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Cucina circolare, salute, sostenibilità alimentare.

Cucina circolare, salute, sostenibilità alimentare.

 

SE CONTROLLI IL PETROLIO CONTROLLI LE NAZIONI. SE CONTROLLI GLI ALIMENTI CONTROLLI I POPOLI”

    Henry Kissinger

Dal 1974 il tema alimentare e’ al centro del dibattito di tutto il mondo, ma non è ancora stata trovata una soluzione.

     [...] “Scarsità di denaro, scarsità di cibo. Il controllo della società attraverso la scarsità è un modello socio-economico-politico teorizzato proprio da Henry Kissinger. Questo implica che ci sarà sempre qualcuno interessato “SE” farci arrivare cibo, “COME” farcelo arrivare e soprattutto “QUANTO” cibo. È proprio attraverso la scarsità di una risorsa che è possibile esercitare il controllo sui popolo. In sintesi, oggi il nostro sistema è basato sulla scarsità. Scarsità di denaro, scarsità di cibo. Nel 1974, su richiesta di Henry Kissinger, CIA e Dipartimento di Stato elaborarono il National Security Memorandum 200. Un piano che prevedeva la cessazione di ogni aiuto alimentare americano ai paesi in via di sviluppo che non avessero adottato politiche di regolazione delle nascite, ritenute dagli Stati Uniti premesse per stabilità sociale e sviluppo sostenibile. Per questo è giusto affermare che la dimensione del cibo è stata largamente sottovalutata negli ultimi 20 anni.” [...]articolo di A.Moia del 15 giugno 2017 pubblicato su Food & Wine (1)

 

La cucina e la cucina circolare, sono soltanto la punta di un iceberg che nasconde nella sua parte sommersa tutte le contraddizioni della nostra società nel suo rapporto con il cibo e con l’alimentazione. Queste contraddizioni stanno riportando il discorso sull’alimentazione al centro del dibattito anche nelle ricche società occidentali. Possiamo paragonare l’abbondante disponibilità e varietà di cibo a nostra disposizione, ad un cesto di mele belle, colorate, invitanti ma tra le quali se ne nascondono di avvelenate: la mela avvelenata della chimica in agricoltura, quella degli allevamenti intensivi; la mela avvelenata dell’industria alimentare e quella dello sfruttamento dei lavoratori del comparto agro-alimentare.

Parlare seriamente di cucina circolare presuppone una presa di coscienza di tutto ciò che ruota intorno al nostro modo di alimentarci.

Responsabilizzarci sul cibo che mangiamo è lo sforzo necessario per permettere al concetto di cucina circolare di prendere piede e non cadere nella fossa comune delle tante mode alimentari del nostro tempo.

Se fosse davvero la nostra grande occasione per migliorare la nostra vita e quella del nostro pianeta, voi la cogliereste o no?

 

Sapiens… Dagli Alberi alla savana

Per disegnare un quadro chiaro, dobbiamo necessariamente partire dal fondo del nostro iceberg: tornare al tempo dei nostri antenati, quando si sono differenziati dai primati per intraprendere un percorso unico in tutto il mondo animale.

Tutto è cominciato con il controllo del fuoco e la consapevolezza delle potenzialità che tale controllo poteva avere. I primi uomini hanno potuto pian piano migliorare la propria alimentazione dal punto di vista nutrizionale grazie alla cottura e introdurre in tal modo alimenti che prima erano esclusi dalla loro dieta.

Possiamo affermare che grazie al controllo del fuoco, i primi ominidi hanno definitivamente lasciato le chiome degli alberi (alimentazione prevalentemente costituita da frutta e germogli) per stabilirsi nella savana (alimentazione ancora costituita da frutti ma arricchita da radici, tuberi, uova, bacche, semi). Il controllo del fuoco ha consentito loro di difendersi meglio dai pericoli della savana (animali feroci in primo luogo) ma gli ha anche permesso di utilizzare nuove fonti di cibo che senza l’ausilio della cottura, non poteva in altro modo essere consumato. Attraverso alcune fasi ben definite, il passaggio dal cibo crudo a quello cotto ha reso possibile lo sviluppo della società umana.

 

Liberazione dalla lunga digestione.

Le fonti di cibo dei mammiferi terrestri sono essenzialmente di origine vegetale e di origine animale.

I vegetali sono una fonte abbondante e di facile reperibilità, ma di contro sono scarsamente nutrienti e difficili da digerire. Gli erbivori, infatti, trascorrono la gran parte del tempo a nutrirsi e a digerire questa enorme quantità di cibo. Per queste ragioni, l’apparato digerente degli erbivori è caratterizzato da stomaci molto capienti e intestini particolarmente lunghi che permettono, grazie al transito molto lento, la fermentazione delle fibre vegetali e quindi l’assimilazione degli elementi nutritivi.

La fonte alimentare dei carnivori è appunto la carne, in larga parte fornita dagli erbivori, una fonte molto più ricca e più nutriente ma meno facilmente reperibile e anch’essa di difficile digestione.

Sia i carnivori che gli erbivori infatti spendono la maggior parte delle loro giornate a procacciarsi prima e digerire poi il loro cibo.

Grazie al controllo del fuoco e alla conseguente cottura dei cibi crudi, i primi uomini hanno così trasformato cibi difficili da digerire in alimenti di facile e breve digestione, differenziandosi così da tutti gli altri animali.

 

Cibo più nutriente e più vario.

Oltre la facile digeribilità, la cottura dei cibi ha permesso ai sapiens di arricchire la loro dieta con alimenti (erbe, radici, tuberi e semi) che da crudi non potevano essere consumati. Una dieta così ampia e di facile digestione, ha fornito ai primi uomini un maggiore apporto di energia e nutrienti, e gli ha permesso di utilizzare diversamente il tempo che prima era impiegato nella ricerca del cibo.

Le basi per lo sviluppo della società.

 

Maggiore disponibilità di cibo, migliore qualità dello stesso e la conseguente liberazione di tempo, sono i tre elementi che hanno consentito ai sapiens di fondare le basi per lo sviluppo di una struttura sociale più complessa. Prima di tutto, la differenziazione dei ruoli tra i due sessi. Se da un lato la cottura degli alimenti ha il grande pregio di renderli più facilmente digeribili, dall’altro necessita dell’impiego di una certa quantità di tempo per essere realizzata, oltre che di un certo grado di competenza. In queste prime società di cacciatori e raccoglitori i due ruoli erano attribuiti rispettivamente ai maschi (più grossi, forti e muscolosi) e alle femmine (spesso limitate dalle gravidanze e dai figli).

I primi potevano così allontanarsi per le attività di caccia e le seconde invece svolgere l’attività di raccoglitrici nei pressi dei villaggi e dedicarsi contemporaneamente alla cura dei figli e alla cottura del cibo.(2)

 

ALIMENTAZIONE E CONCETTO DI SANO.

Nelle nostre società occidentali la parola cibo è sempre più spesso associata alla parola dieta e sempre più di rado a quella di alimentazione. Questi termini contengono due significati ben distinti:

 

- il termine alimentazione indica esclusivamente o prevalentemente la scelta, la preparazione e l’assunzione dei cibi. In fisiologia esso assume un significato più estensivo, tale da prendere in considerazione tutte le trasformazioni fisiche, chimiche e fisico-chimiche che gli alimenti subiscono nell’interno del tubo digerente. Intesa in questo senso va considerata come il primo momento della nutrizione, ossia di quella complessa serie di fenomeni biochimici che condizionano la vita, lo stato di salute e l’omeostasi, e che consentono agli organismi viventi di conservarsi, differenziarsi, moltiplicarsi, adattarsi alle variazioni ambientali, di lottare contro le influenze sfavorevoli, gli agenti morbigeni. (3)

 

- Il termine dieta (dal greco δίαιτα, "modo di vivere") ha assunto col tempo un duplice significato, in quanto può indicare l’insieme dei nutrienti ingeriti liberamente dall’uomo o da un gruppo etnico, per soddisfare il bisogno alimentare (per es. dieta mediterranea) e in tal caso riecheggia l’originario concetto di ’stile di vita’; oppure può richiamarsi, nel linguaggio corrente, al concetto di limitazione alimentare, in riferimento soprattutto al totale calorico (dieta dimagrante) o comunque alla proibizione di consumare particolari alimenti. Dal punto di vista socioculturale, l’adozione, per libera scelta personale dovuta a motivazioni di carattere fisico estetico o etico filosofico, di un particolare regime dietetico (inteso in senso più o meno ampio), segna tuttora, in molti casi, una precisa presa di posizione volta a sottolineare, oppure a negare, la propria adesione ai modelli dominanti. (4)

 

Alimentazione e nutrizione.

Risulta ben chiaro a questo punto il diverso valore che si attribuisce allo specifico atto di mangiare.

Se percepiamo l’atto di mangiare come quello di alimentarci gli attribuiamo un valore fondamentale per il nostro benessere, di conseguenza tutte le azioni ad esso collegate saranno improntate al porre una maggiore cura nella scelta degli alimenti, nella loro preparazione e nel tempo che decidiamo di dedicare ad essa.

Pre/Occuparci quotidianamente della nostra alimentazione equivale al prendersi cura del nostro benessere fisico più di quanto possa giovare un week end in un centro estetico oppure una seduta dal parrucchiere; allo stesso modo, come vedremo in seguito, avremo notevoli benefici anche dal punto di vista psicologico

L’alimentazione è quindi il primo atto della nutrizione. Nutrirsi vuol dire fornire al nostro organismo, attraverso l’assunzione degli alimenti, tutti quegli elementi necessari al suo corretto funzionamento e quindi a svolgere le funzioni vitali, tra le quali riconosciamo come principali:

 

  la funzione energetica, principalmente assolta dai carboidrati o zuccheri, fornisce agli organismi animali l’energia necessaria per svolgere tutte le funzioni vitali. Quelle volontarie quindi camminare, studiare, ballare e quelle involontarie come respirare, digerire, far funzionare gli organi interni.

  la funzione plastica, assolta in larga parte glucidi o proteine è quella funzione che permette agli organismi animali di costruire tutti i tessuti che costituiscono i loro corpi. Possiamo paragonare le proteine a dei mattoncini che opportunamente assemblati costruiscono un muro e quando questo viene danneggiato in qualche sua parte si preoccupano di sostituire tale parte con nuovi mattoncini.

  la funzione termoregolatrice è quella che ha il compito di controllare la temperatura corporea e di adattarla sia alla temperatura esterna sia a specifiche necessità dell’organismo, come ad esempio la febbre. I principali attori di questa funzione sono i lipidi o grassi e l’acqua.

 

La funzione energetica, cioè fornire al nostro organismo l’energia necessaria per svolgere le sue attività è il parametro che nelle società occidentali più caratterizza il discorso intorno all’alimentazione. A partire dai primi del 900 le società occidentali hanno dovuto affrontare il grande problema della malnutrizione causata in particolare dalla scarsità di alimenti dovuta alle guerre. Per rispondere in modo adeguato a questo problema ci si è concentrati sulla quantità di energia necessaria ad un organismo per essere in salute il cosiddetto fabbisogno energetico e sulla quantità di energia fornita dai vari alimenti e per convenzione chiamata la kcal chilocaloria. Questa impostazione è stata la base su cui si è poi sviluppata l’industria alimentare.

 

Da qui il grande fraintendimento del nostro tempo: fornire energia all’organismo umano come fondamento prevalente di una corretta alimentazione.

Questo provoca due ordini di problemi.

- Incentrare la discussione principalmente sull’apporto energetico confina il discorso dell’alimentazione ad un mero conteggio di calorie senza tener conto della qualità di ciò che assumiamo nè in termini di differenza tra alimenti, né in termini di valori nutritivi forniti dagli stessi. Questo è esattamente l’approccio sul quale l’industria alimentare si è sviluppata. Consapevole delle carenze ma disinteressata a risolvere il problema e aiutata dalla pubblicità nell’orientare le scelte alimentari. Un esempio in tal senso sono tutte quelle pubblicità che ci propongono “cibi con …” o “cibi senza…”.

- In secondo luogo pensare la nutrizione principalmente in termini di maggiore o minore apporto calorico tende a sottovalutare le altre funzioni e conduce ad una dieta povera degli elementi ad esse indispensabili. La prova di quanto detto è il sempre più frequente ricorso ad integratori sintetici (vitamine, calcio, sali minerali, concentrazioni di microrganismi intestinali) incentivato dalla pubblicità che rende accettabile ed inevitabile la carenza degli stessi negli alimenti.

Un esempio è rappresentato dagli Omega 3. Tutti gli integratori a base di omega 3 vengono realizzati utilizzando il krill antartico. Questa pratica sta privando la fauna locale della sua fonte di alimentazione con conseguenti squilibri negli ecosistemi antartici. L’assurdità è che una fonte ricchissima di omega 3 sono le erbe spontanee contro le quali l’agricoltura tradizionale scatena una guerra chimica totale

Con il termine krill (termine di origine norvegese) si indicano diverse specie di creature marine invertebrate.Questi piccoli crostacei, che vivono in tutti gli oceani del mondo, con particolare concentrazione nelle acque fredde e polari, sono importanti organismi che compongono lo zooplancton, cibo primario di balene, mante, squali balena, pesce azzurro e uccelli acquatici.

 

 

La nuova funzione: nutrire il microbiota intestinale.

Il microbiota è quell’insieme di batteri, virus, funghi, che ci aiutano a vivere. E’ una popolazione molto variegata, numerosissima e in molti casi ancora sconosciuta. Esistono vari tipi di microbiota: quello cutaneo, quello del cavo orale, quello intestinale.

Questo insieme di organismi, che viene ormai considerato un vero e proprio organo, venne studiato per la prima volta intorno agli anni ‘90 del secolo scorso in seguito ad un’interessante ricerca del Dott Weston A. Price.

Il dottor Price condusse studi in numerose località del pianeta e rilevò come diverse popolazioni seppur isolate geograficamente e con regimi alimentari apparentemente squilibrati vivevano invece in buona salute e al riparo dalle più frequenti malattie. Il fattore comune a queste popolazioni era un’alimentazione basata esclusivamente sui cibi naturali, del luogo, soggetti a pochissime trasformazioni e carenti di zuccheri raffinati.

Ulteriori studi condotti sugli aborigeni australiani, mostrarono come le gravi malattie cui erano soggetti anche in giovane età regredivano in brevissimo tempo non appena essi erano liberi di tornare a vivere e ad alimentarsi secondo i metodi tradizionale.

Tutti gli studi condussero alle stesse conclusioni:

 

il microbiota delle diverse popolazioni umane si è evoluto e adattato, fin dalle prime migrazioni dei sapiens, in base alle disponibilità alimentari del luogo colonizzato. Nel corso del tempo si sono selezionate le colonie di batteri più adatte in base alle disponibilità alimentari a prescindere che prevalessero vegetali, animali, abbondanza o carenza di grassi.

 

EUBIOSI E DISBIOSI.

A partire dal 2006, grazie alle tecniche di sequenziamento del DNA sempre più sofisticate e potenti, gli scienziati iniziarono a decodificare il genoma batterico del nostro microbiota intestinale. Questa decodifica fornì la prova scientifica del ruolo svolto dal microbiota intestinale nei processi digestivi, nelle varie funzioni metaboliche e nel sostenere il sistema immunitario.

L’approfondimento degli studi sul genoma del microbiota rilevò che ogni individuo ha un suo microbiota specifico ereditato per oltre il 70% dalla madre al momento della nascita.

E’ emerso inoltre come una distribuzione e un bilanciamento di famiglie batteriche siano comuni a tutti gli individui sani, questa condizione di equilibrio viene chiamata eubiosi.

Allo stesso modo il microbiota delle persone malate si presenta impoverito e scarsamente diversificato con prevalenza di famiglie patogene. Questa condizione di squilibrio viene chiamata disbiosi. (5)

Oggi è stato ampiamente confermato come lo stato di disbiosi non sia semplicemente un sintomo di malattia bensì esso stesso causa di malattie a carico degli altri organi, di infiammazioni, di disturbi del sonno e dell’umore fino ad essere associato a numerose forme di depressione. Il microbiota infatti comunica, attraverso le sostanze chimiche che produce

( tra le quali anche alcuni ormoni) direttamente con il cervello e con tutti gli altri organi.

 

DAL CIBO PRIMITIVO A QUELLO PROCESSATO. IL MICROBIOTA NON HA TEMPO PER ADATTARSI.

Gli studi sulle abitudini alimentari degli aborigeni australiani hanno dimostrato come il microbiota impieghi centinaia di anni a selezionarsi in base a un dato regime alimentare e quando quest’ultimo viene repentinamente modificato il microbiota non è in grado di adattarsi con la stessa velocità.

I nativi australiani, ancora ai primi del 900, erano una popolazione con una dieta pressoché primitiva. Non avendo ancora effettuato il passaggio da cacciatori/raccoglitori a coltivatori/allevatori l’evoluzione del loro microbiota si era fermata alla preistoria.

Costretti ad abbandonare la vita nomade e ad adeguarsi agli stili di vita occidentali (alimentazione compresa) hanno cominciato a sviluppare le malattie metaboliche tipiche del mondo industrializzato però già in giovanissima età. Questa tendenza ha continuato a ripresentarsi anche nelle generazioni successive, quelle nate cioè con stili di vita occidentale mettendo in rilievo come la causa delle gravi malattie metaboliche cui erano soggetti era da attribuire all’impossibilità del microbiota di adattarsi ad un’alimentazione industriale.

 

Perché questi studi riguardano direttamente anche le società occidentali?

 

Nelle società occidentali l’incidenza delle malattie metaboliche è aumentata nel corso ultimi 50 anni. Ad esse si associano sempre diverse forme di disbiosi. Anche in questo caso determinante è il cambiamento del regime alimentare.

L’ industria alimentare ci sta portando verso la rapida transizione da alimenti industriali

(che già di per sé rappresentano un fattore di stress per il microbiota) ad alimenti processati.

Quando parliamo di produzioni industriali degli alimenti facciamo riferimento a tutta la filiera a partire dalla coltivazione o dall’allevamento sino ai prodotti che troviamo nei supermercati.

Il nuovo modello di produzione agricola che a partire dagli anni 70 si è consolidato sulle coltivazioni intensive e sull’utilizzo della chimica tende ad impoverire i terreni intervenendo sui cicli biologici dell’azoto, del fosforo,del carbonio.

Il risultato sono alimenti vegetali altrettanto poveri di nutrienti ( negli ultimi 50 anni si è perso dal 60 all’80% del contenuto di sali minerali e vitamine). Nello stesso periodo la presenza dei residui chimici è aumentata non solamente negli alimenti ma anche nei terreni e nelle acque.

I vegetali prodotti in questo modo perdono la capacità di difendersi in modo naturale dai parassiti. La naturale capacità difensiva dei vegetali si esprime prevalentemente con la produzione di sostanze chimiche, una delle più’ note e’ l’acido acetilsalicilico

( il composto base dell’aspirina).

Vegetali non più in grado di sintetizzare queste sostanze, fondamentali per nutrire il microbiota, inevitabilmente non sono più in grado trasferirle a noi attraverso l’alimentazione.

La carenza di questi elementi provoca lo squilibrio del microbioma e lo stato di disbiosi. (6)

Un esempio su tutti il binomio “grano-glifosato” ( 7 )

 

 

 

                                                         Piatto di cucina circolare totalmente realizzato con i cosiddetti scarti.

                                                      Trovate la ricetta degli "gnocchi alla polvere di rapa rossa" nella pagina

 

 

 

Circolarità fa rima con qualità, efficienza e sostenibilità. Che sono anche le tre caratteristiche di un qualunque processo economico sano.” Igles Corelli (9)

 

La cucina circolare come risposta ai problemi legati all’alimentazione umana, ai problemi etici e a quelli ambientali.

All’interno del discorso sulla sostenibilità ambientale dei cicli economici il concetto di cucina circolare vuole portare il suo contributo pratico e promuovere un approccio all’alimentazione adeguato ai problemi che la società umana si trova ad affrontare in questa fase.

L’alimentazione e tutti i processi produttivi applicati alla produzione degli alimenti sono uno dei cicli economici più importanti per l’economia mondiale. Non solo l’agricoltura o l’allevamento quindi ma farmaceutica, chimica, i settori del trasporto e della logistica, la grande distribuzione, la salute. Dal punto di vista ambientale l’impatto che la produzione e la commercializzazione di alimenti ha è molto maggiore di quanto effettivamente riusciamo a percepire.

La cucina circolare si propone come possibile risposta ai problemi fin qui analizzati ma ci chiede un’assunzione di consapevolezza, ci spinge a pretendere risposte su come il nostro cibo viene prodotto. Ci chiede di investire tempo per occuparci di ciò che mangiamo.

I principi sui quali si basa per definire la buona qualità dei prodotti alimentari sono quelli della sovranità alimentare che mette in relazione le buone pratiche agricole, il rispetto dei diritti, la qualità dei prodotti attraverso la territorialità e la stagionalità degli stessi. (10)

 

DISPONIBILITÀ DI TEMPO E DENARO SONO IL PUNTO DI FRATTURA DELLE SOCIETÀ OCCIDENTALI E RICHIEDONO UNA DECISA E AMPIA DISCUSSIONE FILOSOFICA E SOCIOLOGICA.

 

TEMI ETICI

La produzione agricola di stampo industriale oltre a provocare squilibri all’ecosistema porta con sé problemi di natura etica che coinvolgono i contadini e i lavoratori rurali. Temi come il diritto al libero utilizzo e libero scambio dei semi, l’accaparramento dei terreni agricoli, lo sfruttamento delle risorse idriche, lo sfruttamento della manodopera, il caporalato e il patriarcato, il diritto alla salute messo a repentaglio dallo spargimento massiccio di composti chimici, sono al centro della DICHIARAZIONE ONU SUI DIRITTI DEI CONTADINI E DEI LAVORATORI RURALI in parte non votata e in parte non recepita da paesi come USA, Canada, Israele, Australia e tutti quelli Europei.

Temi etici riguardano anche l’allevamento industriale dove gli animali, a causa delle condizioni di vita e di igiene, sono più fragili a rischio malattie, sono privati del diritto ad una vita dignitosa. Gli allevamenti intensivi sono inoltre al centro del dibattito circa l’inquinamento ambientale e sull’uso massiccio degli antibiotici. Allo stesso modo si dovrebbero inserire nel dibattito i temi che riguardano l’agricoltura industriale.

Temi etici riguardano gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) e le NBT (New Breeding Techniques)

A differenza di quanto si voglia far credere infatti, gli interventi sul genoma vegetale sono nel 99% dei casi volti a rendere le sementi adattate e resistenti ai prodotti chimici che verranno poi impiegati nelle varie fasi di produzione.. Essi riguardano infatti principalmente cereali, mais, soia e colza, tutti principalmente destinati alla produzione di mangimi per gli allevamenti intensivi; solo una piccolissima parte riguarda i cosiddetti semi performanti, quelli cioè che danno origine a specie vegetali in grado di resistere meglio a condizioni avverse, essere più produttivi o maggiormente accattivanti esteticamente.

I semi performanti sono però coperti da copyright. Proprietà quindi delle grandi multinazionali che li cedono in una specifica forma di comodato d’uso alle aziende produttrici. Le quali acquistano l’utilizzo ma non la proprietà del seme. Di fatto con l’obbligo di acquistare nuovi semi ad ogni semina. ( 8 )

 

TEMI ETICI DI CARATTERE SOCIALE

Il fattore costo degli alimenti e il fattore tempo da dedicare alla preparazione del cibo domestico richiedono una riflessione rispetto al punto di frattura che i metodi di produzione alimentari stanno introducendo nelle nostre società occidentali.

Se da una parte un’élite di privilegiati può garantirsi l’accesso ad una alimentazione sana e adeguata, dall’altra, la maggioranza della società ne viene preclusa.

L’abbondanza di prodotti scarsamente nutrienti e solo apparentemente a basso costo, nasconde elevati costi sociali sia in termini di salute umana che in termini di impatto ambientale e ci nega la giusta percezione del problema.

 

Uscire dalla trappola della sovralimentazione e utilizzare la tecnologia.

Riguardo la questione del costo elevato la cucina circolare propone una doppia soluzione:

Nell’ultimo decennio le tecnologie inizialmente destinate al settore Ho.Re.Ca.( Hotel Ristoranti Catering) si stanno modificando per essere utilizzabili anche in campo familiare ( mixer, roner, essiccatoi, planetarie/impastatrici) senza aver nulla invidiare a quelle professionali ma con dimensioni ridotte e costi accessibilissimi.

L’introduzione delle nuove attrezzature sta rendendo possibile il concetto di "zero sprechi" delle materie prime di alta qualità. Pensare di utilizzare un ortaggio, un pesce, una carne, un frutto nella loro totalità, al 100% senza sprecare nulla compenserebbe quel surplus di prezzo da pagare al momento dell’acquisto inoltre alimenti ricchi di tutti i nutrienti costituiscono la via migliore per preservare una buona salute con notevole risparmio di farmaci o integratori alimentari.

Questo risparmio si manifesta sia a livello del singolo cittadino che a livello più ampio nella società.

Un’alimentazione qualitativamente ricca e sana, è in grado di fornire gli elementi necessari con quantità di cibi inferiori e innesca una catena virtuosa nel risparmio delle risorse, nella minore produzione dei rifiuti e delle emissioni di inquinanti dovute al trasporto. Una popolazione più sana ha un impatto minore sui costi della sanità pubblica.

Una maggiore attenzione alla qualità e alla preparazione del cibo ci pone la necessità di riorganizzare i tempi delle nostre vite occidentali, capire l’importanza di una sana alimentazione per il nostro benessere, avere la volontà e la possibilità di dedicargli tempo.

Di contro l’aver DELEGATO la responsabilità di ciò che mangiamo all’industria ci sta rendendo schiavi delle sue priorità e consumatori inconsapevoli dei danni che essa provoca agli altri esseri viventi - umani, animali, vegetali - al nostro pianeta e in ultima analisi del nostro stesso futuro.

 

 

 

Un percorso di letture che abbraccia gli anni dalla nascita della prima industria alimentare ai giorni nostri.

 

THE JUNGLE di UPTON SINCLAIR ( 1906)

Un libro sulla nascita dell’industria della carne, pubblicato nel 1906 racconta in modo realistico e doloroso la vita degli operai e la morte degli animali nei macelli della nascente industria alimentare nella città di Chicago.

A questa vera e propria catena di smontaggio delle carcasse animali si ispirò H. Ford per la sua prima catena di montaggio automobilistica, la Linea T.

UNA PAGA DA FAME di BARBARA EHRENREICH (2002)

Quasi 100 anni dopo l’uscita di THE JUNGLE viene pubblicato questo libro che racconta come nonostante le lotte sociali del 900 la vita delle classi povere statunitensi, in particolare donne, è ancora segnata da marginalità e cibo spazzatura.

COOKED di MICHAEL POLLAN (miniserie NETFLIX)

Nel 2016 M. Pollan autorevole giornalista del NY TIMES affronta di nuovo il tema del cibo e dell’industria alimentare trasferendo le sue conoscenze da scrittore in questa miniserie di 4 episodi. FUOCO,ARIA,TERRA, ACQUA mostrandoci come tutte le contraddizioni intorno all’alimentazione e all’industria alimentare non sono state risolte anzi ove possibile aumentate.

 

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