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2022(2): Guerra Russia-Ucraina:  I nostri veri amici, il popolo russo

2022(2): Guerra Russia-Ucraina: I nostri veri amici, il popolo russo


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2022(2)

GUERRA RUSSIA-UCRAINA

I nostri veri amici, il popolo russo

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Poniamoci una domanda: chi indicò un’altra possibile via quando, all’inizio del secolo scorso, appariva chiaro che il capitalismo era un gigante che divorava tutto, all’interno i concittadini più deboli e senza proprietà, i proletari, costretti a lavorare in situazioni di quasi schiavismo, all’esterno i popoli meno sviluppati, ridotti in schiavitù e derubati delle proprie ricchezze naturali nonché, sempre all’esterno,creava le condizioni materiali affinché prima o poi scoppiasse una guerra mondiale per decidere chi dovesse dominare il mondo tra le grandi potenze capitalistiche, come furono la prima e poi anche la seconda guerra, direttamente conseguenza della prima, quando il mondo insomma, nonostante il lento benessere che stava avanzando, iniziava a conoscere allo stesso tempo anche il periodo più brutto della propria storia, culminato poi nelle due bombe atomiche del 1945? Chi cercò di mettere un freno allora a questo mostro tutto-divorante? La risposta è una sola: il popolo russo con la rivoluzione del 1917.

 Che poi le cose siano andate male, che Stalin abbia dato uno sviluppo dittatoriale e anche criminale al corso del comunismo, che l’URSS abbia, infine, ceduto al capitalismo e dal 1989 non esista più, tutto ciò non conta. Conta solo il coraggio morale e politico di quel popolo che seppe indicare al mondo un’altra possibile via. 
 Tale altra via era una via squisitamente europea, in particolare tedesca, perché proveniva dalla Germania di Karl Marx, dal cuore dell’Europa. Ecco perché il popolo russo culturalmente appartiene profondamente e indissolubilmente all’Europa, fa parte della grande casa europea, le cui fondamenta si trovano in Atene. Sono le fondamenta della casa della filosofia, del pensiero che comprende il mondo e la vita, orientando la vita dell’uomo sulla Terra verso la pace, la giustizia, la vera libertà. Questa casa è l’Europa, non intesa come l’attuale UE, ma come l’insieme di popoli che convivono nello spazio continentale europeo.
 La vera e autentica domanda nostra deve essere allora un’altra: che ci facciamo noi con gli USA, i quali continuano a portare avanti il capitalismo come se nulla fosse, come se la storia non avesse mostrato i danni che questo sistema infligge all’umanità, da ultimo quello forse più grave, quello ambientale? 
Per questi motivi culturali e filosofici, occorre che l’Europa nella guerra in corso tra Russia e Ucraina assuma una posizione equidistante tra USA e Cina, tra capitalismo e comunismo, e avvii un percorso di riavvicinamento con la Russia. Certo Putin è un ostacolo, ma non si doveva proprio arrivare a questo punto, non si doveva permettere che la minaccia di un’entrata dell’Ucraina nella NATO allontanasse gli Stati europei dai cugini, se non fratelli, russi. 
 Il dramma oggi è proprio l’aver provocato quest’allontanamento della Russia dall’Europa, il che rientra perfettamente nelle mire americane, che da sempre vogliono l’Europa divisa e lontana dalla Russia, per dominarla. 
 Alla domanda “cui prodest?” relativa al conflitto attualmente in corso, la risposta è una sola: agli USA. E così si trova automaticamente anche chi di nascosto, ma neanche poi più di tanto, ha spinto verso tale conflitto.
Scrivo queste righe ovviamente nella piena consapevolezza del crimine contro uno Stato sovrano compiuto da Putin e nell’altrettanto piena solidarietà verso il popolo ucraino, attualmente sofferente, ma la considerazione filosofica della storia guarda molto più lontano e in profondità di un crimine. Putin non è il popolo russo, non è la cultura russa, non è la storia russa, non è il compito storico che quella grande cultura ha coraggiosamente assolto nel secolo scorso, cercando di condurre l’umanità oltre la distruttrice immoralità del capitalismo.
 Noi oggi dobbiamo ancora andare oltre il comunismo e la via segnata resta quella del superamento della concorrenza, dell’individualismo, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della riduzione di tutto, anche dell’uomo, a merce. Lo dovremo fare in modo diverso, non dittatoriale e liberticida, ma il compito storico resta ancora quello, ossia superare il capitalismo. 
 Se da una parte ci sono perdenti, perché che il comunismo storicamente abbia perso è chiaro, dall’altra non ci sono vincitori, giacché il capitalismo continua a sfruttare i deboli e a inquinare la natura, a infondere falsi valori nelle menti dei nostri giovani come la concorrenza e il consumismo, allontanando l’umanità dalla verità, che invece indica cooperazione e moderazione, al fine di poter vivere tutti insieme una vita serena e pienamente realizzata su questo piccolo pianeta, dalle risorse limitate, che ci ospita.
 Occorre che l’Unione Europea si svegli e comprenda quel che veramente sta accadendo, una profonda ferita al centro del proprio cuore, e non parli all’unisono con il suo principale nemico, gli USA, che quella ferita, invece, festeggiano.

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