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Resoconto dell’incontro di letteratura spontanea del 23 giugno 2023

Resoconto dell’incontro di letteratura spontanea del 23 giugno 2023

RESOCONTO dell’INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA del 23 giugno 2023 a Monaco di Baviera su skype,
sponsorizzato da Società Dante Alighieri, Monaco di Baviera e.v.
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   Ci siamo collegati in 10, di cui 1 da Trois-Rivière, Québec (Canada), 5 dall’Italia e cioè da Acerra (Napoli) 4 e da Alghero (Sassari) 1 e 3 da qui da Monaco, con provenienza da Salerno, da Monaco e da Roma, 1 da Eichstätt.
      I nostri incontri si stanno finalmente allargando, come da tempo speravo. Gli italiani e gli italianofili sono ormai quasi dappertutto ed incontrarci, con punti di vista così diversi, diventa sempre più affascinante. Le nostre storie s’intrecciano le une con le altre, formando la grande storia degli italiani emigrati, degli italiani rimasti e degli italianofili, collegarsi per crederci. La tecnica ci sta aiutando molto.
   Ripeto, non tutti i contributi all’incontro saranno probabilmente di vostro gradimento. Saltatene tranquillamente allora qualcuno, ma andate avanti fino in fondo, se solo potete:

- Così Eva di e da Monaco che ci ha letto stralci del suo bel libro „Geräuschkiller“, il killer dei suoni, ©evaseverini, München 2023:
"Ho scritto Il killer dei suoni, un giallo fantasy, per i giovani dai 12 anni in poi, che però piace anche agli adulti. In breve la storia:  
In tutto il mondo scompaiono i suoni, un grande silenzio si diffonde sulla terra.  Clara, una ragazzina di 12 anni è disperata, ama suoni, rumori e voci. Imitarli è il suo hobby preferito. Con il suo amico Pedro (12 anni) vanno alla scoperta dei suoni spariti. È un’avventura a rischio della vita, finché scoprono il terribile segreto dell’assassino (del killer) dei suoni e lottano per farli ritornare nel mondo.
Per capire meglio:
Tutti giorni Clara aiuta Anton, il guardiano dello zoo, a nutrire gli animali. Come regalo per il suo compleanno Clara desidera stare una notte nello zoo, da sola con il suo caro amico Pedro. Vuole sperimentare gli animali per una volta anche di notte.
Anton è d’accordo e anche le madri lo permettono.
Leggo ora l’inizio del mio giallo fantasy, il primo capitolo:  “La notte nello zoo”:
»Pian piano il buio scese. Gli animali si addormentarono, lo zoo divenne silenzioso. La luna si alzò sopra gli alberi. Era una notte di luna piena, nessuna nuvola copriva il cielo stellato. Clara e Pedro non avevano ancora bisogno della torcia, che Clara aveva portato con sé nello zaino. "Andiamo dalla pantera", Clara sussurrò. Lungo il sentiero passarono a fianco di un piccolo laghetto. La luna si rifletteva nell’acqua nera. Si sedettero sui ciottoli che costeggiavano la riva,. Si tolsero le scarpe e immersero i piedi nudi nell’acqua. Un vento leggero si alzava e spinse piccole onde sul laghetto. Dopo un po’ Clara sussurrò:  "Lo senti anche tu?” "Che cosa?" rispose Pedro sottovoce. "L’acqua", disse Clara. "L’acqua? Certo che sento l’acqua. Perché?", disse Pedro.  Clara fa: "Shhh…. Ascolta bene …  è diverso dal solito” – "Eh? Diverso dal solito?" "Sì, ascolta bene", sussurrò lei. Pedro ascoltò. “Sì, davvero! C’è qualcosa di diverso … Le onde…” Tacque e guardò angosciato il  laghetto. Clara disse: “Le onde... tintinnano. Come se fossero fatte di metallo sottile.” Pedro bisbigliò: „O è solo un’immaginazione? Forse è tutto normale. … Forse è solo che la notte allo zoo fa paura. Di notte tutto sembra diverso" Ma la sua voce tremava.
Fissarono il lago con occhi ansiosi.  "Vedi qualcosa?" Nella voce di Pedro c’era un brivido. »No... tu?", disse Clara. Pedro scosse la testa. No, non c’era nulla. Solo le onde luccicavano nella luna.

"Andiamo da Timo", disse Clara ad alta voce per dissipare la sua paura. Timo, la pantera nera, era l’animale che l’affascinava di più. Spesso Clara si metteva davanti alla sua gabbia e ascoltava il ringhio che si levava dal suo corpo flessuoso. Fino alle vibrazioni più sottili, Clara esplorava i suoni predatori, che le raccontavano il mistero della natura selvaggia. Era ansiosa di spiare Timo mentre dormiva. Si allontanarono in fretta dal laghetto, meno male che non era lontano il recinto dei predatori.
Ma che sorpresa! La pantera non dormiva. Camminava irrequieta su e giù per la gabbia. Senza sosta. Quando si avvicinarono alla gabbia, li fissò. Poi continuò la sua camminata inquieta."Timo in realtà a quest’ora dorme", sussurrò Clara. Anton glielo aveva detto. Nella natura selvaggia, le pantere cacciavano di notte, ma lo zoo cambiava le abitudini degli animali selvatici.
All’improviso la pantera si fermò. Alzò la testa, annusando. Gli occhi gialli si allargarono. Le sue orecchie si drizzarono. Si raddrizzò contro le sbarre e ascoltò, nella notte di luna piena. Poi un ringhio come da lui Clara non aveva mai sentito prima: arcaico, intenso, come se volesse mettere in fuga un’armata di demoni. Il suo corpo nero vibrò. Pedro indietreggiò. Clara rimase ipnotizzata, ascoltando ogni sfumatura del suo ringhio selvaggio. La pantera si sentiva minacciata, ma non da loro due. C’era qualcos’altro nello zoo, che l’allarmava al massimo. Pedro tirò Clara per la manica. "Andiamo!", disse.
La pantera si lasciò cadere sulle zampe. Ma non smise di ringhiare. All’improviso divenne buio pesto. Dense nuvole si spinsero davanti alla luna."La torcia!" disse Pedro. "Dov’è la torcia?«  Clara voleva prendere  il suo zaino... ma non c’era più! "Devo averlo lasciato vicino il lago!” disse. Era così buio che non vedeva neppure il volto di Pedro. La voce di Pedro tremò. "Merda! E ora? Cosa facciamo? Non lo troveremo mai lì!" La pantera non si calmò. Non la videvano più, la sentivano solo ringhiare, mentre si avvicinava e si allontanava di nuovo su e giù per la gabbia. Se non ci fosse stata Clara, Pedro sarebbe corso via a capofitto per la paura.» Dobbiamo assolutamente chiamare Anton!”,  esortò. Clara disse:"Anche il cellulare è nello zaino!"."Oh no!" La voce di Pedro s’inclinò.
Capitolo due. Il giorno dopo.
"Devo andare dall’otorino!" disse la madre di Clara uscendo dal bagno, avvolgendosi l’asciugamano intorno ai capelli bagnati per farne un turbante. "Non sento più l’acqua della doccia". Il campanello suonò. La signora Saiser, la vicina di casa, era in piedi davanti alla porta in vestaglia. Era una cosa molto insolita, andava fuori di casa sempre come se fosse appena uscita da un uovo. La signora era stravolta. "L’acqua! L’acqua in cucina esce dal rubinetto, ma non gorgoglia! ", gridó la signora. "Non sente nemmeno lei l’acqua?" chiese la madre di Clara. "Il suono del acqua non c’è  più! Sento i piatti sbattere, perché non sento l’acqua?" lamentava la signora. Clara si precipitò in cucina e aprì il rubinetto al massimo. E davvero! L’acqua uscì dal rubinetto, ma il suono familiare era scomparso! Corse in bagno e tirò lo sciacquone. L’acqua scorreva, ma senza rumore!
Anche le informazioni del mattino alla radio lo riportavano. La madre di Clara  alzò il volume della radio.
"Dalle prime ore del mattino, l’acqua nelle case scorre dalle tubature senza rumore. Fiumi, torrenti e laghi sono diventati muti. Gli otorini ci assicurano che non si tratta di un nuovo tipo di malattia dell’orecchio. Il ministro della Salute Georg Sandhuber assicura che non c’è motivo di allarmarsi. Le ispezioni effettuate dalle autorità idriche hanno confermato che l’acqua è potabile. È ASSOLUTAMENTE pulita e sana, nonostante gli strani eventi.
Solo l’acqua dolce, solo i laghi e i fiumi sono coinvolti. Finora non è stato spiegato perché l’acqua dolce non faccia più rumore. Come riportato dalla Società per la ricerca marina, i suoni dell’oceano NON sono stati colpiti. Il suono del mare esiste ancora.."
Clara pensò alla notte spettrale nello zoo e un brivido freddo le corse lungo la schiena.

Capitolo 5
Qualche giorni dopo Clara passò la notte nella capanna del pescatore Knut, un amico di casa, perché sua madre aveva il servizio di notte all’ospedale. Clara amava stare nella bella capanna sulla spiagga.
Nel cuore della notte, Clara si svegliò con l’inquietante sensazione, che fuori della capanna stesse accadendo qualcosa di ancora più inimmaginabile di tutto ciò che era accaduto negli ultimi giorni. Scivolò fuori dal letto e si diresse silenziosamente verso la porta d’ingresso. Aprì la porta. Il suo cuore si fermò. Al chiaro di luna il mare brillava nero, grandi onde si alzavano e si abbassavano e rotolavano con spruzzi schiumosi sulla spiaggia, ma tutto senza alcun rumore! Il familiare ruggito della risacca era scomparso! Clara si lasciò cadere sulla sabbia come stordita, lacrime le scorrevano sul viso. Intorno a lei c’era un immenso silenzio.
All’improviso sentì dei passi. "Clara!" Era il suo amico Knut, il pescatore. Si sedette accanto a lei sulla sabbia. Clara gli strinse stretta la mano. "È solo un incubo, Knut, vero? Sto... sto sognando tutto questo? E quando mi pizzico il braccio, mi sveglierò e tutto sarà come prima?" Il pescatore scosse la testa. "No, mia piccola Clara....". Le strinse la mano. "Questo non è un incubo, è reale". Con gli occhi spalancati dal terrore, fissarono l’oceano muto.

Grazie Eva, bello!


- Così Mario da Alghero con Luigina, la sposa casta (fine anni ’60 o inizi degli anni ’70):
 "Alla fine dell’anno accademico, ero rimasto come sempre senza un soldo. Un amico mi propose di andare ad Anzio per verniciare  le ringhiere di un asilo gestito da suore. Ne avrei ricavato duemila lire.
 Arrivato ad Anzio di buon mattino, venne a prendermi al pullman una suorona francese, poco femminile, ma affabile nei modi, con una R4 distrutta ma funzionante. I suoi piedi enormi, nudi all’ interno di sandali logori, distruggevano i pedali.
 Durante il tragitto mi informò che l’asilo fungeva anche da orfanotrofio che gestivano in due, senza mai concedersi un giorno di riposo. Arrivati a destinazione, in piena campagna, mi presentò all’altra suora. Rotondetta, molto più giovane e carina della collega, mi offrì gentilmente un’ottima colazione…
Stetti tutto il giorno finché non fu buio a carteggiare le ringhiere del muro di cinta che rinchiudeva l’immenso cortile dello stabile.
Dopo aver cenato insieme ai bambini, la serata era tiepida, sostammo nel  cortile sterrato di fronte al caseggiato. I bambini dopo i loro giochi, vennero a dare il bacio della buona notte anche a me. Erano così innocenti e piccoli.
            Il cortile era appena rischiarato da un lampione sul portone dell’asilo. La notte era ormai inoltrata e avevo deciso di andare a dormire, l’indomani mi attendeva il compito della verniciatura, quando sentimmo un pianto provenire dalla zona del cancello. La suora più giovane intuì subito -Quella è Luigina!– corse al cancello e ritornò con una giovane donna, magra e triste dall’abbigliamento dimesso,
-Ma perché fai così, su non piangere!- la rassicurava -Io non posso stare con lui, lo sai quello che vuole...- Rispose quella fra i singhiozzi. –Ma, benedetta figlia, è tuo marito e ti vuole bene.
- La picchia? –Chiedo, con un sussurro, alla suora. La suora mi rassicurò… i problemi erano altri.
Dopo averle offerto un’aranciata e un po’ di serenità, la suora si rivolse a lei.     -Dai, ti accompagniamo noi e ci parliamo, ma tu stai calma...-
La suora mi fece cenno di andare con loro. Il buio era totale, camminammo per alcuni minuti finché non vedemmo la luce di una finestra di una casa perduta nella campagna. Bussammo e ci venne risposto di entrare. La porta era aperta. Seduto dietro un tavolo apparecchiato un uomo bruno poco più che trentenne,  a mezzo busto nudo, massiccio come un toro.
-Ecco come fa lei, si rifugia dalle suore! Glielo dica lei, sorella, che siamo marito e moglie e che… certe cose le possiamo fare...- -Ma lui...- Cercò di interrompere Luigina. Il marito si alzò di scatto, non era molto alto, ma incuteva paura con quel fisico d’acciaio e il collo più robusto della mia anca. Però i suoi occhi azzurri erano limpidi. La suora gli fece cenno di calmarsi ed egli si sedette grugnendo. -Siamo sposati da tre mesi, ma lo capisce, lo capisce cosa sto sopportando?! Glielo dica, sorella, che non le faccio del male, altrimenti a  quest’ora...-  
Mi offrì da un fiasco un bicchiere di vino rosso  e lui ne tracannò uno tutto d’un fiato. -Glielo dica che siamo sposati, sposati in chiesa, sposati in Chiesa!-
-Voglio andare da mia madre- diceva quella.
-Ma domani ti accompagno, stai tranquilla!- -Ma io voglio andarci per sempre!- -Ah, ah ci risiamo! la tua casa è questa, tu sei sposata con me, non con tua madre!- L ’uomo sbuffava e grugniva mentre parlava, anche se cercava di contenersi, e  la sua voce rimbalzava sulle pareti.
Un brav’uomo che lavorava sodo tutto il giorno e la sera voleva sentire il calore della sua compagna.
Dopo tanto li lasciammo sereni e andammo via. Io ero turbato, la suora ci aveva fatto l’abitudine.
 –Dopodomani Luigina sarà nuovamente da noi- disse, con un semplice tono di constatazione."

Grazie Mario di questo ricordo d’altri tempi.


- Così Lina di Laval, ma da Trois-Rivière, Québec con Pasqualina:
"Pasqualina, con viso sofferente, si lasciò cadere sopra un mucchio di cuscini depositati per terra. Si sentiva sfinita dopo il trasporto di cartoni e di mobili al secondo piano di un palazzo vetusto con scale strette.
Gli eventi dell’ultimo mese sfilavano nei suoi pensieri: un nuovo impiego, la ricerca di una casa in una città sconosciuta, in breve, la frenesia della prospettiva di una vita nuova. Stava scivolando verso un bel sonno per calmare i muscoli doloranti, quando lo squillo del telefono, con un sussulto, la fece uscire dal torpore. Camminò con difficoltà in mezzo ai cartoni e ai mobili depositati di qua e di là.
Rispose e senti un ghigno gutturale che la fece star male. Un uomo, con un accento indefinito ( metà slavo, metà spagnolo) le fece capire che sarebbe venuto a prenderla. Balbettando, Pasqualina cercò di rispondergli, che stava sbagliando persona, perché lei aveva appena traslocato. Lui però la fece tacere, dicendo che sapeva perfettamente con chi stava parlando e riagganciò rumorosamente.
Il respiro di Pasqualina si fece corto, il minimo rumore la faceva sussultare, lo scricchiolo delle porte del piano di sopra le diventò insopportabile.
Doveva chiedere aiuto, ma evitava. A chi rivolgersi?  Sua mamma sarebbe diventata isterica,  a suo papà  sarebbe venuto un infarto, la sua amica Genoveffa Co ci avrebbe scherzato sopra e sua cugina Marietta l’avrebbe rimproverata, in quanto lei l’aveva avvertita che il quartiere era poco affidabile e sicuro.  Rimaneva la polizia, ma temeva che l’aggressore si fosse travestito da poliziotto.
Chi altro avrebbe potuto chiamare? Prese il telefono per telefonare a suo fratello al lavoro, ma senti qualcuno respirare nell’apparecchio. Lo fece cadere. Stava per andare sul balcone per chiedere aiuto, quanto vide, sopra la porta, una piccola telecamera. Ma qualcuno la stava filmando? Ma chi potrebbe aver avuto l’idea di una tale cosa? Era certa, l’apparecchio non c’era, quando aveva imbiancato qualche giorno prima. Chi altro aveva le chiavi?
Il proprietario era complice? Così tante domande le scompigliavano i pensieri nella sua testa!
All’improvviso,  un tintinnio di un mazzo di chiavi si fece sentire alla porta, che si aprì piano piano.
Pasqualina lottò per non svenire ed urlò quando 5 uomini entrarano con una telecamera ed un microfono.
Uno di loro gridò:" basta" e le si avvicinò con la mano tesa per una stretta di mano.
Spiegò che il suo lavoro di regista lo spingeva sempre verso novità e così aveva immaginato di filmare dal vivo delle scene di panico per farle sembrare più realistiche.
Pasqualina,  per nulla contenta di questi scherzi,  gli diede uno schiaffo e uscì dall’appartamento con passo rapido.

Grazie Lina e complimenti per la tua fantasia!


- Così Roberta di Salerno, ma da qui da Monaco:
" Quell’immane ammasso di acque
che lunghe e larghe si distendono
fino a raggiungere l’orizzonte.
Punto di congiunzione tra cielo e terra,
fonte di pensieri ed avventure.
La,  dove  perenne è la libertà immaginifica
ed il collegamento con individui
di altri mondi.
Riferimento costante dei popoli di mare.
Superficie lucente, coperchio di un sommerso
per cui a pochi è concesso il permesso
di entrare a farvi parte.
Quanto ha insegnato,  con le sue regole,
il significato del vivere
a coloro che le hanno potuto condividere.
Il mio iride si confonde nello stesso colore e
mi trascina nelle sue cupe profondità.


Contro-Natura

Costruzioni erette
a simbolo delle conquiste
del genere umano.
Ammasi di cemento, cumuli di ferro,
delineano i percorsi
e determinano le direzioni.
Sputo dell’ingegno,
concentrazione di civiltà,
Vomito dell’intelletto.
Condizionano i movimenti
che trasportano secoli di storia
verso il disumano.
L’allontanamento dal naturale.
Acclamazione del progresso,
morte certa dello spirito creativo.
Piangeranno, forse,
le anime che nei secoli a venire
nasceranno.
Complici, oggi,
del delitto infamante
per cui alcuna condanna
potrà essere espiata.
Coscienza inesistente,
non darà mai vita
al rispetto,
nel dilagante impadronirsi
del nulla."

Grazie Roberta. Belle poesie!

- Così Antonella da Acerra (Napoli): All’incontro skype di venerdì, Domenico ha prima mostrato la Piazza Castello ad Acerra, la città che ha dato i natali alla maschera di Pulcinella, con sullo sfondo il Castello Baronale (oggi rinominato Castello dei Conti), che racchiude oltre ad alcuni uffici amministrativi  e alla biblioteca comunale, il Museo virtuale, il Museo di Pulcinella e il Museo di Archeologia e del territorio di Acerra e Sussula, in fase di allestimento.
Dopo la panoramica sulla piazza, in allestimento per la rievocazione storica del weekend, la call viene continuata all’interno del piccolo spazio associativo “22 e’ pazzi”. Il nome nasce dall’associazione del numero civico 22, dove si colloca il locale al suo corrispondente nella Smorfia napoletana. Si tratta di uno spazio espositivo, promosso da due realtà associative locali Pari e Legambiente Acerra, che riunisce artigiani ed artisti del territorio, promuovendo il bello e le eccellenze gastronomiche.  Fra gli artigiani partecipa alla call Giovi Altobelli ideatrice di A.G Whale lab un laboratorio di cucito e riciclo creativo attraverso cui Giovi produce partendo da scarti tessili domestici e industriali borse, shopper, ecc.. in vendita sul suo negozio on line. Oltre ai prodotti di A.G. Whale lab, sono esposti i “Monili di Marinella” gioielli completamente realizzati e dipinta a mano da Maria Sanzone, le creazioni di terracotta del maestro ceramista Michele De Chiara, alcuni capi di abbigliamento di Fabio Pagliara, sartoria storica di Acerra dal 1848 oggi con Fabio alla quinta generazione, le produzioni artistiche di Maria D’Anna inventrice di Scampoletta un personaggio femminile lentigginoso ed innovativo con tante idee per la testa rappresentate dagli scampoli che le ricoprono i capelli e concretizzata in una bambola di pezza. Espongono in questo spazio anche alcune pittrici locali come Maria Giovanna De Sena e Rosa D’Ambrosio che realizza invece calchi in gesso. Fra gli scaffali gli eccellenti prodotti a chilometro 0 di Michele Gaglione creatore dell’azienda Antica Passione che produce sughi pronti tipici della tradizione campana (genovese, polpette al sugo), pomodori e pelati San Marzano, zucca grigliata ecc.. Infine le farine di canapa di Gaetano Altobelli, i preparati per gli impasti e l’olio di noci di Sorrento.
Lo spazio espositivo è la tappa di un progetto molto più amplio e ambizioso partito cinque anni fa e promosso da Pari e Legambiente con l’intento di sovvertire l’etichetta negativa dei nostri territori: da Terra dei Fuochi a Terra dei Giochi. Il progetto, mantenendo alta l’attenzione sulle forti criticità ambientali, vuole promuovere un riscatto territoriale che parta dalla cultura e della bellezza attraverso la sinergia e il coinvolgimento di tutte le realtà associative e aziendali del territorio. A raccontate il progetto è Giuseppe Cantore commercialista e presidente dell’associazione Pari.
Io, Antonella,  presidente di Legambiente e archeologa, ho raccontato invece delle mie esperienze lavorative in Campania. Molti rinvenimenti archeologici in Italia avvengono grazia alla cd. archeologia preventiva. Una forma di tutela che lo Stato esercita sui progetti edilizi pubblici e privati, controllando la presenza di evidenze archeologiche nell’area in oggetto e calibrando i progetti in fase esecutiva, affinché non ne costituiscano un danno. Ho raccontato della mia recente esperienza professionale nel Parco Archeologico di Pompei, dove nell’ambito del progetto di Riconfigurazione delle scarpate e restauro dell’Insula dei Casti Amanti ho avuto modo di indagare un ambiente della casa cd. “dei Pittori a Lavoro” finora ancora inesplorata. La casa prende il nome dalla presenza di cumuli di malta e calce che evidenziano che, durante l’eruzione del 79 d. C. l’abitazione fosse oggetto di lavori edilizi riguardanti soprattutto l’apparato decorativo.  Nel piccolo ambiente ancora coperto di lapilli ed indagato fino al piano pavimentale la scoperta più importante è costituita dal rinvenimento di due vittime di sesso maschile, rinvenute entrambi in posizione di decubito laterale.  Le condizioni di rinvenimento e il contesto stratigrafico ha permesso di ricollegare la morte degli individui al crollo delle strutture murarie determinato, oltre che dal peso dei sedimenti accumulatisi sul tetto, soprattutto dalle forti scosse di terremoto che hanno accompagnato l’eruzione. La scarsa attenzione che la letteratura scientifica ha finora dato all’impatto dei fenomeni sismici in questo contesto ha determinato la necessità di una collaborazione pluridisciplinare in corso di scavo. Hanno preso parte alle indagine oltre agli archeologi, l’antropologa, l’archeosismologo, il vulcanologo e il numismatico. L’equipe coordinata dal direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel  ha potuto contare sulla collaborazione del Centro di Ricerche Applicate del Parco Archeologico di Pompei e dell’Istituto  Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.  La notizia scientifica del rinvenimento è stata affidata ad un articolo pubblicato sul primo numero dell’ E-journal. Scavi di Pompei, la rivista scientifica divulgativa scaricabile gratuitamente on line dal sito web del Parco.
In coda riportiamo i contatti degli artisti ed artigiani che espongono presso “22 e’ pazzi”
Giovi Altobelli- A.G whale lab https://agwhale.it
Michele De Chiara, maestro ceramista https://www.facebook.com/profile.php?id=100076177440755
Michele Gaglione, Antica Passione https://www.anticapassione.it/chi-siamo/
Maria D’Anna Scampoletta https://www.facebook.com/Scampoletta
Gaetano Altobelli Molino Sant’Alfonso https://www.facebook.com/profile.php?id=100064906650971
Pagliara 1848   https://www.facebook.com/pagliarabiancheria1848/?locale=it_IT
Rosa D’Ambrosio, Rosa d’Ambrosio concept   rosadambrosioconcept@gmail.com
Maria Sanzone, Monili di Marinella  https://www.facebook.com/monilidimarinella

Grazie Antonella del tuo entusiasmo e buon lavoro, specie quello da archeologa! Alla prossima.


- Giovanna, anche lei da Acerra, ci ha mostrato le sue originalissime borse, fatte con materiali scartati dalla produzione, ma non per questo meno belle, anzi!

Complimenti Giovanna per questa tua ottima idea a favore del riciclo! Alla prossima.


- Giuseppe da Acerra invece, attraverso l’associazione Pari, cerca di traformare la terra dei fuochi, alla quale anche Acerra situata a nord di Napoli appartiene, in terra dei giochi. Insieme ad Antonella ha messo su "22 e’ pazzi", che non è un negozio, ma una vetrina, che cerca di mostrare le cose belle della sua terra, per esempio Pulcinella, gli artigiani locali e i suoi prodotti tipici.

Grazie Giuseppe, complimenti ed alla prossima.


- Domenico da Acerra ha organizzato tutto l’incontro con lo spazio associativo "22 e’ pazzi".

Grazie ancora una volta, caro Domenico, ed a venerdì prossimo, quando ci presenterai Michele, che interpreterà Pulcinella ovvero Paolo Cinella, che poi i saltimbanchi francesi, di bocca in bocca, hanno trasformato in Pulcinella. A presto!

- Susanne è stato un po’ con noi solo per salutarci. Come insegnante universitaria ora è occupatissima.

Alla prossima Susanne e buon lavoro.

- Così io di Roma, ma da qui da Monaco:
"Origini dell’idea degli incontri di letteratura spontanea
 
   Molti mi hanno chiesto da dove provenisse mai questa idea. Provo quindi ora un po’ a fare mente locale ed a spiegarlo anche a me stesso:
   Agli inizi degli anni ’70 ero alla facoltà di Giurisprudenza a Roma. Era il periodo delle contestazioni e delle occupazioni in generale, ma la nostra era una facoltà un po’ speciale. Nelle altre c’era il movimento studentesco, tante ragazze e ragazzi vestiti di tutti i colori, che si agitavano dappertutto e sembravano sempre avere molte cose urgenti da fare. Da noi si entrava invece a passo lento, spesso con il vestito e la cravatta, si dava del lei pure al custode ed agli assistenti.
   Anche la nostra facoltà fu poi occupata, ma da fascisti, travestiti da studenti del movimento. Avevano rubato documenti compromettenti, tipo raccomandazioni e favoritismi vari, e con questi ricattavano i potenti “i baroni” della facoltà: insomma diciamo che lì c’era proprio un gran brutto ambiente, spesso pure pericoloso.
   A volte allora me n’andavo in giro nelle altre facoltà a respirare un po’ d’aria pulita. Mi trovavo bene specialmente alla facoltà di Lettere: scritte variopinte sui muri, carta e giornali in terra ovunque, gran frastuono di voci e di grida, sguardi sinceri e tutti che si davano finalmente del tu.
   In una di queste mie ricorrenti e ricostituenti peregrinazioni, incontrai una simpatica coppia di studenti che mi parlò di un loro interessante gruppo teatrale. Se ne andavano in pratica in giro nei quartieri di Roma a presentare il TRIBUNALE RUSSEL, Tribunale internazionale contro i crimini di guerra americani in Vietnam. L’idea era troppo bella. Cercavano un tecnico delle luci. Mi aggregai subito. Avevo trovato il mio gruppo.
   Lo spettacolo era affascinante. Si apriva con informazioni generali sui crimini umanitari commessi con regolarità dagli americani in questa guerra. Poi venivano le varie testimonianze. Quando era tutto buio, io accendevo un faro (sic!) che illuminava uno studente in ginocchio e con le mani giunte, vestito da contadino vietnamita, forse a volte un vietcong chissà, che raccontava quando, come e perché era morto e insieme a chi, pur se innocente/i. Le storie erano vere e struggenti. Alla fine la gente era commossa ed anche noi stessi del gruppo teatrale sempre lo eravamo.
   Ecco, molti anni dopo, qui a Monaco, 20 anni fa ormai, ho ripensato a queste testimonianze. Ho pensato poi invece a testimoni oculari della propria vita, che si raccontino agli altri. Non più a mani giunte, né in ginocchio, né dall’oltre tomba, ma ora, in vita, adesso. Funziona ancora."

Grazie per l’attenzione.
Un caro saluto
giulio
ps.. Chi riconosce l’importanza formativa e culturale di questa iniziativa, senza fini di lucro e che dura ormai da 24 anni, può anche un po’ sostenerla economicamente con un piccolo versamento sul c.c. HypoVereinsbank, giulio bailetti, Kontonummer 6860168020, Bankleitzahl 70020270, IBAN DE69700202706860168020, BIC HYVEDEMMXXX oppure sul mio Paypal: paypalme/letteraturaspontanea Grazie, comincio a diventare vecchio e ve ne sarei molto grato!


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