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1995C10: Sulla fondazione della teoria dell’interpretazione globale 

1995C10: Sulla fondazione della teoria dell’interpretazione globale 

 

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1995

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La filosofia di Hegel come dottrina della sapienza

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Capitolo 10

Sulla fondazione della teoria dell’interpretazione globale 
come unico modo scientificamente valido
per attualizzare una filosofia del passato

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Originale cartaceo qui

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Originale digitale qui sotto

(Il testo italiano è una traduzione automatica, al momento non ancora rivista
ma resa subito disponibile al pubblico di internet, dell’originale tedesco. 
La revisione avrà luogo nel corso del mese di giugno 2022)

 

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Le considerazioni fatte finora avrebbero dovuto mostrare chiaramente che l’attualizzazione di una filosofia del passato consiste principalmente nel separare il nucleo filosoficamente valido dal guscio che può essere spiegato solo storicamente. Senza questo impegno preliminare, nessun sistema del passato può essere implementato con successo nel presente.
Tuttavia, tale operazione di pulizia e completamento è ovviamente un’interpretazione della filosofia del passato. La divisione infatti è tra nocciolo e guscio, o spirito e lettera, cioè tra concetti che costituiscono i principi fondamentali indispensabili di questa filosofia e altri concetti che, invece, sono stati aggiunti dal filosofo ai principi fondamentali per motivi puramente ragioni psicologiche, storiche, ecc., su un processo ermeneutico, cioè su un’interpretazione.
La questione che si pone al riguardo è quella di stabilire i criteri per un’interpretazione oggettiva, cioè capace di estrarre dall’insieme i veri principi cardine di una filosofia del passato. Si tratta quindi di evitare che la ricerca dei principi fondamentali sia basata su criteri soggettivi, cioè sul ’gusto’ dell’interprete. In effetti, una tale modalità interpretativa soggettiva sarebbe una base molto debole per applicare la filosofia del passato alla vita etico-politica contemporanea.
Occorre quindi trovare un metodo che permetta di estrarre oggettivamente dall’insieme i principi fondamentali di una filosofia e separarli così dall’involucro esterno.
In questo post cercherò di stabilire le basi di tale metodo.
Sulla base delle riflessioni sullo sviluppo dello spirito di Hegel e sul significato profondo e nascosto del suo sistema come dottrina di saggezza svolte nei contributi 7-9, nonché sui risultati della prima parte dell’influenza, si dovrebbe concludere che il sviluppo storico-ricostruzione dell’emergere di una filosofia gioca un ruolo indispensabile quando si tratta di comprendere il loro significato, il loro significato reale.
In effetti, occorre fare una netta distinzione tra una comprensione immanente di una filosofia e la sua interpretazione genetica o evolutiva.
La comprensione immanente comporta il controllo della struttura logica di una filosofia, cioè la doppia questione se la giustificazione delle premesse sia verificabile o dogmatica e se le varie conclusioni logiche siano derivate dalle premesse assunte in modo logicamente stringente. Tale comprensione è esclusivamente immanente al sistema, cioè non considera né il passato del sistema, cioè la sua origine nella cosiddetta ’adolescenza’ del filosofo, né il suo futuro, cioè la sua validità nel tempo presente e futuro.
L’interpretazione storica, invece, riguarda la ricostruzione dell’origine del sistema, cioè del suo graduale sviluppo nella giovinezza del filosofo. Al riguardo, però, va precisato che la storia dello sviluppo di un sistema non va intesa come mera narrazione storica di fatti biografici, quanto piuttosto come il graduale emergere e svilupparsi dei concetti più importanti del sistema. In questo senso, la prima parte del
Influenza e, ad esempio, lo studio di Haering (1929) è un buon esempio di vera storia dello sviluppo. La seconda parte di Influence e lo studio di Jamme (1983), invece, sono un esempio di ricerca sull’influenza, anch’essa interessante e importante per la comprensione storica di un sistema, ma quando è perseguita isolatamente, cioè quando non fa parte di una storia di sviluppo concettuale sovraordinata, per la quale il vero significato di questa filosofia non può rivelarsi.
Una vera storia di sviluppo non è quindi la mera narrazione di eventi esterni nella vita del filosofo, ma lo sviluppo della sua vita filosofica interiore, che possiamo comprendere ricostruendo il concatenamento dei concetti principali che percorrono i suoi scritti giovanili fino all’emergere del sistema per riconoscere, per poter tracciare.
In questa prospettiva "sviluppo" le influenze e gli eventi esterni hanno importanza solo se trovano un’espressione dimostrabile nella vita interiore del filosofo, cioè nella formazione graduale della sua filosofia. Ma quando ciò avviene, quando un’influenza esterna si riflette nella vita filosofica, non la troviamo come mero evento storico, ma come pensiero, come concetto, come verità riconosciuta. Solo in questa forma, che appartiene chiaramente alla genuina storia interiore dello sviluppo, l’evento storico ha validità non solo storica, ma anche sistematica e quindi filosofica.
Una vera interpretazione evoluzionistica non mira ad esaminare il rigore logico nella giustificazione delle premesse o nella derivazione delle conclusioni, ma a comprendere il motivo per cui il filosofo ha fondato in primo luogo il sistema, cioè cosa voleva ottenere con esso o quale obiettivo stava perseguendo. La comprensione evolutiva è quindi un’interpretazione che, per così dire, sta al di sopra del sistemico. Ciò significa che l’obiettivo è quello di comprendere il significato del sistema oggetto di indagine o quale ruolo questo sistema è destinato a svolgere nella storia umana secondo le intenzioni del suo fondatore.
Una tale comprensione lascia la questione se questo significato sia stato correttamente implementato nel sistema studiato dal suo fondatore. In linea di principio, si potrebbe immaginare che il significato molto generale di un sistema filosofico sia accettato, ma senza che la sua esecuzione da parte del filosofo sia accettata. Così, ad esempio, potrebbe sorgere il caso che si costruisca un nuovo sistema filosofico, che assume il significato del vecchio sistema in esame, ma ne rinnova completamente l’esecuzione (1).
Il senso o significato di un sistema filosofico e la struttura logica e immanente del pensiero in cui questo senso trova la sua espressione sono due aspetti interconnessi ma diversi di una concezione filosofica. Certamente c’è una connessione tra i due, che è che la struttura di pensiero immanente cerca di implementare il significato del sistema e quindi dipende da esso. Tuttavia, il significato di una filosofia è di per sé indipendente dall’esecuzione tempo-spaziale da parte del fondatore del sistema e può quindi essere attuato in diverse condizioni tempo-spaziali in un altro sistema filosofico che si adatti alle più recenti conoscenze scientifiche e filosofiche.
Le considerazioni di cui sopra mostrano che una mera comprensione immanente al sistema di un sistema filosofico non è in grado di comprenderlo nella sua piena portata, nella sua interezza. Un tale modo di interpretare una filosofia può certamente portare a valide conclusioni circa l’immanente rigore logico del sistema, ma resta chiuso al significato di questo sistema, cioè il motivo per cui il filosofo ha elaborato questo sistema in primo luogo e il motivo perché potremmo averne bisogno ancora oggi.
L’interpretazione esclusivamente immanente al sistema è, per così dire, ’cieca’ (2), cioè si muove solo all’interno di una filosofia senza capire da dove viene e dove vuole e può portare.
Una tale interpretazione è quindi sradicata e senza prospettiva.
Tuttavia, una mera interpretazione evolutiva non è superiore a tale comprensione, poiché anche questa, vista isolatamente, è unilaterale. Una tale interpretazione può effettivamente essere molto istruttiva per quanto riguarda il significato o il significato di una filosofia, ma non può dire nulla sul fatto che il filosofo sia stato in grado di tradurre quel significato nel suo sistema in modo logicamente rigoroso. Per questo la mera interpretazione storico-evoluzionistica è ’vuota’ rispetto a quella sistema-immanente, poiché manca di comprensione del contenuto stesso della filosofia esaminata, cioè della struttura di pensiero del sistema maturo.
Sia l’interpretazione puramente immanente al sistema che quella puramente storico-evoluzionistica sono superiori a un’interpretazione che, attraverso un primo passo propedeutico, storico-evoluzionistico, accede al significato del sistema e, attraverso un secondo, immanente al sistema, interpreta il sistema dal punto di vista del suo significato, cioè si interroga se il fondatore del sistema sia riuscito ad attuare il senso della sua filosofia in modo logicamente stringente.
Se torniamo ora alla questione di stabilire i criteri per un’interpretazione oggettiva di un sistema filosofico del passato, che ha costituito il punto di partenza di questo contributo, possiamo dare la seguente risposta: solo un’interpretazione globale è in grado di dare il vero, significato originario di una filosofia e quindi, in questa prospettiva, separare i concetti in cui tale significato si riflette dagli altri concetti che, al contrario, non hanno alcun rapporto logico con questo significato originario genuino.
Il primo gruppo di termini sono quindi i "principi fondamentali" del sistema. Ciò significa che il sistema in esame perde il suo significato, il suo significato, se eliminiamo questi termini dal sistema. Questi principi fondamentali sono quindi in una relazione necessaria con il sistema e con il significato che ha luogo in essi. Costituiscono l’essenza del sistema e non possono essere separati da esso senza denaturare il sistema (sono il nucleo o lo spirito del sistema).
Anche il secondo gruppo di termini può essere principi del sistema, ma non "principi fondamentali". Ciò significa che non si può stabilire alcuna relazione logicamente necessaria tra questi principi e l’originario genuino significato del sistema. Questi principi sono stati aggiunti allo zoccolo duro originale dal filosofo ad un certo punto del suo sviluppo e per qualche ragione storica, ma non appartengono a quel nucleo duro.
Distinguendo tra "principi principali", che costituiscono il nucleo o lo spirito di una filosofia, e principi semplici, che ne costituiscono il guscio o la lettera, si stabilisce una solida base su cui si può realizzare l’attualizzazione di una filosofia del passato.
In effetti, il vero compito dell’interpretazione di una filosofia già esistente non è né la mera indagine della questione evolutiva, orientata al passato, di quale significato il filosofo abbia attribuito al suo sistema, né la questione attuale, immanente al sistema, se egli abbia è riuscito a interpretare logicamente questo significato da attuare in modo rigoroso, ma l’altra questione orientata al futuro è se una tale filosofia può aiutare a risolvere le attuali questioni filosofiche e in quale forma può svolgere al meglio questo compito.
Tale interpretazione orientata al futuro va vista come un tentativo di aggiornare una filosofia del passato. Certo, presuppone che si sia già compreso il vero significato di questa filosofia attraverso la ricostruzione storico-evoluzionistica e che si sia già verificato il rigore logico della struttura immanente del sistema.
L’aggiornamento vero e proprio del sistema consiste allora nell’eliminare le lacune che si possono riscontrare nell’accoglimento delle premesse e nel trarre conclusioni da queste premesse (3). Ciò migliora il rigore logico del sistema e pone la sua applicazione alle questioni filosoficamente importanti del presente su basi più solide. Infatti, solo così il sistema filosofico, che riteniamo utile anche oggi per la soluzione delle attuali questioni filosofiche, può essere adeguato a questo scopo.
L’attualizzazione di una filosofia del passato completa quindi il processo della sua interpretazione come terzo passo. Integra il passaggio storico o sistemico aggiungendo una dimensione orientata al futuro alle dimensioni orientate al passato o al presente.
Un’interpretazione così completa la chiamo ’interpretazione globale’. È l’unica solida base per aggiornare una filosofia del passato e quindi per applicarla alla vita etico-politica del presente.
Si compone di tre fasi consecutive:
Primo passo: La ricostruzione storico-sviluppo dell’emergere della filosofia esamina quale significato abbia, cioè quale scopo il filosofo volesse con essa raggiungere.
Secondo passo: esaminando la struttura del pensiero immanente, si verifica se i principi fondamentali del sistema, che contengono questo significato, sono giustificati in se stessi e se le conclusioni che ne derivano si susseguono senza soluzione di continuità e in modo rigoroso. Inoltre, occorre prestare particolare attenzione a distinguere rigorosamente tra concetti che costituiscono il nucleo centrale del sistema e concetti che, invece, ne costituiscono solo il guscio.
Terzo passo: riscrivendo (4) o riscrivendo il sistema, si colmano eventuali lacune che possono essere contestate e le conclusioni errate o solo storicamente spiegabili vengono eliminate e sostituite da conclusioni corrette (operazione di pulizia). Il sistema così rinnovato viene anche confrontato con gli ultimi e attendibili risultati delle singole scienze per verificarne la stabilità rispetto ad esse (operazione di completamento).
Al termine di questo processo, il sistema avrebbe dovuto essere rianimato e reso idoneo all’uso attuale. Ciò significa che il suo immanente filone di pensiero dovrebbe ora essere in grado di tradurre il significato del sistema in modo ragionato, logicamente rigoroso e in linea con l’ultimo stato della scienza e delle scienze umane.
Solo una tale interpretazione deve essere considerata e descritta come un’"interpretazione globale". Tutte le altre forme interpretative, che consistono solo in uno o due dei passaggi elencati, sono solo parzialmente valide e non possono pretendere di avere il rango di interpretazione ’globale’. Sono unilaterali e possono quindi rivendicare solo una validità parziale.
L’interpretazione evolutiva può rivendicare validità solo in relazione all’emergere della filosofia, cioè al passato, ma non in relazione al rigore immanente al sistema e non alla futura applicazione del sistema; l’interpretazione immanente al sistema non può assolutamente dire nulla sul significato del sistema ed è anche senza parole per quanto riguarda il futuro, in quanto non lo include; l’interpretazione aggiornata è l’opinione arbitraria dell’interprete senza essere radicata nell’origine del sistema e nella sua revisione immanente al sistema, cioè senza alcun background storico o sistematico. Questa opinione in realtà può anche essere corretta, ma il suo potere di giustificazione e persuasione è molto debole,
L’interpretazione globale è completata da due ulteriori passaggi, che in realtà non sono veri e propri passaggi di ricerca, ma piuttosto due aggiunte.
La prima aggiunta è avere l’intuizione che il sistema del passato potrebbe avere validità nel presente per la soluzione dei problemi filosofici attuali, prima ancora di iniziare il processo interpretativo. Se non avessi questa intuizione, non varrebbe la pena portare a termine un’impresa così vasta, dispendiosa in termini di tempo ed energia. Naturalmente, questa intuizione precede cronologicamente l’attuazione dell’interpretazione globale di una filosofia del passato e ne è il presupposto indispensabile.
Dopo che l’intuizione iniziale è stata convalidata eseguendo l’interpretazione globale (5), devono essere compiuti i passi pratici che portano alla traduzione della filosofia in realtà. In effetti, è del tutto insensato intraprendere un’interpretazione globale senza applicare la filosofia così ripresa e resa adatta all’uso sia nella vita personale che sociale. La traduzione etica e politica della filosofia aggiornata del passato nel presente è quindi il secondo complemento dell’interpretazione globale. Come volontà di farlo, viene cronologicamente prima dell’interpretazione globale e quindi costituisce un prerequisito psicologico desiderabile per essa, mentre come attuazione pratica viene dopo di essa.

Osservazioni
1) Tale è, ad esempio, il piano di Hösle per l’attuazione del programma di Hegel, a parte la sua esecuzione da parte dello stesso Hegel.A questo proposito, tuttavia, va precisato che Hösle è giunto alla definizione del contenuto di questo programma senza una preventiva indagine di Lo sviluppo del pensiero di Hegel. Sorge quindi la domanda giustificata se il contenuto del pensiero che Hösle chiama "programma di Hegel" corrisponda effettivamente al programma storico di Hegel! Sfortunatamente, questa importante questione non può essere discussa qui, ma dovrebbe essere affrontata e risolta a un certo punto all’interno della direzione filosofica che tende a un’attualizzazione della filosofia di Hegel. Che senso ha effettivamente tendere o portare a termine un’attuazione del programma di Hegel se prima non si definisce con precisione in termini di storia evolutiva
2) Consentitemi a questo punto di rivisitare la famosa distinzione di Kant per chiarire la distinzione qui discussa (vedi Influenza, p. 58).
3) Inoltre, in questa terza fase, va ripulito e completato il sistema del passato, come presentato nell’articolo 9.
4) Schild, 1992, p. 130: "In ogni caso, c’è da chiedersi se la struttura dell’"Enciclopedia" stessa non debba essere riscritta" (nelle pagine precedenti, Schild aveva fornito alcune ragioni per riscrivere la filosofia di diritto).
5) È altrettanto possibile che l’intuizione iniziale venga falsificata nel corso dell’interpretazione globale. In questo caso, l’azienda deve essere abbandonata. Ma questo non significa che fosse inutile. Altri ricercatori trarranno vantaggio dal tentativo fallito non seguendo questo percorso sbagliato e investiranno le loro energie in altri percorsi più promettenti.

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