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2022

(12)

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FILOSOFIA ETICA E DELLO SPORT

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“Riflessioni filosofiche sulla morte di un campione:
Edson Arantes do Nascimento, detto Pelè”

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La morte di Pelè suggerisce alcune riflessioni filosofiche. Esse riguardano il concetto di correttezza e di bene. Pelè non solo è passato alla storia per la sua bravura calcistica indiscussa e ammirata da tutti, ma soprattutto per la sua correttezza  e simpatia. Le sue foto sono sempre di un Pelè sorridente e non sono state tramandate azioni di Pelè particolarmente scorrette. Addirittura si tramanda che quando una volta fu espulso, il pubblico protestò a tal punto che fu invitato a rientrare in campo e dovette invece essere lasciarlo l’arbitro. 
Considerato “patrimonio storico-sportivo dell’umanità”, Pelè incarna il concetto di correttezza che dovrebbe essere essenziale nel mondo dello sport, come ovviamente in generale nella vita. Ma che significa essere corretti? 
La correttezza è la fedeltà all’idea del bene dell’essere umano.  Com’è bene che l’essere umano sia? La risposta a tale domanda ci suggerisce appunto che il bene dell’essere umano, quel che noi ci aspettiamo da un nostro simile, è che sia appunto corretto. Essere corretti significa interpretare l’umanità in noi nel modo migliore possibile, elevarsi a ciò che è l’idea o il concetto di essere umano. Sì, perché noi nella nostra vita siamo interpreti dell’umanità, vivendola le diamo un’interpretazione. In altre parole è l’ideale dell’essere umano che una persona corretta rappresenta. Potremmo anche esprimerci così,  che la persona corretta è l’incarnazione dell’idea di ‘essere umano’.
Questo concetto è il principio fondamentale dell’idealismo e risale al filosofo greco Platone, per il quale tutto ciò che esiste corrisponde in modo più o meno pieno e perfetto alla propria idea, al proprio concetto. La persona corretta corrisponde evidentemente  in modo perfetto all’idea di ‘essere umano’; una persona scorretta, al contrario, mortifica tale ideale, lo umilia e con esso umilia l’intera umanità. 
Tornando a Pelè dopo questa divagazione filosofico-metafisica sui principi primi, possiamo capire meglio perché Pelè più di altri sia stato sempre considerato un’icona del calcio e dello sport, il rappresentante ideale di quest’attività umana: Pelè nella propria vita sportiva è riuscito a incarnare in modo perfetto l’idea dello sport, che consiste non soltanto nella bravura, ma anche appunto nella correttezza. Pelè è riuscito a unificare al massimo tali due caratteristiche, bravura e correttezza, così da incarnare in modo assolutamente perfetto l’ideale stesso dello sport e da assurgere pertanto a modello assoluto di tale attività, con particolare riferimento ovviamente al calcio.
Il fatto che un essere umano qualunque, nato peraltro poverissimo, senza alcun mezzo particolare, sia riuscito in questa impresa costituisce un importantissimo fattore di motivazione e emulazione per i giovani, come un stella polare capace d’indicare la via da percorrere, la meta cui aspirare e tendere. Se ci è riuscito un uomo qualsiasi, ci può riuscire allora chiunque, ma, si badi bene, non soltanto a diventare tecnicamente bravi, bensì ‘corretti’, nel senso filosofico appena spiegato. 
Tale correttezza non riguarda ovviamente soltanto il calcio e lo sport in generale, ma qualsiasi attività dell’essere umano come anche la sua vita stessa in generale: dobbiamo tutti tendere a realizzare nella nostra vita l’idea, il concetto dell’essere umano, ossia a incarnare l’ideale dell’umanità in un modo quanto più perfetto possibile, dunque a essere semplicemente ‘corretti’. Questo dovrebbe essere il senso della nostra vita, incarnare l’ideale di quel che siamo nel nostro concetto.
Grazie, Pelè!

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