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RESOCONTO dell’INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA del 28 aprile 2023 a Monaco di Baviera di persona e

RESOCONTO dell’INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA del 28 aprile 2023 a Monaco di Baviera di persona e

RESOCONTO dell’INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA del 28 aprile 2023 a Monaco di Baviera di persona e su skype,
sponsorizzato da Società Dante Alighieri, Monaco di Baviera e.v.
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   Ci siamo collegati in 13, di cui 3 online, da Trois-Rivière, Québec (Canada), da Cogoleto (Genova) e dal treno Monaco-Bologna e 10 di persona da qui da Monaco con provenienza da Cremona, da Cancello (Caserta), da Livorno, da Gravina di Puglia (Bari) 2, da Roma, da Monaco 3 e da Eichstaett.
   È stata una prova di un incontro sia di persona, che online. Di persona è andata abbastanza bene, online un po’ meno, con scarsa partecipazione. La ripeteremo di tanto in tanto, credo.
      I nostri incontri si stanno finalmente allargando, come da tempo speravo. Gli italiani e gli italianofili sono quasi dappertutto ormai ed incontrarci, con punti di vista così diversi, diventa sempre più affascinante, Le nostre storie s’intrecciano le une con le altre, formando la grande storia degli italiani emigrati, degli italiani rimasti e degli italianofili, collegarsi per crederci. La tecnica ci sta aiutando molto.
   Ripeto, non tutti i contributi all’incontro saranno probabilmente di vostro gradimento. Saltatene tranquillamente allora qualcuno, ma andate avanti fino in fondo, se solo potete:

- Così Walter, italo-tedesco di e da Monaco:
"Dove vanno a morire gli uccelli?

Mi chiedo spesso: dove muoiano gli uccelli? Dovrebbero morirne più degli uomini, poiché la durata della vita di un passero o di un merlo è solo una frazione della vita umana.
Ma dove? Dove muoiono, dove vanno a morire? Certo, l’uno o l’altro uccello morto se lo porta il gatto o la volpe, ma non tutti! Quante volte una persona muore in movimento, crolla con un infarto cardiaco, mentre corre o mentre è al lavoro. Perché gli uccelli non muoiono anche loro in volo e cadono per terra come frutti troppo maturi? Non ho mai visto cadere una rondine dal cielo, non ho mai visto un merlo madre morto nel nido. Sì, di tanto in tanto una cinciallegra sfacciata vola dritto contro il vetro della finesta e ora giace morta a terra, una palla di piume blu e gialla senza vita. Ma la massa degli uccelli morti dov’è? Dov’è il loro „cimitero degli elefanti“, nel quale i vecchi e gli stanchi si ritirano per espirare la propria vita in compagnia dei loro cari? Non dovrebb’essere il terreno cosparso di uccelli di ogni tipo? Non ho mai visto un falco morto e così attacco i miei pensieri alle ali di costoro che volano rapidamente e li faccio portare nel lontano azzurro celeste, li lascio ruzzare ed immergersi nel blu profondo. Quando scendono fulmineamente in picchiata tra le nuvole su quelle stesse ali e ritornano da me, allora son convinto che abbiano fatto un’escursione nell’eternità. Penso a quella bella tradizione araba, secondo la quale le rondini spariscono d’estate per volare in paradiso e sussurare le preghiere dei fedeli nelle orecchie di Allah. E così sono quasi tentato di chiedere: Ma veramente muiono gli uccelli?
Non spariscono solo dai nostri sguardi per nascondersi in boschi e siepi, o dietro le nuvole, unici relitti di un‘immortalità paradisiaca?

Grazie Walter sentivamo la tua mancanza!

-Così Lina di Gravina di Puglia, ma da qui da Monaco:

"Racconto di un  viaggio
Quasi un anno fa ho deciso di voler dare una svolta alla mia vita e di dire addio a fine anno alla mia carriera lavorativa e di organizzarmene una nuova per il futuro.

Per rendere il passaggio meno traumatico, tipo da 100 a 0%,  avevo pensato a un viaggio proprio a cavallo del 2022/2023. Il mio sogno era l’America, New York. Anche se ci ero già stata altre volte, volevo vivere l’atmosfera del Capodanno e poi continuare il mio viaggio in treno fino Miami.
Già in estate avevo acquistato il mio biglietto aereo e avevo preventivato di stare via tre settimane. Inizialmente avevo comprato solo il biglietto di viaggio, perché pensavo che, se ci avessi ripensato, non avrei perso tantissimo.
Nei mesi a venire sono stata molto combattuta, se farlo veramente. Prevedevo di partire da sola. Già altre volte ero partita da sola, muovendomi però nella “confort zone” del tutto organizzato, ma questa volta era diverso!  E pertanto nutrivo parecchi dubbi sulla mia capacità di riuscirci. In autunno poi sono nati piccoli intoppi, che mi hanno ulteriormente disorientata e creato delle perplessità, però poi alla fine ho deciso di partire lo stesso e di mettermi alla prova e solo allora ho prenotato il mio alloggio. Però solo a NY, per il resto volevo lasciare al caso.
Sono partita il 29 Dicembre da Monaco, il viaggio nell’aereo al completo è andato benissimo e sono stata a mio agio, percependo l’allegria degli altri viaggiatori. Sono arrivata all’aeroporto di Newark e poi con l’autobus fino a Time Square. Nel frattempo si erano fatte circa le 21, però li sembrava fosse mezzogiorno, tanto era la quantità della gente in giro. Quasi mi sentivo a casa, constatando quanti italiani ci fossero. Dopo aver raggiunto il mio albergo e preso possesso della mia camera, ho sentito una grande soddisfazione, per aver deciso comunque di partire.
A New York mi sono fermata 5 giorni, tempo bellissimo, quasi primaverile. E pensare che prima di partire si era parlato di tempo freddisimo. Ho girato la città in lungo e in largo a piedi. Trovo che questo sia il modo più bello di vivere i posti che si visitano, perché ti permettono di scoprire angoli veramente particolari e inaspettati. In albergo ho conosciuto una coppia di italiani carinissimi, che mi hanno fatto compagnia durante le lunghe colazioni (iniziate per via del jet leg già alle 7) e con cui ho avuto modo di scambiare esperienze e consigli su cosa visitare.
Invece di continuare il mio viaggio scendendo lungo la costa orientale in treno, ho poi deciso di andare a Miami in aereo. Anche qui l’impatto è stato molto positivo. Lì mi sono fermata altri 5 giorni, macinando anche ogni giorno a piedi chilometri e chilometri.
Poi ho deciso di spostarmi a Fort Lauderdale. Cercando un alloggio, mi sono lasciata un poco inspirare dal nome “Napoli Belmar Resort” e guarda caso, quando sono arrivata, ho constatato che la direzione del resort era italiana. Angela, originaria di Capri ma in America dagli inizi degli anni 80, mi ha accolta benissimo e nel corso del mio soggiorno abbiamo potuto paragonare un poco le nostre condizioni di italiane all’estero.
A Fort Lauderdale passeggiando lungo la spiaggia, ho avuto il piacere di conoscere tanti italiani andati via dall’Italia, di prima e di seconda generazione. Molti di loro vivono ora in Canada.
Il sole, le passeggiate è stato tutto bellissimo…. Poi sono tornata a casa, felicissima di tornare, ma con il rimpianto di quello che avevo vissuto.
In definitiva devo dire che questo viaggio mi ha permesso di scoprire in me tante risorse e mi ha molto fortificato e, nonostante fossi sola, non ho mai sofferto la solitudine."

Grazie Lina di avercela fatta e di avercelo raccontato! Ti aspettiamo ancora.

- Così Susanne di Eichstaett con: Carlo Goldoni, La locandiera (1753).
Atto primo, Scena nona:
"Mirandolina (sola): Uh, che mai ha detto! L’eccellentissimo signor Marchese Arsura mi sposerebbe? Eppure, se mi volesse sposare, vi sarebbe una piccola difficoltà. Io non lo vorrei. Mi piace l’arròsto, e del fumo non so che farne. Se avessi sposati tutti quelli che hanno detto volermi, oh, avrei pure tanti mariti! Quanti arrivano a questa locanda, tutti di me s’innamorano, tutti mi fanno i cascamorti; e tanti e tanti mi esibiscono di sposarmi a dirittura. E questo signor Cavaliere, rustico come un orso, mi tratta sì bruscamente? Questi è il primo forestiere capitato alla mia locanda, il quale non abbia avuto piacere di trattare con me. Non dico che tutti in un salto s’abbiano a innamorare: ma disprezzarmi così? È una cosa che mi muove la bileterribilmente. È nemico delle donne? Non le può vedere? Povero pazzo! Non avrà ancora trovato quella che sappia fare. Ma la troverà. La troverà. E chi sa che non l’abbia trovata? Con questi per l’appunto mi ci metto di picca. Quei che mi corrono dietro, presto presto mi annoiano. La nobiltà non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo. Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne. A maritarmi non ci penso nemmeno; non ho bisogno di nessuno; vivo onestamente, e godo la mia libertà. Tratto con tutti, ma non m’innamoro mai di nessuno. Voglio burlarmi di tante caricature di amanti spasimati; e voglio usar tutta l’arte per vincere, abbattere e conquassare quei cuori barbari e duri che son nemici di noi, che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura."

E poi ancora con :Gianni Rodari

Il museo degli errori
"Signori e signore,
venite a visitare
il museo degli errori,
delle perle più rare.
Osservate da questa parte
lo strano animale gato:
ha tre zampe, un solo baffo
e dai topi viene cacciato.
Nel secondo reparto
c’è l’ago Maggiore:
provate a fare un tuffo,
sentirete che bruciore.
Ora tenete il fiato:
l’eterna “roma” vedremo
tornata piccola, piccola
come ai tempi di Romolo e Remo.
Per colpa di una minuscola
la storia gira all’indietro:
questa “roma” ci sta tutta
sotto la cupola di San Pietro.

Grazie Susanne anche di essere venuta qui di persona, mezza giornata andata e ritorno.

- Così Maria di Gravina di Puglia con
"Incontro in treno (appartenenza)

Al ritorno in treno, mi trovo all’entrata del primo vagone, stretta tra gli altri passeggeri, addossata ad un sostegno di tessuto imbottito di colore  azzurro e bianco, situato sotto ad una spalliera di vetro. Non è una sedia, ma è all’altezza del sedere, tant’è che mi ci siedo quasi sopra ed appoggio le spalle al vetro. Appesa alla mia spalla sinistra ci sta la mia grande borsa. Cerco di "stiparmi" nel modo meno ingombrante possibile e nel far ciò spingo verso la porta del treno una ragazza dietro di me. Mi scuso "in tedesco", lei mi sorride e sempre in tedesco mi rassicura ( non è successo nulla ). Dopo due fermate qualcuno mi spinge ed io quasi schiaccio il piede della ragazza, la quale mi regala un bel sorriso di complicità, perché queste cose sono all’ordine del giorno. Abbiamo entrambe il cellulare tra le mani (una consuetudine ormai o purtroppo) ma ciò non ci impedisce di guardarci. Colpita dal suo socievole sorriso e dalla suo bel volto, comincio a chiedermi sulla sua provenienza. Ha i capelli chiari e ricci lunghi fino alle spalle. Non so perché, ma comincio a pensare che sia italiana. Abbasso lo sguardo e le osservo l’abbigliamento. Noi italiani siamo spesso  ben e sobriamente vestiti, colori abbinati. Lei non fa difetto.
La riguardo, lei mi sorride di nuovo e sì, mi dico, è italiana, ma non sono così sfacciata da chiederglielo.
Improvvisamente decido di mandare un messaggio vocale a mio figlio. Forse inconsciamente voglio mandare un segnale a lei lì accanto! Ed infatti lei sorridendo mi dice: "anche io sono italiana", così semplicemente, come se io mi fossi presentata a lei. Sorridiamo e ci raccontiamo le nostre provenienze, lei del nord ed io del sud Italia. Lei è qui da un anno, le chiedo se si trova bene, se si è integrata. Lo è. Ci scambiamo i nomi e i nostri contatti, io le parlo subito dei miei incontri con Giulio e la letteratura spontanea, dove ci si può raccontare e confrontare. Ci ripromettiamo di rivederci. Lei è Carmen! A parer mio spontanea ed empatica. Credo di averle dato la stessa impressione. Ed è bello sentire che ci sta gente semplice, aperta al mondo, alla condivisione di idee e momenti da vivere insieme. Qui a Monaco gli italiani non fanno distinzione tra sud e nord. Siamo italiani, punto. Tranne alcune eccezioni, ci cerchiamo!
Se pur integrati in una nuova realtà, abbiamo forse bisogno di stare accanto gli uni agli altri, per non dimenticare mai le nostre radici.
Benvenuta Carmen nella mia vita!!!"

Poi Maria ha così continuato con uno dei suoi ormai famosi pizzini (pensieri):

"Occhi ed orecchi curiosi, uniti ad una spiccata intelligenza, sarebbero il giusto modo per poter imparare le cose della vita!
Occhi ed orecchi curiosi, uniti ad una spiccata invadenza nella vita degli altri; sono sinonimo di ristrettezza mentale ed una bella porzione di  povertà d’animo!"

Grazie Maria principalmente per la freschezza dei tuoi contributi.

             


- Così Anna di Cogoleto (Genova) con BARICCO, Alessandro, da “Questa storia” - Ed. Universale Economica, Feltrinelli, Milano 2007:

(...Ultimo Parri è un ragazzino che diventa vecchio cercando di mettere in ordine il mondo.                                                                                                                                                                                                                    Ha cinque anni quando vede la prima automobile, diciannove il giorno di Caporetto, venticinque quando incontra l’amore della sua vita, e molti di più la sera che muore, in un posto lontano.
Questa storia è la sua storia…)

L’infanzia di Ultimo

"Ultimo si chiamava così perché era stato il primo figlio.
 - E Ultimo -, aveva subito precisato sua madre, appena ripresi i sensi dopo il parto.
Così fu Ultimo.
All’inizio sembrava non volerne sapere. Nei primi quattro anni di vita si fece tutte le malattie possibili. Lo battezzarono tre volte: il prete non riusciva a dare l’estrema unzione a una cosa così piccola, con quegli occhi lì: per cui ogni volta optava per il battesimo, tanto per non tornare senza aver sacramentato.
- Male non farà.
In effetti Ultimo ne uscì sempre vivo: piccolo, secco, bianco come uno straccio, ma vivo.
Ha il cuore forte, diceva il padre.
Ha culo, diceva la madre.
Per cui era vivo quando, all’età di sette anni e quattro mesi, nel novembre del 1904, il padre lo portò nella stalla, gli indicò le ventisei mucche fassone che erano tutta la sua ricchezza, e gli comunicò che non doveva ancora dirlo alla mamma, ma stavano per liberarsi, una volta per tutte, di quella montagna di merda.
Fece un ampio gesto, piuttosto solenne, che abbracciava l’intero locale, scuro e puzzolente.
Poi scandì molto lentamente:
- Garage Libero Parri.
Libero Parri era il suo nome. garage era una parola francese che Ultimo non aveva mai sentito prima. Lì per lì pensò che dovesse significare qualcosa come allevamento o tutt’al più latteria. Ma non capiva la novità.
 - Ripareremo automobili - chiarì, lapidario, il padre.
Quella, in effetti, era una novità.
 - Non esistono ancora le automobili -, annotò la madre, quando alla fine fu informata della cosa, una sera, a letto, a luce spenta.
 - E’ questione di mesi. E poi esisteranno -, la informò Libero Parri, suo marito."

Grazie Anna pure per essere rimasta collegata fino alla fine, anche se il collegamento non era sempre perfetto.

                

- Così Eva di e da Monaco, con questi frammenti del suo Michelangelo -Gioventù e anatomia-:
   "A Firenze un agente artistico di Lorenzo di Medici scopre il ragazzo dotato, quando aveva 14 anni. Poi nel laboratorio dei Medici impara il mestiere del marmo da artisti famosi. E si appassiona alla pietra bianca.
Tra i giovani scultori di talento regna la rivalità. Il genio di Michelangelo è già evidente e suscita invidia. Si litiga ancora e ancora. E una volta c’è una seria colluttazione. Michelangelo si rompe così il naso e da quel momento in poi si sente sfigurato e ripugnante.
Forcellino, biografo, dice: La sua passione lo portava verso la grande bellezza, quindi credo che Michelangelo abbia sofferto molto per essere così brutto.
Questo presunto difetto gli pesò per tutta la vita. Scrive molte poesie d’amore e tutte parlano di amori infelici: Fuggite, amanti! Fuggite il fuoco dell’amore! Il fuoco selvaggio è terribile e mortale. Se volate in fiamme, la forza non vi aiuterà, né la ragione, né il volo.

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Michelangelo  vuole esplorare la bellezza a tutti i costi, vuole esplorare il corpo.  Con il permesso del priore si introduce di notte nella camera mortuaria del convento di Santo Spirito per sezionare cadaveri. Vuole infondere bellezza vivente nelle sue sculture.

L’esperta Andreas Plackinger ha fatto ricerche su Michelangelo e sull’anatomia rinascimentale.
Dice: Su questa immagine qua vediamo un anatomista al lavoro. Ha messo la mano sul cadavere aperto e sta dando spiegazioni. Anche Michelangelo era famoso come maestro anatomista. E questa preoccupazione per il corpo umano e per la sua anatomia, che era visibile ai contemporanei nelle sculture di Micheangelo, portava a chiedersi come fossero nate queste opere. Ad esempio una leggenda dice che Michelangelo abbia ucciso un uomo per poter raffigurare un Cristo perfetto sulla croce, in altre parole che abbia inchiodato il suo modello alla croce.

In anatomia, Michelangelo non era interessato allo scheletro o alle interiora. Era affascinato solo dalla struttura e dall’interazione della muscolatura."
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Grazie Eva per queste tue interessanti ricerche.

- Così Lina di Laval, ma da Trois-Rivière, Québec:

"Da noi fanno sempre un grande chiasso in primavera per via della marmotta.
Ad una certa data in primavera, bisogna vedere la sua ombra. Se c’è,  significa che la primavera arriverà dopo un certo numero di settimane.  Se ne parla alla radio ed in televisione, ma a me sembra in realtà una cosa risibile.
Ho intitolato questa mia novella:
La marmotta

La marmotta indossava i suoi vestiti più belli, quando uscì dalla sua reclusione invernale al cambiamento di stagione.
Ma rimase sbalordita, perché si trovò accerchiata da un " gregge " di giornalisti,  che faceva di tutto per avvicinarlesi.
Allora si innervosì e si mise a correre a zig zag per evitarli. All’improvviso però  un rumore assordante la fece paralizzare istantaneamente.
I giornalisti rimasero fermi e, fissandola, misero in moto i loro strani apparecchi  gridando: " vediamo la sua ombra" ! " vediamo la sua ombra "!"

Dopo Lina ha così continuato:
"Poi, dato che si parlava di guide turistiche, mi sono ricordata di questo evento.
Avevo uno zio che conosceva bene la storia e  l’architettura e che parlava a voce molto alta.
Un giorno, in cammino per visitare il castello di Rivoli (Torino), ha visto un certo balconcino.
Si è allora fermato per spiegarmi lo stile, la data di costruzione ecc. ecc. ecc. Poi ad un certo punto io mi sono girata. Dietro di me c’era una ventina di persone che ascoltava, pensando che lui fosse una guida turistica."

Grazie Lina per queste tue spontanee e divertenti storielle.


- Così Dietlinde di e da Monaco con Michelangelo Buonarroti, 1475-1564 - Rime 194
(it.wikisource.org):
"Qui vuol mie sorte c’anzi tempo i’ dorma:
Nè son già morto: e ben c’ albergo cangi,
resto in te vivo, c’ or mi vedi e piangi;
se l’un nell’ altro amante si trasforma.
Qui son morto creduto; e per conforto
del mondo vissi, e con mille alme in seno
di veri amanti: adunche, a venir meno,
per tormen’ una sola non son morto.

in italiano contemporaneo (dall’internet):

"E mi ha inviato il destino di sonno profondo.
Non sono morto, ho sostituito solo le stanze.
Io vivo in te, io sono nei tuoi sogni,
perché quelli di noi uniti, la trasformazione soddisfatti.

Pensi che mi morto, ma che io, il mondo comfort,
Io vivo di mille anime lá,
in questo luogo meraviglioso nel coure dell´amore.
No, non mi lasciare,
Lá immortalitá mi salvó dalla morte."

in tedesco:
Es sandte mir das Schicksal tiefen Schlaf.
Ich bin nicht tot, ich tauschte nur die Räume.
Ich leb in dir, ich geh in deine Träume,
da uns, die wir vereint, Verwandlung traf.
Du glaubst mich tot, doch dass die Welt ich tröste,
leb ich mit tausend Seelen dort,
an diesem wunderbaren Ort.
Nein, ich ging nicht fort,
Unsterblichkeit vom Tode mich erlöste."

Grazie Dietlinde di queste rime forse disperate ma potenti!

- Grazia di San Marco in Lamis (Foggia), ma dal treno Monaco-Bologna, ci ha voluti salutare, dopo aver accompagnato qui da noi in gita scolastica una classe di suoi studenti di Bologna.
Grazie Grazia, buon lavoro ed a presto.

- Così Simone di Cremona, ma da qui:
"Ho parlato delle visite guidate che faccio per gli italiani residenti a Monaco, per permettere loro di scoprire i tanti  piccoli o meno turistici luoghi o storie di Monaco. Abbiamo poi parlato delle visite guidate delle scolaresche al Memoriale di Dachau e di come i tedeschi vi arrivino mediamente più preparati dai loro insegnanti, ma di come gli italiani vi arrivino più curiosi e di come quasi su tutti il luogo inevitabilmente lasci un’impronta. Alla fine, ricollegandomi al tuo (al mio) racconto sulla farfalla, ho citato la poesia di Tonino Guerra che riporto qui sotto:
-Contento, proprio contento
sono stato molte volte nella vita
ma più di tutte quando
mi hanno liberato in Germania
che mi sono messo a guardare una farfalla
senza la voglia di mangiarla-."

Grazie Simone ed alle prossime, spero.


- Nicola di Cancello (Caserta) ci ha parlato delle difficoltà incontrate qui a Monaco, per installare la prima produzione artigianale della mozzarella di bufala. Nicola non mollare. Prima o poi funzionerà!
Benvenuto Nicola.

- Ludwig di Kaufbeuren, ma qui, ci ha parlato della sua vita dedicata alla musica, come anche di quella di suo padre e dei suoi dieci fratelli. È un violinista in pensione dell’orchestra del Staatstheater am Gärtnerplatz. Ma i musicisti non vanno mai veramente in pensione, vero Ludwig?
Grazie Ludwig di essere con noi.
 
- Io di Roma, ma da qui da Monaco, ho letto questa mia piccola e vecchia storiella, ma vera:
"La farfalla
   Arrivò inaspettata, all’improvviso. Del resto chi mai si sarebbe aspettata la visita di una svolazzante farfalla nel proprio bagno. Pensai subito che per lei non fosse stato neppure tanto facile arrivarci. Chissà poi perché? Aveva attraversato il soggiorno e l’ingresso e si era catapultata e intrappolata da sola in questo vicolo cieco, senza uno straccio di finestra. Questa del bagno senza finestra, ma solo con due minuscoli areatori grigliati poi, è tutta un’altra storia e me la voglio conservare intera per un’altra volta.
     Una cosa però era certa. Questa bella e grande farfalla da lì, dagli areatori, non sarebbe mai passata, per una semplice questione di impenetrabilità di corpi.
     Non mi lasciai del tutto distrarre. Continuai quindi a fare quello che stavo già facendo, pur concentrandomi anche un po’ sulla farfalla. Era nera e marrone e non mi sembrava neppure troppo disperata, come uno si sarebbe anche potuto con facilità immaginare. Probabilmente il dio delle farfalle deve essere un dio molto potente.
     Dopo aver constatato che avanti, a destra, a sinistra, sopra e sotto di uscite proprio non ce n’erano, finì per posarsi graziosamente sopra allo specchio che avevo di fronte. Per prendere tempo, suppongo. Forse anche per ammirarsi un po’, chissà? Evidentemente per certi suoi motivi personali, aveva escluso di poter semplicemente ritornare da dove era appena venuta.
     Non sempre lo faccio, ma quella volta mi venne di riflettere a fondo:”Questa da questo buco da sola non ne esce. E se ne esce, chissà tra quanto.”
    Poi successe tutto molto spontaneamente. Finito quello che stavo già facendo, mi alzai e mi ricomposi. La presi mentre era ancora in meditazione con il suo dio sopra allo specchio. L’afferai deciso ma delicato tra due dita, tra il pollice e l’indice destro, se volete proprio saperlo. Alla storia che le farfalle non si prendono con le dita, altrimenti poi non volano più, non ci ho mai creduto, almeno non in casi d’emergenza, come questo.
     Poi fiero, finalmente con una mia bella missione da compiere, attraversai l’ingresso ed il soggiorno in pompa magna, quasi marciando. Lei non si ribellava del resto e mi sembrava addirittura  fiduciosa, che accadesse pure quello che sarebbe dovuto accadere. La finestra era già aperta. La lanciai fuori alitandole coraggio e lei naturalmente volò, come mi ero convinto che avrebbe fatto. Questa volta avevo riflettuto proprio bene a fondo, come ho del resto già sopra detto.
     Se ne raccontano in giro sempre ancora oggi di gran belle storie: per esempio che, se si è una volta stati duramente toccati nella vita, non si possa poi mai più volare. C’è ancora tanta disinformazione dappertutto attorno."

Grazie per l’attenzione.
Un caro saluto
giulio
ps.. Chi riconosce l’importanza formativa di questa iniziativa, senza fini di lucro e che dura ormai da 23 anni, può anche un po’ sostenerla economicamente con un piccolo versamento sul c.c. HypoVereinsbank, giulio bailetti, Kontonummer 6860168020, Bankleitzahl 70020270, IBAN DE69700202706860168020, BIC HYVEDEMMXXX oppure sul mio Paypal: paypalme/letteraturaspontanea Grazie, comincio a diventare vecchio e ve ne sarei molto grato!

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