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1999: PRINCIPI DELL’ATTUALIZZAZIONE DELLA FILOSOFIA DI HEGEL

1999: PRINCIPI DELL’ATTUALIZZAZIONE DELLA FILOSOFIA DI HEGEL

 

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1999

(febbraio)

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Significato, metodo e principi fondamentali
dell’attualizzazione della filosofia di Hegel

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Relazione congressuale
(Università di Vienna)

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Registrazione audio: no

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Pubblicazione cartacea: no

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Pubblicazione digitale: sì, qui di seguito
(traduzione dell’originale tedesco)

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1. Il significato dell’attualizzazione del sistema filosofico di Hegel

Attualizzare la filosofia di Hegel significa esprimerla in una nuova forma adatta ai tempi moderni. Questa forma dovrebbe mantenere il contenuto principale di questa filosofia, ma la forma linguistica e il contenuto filosofico rimanente dovrebbero essere modificati in modo aggiornato (ad esempio, i nuovi risultati delle singole scienze e i nuovi contenuti socio-politici dovrebbero essere integrati nel sistema filosofico).
La prima difficoltà che ne deriva è quella di distinguere in modo chiaro e rigoroso tra il contenuto principale e il contenuto secondario della filosofia di Hegel. Dovrebbe quindi essere possibile definire in termini puramente scientifici quali concetti appartengano alla struttura di base dell’idealismo di Hegel, senza i quali il suo sistema non possa essere pensato senza contraddizioni, e quali, invece, non appartengano necessariamente a questa struttura di base e possano quindi essere eliminati o sostituiti senza alcun problema, senza che il nucleo filosofico dell’idealismo assoluto di venga di conseguenza perso.
Dovremmo quindi occuparci principalmente del problema del metodo. Ciò  può essere formulato come segue: Con quale metodo scientifico si può distinguere il contenuto principale della filosofia di Hegel dal contenuto secondario?
Solo la risposta a questa domanda può metterci in condizione di giudicare se questo contenuto principale sia ancora valido oggi e se quindi abbia senso attualizzarlo.


2 Metodo di attualizzazione del sistema filosofico di Hegel
Nella teoria dell’interpretazione dei sistemi filosofici oggi regna l’anarchia totale. Ogni interprete può affermare più o meno quello che vuole, nessuno potrà dimostrare che ha ragione o torto. Ma non ha senso che centinaia d’interpreti propongano e rappresentino centinaia di opinioni e interpretazioni diverse, come accade non solo con Hegel ma praticamente con l’interpretazione di qualsiasi altro filosofo. Sarebbe meglio se si potesse concordare in anticipo un „metodo di interpretazione“ che fosse riconosciuto da tutti o dalla maggior parte degli interpreti come il metodo migliore e al quale poi ci si attenesse realmente nell’interpretazione.
È proprio questo „accordo“ scientifico tra esperti che ha permesso alle scienze naturali di ottenere risultati universalmente validi e verificabili e quindi anche l’accettazione, il riconoscimento e l’autorità sociale. Questo dovrebbe essere seriamente perseguito anche nel caso della trattazione della storia della filosofia o della filosofia in generale.
La diversità di opinioni produce solo confusione e mancanza di autorità se non porta a un consenso generale almeno su alcuni punti centrali. Abbiamo quindi bisogno di un metodo scientifico che ci fornisca le linee fondamentali di un’interpretazione oggettiva di una filosofia del passato che sia fedele alla materia stessa. Nel mio lavoro ’La filosofia di Hegel come dottrina della saggezza”, ho cercato di elaborare le linee guida di un tale metodo. Riassumo qui brevemente i principali risultati cui sono pervenuto. L’interpretazione completa e oggettiva di una filosofia del passato si svolge attraverso tre tappe:
Prima tappa: attraverso la ricostruzione dello sviluppo della nascita di questa filosofia si esaminerà il significato che essa aveva per il suo fondatore, cioè quale scopo il filosofo volesse raggiungere attraverso di essa. Questo significato sarà contenuto e realizzato in alcuni concetti principali. Questi concetti costituiranno la struttura di base del sistema filosofico. A questo proposito, va precisato che il termine „storia dello sviluppo“ non va inteso come mera narrazione storica di fatti biografici, ma come sviluppo graduale della vita spirituale interiore del filosofo.
Seconda tappa: esaminando la struttura di pensiero immanente del sistema, si verifica se i principi fondamentali del sistema, che contengono questo significato, siano fondati in sé e se le conclusioni che ne derivano si susseguano senza lacune e in modo rigoroso. Occorre fare attenzione a distinguere rigorosamente tra i concetti di base che esprimono il significato principale del sistema e gli altri concetti.

Terza tappa: riscrivendo o riformulando il sistema, si colmano le lacune eventualmente discutibili e si eliminano le conclusioni errate o spiegabili solo storicamente, sostituendole con conclusioni corrette. Il sistema così rinnovato viene anche confrontato con i risultati più recenti e affidabili delle singole scienze, per verificarne la stabilità rispetto a essi. I nuovi contenuti scientifici e socio-politici devono essere integrati nel sistema. 
Se ora torniamo alla domanda iniziale di determinare i criteri di un’interpretazione oggettiva e scientificamente fondata di un sistema filosofico del passato, possiamo dare la seguente duplice risposta:
- In primo luogo, solo un’interpretazione composta dai passi sopra elencati è in grado di riconoscere il significato genuino e originale di una filosofia.
- In secondo luogo, solo in questo modo è possibile separare i concetti in cui questo significato è espresso dagli altri concetti che non hanno alcun rapporto logico con questo significato genuino originario.
Il primo gruppo di termini è quindi costituito dai „principi fondamentali“ del sistema. Ciò significa che il sistema oggetto di studio perde il suo significato, il suo senso, se eliminiamo questi concetti. Questi principi fondamentali sono quindi in una relazione necessaria con il sistema e con il suo significato, che si svolge al loro interno. Essi costituiscono l’essenza e il nucleo del sistema e non possono essere separati da esso senza denaturarlo.
Il secondo gruppo di concetti sono concetti del sistema, ma non suoi ‘principi fondamentali*. Ciò significa che non è possibile stabilire una relazione logicamente necessaria tra questi termini e il significato originale del sistema. Questi termini sono stati aggiunti al nocciolo duro originale dal filosofo a un certo punto del suo sviluppo e per qualche ragione storica, ma non appartengono a questo nocciolo duro, al significato genuino della sua filosofia. 
Questa interpretazione completa l’ho chiamata ‘interpretazione globale’. Mi sembra che suggerisca alcune linee guida per interpretare una filosofia del passato che sia scientificamente valida.
Distinguendo tra i principi fondamentali, che costituiscono il nucleo di una filosofia, e gli altri concetti, che ne costituiscono solo l’involucro, si costruisce una solida base, sulla quale si può poi realizzare l’attualizzazione di una filosofia del passato.
Attraverso l’attualizzazione il sistema filosofico oggetto di studio può essere rianimato e reso adatto all’uso nel presente. Ciò significa che la sua sequenza immanente di pensieri dovrebbe ora essere in grado di realizzare il significato, il senso del sistema, in modo fondato, logicamente rigoroso e in armonia con lo stato più recente delle scienze naturali e umane.


3. Principali contenuti filosofici dell’attualizzazione del sistema filosofico di Hegel
Sulla base delle prime due fasi dell’interpretazione globale, è possibile comprendere il significato principale e di conseguenza il contenuto filosofico principale di una filosofia del passato. Ho svolto questi passaggi (cioè la storia dello sviluppo e l’esame della struttura di pensiero immanente al sistema) per quanto riguarda la filosofia di Hegel in un lavoro di diversi anni, che si è concluso solo di recente. Il libro corrispondente sarà pubblicato a breve qui sulla piattaforma e anche come libro in forma cartacea sia in italiano sia in tedesco.
Riassumerò qui brevemente i principali risultati di questo studio.


3.1 Il significato fondamentale della filosofia di Hegel (risultato principale della storia dello sviluppo)
Dalla ricostruzione del sistema filosofico di Hegel in termini di storia dello sviluppo, è emerso che Hegel voleva mettere a disposizione dell’umanità, attraverso il proprio sistema filosofico, una nuova religione nel senso della „religione della ragione“ di Kant. Questa nuova religione, secondo lui, aprirà e stabilirà la terza e ultima grande fase della storia dell’umanità, dopo la prima fase, quella del politeismo, e la seconda fase, quella del monoteismo. La terza e ultima fase della storia dell’umanità sarà quella dell’idealismo o della filosofia, poiché secondo Hegel, come è noto, filosofia e idealismo coincidono. 
Secondo il vero significato della filosofia di Hegel, la storia dell’umanità si divide quindi in queste tre fasi principali:
Prima fase, politeismo: essa è caratterizzata dall’unità inconsapevole dell’uomo e della natura. L’uomo riconosce l’Assoluto, ma in forma materiale, nella natura e nelle sue varie forze (gli dei). Psicologicamente, l’uomo vive in unità con la natura, ma si tratta di un’unità „inconsapevole“, in cui egli non è in grado di distinguersi come spirito dal resto della natura non spirituale, meramente materiale. All’uomo manca quindi la coscienza di sé.
Seconda fase, monoteismo: tale fase è caratterizzata dalla separazione tra uomo e natura. L’uomo riconosce l’Assoluto nella sua forma propria, spirituale e unitaria, ma come completamente separato dalla natura (il Dio personale e unico). L’Assoluto non è quindi visto, o lo è solo in modo condizionato, come qualcosa che è attivo nella natura e nell’uomo. La conseguenza necessaria è che si perde l’unità originaria e inconscia tra uomo e natura e si crea invece una netta separazione tra il „mondo della materia e del relativo” (la terra) e il „mondo dello spirituale e dell’assoluto” (il cielo).
Questa netta separazione esterna tra l’uomo e la natura corrisponde anche a una separazione interna all’uomo tra lui stesso, il suo naturale bisogno di beatitudine „qui e ora“ e il suo giudizio negativo sulla vita sulla terra. L’uomo è diviso al suo interno, non vive (più) in armonia con se stesso.
Terza fase, idealismo o filosofia: essa è caratterizzata dall’unità consapevole dell’uomo e della natura. L’uomo riconosce l’Assoluto nella sua forma corretta, spirituale e unificata, ma ora come qualcosa di interiore, che è attivo sia nella natura che in lui. È la forza creativa e razionale (nel linguaggio di Hegel: l’idea assoluta o ragione) che è attiva nella natura - in modo inconapevole e necessario - e nell’uomo - in modo consapevole e libero. L’unità originaria e inconscia dell’uomo e della natura si realizza di nuovo, ma in modo consapevole. La netta separazione tra terra e cielo, tra l’uomo e la sua vita che si sviluppa sulla terra, viene abolita. L’uomo si riconcilia con la vita interiore ed esteriore, comprende e accetta la sua reale posizione nel mondo, le possibilità e i limiti a essa connessi.
Ci sono diversi testi in cui Hegel esprime questo punto di vista, il più esplicito è sicuramente il frammento Fortsetzung des ’Systems der Sittlichkeit’ (Continuazione del ’Sistema dell’Eticità’) tramandato da Rosenkranz, che il biogrfo di Hegel ancora possedeva, che in parte riporta e di cui riproduce fedelmente il testo. Dopo aver presentato la concezione di Hegel a Jena della storia della religione, Rosenkranz riferisce quanto segue sulla posizione di Hegel in quel periodo sul problema della religione:
Rosenkranz sostiene la sua relazione con una lunga citazione dal manoscritto. In esso si può leggere un pensiero di Hegel che è molto esplicito in relazione alla problematica in quesitone:


’Ora che il protestantesimo si è spogliato della sua consacrazione aliena, lo spirito può osare santificarsi come spirito nella sua propria forma e stabilire l’originaria riconciliazione con se stesso in una nuova religione, nella quale l’infinito dolore e tutta la gravità della sua opposizione saranno assorbiti, ma si dissolveranno intatti e puri, cioè quando ci sarà un popolo libero e la ragione avrà fatto rinascere la sua realtà come spirito morale, che potrà avere l’audacia di prendere la sua forma pura sul suo stesso terreno e dalla sua stessa maestà“. [...] Questa realizzazione, di racchiudere in sé allo stesso tempo e di elevarsi al di sopra di essa tutta l’energia di sofferenza e di opposizione che per qualche migliaio di anni ha dominato il mondo e tutte le forme della sua formazione, questa realizzazione solo la filosofia è in grado di darla’. (S. 140-141)


In questo testo, meglio che in qualsiasi altro testo di Hegel, appare l’intenzione che sta alla base del suo filosofare: Hegel aveva capito, grazie agli studi storici e filosofici degli anni giovanili, in cui si era occupato principalmente del cristianesimo e della teoria della filosofia della religione di Kant, che stava sorgendo una nuova epoca nella storia dell’umanità. Quest’epoca è stata (ed è tuttora) caratterizzata dal superamento della religione nel senso tradizionale del termine, cioè della fede confessionale, e dalla sua sostituzione con la filosofia. Si tratta, ovviamente, di una filosofia che conduce alla conoscenza dell’Assoluto, cioè di una metafisica nel senso forte e tradizionale del termine.
Nel suo sistema filosofico, Hegel ha realizzato l’ideale giovanile della fondazione di una nuova religione razionale e quindi allo stesso tempo il programma di Kant di una religione della ragione. La filosofia dell’idealismo assoluto deve essere la nuova „religione dell’umanità“! L’intenzione di fornire una nuova religione filosofica assoluta della ragione attraverso il proprio sistema costituisce quindi lo sfondo e il significato fondamentale del sistema filosofico di Hegel, sia dal punto di vista sistematico e logico che da quello storico e cronologico.
La comprensione del significato di base della filosofia di Hegel permette ora di distinguere tra il contenuto principale e il contenuto secondario del suo sistema dell’idealismo assoluto.


3.2 Il contenuto principale del sistema filosofico di Hegel (risultato principale dell’esame della struttura immanente del sistema)
3.2.1 Il sistema filosofico di Hegel come nuova religione

Il sistema filosofico di Hegel, ossia l’Enciclopedia delle scienze filosofiche, appare come l’ultima (perché fondata dalla ragione) religione dell’umanità. Nella sua filosofia dello spirito assoluto, Hegel distingue tra religione in senso stretto e in senso lato. La religione in senso stretto è una qualsiasi delle varie forme di credenza la cui principale caratteristica comune è quella di invocare un dogma come base; la religione in senso lato, invece, è l’intera sfera dello spirito assoluto, cioè sono le tre attività intellettuali umane (arte, religione e filosofia) con cui l’uomo intende avvicinarsi all’assoluto.
In uno dei paragrafi introduttivi (§ 554) alla sezione sullo spirito assoluto dell’Enciclopedia (1830), il filosofo si esprime così: 

„La religione, come questa sfera più alta può essere generalmente chiamata [...]“. 

Il sistema di Hegel è „religione“ non in senso stretto, cioè non è una fede dogmatica, ma in senso lato la risposta scientificamente fondata alle tipiche domande religiose.
Le domande tipiche della religione si dividono principalmente in due gruppi: ci sono domande teoriche e pratiche.
Le questioni teoriche riguardano la concezione del mondo che ogni religione deve fornire ai credenti. In essa si pone la domanda fondamentale sulla posizione dell’essere umano nell’universo o nell’essere. Il singolo essere umano ha bisogno della risposta a questa domanda per prendere coscienza della propria posizione come individuo nel tutto. Questa risposta è un prerequisito affinché l’essere umano prenda coscienza anche di se stesso, del suo essere spirituale, che lo distingue dagli altri esseri.
Una volta che l’uomo attraverso le domande teoriche è riuscito a farsi un’idea della propria posizione nell’universo, egli è anche in grado di dare una risposta fondata alle domande pratiche. Queste domande pratiche riguardano il senso della vita, cioè cercano di capire cosa l’uomo possa o debba fare  con il tempo a disposizione. Un uso significativo del tempo a disposizione è, infatti, il presupposto necessario affinché una persona possa guardarsi indietro, sia in parte come bilancio provvisorio che alla fine della sua vita come bilancio finale, e affermare che la propria vita non è stata poi vana, che ha avuto un senso, nonostante tutti i dolori e le sconfitte. Per poter avere questa certezza, è necessario avere chiaro in anticipo il senso che si vuole dare alla propria vita, altrimenti si spreca il tempo a disposizione e si finisce poi a mani vuote.
Questa struttura di base di ogni religione costituisce anche la struttura di base del sistema filosofico di Hegel. Le questioni teoriche sono trattate nella parte del sistema relativa ai fondamenti, dunque principalmente nella Scienza della logica, mentre le questioni pratiche trovano posto nella Filosofia dello spirito, in particolare nella sezione relativo alla spirito oggettivo. 


3.2.2 La Scienza della logica come nuova teologia
La Scienza della logica appare come la nuova teologia, cioè la sezione della nuova religione che porta alla conoscenza dell’Assoluto e quindi fonda l’intero sistema. Come ogni teologia, essa ha il compito di conoscere innanzitutto l’Assoluto, in modo da poter poi elaborare un’intera concezione del mondo sulla base di questa conoscenza. Questa visione del mondo dovrebbe includere la conoscenza della natura e dell’essenza dell’uomo, fornendo così una risposta fondata alla domanda sulla posizione dell’uomo nell’universo.
Secondo la teologia di Hegel, l’Assoluto è l’idea assoluta, cioè la forza razionale e creativa che sottende l’essere e crea tutto ciò che esiste. Questa forza consiste in categorie o determinazioni del pensiero che hanno uno sviluppo immanente e autodiretto. Questo sviluppo spiega la creatività, il potere creativo immanente dell’essere. Questo potere creativo è strutturato in modo logico e intelligente, cioè la natura e lo spirito si basano entrambi su una razionalità, inconsapevole nella natura, consapevole nello spirito, ovviamente secondo gradualità di consapevolezza ascendenti sia nell’evoluzione della natura sia nella storia dello spirito.
Un ulteriore sviluppo indipendente delle categorie, cioè la creazione di un essere nell’universo ancora più libero, cioè ancora più autocontrollato, dello spirito umano, è fuori questione, perché l’Assoluto appare nello spirito così com’è, cioè in forma categoriale. Poiché l’Assoluto esiste ormai in modo finito, l’ulteriore creazione nell’universo non consisterà più nel processo di apparizione dell’Assoluto, perché questo processo è ormai concluso, ma in un’ulteriore creazione autodiretta dallo spirito umano, cioè dall’Assoluto già apparso.
Infatti, l’attività dello spirito umano, quando egli agisca in modo autodiretto e creativo e non si lasci sottrarre questa autodirezione da stati d’animo estranei (passioni, ecc.), non è altro che l’attività dell’Assoluto: L’essere umano creativo, autodiretto e libero è l’Assoluto esistente qui e ora!
Ciò che deve essere creato dopo l’apparizione dell’Assoluto nell’universo è deciso dall’Assoluto stesso, cioè dall’essere umano che è consapevole di essere l’incarnazione o l’apparizione dell’Assoluto.
Secondo la teologia di Hegel, l’essenza dell’uomo è quindi lo spirito come incarnazione dell’Assoluto, come forza libera, intelligente, autodiretta e creativa. La posizione dell’uomo nell’universo è quindi la seguente: L’uomo, in quanto spirito, è il completamento del processo di apparizione dell’Assoluto infinito nel mondo finito.
In questa prospettiva, l’uomo costituisce il senso, il telos dello sviluppo dell’essere. Questa caratteristica principale lo distingue dagli altri esseri, che sono solo tappe sul cammino della manifestazione dello spirito. 
Il fatto che l’uomo come spirito sia l’Assoluto significa in particolare ciò: quando un uomo è attivo creativamente in modo conpsapevole, le sue azioni non sono più le azioni di un individuo particolare e finito, ma le azioni dell’Assoluto stesso. L’Assoluto agisce attraverso l’azione creativa dell’essere umano consapevole e autodiretto.
Si tratta quindi di una nuova prospettiva nella considerazione dell’essere umano. L’uomo viene elevato nella sua posizione nell’universo e gli viene data una posizione che gli attribuisce allo stesso tempo la massima dignità, ma anche la massima responsabilità.
Cosa deve creare l’uomo come incarnazione dell’Assoluto? Si tratta di una questione di natura pratica che emerge direttamente dalla teologia di Hegel e che costituisce il secondo lato del suo sistema come „nuova religione“. A questa domanda il filosofo risponde nella Filosofia dello Spirito.


3.2.3 La Filosofia dello spirito come nuova etica
La Filosofia dello spirito appare come la nuova etica dell’umanità che porta alla determinazione dei valori etici e del significato della vita umana sulla terra. Essa fornisce la risposta alla domanda pratica sulla base della fondazione della nuova teologia, sotto forma di valori etici assoluti (proprio come qualsiasi altra religione). Questi valori sono presentati da Hegel nella parte centrale del proprio sistema, ossia  dottrina dell’eticità. Essa costituisce la terza sezione della filosofia dello spirito oggettivo.
Lo scopo della vita umana sulla terra è vivere o realizzare lo spirito, che è la più alta incarnazione del potere assoluto e creativo. Per le ragioni indicate da Hegel nella teoria del riconoscimento, ciò può avvenire solo all’interno di figure interpersonali. Queste figure sono la famiglia, la società borghese (intesa come mondo del lavoro) e lo Stato. Prima di affrontare la nuova etica, è quindi necessario dire qualcosa sulla sua base, cioè sul riconoscimento interpersonale.


3.2.3.1 Il riconoscimento interpersonale come base della nuova etica di Hegel
L’uomo è costituito da un lato dalla natura materiale (corpo, pulsioni, ecc.), dall’altro dalla natura spirituale (spirito, ideali, ecc.).
Le forze materiali fondamentali attive nell’uomo sono le spinte alla procreazione (trattate da Hegel come „processo del genere“ nell’Enciclopedia, §§ 367 ss.) e all’assimilazione (§§ 357 ss.). Il primo tipo di pulsioni consente la sopravvivenza della specie ‘essere umano’, il secondo la sopravvivenza del singolo essere umano. 
Le forze spirituali fondamentali attive nell’essere umano sono, come descritto sopra, le categorie, cioè l’assoluto, l’impulso all’autosviluppo creativo, alla creazione, alla libertà nel senso di una vita autodiretta.
Tra questi due tipi di forze nell’essere umano c’è un’opposizione che deve essere risolta, al fine di consentire l’autorealizzazione e quindi la felicità dell’essere umano (felicità nel senso di ‘pienezza di sé, autostima’). 
Le forze materiali incatenano l’uomo alla natura, ne fanno un servo. L’uomo ‘deve’ assimilare, altrimenti muore (come individuo); l’uomo ‘deve’ riprodursi, altrimenti muore (come specie). Le forze materiali si oppongono quindi al suo desiderio di libertà, di autosviluppo.
Questo attaccamento, questo incatenamento, riguarda tutti gli esseri umani, e in modo reciproco. Ogni essere umano dipende da altri esseri umani per la soddisfazione dei propri bisogni materiali. La dipendenza è quindi reciproca. Questo vale non solo per la spinta a procreare, dove la dipendenza dei sessi l’uno dall’altro è evidente, ma anche per la spinta ad assimilare. ‘Assimilare’ significa ottenere tutti i beni strettamente necessari alla sopravvivenza (cibo, bevande, vestiti caldi, dimora ecc.). Per procurarsi questi beni, l’uomo deve dominare la natura (ad esempio gli animali, le condizioni atmosferiche ecc.). Una persona da sola non può farlo, ecco perché sono nate le comunità umane (villaggi, città, ecc.). L’unità delle persone aumenta le possibilità di dominare con successo la natura.
L’associazione di persone allo scopo di dominare la natura si basa sulla divisione del lavoro. Nella divisione del lavoro, le persone non lavorano più per se stesse ma per altre persone, che a loro volta lavorano per le altre. In questo modo tutti possono dedicarsi a un unico compito e gestirlo meglio. In tal modo la padronanza della natura e il reperimento dei mezzi necessari alla vita sono più efficaci. Per questo motivo, le persone sono interdipendenti anche per quanto riguarda la soddisfazione della spinta all’assimilazione.
Di fronte a questa situazione iniziale, caratterizzata dall’opposizione spirito-corpo, esistono due soluzioni:
- Il primo è che alcune persone s’impongono sulle altre e le costringono a soddisfare i propri bisogni (questo crea un rapporto padrone-servo; vedi Enz. §§ 430-435). 
- Il secondo è che nella coscienza dell’interdipendenza nasce una relazione spirituale, in cui entrambe le parti si riconoscono non come mezzi per la soddisfazione, ma come fini l’uno per l’altro e si trattano come tali (nasce una relazione basata sulla „autocoscienza universale” - cfr. Enz. § 436). 
Nel primo tipo di relazione né il padrone né il servo sono liberi e felici, il servo perché è sottomesso al padrone e quindi non può vivere né liberamente né creativamente, e il padrone perché è sottomesso alle proprie pulsioni materiali, cioè ai bisogni che ritornano sempre. Anche se soddisfa i bisogni grazie al lavoro del servo, il bisogno si ripresenta dopo poco tempo e deve essere nuovamente soddisfatto. Così il padrone corre di soddisfazione in soddisfazione, sembra essere libero, ma in realtà è servo di questa soddisfazione e di questo ciclo di bisogni sempre ricorrenti, per il cui soddisfacimento ha bisogno del servo, da cui paradossalmente anche dipende. 
Quindi, per raggiungere la vera e profonda beatitudine, che è probabilmente da considerarsi lo scopo dell’individuo, le persone devono optare per la seconda soluzione, cioè la formazione di legami interpersonali duraturi. La ragione di ciò risiede a livello logico nella struttura categoriale della vita umana.
Alla base delle pulsioni materiali c’è la categoria del „cattivo o falso infinito“ (§ 94 della Logica nell’Enciclopedia). Si tratta di bisogni sempre ricorrenti, per cui lo scopo - la soddisfazione - in realtà non viene mai raggiunto definitivamente. Pertanto, anche il raggiungimento temporaneo della soddisfazione non può assicurare la felicità agli esseri umani, poiché questa consiste nell’autosviluppo creativo. Si tratta  dell’infinito matematico, in cui si può contare l’infinito. È quindi inadatto a garantire all’uomo una beatitudine stabile, duratura e vera, che richiede invece compiutezza, stabilità. 
Per raggiungere la felicità, le persone dovrebbero soddisfare gli impulsi materiali, necessari per la sopravvivenza, in modo tale da realizzare allo stesso tempo le forze spirituali, cioè la creatività. La realizzazione della creatività si basa infatti sulla struttura categoriale del „vero infinito“ (§ 95 della Logica dell’Enciclopedia). Essa consiste nel raggiungimento di un fine che non si reitera in continuazione, ma è stabile, permanente. 
C’è da chiedersi, quindi, quali siano i legami interpersonali che permettono agli esseri umani di soddisfare i propri bisogni necessari in modo creativo e duraturo.
La risposta a questa domanda si trova nella parte etica del sistema di Hegel, ossia nel capitolo sull’eticità.


3.2.3.2 Famiglia e lavoro come contenuto principale dell’etica di Hegel
Gli esseri umani devono creare strutture sociali, in cui i bisogni materiali siano soddisfatti, ma allo stesso tempo anche il desiderio spirituale di creatività possa essere vissuto. In queste relazioni interpersonali il livello di soddisfazione meccanica delle pulsioni dovrebbe essere inglobato un involucro spirituale. Questo guscio deve consistere in una relazione interpersonale, nella quale gli esseri umani siano fine (e non mezzo) l’uno per l’altro.
Tali strutture sociali sono la famiglia e il mondo del lavoro (in Hegel: la società borghese). La spinta a procreare è soddisfatta nella famiglia, quella ad assimilare nel lavoro. Entrambi hanno qualcosa in comune: sia la procreazione che l’assimilazione non avvengono in modo materiale, ma spirituale. La procreazione avviene come risultato di una relazione d’amore in cui l’individuo non è visto come un „mezzo per raggiungere un fine“, ma come un fine in sé e viene considerato come tale. L’assimilazione avviene nel mondo del lavoro secondo lo stesso schema, cioè l’individuo considera gli altri esseri umani, ai quali è rivolto il  proprio servizio, come un fine e allo stesso modo viene considerato dagli altri esseri umani. 
Così è avvenuto un miracolo: Ciò che era di natura puramente materiale e che avrebbe potuto rendere gli uomini servi gli uni degli altri, li ha invece resi esseri liberi e creativi in rapporti reciproci di dipendenza, che proprio in quanto reciproci sono anche di libertà.
La famiglia o il lavoro si basano, infatti, sulla categoria del „vero infinito“, cioè lo scopo (i figli, il prodotto del lavoro, ecc.) viene raggiunto e il bisogno in questo senso viene così soddisfatto, ma ciò avviene all’interno di un processo creativo che ha un compimento e non si reitera all’infinito (matematico). Ciò verso cui l’individuo tende all’interno di queste entità non è in primo luogo la soddisfazione del proprio bisogno emergente, ma il raggiungimento dell’ideale che gli promette la felicità (amare un partner e fondare con lui una famiglia armoniosa, avere un lavoro appagante).
Se, nel caso ideale, questo primo scopo è stato raggiunto e quindi è stata fondata una famiglia o è stato accettato un lavoro soddisfacente, anche le forze materiali corrispondenti ricevono la loro soddisfazione, non in modo materiale ma spirituale: La spinta a procreare si è trasformata in una famiglia e viene vissuta al suo interno come rapporto d’amore; la spinta ad assimilare si è trasformata in un lavoro appagante e viene soddisfatta dalla ricompensa materiale del lavoro.
A livello logico, ciò che è accaduto è questo: la categoria dell’”infinito falso o cattivo” è stata superata in quella di “infinito vero”, nel linguaggio di Hegel „aufgehoben“ (per il termine „Aufhebung“ si veda l’aggiunta al § 96 dell’Enciclopedia o la nota “L’espressione: Aufheben” nella Dottrina dell’Essere della Scienza della Logica del 1831). 
Questo superamento della categoria dell’”infinito falso o cattivo” in quella dell’”infinito vero”, che costituisce la struttura effettiva dell’Assoluto e quindi dello spirito, è resa possibile dal riconoscimento interpersonale nel senso di “autocoscienza universale”. Solo l’”autocoscienza universale”, cioè il fatto di essere riconosciuti da un altro essere umano, rende possibile agli esseri umani una vita spirituale, creativa e quindi felice. Al di fuori di questo riconoscimento, le persone sono sottomesse sia alla natura materiale che ad altri esseri umani. In entrambi i casi, da un punto di vista logico, essi raggiungono al massimo solo un „cattivo infinito“, cioè una soddisfazione temporanea e passeggera dei bisogni materiali, ma mai un „vero infinito“, cioè il conseguimento di uno scopo veramente nella propria vita. 


3.2.3.3 Lo Stato come base della famiglia e del lavoro
Dopo la presentazione dei concetti di ‘famiglia’ e ‘lavoro’ come contenuto principale della nuova etica di Hegel, occorre ora introdurre il concetto di „Stato“  come terza figura della dottrina dell’eticità.
La trasformazione della procreazione e dell’assimilazione in famiglia e lavoro, così come il riconoscimento interumano che è alla base di queste entità, non avvengono di per sé, ma richiedono la consapevolezza della loro importanza nella vita umana. Sono, infatti, il presupposto indispensabile per la felicità. Questa consapevolezza nasce dal confronto dell’uomo con se stesso in merito alla questione del proprio essere, del significato della vita, ecc. Tale interrogativo appartiene - come descritto sopra - alla religione in senso lato. Il processo di riconoscimento dipende quindi dal processo della religiosità in generale, ossia dell’autocoscienza umana: più l’uomo comprende se stesso e il proprio essere reale come Assoluto, più insomma diventa cosciente di sé come spirito, maggiore sarà in lui la spinta a vivere una vita creativa e quindi etica, poiché di conseguenza cercherà di soddisfare maggiormente i propri bisogni in forma spirituale.
Come risultato del processo di sviluppo della religione, che è l’asse portante della storia umana, si costituiscono “gruppi di riconoscimento”, cioè comunità in cui le persone, sulla base di un’autocoscienza religiosa simile, soddisfano i bisogni materiali in modo simili, basandosi su valori condivisi. Il concetto filosofico alla base di queste comunità di riconoscimento è quello di ‘Stato’.
Gli Stati sono gli involucri del riconoscimento, cioè le entità in cui i bisogni materiali fondamentali sono vissuti come famiglia e lavoro e non più come pura procreazione e assimilazione. Le leggi (in particolare, negli Stati moderni, le costituzioni) costituiscono la base giuridica necessaria per questo. La base vera e indispensabile è però la religione, cioè la concezione del mondo e dell’uomo che gli individui di una comunità devono condividere per vivere insieme in una pace duratura. La religiosità di una comunità, intesa come religione in senso largo, quindi anche come filosofia, è l’anima della costituzione, ciò che costituisce il fondamento dei suoi principi e ne costituisce l’unità. 
La presentazione della dottrina etica di Hegel può ora essere conclusa e riassunta con le seguenti parole: l’essere umano deve vivere per i valori che sono alla base delle varie figure dell’eticità, se vuole vivere felicemente, cioè se vuole realizzare il proprio essere spirituale creativo. Sono i valori dell’amore (fondamento della famiglia), del lavoro (fondamento della società civile) e dell’umanità (fondamento dello Stato). Solo una vita di questo tipo è filosoficamente accettabile per l’essere umano, perché è basata sulla razionalità e può condurlo alla felicità, essendo una vita conforme alla sua autentica natura di ‘essere spirituale’.


3.3 Anticipazione dell’attualizzazione del Sistema filosofico di Hegel
Come già detto, i risultati appena presentati sono il frutto di un lungo lavoro di ricerca che si è concluso solo di recente. Sono i primi due passi dell’interpretazione globale della filosofia di Hegel. La terza fase - la realizzazione vera e propria - sarà il contenuto della mia ricerca futura. Per questo motivo, non posso presentare in questa sede alcun risultato certo e sicuro al riguardo.
Tuttavia, per non lasciare questo saggio incompleto, vorrei dare almeno una visione dell’attualizzazione della filosofia di Hegel secondo i principi dell’interpretazione globale. Lo farò in relazione al termine „Stato“, che, come è noto, ha causato i maggiori problemi di interpretazione negli studi su Hegel. Spero che ciò renda evidente come anche l’interpretazione di un concetto così problematico diventi più facile e chiara se si opta per un approccio ‘globale’ al sistema.
Per quanto riguarda il termine ‘Stato’, si pone la questione di quale sia la forma di Stato appropriata nella prospettiva dell’idealismo assoluto, cioè nella terza fase della storia umana.
Con l’espressione ‘forma adeguata dello Stato’ s’intende la forma dello Stato che corrisponda alla vera religione e che possa quindi promuovere un riconoscimento interpersonale tra le persone adeguato al grado raggiunto dallo sviluppo dell’autocoscienza. Poiché 1.  la vera religione è la filosofia dell’idealismo assoluto e 2. questa filosofia, essendo basata sulla ragione e sulla scienza, può e deve essere considerata una filosofia universale per tutti gli uomini, si deve concludere che il riconoscimento che essa richiede e fonda deve essere altrettanto universale e senza confini.
Come descritto sopra, gli uomini devono considerarsi reciprocamente come fini e non come mezzi, in accordo non solo a Hegel, ma anche a Kant.  Da questo punto di vista superiore, lo Stato richiesto e fondato dalla filosofia dell’idealismo assoluto non può essere altro che uno Stato mondiale. Gli uomini, essendosi riconosciuti individualmente come assoluti, fonderanno il tipo di comunità che corrisponde a questo riconoscimento. Al riconoscimento assoluto e universale corrisponde una comunità assoluta e universale, cioè uno Stato mondiale.
Hegel non è stato certamente coerente, cioè non ha avuto il coraggio di trarre questa conclusione dalla propria filosofia (anche se - si badi bene - aveva raggiunto questo concetto nel periodo di Jena del proprio sviluppo). Le ragioni sono psicologiche e storiche e sono state in parte discusse da Karl Heinz Ilting nel suo lavoro di ricerca come anche da me nel saggio ‘Hegel interprete di Hegel’, leggibile su questa piattaforma.
A prescindere dalla dichiarazione ufficiale di Hegel alla fine della Filosofia dello spirito oggettivo dell’Enciclopedia (1830), in cui egli scrive della religione protestante come fondamento dello Stato monderno, mi sembra logicamente convincente che la forma di Stato stabilita dalla filosofia dell’idealismo assoluto possa essere solo lo Stato mondiale e che la vera religione,in grado di fungere da fondamento dello Stato mondiale possa essere solo la filosofia, e in particolare quella dell’idealismo assoluto. 
Vorrei mostrare l’attualità di questo pensiero, e quindi il senso dell’attualizzazione della sezione corrispondente della filosofia di Hegel, attraverso un confronto tra questa filosofia e la scienza della storia.
Vorrei fare questo confronto attraverso alcune profonde osservazioni di Arnold Toynbee, che è indiscutibilmente considerato uno dei più grandi storici., oltre a essere stato un politico e un diplomatico che conosceva pertanto il mondo della politica dal di dentro.
Nella sua opera “Il racconto dell’uomo”, Toynbee si esprime così: 

„Fin dagli albori delle civiltà c’è stata una discrepanza tra il progresso tecnologico dell’uomo e il suo comportamento sociale. Il progresso tecnologico, soprattutto negli ultimi duecento anni, ha accresciuto enormemente il potere e la ricchezza dell’uomo, mentre l’abisso tra la possibilità fisica di fare il male e la capacità spirituale e morale di dominare questi poteri è diventato ampio come i mitici abissi dell’inferno“ (L’umanità e la Madre Terra. Storia delle grandi civiltà, p. 500).
La nuova civiltà dovrebbe avere come compito principale l’eliminazione dell’attuale discrepanza tra progresso tecnologico e spirituale dell’umanità. Poiché non è auspicabile né possibile ridurre il progresso tecnologico (quello industriale è riducibile, ma non quello tecnologico), l’unico modo per eliminare questa discrepanza è un intenso,forte, progresso spirituale dell’umanità. Questo non può assumere altra forma che quella di una profonda rivoluzione spirituale nel senso della formazione di nuovi valori etici universali e assoluti.
Come ha spiegato Toynbee nella sua opera, l’umanità di oggi si trova a un bivio:
- Da un lato, il percorso va nella direzione del dominio della tecnologia sullo spirito, delle scienze naturali sulla filosofia, del nichilismo o del fanatismo sulla sana, perché logicamente fondata, religione della ragione Alla fine di questo percorso, se non verrà abbandonato, potrebbero attendersi conseguenze catastrofiche per l’umanità, che probabilmente oggi non possiamo nemmeno sospettare e sulla cui portata potremmo oggi ingenuamente illuderci;
- Dall’altro lato, il percorso va nella direzione opposta, cioè nella direzione della padronanza dello spirito sulla tecnologia, della filosofia sulle scienze naturali, della sana religione della ragione sul nichilismo e sul fanatismo. 
Lo scopo dell’attualizzazione del sistema filosofico di Hegel mi sembra in definitiva questo, fornire la base filosofica indispensabile per intraprendere la seconda via, cioè la via della conquista di una nuova e consapevole unità dell’uomo e della natura e di conseguenza l’apertura della terza e ultima fase della storia filosofico-religiosa dell’umanità.
Questa nuova unità può avvenire solo nella forma dell’elaborazione di una religione della ragione, che possa diffondere tra gli esseri umani valori assoluti e quindi universali e di conseguenza stabilire una nuova civiltà universale. Questa nuova civiltà dovrebbe essere una civiltà cosmopolitic, anche sotto forma di Stato mondiale, che dovrebbe corrispondere alla società mondiale globale già esistente.
Toynbee è stato preveggente anche a questo proposito:
„Fin dagli albori della civiltà, le istituzioni più importanti dell’uomo sono state gli Stati. Da sempre esisteva una moltitudine di Stati l’uno accanto all’altro, ma a differenza dei gruppi paleolitici e delle comunità di villaggio neolitiche, gli Stati dell’età della civiltà non erano isolati l’uno dall’altro; confinavano l’uno con l’altro e questo ha portato alle guerre, che sono diventate una delle peggiori malattie dell’umanità civilizzata. [...] Gli attuali Stati regionali indipendenti non sono in grado di preservare la pace, né di proteggere la biosfera dalla contaminazione umana, né di preservare le loro insostituibili fonti di materie prime. Non si può permettere che questa anarchia politica continui in un ecumenismo che da tempo è diventato unitario in campo tecnico ed economico. Ciò di cui c’è bisogno da cinquemila anni - e che si è dimostrato fattibile in tecnologia da un centinaio d’anni - è un’organizzazione politica mondiale costituita da cellule individuali delle dimensioni delle comunità di villaggio neolitiche - così piccole e gestibili che ogni membro conosce l’altro e tuttavia è un cittadino dello Stato mondiale“ (p. 501).
Per la fondazione della nuova civiltà mondiale, Hegel, seguendo Kant,  ha fornito le basi filosofiche necessarie. A noi, loro discendenti, spetta il compito di sviluppare con intelligenza ulteriormente questi fondamenti dal punto di vista teorico e di metterli in pratica con coraggio.
Questo mi sembra un compito interessante, dotato di un profondo senso storico e umano, anche se non certo poco impegnativo, per la filosofia all’inizio del terzo millennio. 

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