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RESOCONTO dell’INCONTRO di LETTERATURA SPONTANEA del 5.5.’23 a Monaco di Baviera su skyp

RESOCONTO dell’INCONTRO di LETTERATURA SPONTANEA del 5.5.’23 a Monaco di Baviera su skyp

RESOCONTO dell’INCONTRO di LETTERATURA SPONTANEA del 5.5.’23 a Monaco di Baviera su skype
sponsorizzato da Società Dante Alighieri, Monaco di Baviera e.v.
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   Ci siamo collegati in 6 e cioè  da Trois-Rivière, Québec (Canada), da Bologna, da Eichstaett e 3 da qui da Monaco con provenienza da Livorno, da Monaco e da Roma.
      I nostri incontri si stanno finalmente allargando, come da tempo speravo. Gli italiani e gli italianofili sono quasi dappertutto ormai ed incontrarci, con punti di vista così diversi, diventa sempre più affascinante, Le nostre storie s’intrecciano le une con le altre, formando la grande storia degli italiani emigrati, degli italiani rimasti e degli italianofili, collegarsi per crederci. La tecnica ci sta aiutando molto.
   Ripeto, non tutti i contributi all’incontro saranno probabilmente di vostro gradimento. Saltatene tranquillamente allora qualcuno, ma andate avanti fino in fondo, se solo potete:

- Così Susanne della Turingia, ma da Eichtaett, con Alessandro D’Avenia, L’appello, Mondadori, 2020:

“Sono Omero Romeo, il vostro insegnate di scienze." Non appena ho finito di scandire le parole, mi tolgo gli occhiali da sole e mostro i miei occhi lattiginosi e perduti. "E sono cieco."
Una presentazione che non lascia scampo a finzioni e maschere. Sono praticamente allo scoperto, da subito. Ed è bene farci i conti. Un lungo silenzio paralizza l’aria e i corpi prima inquieti, come succede sempre con le verità nude e crude.
"Dal momento che non posso vedervi, dal vostro nome dipenderà la vostra stessa vita, come nella tavola periodica la posizione dell’elemento dal numero atomico. Per questo svolgeremo l’appello nel modo che adesso vi spiegherò."
"Ciascuno di voi si alzerà e scandirà il suo nome, con voce chiara, così che io possa associare a quel timbro il nome e la posizione nell’aula. Vi chiedo per questo la cortesia, finché non avrò imparato a identificarvi dal timbro della voce, di occupare gli stessi posti nelle mie ore. Il suono della voce, la direzione e il tempo che ci mette a raggiungermi mi dicono dove e chi siete. Dopo aver pronunciato il vostro nome, racconterete che cosa lo definisce meglio, come se doveste descrivere un minerale nelle sue manifestazioni essenziali: la conformazione fisica, la struttura cristallina, l’origine, le proprietà […] In ogni mia lezione.”
“Alla fine di ogni racconto vi avvicinerete alla cattedra e io poggerò le mie mani sul vostro viso. Non potendo guardarvi negli occhi sono costretto a toccarvi.”

e poi con Fabrizio Acanfora, Eccentrico – Autismo e asperger in un saggio autobiografico, effequ, 2018:

"Vorrei riuscire a frenarmi in tempo, ma non sempre ci riesco.
Vorrei non aver detto quella cosa, non aver dimenticato di spedire la lettera che mi avevi chiesto di inviare. Vorrei che tu non dovessi pensare che sono così e non cambierò mai, che se vogliamo stare insieme devi sobbarcarti questa croce fatta di cose dette a sproposito, di litigi improvvisi che poi sfociano in crisi di rabbia e pianto. Vorrei che mi vedessi per quello che sono, che trovassi i tanti lati positivi del mio carattere e i punti deboli li considerassi come quelli di chiunque altro. Anche se lo so, che non è facile, perché certe cose non sono come altre; certi miei lati sono spigolosi, fanno male, sembrano impossibili da afferrare. Eppure non ci sono solo spigoli e spine. C’è tanto altro. Vorrei trovare il modo di mostrarti ciò che ho dentro senza che tu debba farti male con quello che c’è fuori."


Grazie Susanne, scelte azzeccate.

- Così Sergio di Livorno, ma da qui da Monaco, con Miserere, brano di Luciano Pavarotti e Zucchero Fornaciari:

Miserere, Miserere
Miserere, misero me
Però brindo alla vita
Ma che mistero
È la mia vita
Che mistero
Sono un peccatore
Dell’anno ottantamila
Un menzognero
Ma dove sono, e...
Cosa faccio?
Come vivo?
Vivo nell’anima del mondo
Perso nel vivere profondo (yeah)
Miserere, misero me
Però brindo alla vita
Io sono un santo
Che ti ha tradito
Quando eri solo
E vivo altrove
E osservo il mondo
Dal cielo
E vedo il mare
Le foreste
E vedo me che
Vivo nell’anima del mondo
Perso nel vivere profondo (one more time)
Miserere, misero me
Però brindo alla vita
Se c’è una notte
Buia abbastanza
Da nascondermi
Nascondermi
Se c’è una luce, una speranza
Sole magnifico che splendi
Dentro me
Dammi la gioia di vivere
Che ancora non c’è
Miserere, miserere
Quella gioia di vivere
Che forse
Ancora non c’è"

Il brano, la cui musica è stata composta da Zucchero nel suo ritiro sul mare di Avenza dopo aver ascoltato tutte le opere di Puccini, è interpretato in duetto con Luciano Pavarotti, mentre nei provini iniziali la parte tenorile era stata incisa da Andrea Bocelli, allora non ancora conosciuto al grande pubblico. Grazie Sergio.


-Lina di Laval, ma da Trois-Rivière, Québec, ha raccontato quest’aneddoto sulla storia del Québec:
"Fino agli anni 1960-1970, la religione era qui onnipresente. Nessuno avrebbe fatto un passo, senza chiedere il parere del prete. Vivevamo nella colpevolezza, con la paura di avere fatto qualcosa di male.
Solo negli anni ’60 certi scrittori andati in Francia, se ne sono accorti e hanno denunciato il buio nel quale vivevamo.
Per esempio i preti andavano in ogni casa a chiedere alle donne, se avevano fatto il loro dovere di cristiana, cioè: un figlio all’anno:"impedire" la famiglia era una cosa grave.
Era proibito lavorare di domenica (salvo le donne che dovevano cucinare) e mia mamma, giovane donna, aveva chiesto al prete il permesso di lavorare a maglia come divertimento. L’ha rifiutato..."

Lina ha anche raccontato  che una professoressa che conosceva metteva la sera del nastro adesivo alla porta dei ragazzi, quando andavano in gita scolastica. Così che, se aprivano la porta dopo il coprifuoco, lei lo potesse subito notare.

Poi ci ha letto questa breve novella, scritta quando suo figlio aveva 7 anni e sua sorella 4:
"Il litigio
Pierino stuzzicava sua sorella, la disturbava con forza, imitando ogni suo minimo gesto con delle smorfie di disprezzo. Lei reagiva facendo il muso, ma questo eccitava in modo ancora più forte la voglia di guerra del fratello. Sua sorella si metteva allora a gridare, urlava e poi piangeva. Lui si esaltava ancora di più.  Il cerchio assordante  era infernale e finiva con dei colpi; colpi alle gambe, calci, sguardi assassini e alla fine finivano per cadere giù a terra rumorosamente, prima di un periodo di calma. Ma una calma solo apparente.
Riuscivano così a burlare gli altri. Ma loro soli sapevano che la dolce vendetta si avvicinava. Una parola acerba latente, una cattiveria in preparazione e poi piano piano uscivano dalla loro inerzia e la risposta prendeva la forma di una nuona scalata aggressiva.
Cosi si svolgeva la loro giornata di "farniente", elettrificata dall’esasperazione della famiglia, che rimaneva sotto "corto circuito", come se anch’essa avesse combattuto.
A fine giornata i due belligeranti camminavano poi mano nella mano, facendo progetti per i prossimi giorni,  come se niente fosse avvenuto, a macchiare la loro armonia."

Infine ci ha letto la pagina 9 di -Il visconte dimezzato- di Italo Calvino:
"C’era una guerra contro i Turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all’accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio. Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi, traversando l’aria opaca e ferma.
-Perché tante cicogne?- chiese Medardo a Curzio, - dove volano?
Mio zio era nuovo arrivato, essendosi arruolato appena allora,  per compiacere certi duchi nostri vicini impegnati in quella guerra. S’era munito d’un cavallo e d’uno scudiero all’ultimo castello in  mano cristiana,  e andava a presentarsi al quartiere imperiale.
- Volano ai campi di battaglia,  - disse lo scudiero,  tetro. - Ci accompagneranno per tutta la strada.
Il visconte Medardo aveva appreso che in quei paesi il volo delle cicogne è segno di fortuna; e voleva mostrarsi lieto di vederle.
Ma si sentiva, suo malgrado, inquieto.
- Cosa mai può richiamare i trampolieri sui campi di battaglia, Curzio? - chiese.
-Anch’essi mangiano carne umana, ormai, -rispose lo scudiero, - da quando la carestia ha inaridito le campagne e la siccità ha seccato i fiumi. Dove ci son cadaveri, le cicogne e i fenicotteri e le gru hanno sostituito i corvi e gli avvoltoi."

Grazie Lina di queste tue fresche scene di vita.


- Così Eva di e da Monaco:
"Attualmente sto accompagnando una giovane regista che vuole realizzare un mini-documentario sul Café Eigenleben a Monaco/Schwabing, un’associazione senza scopo di lucro, il cui obiettivo è di promuovere lo scambio tra le generazioni.
In questo contesto, abbiamo filmato Jane Godall, la leggendaria ricercatrice di scimpanzé, che ha ora quasi 90 anni. Da giovane ha vissuto per 3 anni con gli scimpanzé in Tanzania. Poi ha fondato il Jane Goodall Institute, che  è un’organizzazione internazionale per la conservazione degli animali fondata nel 1977.
La primatologa inglese è un idolo per i giovani di tutto mondo.
Vedere e sentire parlare Jane Godall era una gran bella cosa."

Grazie Eva ed alla prossima. Forse una volta penserai ad un mini-documentario anche su di noi?


- Così Grazia di San Marco in Lamis (Foggia), ma da Bologna, con Virginia Woolf:
"Riempiti di speranza

Qualunque cosa succeda, resta viva.
Non morire prima di essere morta davvero.
Non perdere te stessa,
non perdere la speranza,
non perdere la direzione.
Resta viva, con tutta te stessa,
con ogni cellula del tuo corpo,
con ogni fibra della tua pelle.
Resta viva, impara, studia, pensa,
costruisci, inventa, crea,
parla, scrivi, sogna, progetta.
Resta viva, resta viva dentro di te,
resta viva anche fuori,
riempiti dei colori del mondo,
riempiti di pace, riempiti di speranza.
Resta viva di gioia.
C’è solo una cosa che non devi sprecare della vita,
ed è la vita stessa."

Grazie Grazia. Dato che  era appena tornata da un viaggio a Monaco, in cui aveva accompagnato una classe di suoi studenti liceali, Grazia ci ha poi anche parlato di questa sua intensa esperienza umana e didattica.

- Così io di Roma, ma da qui da Monaco:
La ballata dell’emigrante

Chi alla fine
se n’è proprio andato,
chi  per la verità
prima
l’aveva anche più volte detto.

Chi allora
non era affatto stato creduto.

Chi furbescamente è restato
e questo proprio se lo paga.

Chi,
come dicevo,
se n’è solo andato.
No.
Non è ancora morto.
Piuttosto è solo
che ora sta molto meglio
da tutta un’altra parte.

Chi invece al paese,
con un perfido ghigno,
viene ancora ricordato,
bandito come pessimo esempio.

Chi se n’è andato
ed ora
quindi
finalmente
un po’ gli manca.

Chi  
non deve veramente
essere stato capito.

Chi per anni
in pratica
s’era solo
sgolato
inutilmente.

Chi,
un certo giorno,
ha preso le sue poche cose
e senza fare alcun rumore,
da lì
è sparito.

Chi ora ha almeno finito
per avere gli amici ed i nemici
che s’è cercato,
non quelli
che gli altri,
al paese natale,
gli avevano
una volta per sempre
assegnato.

Chi,
non potendo veramente restare,
è andato semplicemente
solo un po’ più avanti.

Chi,
stando così le cose,
(e le cose,
credetegli,
stavano proprio così)
lui un giorno

non c’è più stato.

Chi s’è spostato.
A chi improvvisamente
sono cambiati
tutti i punti di riferimento
attorno.

Chi, onesto,
ha solo in fondo ricominciato
da un’altra parte,
come se si potesse.

Chi,
attenzione
che si ricorda,
altro che
se si ricorda!

Chi se n’è andato
proprio per non rischiare,
anche lui
come tutti gli altri,
di dimenticare.

Chi,
più è lontano,
e più lui
proprio non se ne dimentica.

Chi è rimasto da solo
da qualche lontana parte
a ricordare.

Chi in fondo
sta cercando
solo un‘altra atmosfera.

Chi è rimasto miracolosamente sensibile,
mentre dappertutto
ormai
proprio si spara.


Chi,
tra tutto questo caos,
lui pretende di star seguendo
solo un suo filo sottile.


La mia filastrocca (10)

Quelli
come in fondo poi
noi tutti
solo di passaggio.
Quelli che
progressivamente
hanno alla fine
litigato
con tutti.
Quelli che
si sono sempre mossi
in una tale
e malaccorta maniera
e a cui non è rimasto
un giorno
molto altro
che andare
semplicemente
un po’ più avanti.
Quelli che
infatti
se ne sono andati.
Quelli che
addirittura
sono espatriati.
Quelli che
il loro paese
l’hanno lasciato
un po’ meno
la loro gran bella
lingua
quasi inutile
attualmente.
E quelli che
ancora sperano
che il tempo
prima o poi
debba per forza
cominciare a giocare
anche un po’
a loro
favore.
Quelli che da anni
stanno fuori
ed aspettano.
Certi buoni indizi
ora ci sarebbero
pure.
O quelli che
non sono ancora
nati.
Quelli che poi
sarebbero anche
gli unici
ad aver avuto
certe loro
ragioni."
 
Grazie per l’attenzione.

Un caro saluto
giulio
ps.. Chi riconosce l’importanza formativa e culturale di questa iniziativa, senza fini di lucro e che dura ormai da 23 anni, può anche un po’ sostenerla economicamente con un piccolo versamento sul c.c. HypoVereinsbank, giulio bailetti, Kontonummer 6860168020, Bankleitzahl 70020270, IBAN DE69700202706860168020, BIC HYVEDEMMXXX oppure sul mio Paypal: paypalme/letteraturaspontanea Grazie, comincio a diventare vecchio e ve ne sarei molto grato!

 

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