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RESOCONTO dell’INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA del 21 aprile 2023 a Monaco di Baviera su skype,

RESOCONTO dell’INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA del 21 aprile 2023 a Monaco di Baviera su skype,

RESOCONTO dell’INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA del 21 aprile 2023 a Monaco di Baviera su skype,
sponsorizzato da Società Dante Alighieri, Monaco di Baviera e.v.
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   Ci siamo collegati in 9, di cui 1 da Trois-Rivière, Québec (Canada), 4 dall’Italia e cioè da Milano, da Perugia, da Caravaggio (Bergamo) e da Cogoleto (Genova) e 4 dalla Germania, di cui 3 da qui da Monaco, con provenienza da Monaco, dalla Sicilia e da Roma e 1 da Eichstetten con provenienza dalla Turingia.
   I nostri incontri si stanno finalmente allargando, come da tempo speravo. Gli italiani e gli italianofili sono quasi dappertutto ormai ed incontrarci, con punti di vista così diversi, diventa sempre più interessante, Le nostre storie s’intrecciano le une con le altre, formando la grande storia degli italiani emigrati, degli italiani rimasti e degli italianofili, collegarsi per crederci. La tecnica ci sta aiutando molto.
   Ripeto, non tutti i contributi all’incontro saranno probabilmente di vostro gradimento. Saltatene tranquillamente allora qualcuno, ma andate avanti fino in fondo, se solo potete:

- Così Susanne della Turingia, ma da Eichstetten con Silvia Ferreri, La madre di Eva, Neo Ed.,2017:
"Sono qui Eva, sono accanto a te. Sono seduta nel corridoio freddo di fianco alla sala operatoria, dove tu sei sdraiata, nuda, per l’ultima volta donna, bambina, femmina.
Non mi senti e non mi vedi ma sono qui. Non ti lascio. Ho promesso che ci sarei stata fino alla fine e sono qui. Ti ho portata in capo al mondo a farti smembrare come un agnello sacrificale e resto con te fino al compimento di questo sacrificio estremo. Fino a quando tu non sarai più tu e al posto tuo ci sarà una persona nuova. […]

Ci sono genitori i cui figli a vent’anni sono campioni di nuoto o di ginnastica. Li guardano in televisione insieme agli amici e ai parenti, quando gareggiano lontano da casa. Oppure li seguono gara per gara. Li accompagnano, li incitano. Li vedi inquadrati mentre sventolano bandiere italiane con la luce degli occhi che dice al mondo intero: è mio figlio, lo vedete è mio figlio. E ci sono genitori che hanno figli che a vent’anni muoiono su una strada, lasciano la vita contro un guardrail o a un incrocio non rispettato. […] Ci sono genitori che hanno figli che vanno lontano, figli che si sposano, che divorziano. Figli che fanno figli. E ci sono genitori che hanno figli che cambiano sesso. A diciotto anni. Dopo una vita passata a guardarti con gli occhi sbagliati."

E con Francesca Melandri, Eva dorme, Mondadori, 2010:

"Dall’aeroporto di Monaco a casa mia ci sono tre ore di auto e due frontiere. Quand’ero ragazza mi eccitava, questo doppio confine a ridosso della nostra terra. Me la faceva sentire prossima al vasto mondo, all’altrove, all’ignoto. Erano i tempi in cui […] le dogane europee erano segnate da veri passaggi a livello bianchi e rossi, da uomini in divisa con l’aria di chi non scherza e potrebbe negarti il passaggio, perfino arrestarti. Il passo del Brennero, poi, come frontiera, faceva la sua bella figura: cupo, opprimente, con una stazione ferroviaria cavernosa da film di spie. Ora l’emozione di quel tempo non c’è più: quando si passa la strettaporta che dal Nordeuropa conduce in Italia non controllano nemmeno il bollo dell’auto. O insomma, quasi. Dopo Sterzing/Vipiteno, poco prima di Franzensfeste/Fortezza, Carlo ha fermato all’Autobahnraststätte/Autogrill e ci siamo mangiati un belegtesBrötchen/panino. Poi siamo usciti dall’Autobahn/autostrada e abbiamo pagato al Mautstelle/casello. Sulla sua Volvo, che meno male è svedese e quindi non si traduce né in tedesco né in italiano. Benvenuti in Südtirol/Alto Adige, regno del bilinguismo.
Superiamo varie uscite finché, lasciata l’autostrada, entriamo in una valle ampia e luminosa. […] Questa è la valle dove sono nata io. […]

Eva ha preso una decisione. Se ci sarà un altro censimento di appartenenza linguistica, nel compilare la Sprachgruppenzugehörigkeitserklärung, alla voce ´etnia´ scriverà: CINESE. In fondo, sua madre è nata a Shanghai."

Grazie Susanne per la qualità dei tuoi contributi.


- Così Eva di e da Monaco con alcune righe  prese dal  suo documentario su Michelangelo:
"La storia degli affreschi della Capella Sistina.
Michelangelo è diventato lo shootingstar del suo tempo con la scultura del David. Per questo Papa Giulio II vorrebbe ora 40 sculture grandiose come il David per la propria tomba. Michelangelo stesso lavora nelle cave di marmo a Carrara,  per portare via dalla montagna 40 impeccabili colonne di marmo delle misure del Davide. Ci sono morti e feriti tra i suoi cavatori.
Ma poi il Papa le respinge, dicendo che non  le vuole più.
Nasce alloora una disputa piuttosto aspra con il Papa. Michelangelo sta trattando per la prima volta con un committente, con il committente più potente di tutti.
Il Papa invece decreta ora, che lo scultore debba dipingere la volta della Cappella Sistina con 12 apostoli. Sono 540 metri quadrati di soffitto a 20 metri d’altezza. Michelangelo si infuria. Dice:"Solo dodici apostoli? In realtà questa è una cosa piuttosto povera, io voglio di più!"
Tutti avrebbero detto: "Ok, tu sei un artista e il Papa è il Papa ed  è lui che comanda.  Potresti allora mostrarti disposto a fare compromessi." Ma Michelangelo non era disposto a fare nessun compromesso. Era in cerca di guai, si direbbe oggi.
Ma alla fine ottiene quello che voleva alle sue condizioni: un affresco sul soffitto secondo le sue idee e per un buon compenso.
Vuole dipingere sul soffitto niente meno che la storia della creazione con 40 figure. Per questo il firmamento deve essere tolto completamente e intonacato di nuovo.
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Michelangelo è il primo artista nella storia dell’arte ad essere consapevole del valore della sua arte. Questa consapevolezza lo porta a porsi quasi alla pari del Papa.
Michelangelo non aveva quasi nessuna esperienza con la tecnica dell’affresco. Aveva abbandonato l’apprendistato molto presto. Per andare sul sicuro, assume allora tre affreschisti professionisti, che conosce bene a Firenze.
Per la verità è un rischio per il Papa commissionare un dipinto così difficile a uno scultore, che in fondo si considera solo uno scultore. Ma d’altra parte è stata una scommessa anche per Michelangelo accettare l’incarico.
La collaborazione con i 3 affreschisti di Firenze alle lunghe non va bene. Michelangelo li congeda e prosegue da solo. Michelangelo è una persona solitaria, che non lavora affatto bene in gruppo, anzi vuole fare tutto da solo.
Dipinge il primo affresco, il Diluvio, con molte figure e dettagli. Ma succede un disastro.  L’affresco si ammuffisce! Sì! Dappertutto muffa! Lo sforzo enorme del suo lavoro non è servito a nulla. Deve raschiare a fondo tutto e ricominciare daccapo.
Scrive al padre: "È colpa mia, perché sono stato troppo presuntuoso. Ho voluto fare qualcosa che non sapevo fare".
Per il Papa poi i lavori non procedono abbastanza velocemente. Minaccia allora di spingere Michelangelo giù dall’impalcatura, 20 metri in basso, se non finisce presto.
Ma Michelangelo è un artista che lotta.  Deve dipingere le figure in alto, per tutto il tempo con la testa piegata sul collo, lottare con le tecniche, fino a trovare la forma ideale e incominciare ad usare il gesso grezzo, come superficie di colore in modo virtuoso. - Nessuno l’aveva mai fatto prima di lui.
Sotto le mani di Michelangelo, l’affresco si compone  veloce.  E finisce così per diventare davvero il più grande affreschista del mondo in pochi mesi."
Grazie Eva anche a te per la qualità dei tuoi contributi.


- Così Lina di Laval, ma da Trois-Rivière, Québec:
"Un pomeriggio con le amiche
Ho un’amica, adesso in pensione,  che prima era professoressa di moda in un liceo. Andava spesso a Milano e così  aveva finito per imparato l’italiano.  Un’altra amica era nel coro nel quale canto da anni ed aveva avuto anche lei la curiosità e la voglia di imparare l’italiano. Così ho organizzato degli incontri "italiani" a casa mia, poiché si trova a metà strada tra l’una e l’altra.
Lo scopo era quello di chiacchierare in italiano secondo la nostra fantasia.
Un giorno, per cambiare, l’ex professoressa ci ha invitate a casa sua. Con il marito  aveva fatto costruire una casa con tronchi d’albero interi, disposti l’uno sopra l’altro con vista sul lago dei Missionari. La particolarità era che la casa era orientata in modo tale, da poter vedere il lago da qualsiasi finestra. Ci aveva invitate a bere qualcosa in un pomeriggio invernale. La collega del coro era venuta a casa mia. Prendemmo poi la mia macchina per fare gli ultimi 35 km. Lei aveva portato con sé  un borsone, che aveva subito lasciato all’entrata della casa.
Ci siamo sedute davanti al camino per parlare di tanti argomenti interessanti e di tanto in tanto loro si giravano verso me, quando gli sfuggiva qualche parola italiana.
Il cane, enorme, era sdraiato per terra tutto tranquillo, alzando un orecchio ogni tanto.
All’ora di tornare a casa, faceva già buio. L’amica rovistò a lungo dentro al borsone lasciato all’entrata per trovava i suoi guanti.
Ma poi mi dice:"non fa freddo, allora aspetto di arrivare a casa per cercarli meglio fino in fondo".
Arrivate a casa mia, lei prende la sua macchina e se ne va.
Poi a casa  ha scoperto una cosa strana e subito mi ha telefonato.
In fondo alla borsa c’era un osso, depositato lì dal cane in cambio... dei guanti.
Questa cosa, capitata circa 10 anni fa, mi ha fatto ridere a squarciagola per settimane".

Grazie cara Lina, molto divertente.

- Così Loredana di Treviso, ma da Caravaggio, ci ha parlato di Cesare Pavese e ci ha letto uno dei DIALOGHI CON LEUCÒ  
da GLI DÈI
207-209 Oscar Mondadori da Einaudi 1972:
   
"Ho cercato di comunicare il legame che vivo tra letteratura e teologia e ho cercato di farlo attraverso un testo letterario che ha segnato la mia formazione fin dai tempi del Liceo. Parla di due amici che si inerpicano su una montagna; la solitudine, l’atmosfera, il paesaggio porta il loro pensiero a tempi molto antichi, quando altri uomini hanno vissuto le stesse circostanze e si sono interrogati su ciò che stavano vivendo e provando.   

Gli incontri con gli dèi che gli antichi hanno vissuto, vengono qui evocati con nostalgia, quasi con la certezza che essi fossero veri e che si sia perduta la possibilità di viverli ancora. Il mio lavoro teologico, mi occupo soprattutto di mistica, ricerca proprio questi incontri perduti con ciò che di divino si manifesta, anche solo nella natura che ci circonda, con ciò che è oltre la superficie del quotidiano e che ci lascia sospesi su una domanda di senso, a cui spesso non riusciamo o non vogliamo dare corso e che ci apre sul mistero dell’esistenza.
Pavese, grande scrittore italiano della prima metà del Novecento, morto suicida nel 1950, sul comodino  vicino al letto dove lo hanno trovato cadavere, aveva lasciato proprio questo libro, con una nota a matita che era una specie di testamento. Era questo dunque il testo guida di Pavese, sempre molto indipendente rispetto alle ideologie, in cui apriva alla narrazione mitica come luogo di espressione dell’umano più originario, come traccia di ciò che più profondamente ci abita e che spesso non incontriamo. Il lavoro teologico che cerco di mettere in atto cerca di comprendere queste esperienze fondamentali, spesso espresse attraverso la narrazione o la parola poetica, così come in questo evocativo testo di Cesare Pavese."

Grazie Loredana e buon lavoro. Alla prossima.


- Così Francesco di e da Perugia con queste sue belle poesie romantiche:
Quando ti incontrerò
avrò paura,
di non bastare
ai miei sogni,
alle tue voglie.
Allora tramuterai
in pantera:
manto scuro
profondo
come i tuoi occhi.
Mi lascerò graffiare
schiena e gambe,
abbandonandomi
al tuo bacio ferino,
alla natura
che traborda.

Voglio prendere residenza
su quel neo che hai sopra il seno,
narciso bianco
da odorare e sfiorare.
Essere vicino al mento
per mordicchiarlo a piacimento,
infilare le mani tra i tuoi capelli
e fondere i nostri sorrisi.
Poi comincerei a scendere,
ma qui la pudicizia
sopravanza il trasporto,
e mi sveglio affamato.

Ti meriti
Il profumo del pane caldo
che scioglie lo stomaco.
Un pacifico risveglio
ninnata dal lento borbottio
del caffè che sale.
L’altalena di quando eri bambina
e lo stesso sguardo
entusiasta al cielo.
Una cascata di panna montata,
il sole in faccia
e un motivetto da canticchiare
mentre te ne vai dove vuoi.
Occhiali da sole
per nascondere la timidezza,
uno smalto colorato
licenzioso e invogliante.
Uno specchio incantato
che ti rimandi l’immagine
che ho di te.
Un ranocchio
che non smetta di cantarti
anche quando non hai voglia
né di ascoltarlo,
né tanto meno di baciarlo.
Occhi che ti guardino
pieni di fuoco e brama.
Qualcuno che ti mangi le labbra
capace di saziarsi
solo coi tuoi baci.
Un sussulto
che ti scuota dalle fondamenta.
Uno che si prenda tutto il tempo
per ascoltarti,
innamorato al solo sentire
i tuoi pensieri zampillare
mentre mischi ansie a slanci.
Qualcuno che a volte
ti dica pure che sei pessima,
un vero tribbolo divino.
Uno che si riempia di tatuaggi
per nascondere i segni che la vita
gli ha lasciato sulla pelle.
Uno che farebbe di tutto
per sentirsi dire che vi somigliate,
che siete vicini.

Di tutta la confusione
dei baci implorati,
strappati, estorti,
rubati e donati;
di tutta la foga,
della travolgente
fame chimica
del tuo profumo;
di tutta la cieca bramosia
dello stringerti,
insaziabile sete di possesso
che stordisce il senno;
alla fine rimane la tua anima,
impalpabile eterno tatuaggio,
un’esperienza vergata
con la punta intinta
nelle nostre emozioni.
Su tutto la percezione,
di come fosse bello,
libero, naturale."

Grazie Francesco, per la tua dolcezza.


- Così Cristina di Haifa, ma da Milano con:
1- Habibti, edito dalla Talos Edizioni 2023, l’incipit del mio primo romanzo:
"Mentre il paesaggio scorreva come un frettoloso cambio di scenografia sotto i suoi occhi stanchi, Sara restò appoggiata allo sportello della macchina per farsi cullare dal vento fresco della sera che le portava alle narici l’odore acre della salsedine. Per tutto il tragitto che l’aveva portata da casa di Amir all’ingresso dell’autostrada per Tel Aviv il taxi in cui si trovava aveva costeggiato la linea del mare corteggiandola e ritrovandola ad ogni svolta. Penelope si era addormentata appoggiandole la testa sulla spalla e Sara cercò di non svegliarla sistemandosi cautamente sul sedile; pensò che la guida spericolata del tassista lo avrebbe fatto al posto suo al prossimo scossone. L’uomo, un signore tarchiato e senza capelli, doveva aver intuito l’urgenza della sua chiamata. Si era infatti lanciato in una corsa sfrenata verso l’aeroporto, suscitando in Sara il dubbio di essere inseguita dal diavolo in persona. Chi si ferma è perduto, le venne in mente il titolo di quel vecchio film italiano visto con sua madre una sera di vent’anni prima.
Nel buio dell’abitacolo, Sara tirò fuori il cellulare e sbirciò l’ora; immaginò che a quel punto la sua precipitosa fuga fosse stata già notata. Ripose lo smartphone e tornò a guardare il mare."

2- Un estratto di un mio romanzo inedito intitolato -Le notti di Beirut-:
"Non c’era un posto in tutta Londra che fosse remoto e quieto come il cimitero di Highgate di prima mattina.
Quando i suoi pensieri si facevano assordanti, accavallandosi nella sua testa come una nidiata di formiche impazzite, aveva preso l’abitudine di immergersi nel silenzio di quei sentieri disarticolati, passeggiando a lungo sotto lo sguardo severo e vigile degli alberi che li costeggiavano gettando la loro ombra sui pochi passanti nei mesi caldi e spaventando le coppiette in cerca di intimità in quelli freddi, quando prendevano le sembianze di mani scheletriche che sembravano voler sfuggire alla stretta soffocante del terreno.
Non sembravano arti spaventosi quando erano ricoperti di neve come quella mattina, però. Parevano delle vele sbrindellate e scosse da un vento tumultuoso, senza pietà. Pensò che più che paura le facevano pena. A che cosa poteva servire una vela sbrindellata? Il vento non poteva che peggiorare le sue ferite, ridurla a pezzi giorno per giorno.
Di inverno, il cimitero aveva tutto un altro fascino. Lo aveva scoperto appena trasferita lì, un pomeriggio di giugno, passeggiando per il quartiere e risalendo la strada che portava da casa sua a quell’area isolata, costeggiata da un’unica strada. Aveva avuto molti mesi a disposizione per esplorarlo e con il tempo aveva imparato gli orari migliori, qual erano gli angoli adatti ad una lettura sotto il sole, quali le tombe più particolari da visitare.
Aveva chiesto al custode, un uomo basso e paffuto che si occupava di spazzare i sentieri ogni giorno, e le aveva fornito tutte le informazioni necessarie.
Grazie a lui aveva scoperto che nella zona ovest, dopo una salita che si inerpicava nel fitto di quello che sembrava un bosco incantato, esisteva un’area del cimitero interamente dedicata all’architettura egizia, con grandi obelischi ed un ingresso maestoso. Tom, quello il nome del custode, doveva averla scambiata per un’egiziana."
Grazie Cristina, a leggerli i tuoi testi acquistano anche più valore.


- Così Anna di Genova ma da Cogoleto con Wislawa Szymborska
da: Vista con granello di sabbia:
"La stazione
Il mio non arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.
Sei stato avvertito
con una lettera non spedita.
Hai fatto in tempo a non venire
all’ora prevista.
Il treno è arrivato sul terzo binario.
È scesa molta gente.
La mia persona, assente,
si è avviata all’uscita tra la folla.
Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.
A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.
Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.
La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.
L’insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.
È avvenuto perfino
l’incontro fissato.
Fuori dalla portata
della nostra presenza.
Nel paradiso perduto
della probabilità.
Altrove.
Altrove.
Come risuona questa parolina."


E poi con una sua poesia:

"Dopo il temporale notturno
Tremule pozze
sparse
che la notte ha lasciato
sulla via,
scomposti frammenti
vibranti
di messaggi sfuggenti,
di formule lontane,
precari specchi
di verità
remote."

Grazie Anna, anche per il tuo strenuo impegno a dominare la tecnica.


- Roberta, siciliana, ma da qui da Monaco, ci ha parlato del suo sogno di organizzare, con una sua cara amica, uno spettacolo di poesia e danza, un affascinante spettacolo che unisca la lingua, che il corpo che danza parla, con la limgua della poesia. È una bellissima idea. Chi la volesse aiutare me lo dica, che passo volentieri il contatto.


- Io di Roma, ma da qui da Monaco ho letto questi miei ricordi:
"Stavo pensando......
(non so perché)
stavo pensando a certe scenette vissute,
per esempio a quella di mio zio,
stimato notaio romano,
che per scherzo,
ma non troppo,
si lamentava con mia zia
di qualcuno
che nella sua fantasia
lo stava disturbando:
“Vedi Teresa, mi disturba!”,
diceva a volte
(naturalmente non c’era nessuno
intorno, oltre a noi)
ed a lei che materna
lo compativa
e rassicurava.
Stavo cercando
il messaggio contenuto
in questa ricorrente scenetta,
non so perché,
forse è lì che è nascosto
tutto
il senso.

Chi la mattina in ufficio
cerca almeno qualcuno
nella stanza,
che si ricordi ancora
del bel tramonto
di ieri.
Chi finalmente
ha un po’ imparato
da solo
a galleggiare,
con piccoli movimenti
sereni
dei piedi e delle mani.
Chi da tempo
si aggira invece
ormai
nei dintorni
del fondo.
Chi è stato salvato
proprio da quelle persone
che lui
da subito
aveva istintivamente rispettato.
Ma lui non l’ammette.
Chi va incerto
verso un improbabile centro
da qualche parte
nello spazio.
Chi pare miri
molto più sicuro,
più o meno al centro
esatto della terra.
C’è praticamente
direi
di tutto."

Grazie per l’attenzione.
Un caro saluto
giulio
ps.. Chi riconosce l’importanza formativa di questa iniziativa, senza fini di lucro e che dura ormai da 23 anni, può anche un po’ sostenerla economicamente con un piccolo versamento sul c.c. HypoVereinsbank, giulio bailetti, Kontonummer 6860168020, Bankleitzahl 70020270, IBAN DE69700202706860168020, BIC HYVEDEMMXXX oppure sul mio Paypal: paypalme/letteraturaspontanea Grazie, comincio a diventare vecchio e ve ne sarei molto grato!

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