mondiale,  perché evidentemente tra Stati facenti parte di una medesima federazione non può verificarsi una guerra, giacché fanno tutti capo a un’unità politica superiore capace di uniformarli, di regolarli di guidarli, dobbiamo ripensare le istituzioni sovranazionali garanti della pace, quindi l’ONU e l’Unione Europea, da un punto di vista hegeliano e non più soltanto kantiano. Il motivo è molto semplice: Kant è stato sicuramente colui che nell’ultimo decennio della propria vita ha compreso a fondo sia lo sviluppo della storia, sia il concetto dello Stato, sia infine quello della religione vera universale. Egli però aveva solo compreso il concetto astratto di tale concezione evolutiva dell’umanità verso una condizione di unificazione spirituale, ma non aveva più il tempo, essendo ormai più che settantenne, di elaborare la vera e propria teoria dettagliata di tale titanica visione storico-filosofico-religiosa. Qui entra però in gioco la dialettica storica, che Hegel ha magistralmente spiegato nell’introduzione alle Lezioni sulla Storia della Filosofia:[12] la filosofia è una vera e propria scienza, per cui tra filosofi autentici esiste continuità: il filosofo giovane impara dal filosofo anziano e, avendo più tempo di vita a disposizione, fa fare un ulteriore passo avanti alla scienza, che il filosofo anziano non può più far fare non perché non ne sia capace, ma perché purtroppo gli verrà ben presto a mancare l’elemento essenziale: il tempo e la vita.

Nella storia della filosofia regna quindi assoluta continuità tra il filosofo precedente (ormai anziano) e quello seguente (giovane). Tra questi si verifica un ‘passaggio di consegne’ spesso ricostruibile a livello filologico, se sono stati conservati gli scritti giovanili del secondo. Ovviamente ciò vale sempre, se prendiamo solo i grandi pensatori, quelli che appunto hanno fatto fare un passo avanti alla disciplina filosofica. Del resto, anche nelle discipline scientifiche il principio della continuità vale solo per gli scienziati che hanno fatto fare un progresso alla disciplina, non certo per tutti coloro che si sono interessati di scienze.

Il principio fondamentale della filosofia di Hegel, quindi della nuova religione razionale dell’umanità: la rivoluzione del riconoscimento dell’altro

Ciò significa anzitutto imparare a pensare nel senso della dialettica: la dialettica di Hegel perviene sempre alla sintesi, non si ferma mai all’opposizione. Essere dialettici, pensare in modo dialettico, significa superare l’opposizione e individuare la modalità della conciliazione. Significa capire che la verità non sta mai da una parte sola, ma ama distribuirsi in più parti. Significa riconoscere il nostro interlocutore sempre e capire la parte di verità, di ragione che egli porta dentro di sé.

Questo è il grande insegnamento della Scienza della Logica di Hegel. Le altre parti del sistema non sono altro che applicazione di questo principio universale ai vari settori della filosofia e quindi della vita.

La guerra, invece, è sempre ferma all’opposizione, non riesce mai a pervenire alla sintesi, ma tende all’annullamento reciproco dell’opposto. Essa è analitica, non sintetica, separa, non unisce. Uno dei due opposti deve scomparire e il vincitore sarà esso ‘la sintesi’. Ciò però poteva forse funzionare in passato, seppur comunque lasciando una scia di dolore immenso, quando non esistevano le armi atomiche, oggi però non è più così, una guerra vera, quindi con le armi attuali, non avrebbe vincitori.

Bisogna allora che l’umanità impari a pensare in senso sintetico e dialettico e abbandoni il pensiero analitico e divisivo. Essa deve cercare la sintesi e la conciliazione e superare l’opposizione non tramite l’annullamento di uno dei due opposti, ma tramite il riconoscimento reciproco, come ha insegnato benissimo Hegel nella sua Filosofia dello Spirito, in particolare al §436 dell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (edizione del 1830) che tratta il concetto di ‘autocoscienza riconoscitiva’.[13]

Riconoscere l’umanità dell’altro pur nella differenza di mentalità, tradizioni, sistemi politici ecc., questa è la vera rivoluzione di cui abbiamo bisogno oggi, la sola rivoluzione che possa aiutarci ad uscire dallo stallo in cui ci troviamo dal 1945 e che produce guerre ormai ogni anno con decine di migliaia di morti soprattutto tra i civili, i giovani e i più deboli. 

Abbiamo bisogno in sostanza della rivoluzione del riconoscimento dell’altro!

Alla guerra, ormai permanente, la filosofia può mettere la parola ‘fine’, se impariamo la grande lezione etica della dialettica hegeliana e soprattutto se poi l’insegniamo ai politici, a coloro che malauguratamente ci comandano.

La filosofia dialettica e l’ONU 

Questo potrebbe, anzi dovrebbe diventare il programma pedagogico nelle scuole di tutto il mondo, organizzato dall’ONU. Perché, se è vero che l’ONU non ha potere militare, potrebbe avere però potere da un punto di vista culturale. Occorre che l’ONU prenda in mano le redini dello sviluppo futuro dell’umanità, anzitutto intervenendo con programmi scolastici mondiali al fine di educare i giovani cittadini del pianeta Terra a pensare in modo dialettico, ossia a riconoscersi nella propria comune umanità pur nelle rispettive differenze storiche e non a opporsi gli uni agli altri.

Cosa stiamo facendo noi in Europa per es. con il programma Erasmus? Stiamo dando ai giovani la possibilità di trascorrere un periodo di studi in altri paesi dell’Unione, allo scopo di conoscere altre mentalità, altri popoli, altri stili di vita. Ciò sta portando tanti giovani tedeschi, italiani, francesi, spagnoli ecc. a sentirsi ‘europei’, perché hanno imparato a conoscere ad apprezzare e quindi a riconoscere altre nazioni e altri popoli europei, che ora essi non sentono più come qualcosa di ‘estraneo’, ma di ‘simile’.

‘Conoscersi’ è, infatti, sempre il presupposto per ‘riconoscersi’, ma se i giovani russi, americani, cinesi ecc. non hanno contatti tra di loro, se non si conoscono, come potranno mai riconoscersi?

La rivoluzione filosofico-pedagogica mondiale

Questa è la vera rivoluzione cui dovremmo tendere come umanità, una rivoluzione filosofico-pedagogica mondiale. Tramite internet e altre innovazioni tecnologiche, oltre che per l’attuale semplicità di spostamento a livello mondiale, oggi tutto ciò è possibile. Basta volerlo!

Questa è anche la rivoluzione che sognavano Hegel, Schelling e Hölderlin a Tubinga, insieme anche a tanti altri giovani della Germania idealista e romantica di quel magnifico periodo storico,

C’è uno scritto molto suggestivo, non si sa bene a chi attribuirlo perché fu il risultato di un incontro postumo, nel 1797 quindi qualche anno dopo il periodo di studi universitari a Tubinga, in cui i tre amici si reincontrarono a Francoforte e Hegel, come da sua abitudine, trascrisse il seguente testo, forse dettato da uno di loro o elaborato insieme, non lo sapremo mai, anche se tutto fa pensare a Schelling come autore. Leggiamone la parte conclusiva.

Il più antico programma di sistema dell’idealismo tedesco

“In primo luogo parlerò qui di un’idea, alla quale, per quanto ne so, nessuno ancora ha pensato - noi dobbiamo avere una nuova mitologia, ma questa mitologia deve porsi a servizio delle idee, diventare mitologia della ragione.

Prima che le idee vengano da noi trasformate in forma estetica, cioè mitologica, nessun interesse esse suscitano nel popolo e viceversa prima che la mitologia sia razionale il filosofo deve vergognarsene. Alla fine dunque gli illuminati e quelli che non lo sono devono darsi la mano, la mitologia deve diventare filosofica e il popolo razionale, e la filosofia deve diventare mitologica, per rendere i filosofi sensibili. Allora regnerà eterna unità tra noi. Non più lo sguardo sprezzante, non più il cieco tremare del popolo dinanzi ai suoi sapienti e ai suoi preti. Allora soltanto ci attende uguale educazione di tutte le facoltà, del singolo come di tutti gli individui. Non sarà repressa più nessuna facoltà. Allora regnerà libertà universale e uguaglianza degli spiriti! - Un più alto spirito mandato dal cielo deve fondare tra noi questa nuova religione, l’ultima e più grande opera dell’umanità.”[14]

E ancora: come non menzionare queste bellissime parole di Hölderlin in una lettera al fratello Karl:

"Il mio amore è il genere umano, certamente non quello corrotto, schiavo, indolente come lo si incontra fin troppo spesso, anche nell’esperienza più limitata. Piuttosto amo la grande bella disposizione (Anlage) anche nell’uomo corrotto. Amo il genere umano (Geschlecht) dei secoli venturi. Perché questa è la mia speranza più cara (seeligste), la fede, che i nostri discendenti (Enkel) saranno migliori di noi, la libertà deve infine venire, e la virtù prospererà meglio nella libertà di una calda luce santa che nella zona glaciale del dispotismo. Noi viviamo in un periodo, in cui tutto prepara giorni migliori. Questi semi di illuminamento (Aufklärung), questi silenziosi desideri e sforzi di singoli per l’educazione del genere umano si diffonderanno e rafforzeranno e produrranno frutti meravigliosi. Vedi! caro Carlo! Questo è ciò a cui il mio cuore s’appiglia. Questo è lo scopo santo dei miei desideri e della mia attività - questo, che io nella nostra epoca risvegli le gemme (pianti i semi), che matureranno in un’epoca futura".[15]

La cultura tedesca dell’epoca, non solo la filosofia, ma anche la letteratura, in primis ovviamente Hölderlin, ma pensiamo anche a Goethe e a Schiller, a Herder e a Lessing, deve essere per noi come un faro che ci indichi la giusta strada da percorrere per pervenire alla meta che può essere solo la convivenza pacifica di tutta l’umanità sul pianeta Terra in condizioni dignitose per ogni essere umano, del tutto indipendentemente dal luogo fortuito e casuale della sua nascita.  

Questa è la forza enorme che ci viene dal messaggio lasciatoci da quei grandi intellettuali e, quanto più i tempi si fanno critici e bui, tanto più occorre tornare ad abbeverarci a quelle fonti di sapienza infinita.

Scopo del nostro seminario

Lo scopo principale del nostro seminario sarà, dunque, pire cosa veramente significhi pensare in modo dialettico, quindi non fermandosi mai all’analisi e all’opposizione, ma cercando sempre la sintesi e l’unificazione.

Questa è l’autentica lezione hegeliana, oggi più attuale e viva che mai!

Marco de Angelis

(21-24 novembre 2024)

 

INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE (parzialmente in tedesco)

Bibliographische Hinweise zum Hegel-Seminar

QUELLEN

Per quanto riguarda la bibliografia relativa al seminario, suggerisco di procurarvi in biblioteca (non necessariamente comprare perché sono molto cari) i seguenti testi di Hegel:

Gesammelte Werke Band 7:

https://www.pe.ruhr-uni-bochum.de/mam/hegel_edition/content/gw/gw_7.pdf

Hegels erste detaillierte Logik-Metaphysik, 1804-05

Gesammelte Werke Band 8:

https://www.pe.ruhr-uni-bochum.de/mam/hegel_edition/content/gw/gw_8.pdf

Diese Bände beinhalten das erste komplette System von Hegel, 1805-06, das er nicht veröffentlichte, jedoch immer mit sich bei allen Umzügen mitnahm. Es ist wichtig, da er dieses System komplett frei ohne Kontrolle und Zensur schreiben durfte.

Gesammelte Werke Band 11:

https://www.pe.ruhr-uni-bochum.de/mam/hegel_edition/content/gw/gw_11.pdf

Auch eine andere Ausgabe des ersten Bandes der Wissenschaft der Logik, 1812-14, wäre gut.

Gesammelte Werke Band 12:

https://www.pe.ruhr-uni-bochum.de/mam/hegel_edition/content/gw/gw_12.pdf

Auch eine andere Ausgabe des zweiten Bandes der Wissenschaft der Logik, 1816, wäre gut.

Gesammelte Werke Band 13:

https://www.pe.ruhr-uni-bochum.de/mam/hegel_edition/content/gw/gw_13.pdf

Erste Ausgabe, 1817, der Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaften. Auch eine andere Ausgabe wäre gut.

Gesammelte Werke Band 14:

https://www.pe.ruhr-uni-bochum.de/mam/hegel_edition/content/gw/gw_14_1.pdf

Hegels Grundlinien der Philosophie des Rechts. Auch eine andere Ausgabe wäre gut.

Gesammelte Werke Band 19:

https://www.pe.ruhr-uni-bochum.de/mam/hegel_edition/content/gw/gw_19.pdf

Zweite Ausgabe, 1827, der Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse. Auch eine andere Ausgabe wäre gut.

Gesammelte Werke Band 20:

https://www.pe.ruhr-uni-bochum.de/mam/hegel_edition/content/gw/gw_20.pdf

Dritte Ausgabe, 1830, der Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse. Auch eine andere Ausgabe wäre gut.

Ich werde, soweit es möglich ist, Internet verwenden und Texte die sich darin offiziell veröffentlicht sind (z.B. auf www.zeno.org). Weitere kleine Hegeltexte werde ich selber transkribieren.

SEKUNDÄRLITERATUR:

Rosenkranz, Karl: Hegel‘s Leben (Or.: 1844, es gibt mehrere neue Editionen, online hier: https://archive.org/details/georgwilhelmfri41hegegoog)

Unverzichtbare Hegels Biographie, da sie viele Texte Hegels enthält, die als  verschollen gelten.

Hoffmann, Thomas Sören: Georg Wilhelm Friedrich Hegel: Eine Propädeutik. Matrix Verlag, 2020

https://www.thalia.de/shop/home/artikeldetails/A1023564612

(Ich empfehle, das Buch zu kaufen, es ist nicht so teuer wie die Gesammelte Werke Hegels)

Hoffmann, Thomas Sören: Le specificità della fortuna di Hegel in Italia nel contesto dell’hegelismo internazionale dell’Ottocento, in: Marco Diamanti (Hg.), La fortuna di Hegel in Italia nell’Ottocento, Neapel 2020, 89-106.

(Deutsches Original vorhanden. Bitte mich kontaktieren)

Hoffmann, Thomas Sören – Hardy, Neumann: Hegel und das Projekt einer philosophischen Enzyklopädie (Duncker & Humblot, 2019)

https://www.jstor.org/stable/j.ctv2k88j3j

Literatur über die objektive Bedeutung von Hegels Philosophie auf der Grundlage der dialektischen Entwicklung Hegels

de Angelis, Marco:

Die dialektische Entwicklung Hegels (1785-1806):
Entstehung und Bedeutung seines philosophischen Systems

(Papierveröffentlichung in Vorbereitung; Digitale, vorübergehende Fassung hier: https://www.philosophyforfuture.org/de/news-402/2024-dialektische-entwicklung-und-echte-bedeutung-von-hegels-philosophie.html)

Weitere digitale Fassung, mehr in Form von Erzählung, hier: https://www.philosophyforfuture.org/de/news-292/deutsch-italienische-initiative-1-e8220-hegel-f_r-allee8221-.html

https://www.youtube.com/@philosophyforfuture-org4359Videos hier:

Objektive Bedeutung von Hegels Philosophie als VernunftreligionEs ist mein Youtube Kanal. Es befinden sich mehrere Videos unter dem Titel:  

Es sind alle Vorlesungen, die ich für das Hagener Seminar im vergangenen Sommersemester abgehalten habe.

Demnächst werde ich eine Playlist herstellen.

Literatur über einen neuen dialektischen Idealismus auf der Grundlage von Hegel

De Angelis, Marco: Philosophie für alle. Möhnesee 2016

Philosophie für alle (1.0) Manifest für die philosophische Identität des europäischen Volkes : De Angelis, Marco: Amazon.de: Bücher

Jetzt online hier: https://www.philosophyforfuture.org/de/news-386/2016c-philosophie-f_r-alle-manifest-f_r-die-philosophische-identit_t-des-europ_ischen-volkes.html

(Bitte mich kontaktieren, falls Sie das Buch erwerben möchten.)

Ich habe viele sowohl historischen als auch philosophischen Forschungen zu der hier angesprochen Problematik geführt, die ich alle auf der philosophischen Plattform veröffentlicht habe www.philosophyforfuture.org. Hier ist der Link:

https://www.philosophyforfuture.org/de/news-504/um-zu-vertiefen.html


[1]) Infolink sui concetti di ‘Sapienza e ‘Saggezza’ qui (sapienza) e qui (saggezza).

[2]) Link d’informazione sul Manifesto di Ventotene qui; Link al testo qui.

[3]) Link al testo qui.

[4]) Link informativo su Coudenhove-Kalergi qui; Link al movimento politico Paneuropa qui; Link al testo del libro Paneuropa qui.

[5]) Link informativo su Ursula Hirschmann qui.

[7]) In: Epistolario, p. 107

[8]) Fonte: I. Kant: Die Religion innerhalb der Grenzen der bloßen Vernunft (1793); link informativo qui; link al testo qui.

[9]) Ho trattato in modo approfondito il saggio di Kant del 1793 e la sua influenza sui giovani studenti dello Stift di Tubinga in un saggio pubblicato ora online qui.

[10]) In: Epistolario, p. 109

[11]) Ibidem, p. 117

[12]) Link alla fonte qui.

[13]) Link al testo qui.

[15]) In: Stuttgarter Ausgabe (StA), VI/1, p. 92

 

 

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