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2022c: FILOSOFIA DELLO STATO MONDIALE COSMOPOLITICO

2022c: FILOSOFIA DELLO STATO MONDIALE COSMOPOLITICO

 

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2022c

(agosto)

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STATO MONDIALE
ANZICHÉ
GUERRA MONDIALE

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Lineamenti fondamentali di una repubblica mondiale
filosofico-scientifica

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(Testo in fase di stesura.
Ultimo aggiornamento: 8 novembre 2023)

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PREFAZIONE

 

Esposizione del concetto fondamentale del libro e della relativa piattaforma: l’elaborazione e la presentazione di un nuovo paradigma

Scopo di questo studio e della piattaforma filosofica corrispondente www.philosophyforfuture.org è sostenere in modo scientifico e filosofico il movimento Fridays for Future il movimento pacifista e tutti i futuri movimenti che già sono attivi o ancora nasceranno per contrastare la crisi ambientale nonché la politica militarista e guerrafondaia di molti Stati del mondo, come anche, in linea generale, per promuovere una vita dignitosa di ogni essere umano sul pianeta Terra, indipendentemente dal casuale luogo di nascita.

È dinanzi agli occhi di tutti il fatto che questi due aspetti, l’ambiente e la pace mondiale, si trovino oggi in una situazione di fortissima crisi. Il tutto è aggravato dal fatto che si tratta di aspetti estremamente interdipendenti. In particolare non vi può essere contrasto della crisi ambientale senza una collaborazione intensa tra gli Stati della Terra, soprattutto tra le grandi potenze, che però al momento attuale sono drammaticamente divise, per cui tale collaborazione è impensabile. Se non si risolve il problema della pace mondiale, non si può pertanto neanche affrontare quello ambientale, che pure è assolutamente indispensabile per la sopravvivenza stessa a lungo termine almeno di parte dell’umanità. 

Poiché tale crisi non è dovuta soltanto a questione tecnologiche e fisiche, ma ha origine in una visione del mondo, dell’uomo e della società che privilegia l’aspetto quantitativo e materialistico della vita rispetto al suo aspetto qualitativo e spiritualistico, non basta un approccio scientifico nel senso delle scienze naturali per trovare una soluzione, ma ci vuole un vero e proprio cambiamento filosofico nei principi che governano la vita dell’essere umano sul pianeta Terra.
Per usare la fortunata espressione coniata qualche tempo fa da Thomas Kuhn nel suo famoso testo "La struttura delle rivoluzioni scientifiche", ci vuole un ‘cambiamento di paradigma’.
Il paradigma attuale, il principio fondamentale che ispira la nostra società ormai a livello planetario, è quello della crescita (economica, tecnologica, demografica ecc. ecc.). Tale paradigma che si diffonde in modo esponenziale almeno da 250-300 anni, ha consentito indubbiamente di raggiungere risultati elevati come benessere in alcune regioni del globo, ma a un prezzo altissimo. Già soltanto le due guerre mondiali con la loro portata di morte e distruzione sono sicuramente da imputare a una volontà imperialistica, appunto di crescita, di espansione, delle società industriali, le quali si sono fatte la guerra soltanto per stabilire chi dovesse dominare e quindi espandersi, crescere di più. Le guerre mondiali non sono state causate da cattivi dittatori, ma da Stati nazionali ingordi che si sono scontrati per il dominio del mondo, necessario per garantire la loro crescita ed espansione. Anche senza quei dittatori, la seconda guerra mondiale per es. ci sarebbe stata ugualmente. In gioco era stabilire chi dovesse comandare nel mondo e in effetti oggi sappiamo anche chi ha vinto e chi comanda nel mondo. Soltanto la bomba atomica, quindi l’insicurezza di vincere, ha impedito una terza guerra mondiale, che comunque come possibilità latente è sempre minacciosamente presente. Gli Stati nazionali, infatti, sono ampiamente militarizzati e pronti all’evenienza, anche se per fortuna al momento la cooperazione, per quanto spesso malvoluta e aleatoria, comunque ancora prevale rispetto alla spietata legge della soppressione del concorrente in tale folle corsa verso la crescita e l’espansione (1).
Non sono però soltanto gli elevatissimi costi umani delle guerre mondiali come anche la paura che ciò si possa ripetere a gettare un’ombra scura sul paradigma della crescita a ogni prezzo, che finora ci ha governati. La crisi ambientale appare oggi una minaccia almeno tanto grave. Per la prima volta nella storia l’essere umano vede ritorcersi contro di sé quelle stesse forze e risorse che invece gli assicurano la vita sul pianeta, come ha ben chiarito lo storico inglese Arnold Toynbee nella sua fondamentale opera "Il Racconto dell’Uomo" (v. la citazone poco più sotto).
Infine, gli scenari di guerra locali in diverse regioni del mondo, lo sfruttamento di manodopera infantile e anche adulta senza il rispetto di quei diritti fondamentali pur sanciti dalla "Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo" del 1948,  come anche il problema della morte per fame e per malattia in tante regioni della Terra mentre altre regioni invece vivono nel lusso e nello spreco che poi a loro volta causano devastazioni ambientali, che a loro volta colpiscono spesso proprio quelle regioni che di tale crescita invece non hanno alcun beneficio, tutto ciò mostra in modo inconfutabile che il paradigma, il dogma della crescita ha avuto e sta avendo dei costi elevatissimi.
Per questo motivo, la protesta che giustamente si eleva oggi per contrastare la crisi ambientale, anche in quelle regioni che tale crisi hanno primariamente causato, non è e non può essere solo risolta con pur necessari espedienti come la green economy, che lascino però inalterato il principio stesso che è la fonte di tutti i problemi che l’umanità ha vissuto in questi ultimi due o tre secoli, ossia il principio della crescita illimitata e incontrollata. Pensare di risolvere il problema senza modificare il principio che ne è la causa è una pura illusione, serve soltanto a mettere a posto le coscienze, non a risolvere veramente il problema. Non si tratta, infatti, di un problema meramente economico o tecnologico, che si possa risolvere con una modifica al modo di produrre, ma di un problema filosofico, d’impostazione della vita dell’umanità sul pianeta Terra. Non comprendere ciò e andare avanti come se nulla fosse, come se non fosse venuto il momento storico del ‘cambiamento di paradigma’, significa solo perdere altro tempo prezioso e ciò potrebbe poi risultare fatale ai fini di una soluzione efficace del problema ambientale.
Di ciò ne era già pienamente consapevole lo storico e politico britannico Arnold Joseph Toynbee, il quale già nel 1976 in uno dei suoi libri più belli, “Il racconto dell’Uomo”,  scriveva:


"Nell’arco di questi due ultimi secoli l’Uomo ha accresciuto la propria potenza materiale a un grado tale da divenire una minaccia per la sopravvivenza della biosfera, ma non ha sviluppato di pari passo le proprie possibilità spirituali;anzi, lo iato tra queste e la sua potenza materiale è andato di conseguenza ampliandosi. Questa discrepanza è motivo di perturbazione, perché solo uno sviluppo delle potenzialità spirituali dell’Uomo è ormai l’unico mutamento concepibile nella costituzione della biosfera che può proteggere la biosfera stessa, e l’Uomo con essa, dalla distruzione a causa di un’avidità che è oggi armata della forza necessaria per sconfiggere i suoi stessi fini."
(da: “Il racconto dell’Uomo. Cronaca dell’incontro del genere umano con la Madre Terra”, Milano 1987, p. 582)


Toynbee, inoltre, ha anche indicato la meta cui lo "sviluppo delle potenzialità spirituali dell’Uomo" dovrebbe tendere:


"L’attuale insieme globale di stati sovrani locali non è in grado di conservare la pace, né in grado di salvare la biosfera dall’inquinamento provocato dall’Uomo o di conservarne le risorse naturali non ricostituibili. L’anarchia universale, sul piano politico, non può durare più a lungo in un’Ecumene che peraltro si è già trasformata in unità dal punto di vista tecnologico ed economico. Quella che negli ultimi 5000 anni si è rivelata indispensabile, e negli ultimi cento anni è risultata fattibile sul piano tecnologico, ma non ancora su quello politico, è la costituzione di un corpo politico universale, costituito da cellule delle dimensioni delle comunità di villaggio neolitiche - una dimensione entro la quale i membri possano conoscersi personalmente, e nel contempo ciascuno di essi possa essere anche cittadino di uno stato mondiale." (ibidem, p. 600)


È quindi soltanto con una nuova spiritualità,  una nuova impostazione filosofica, una nuova visione del mondo, dell’uomo e della società, quindi con un nuovo paradigma, che possiamo contrastare la crisi ambientale, che non è crisi della natura, ma crisi dell’uomo e del mondo in cui questi si rapporta alla natura.

 

Il senso della crescita: dalla crescita quantitativa alla crescita qualitativa
Non si tratta di rinunciare alla crescita, di optare per una ‘decrescita felice’, come recita il nome di una teoria dello sviluppo che sicuramente ha anche la propria parte di ragione, quanto piuttosto per l’umanità di considerare la crescita da un punto di vista qualititativo e non più soltanto quantitativo, da un punto di vista filosofico-sociale e non più soltanto economico-individuale. Bisogna in sostanza interrogarsi e comprendere non solo i limiti, ma anche e soprattutto il senso della crescita.
Che senso ha, infatti, una crescita smisurata di cui comunque gode soltanto una metà del mondo mentre l’altra metà versa comunque in condizioni d’indigenza e di morte pur evitabili?
Che senso ha la crescita se i paesi ricchi per la loro ingordigia di lusso e spreco rovinano la natura anche di quei paesi che invece s’accontenterebbero di una vita parca e parsimoniosa, ma in armonia con la natura?
Che senso ha la crescita se poi le condizioni naturali risultano compromesse e la qualità e quantità stessa della vita dell’uomo dappertutto, quindi anche negli stessi paesi ricchi, diminuisce?
Senza una profonda riflessione filosofica, che affronti tali domande e trovi delle risposte logiche, razionali e valide per tutta l’umanità e non solo per chi comanda, non vi può essere un futuro vero, serio, umano, ragionevole e razionale.
L’uomo deve prendere in mano il proprio destino, come ha ben scritto Toynbee e lo deve fare in modo globale, non nazionale, quindi l’umanità intera deve farlo, perché ormai le risposte nazionali lasciano il tempo che trovano. Siamo diventati un’umanità globalmente interrelata in una Terra che è nei fatti ormai il ‘villaggio globale’, come ha ben scritto Marhall Mcluhan già nel 1967, un’unità di fatto anche se non ancora di diritto. Che piaccia o no, questa è la dimensione di vita dell’umanità sul pianeta Terra nel terzo millennio ed è secondo tale dimensione che dobbiamo pensare e operare.

 

Piattaforma filosofica come interfaccia tra studiosi e attivisti
La presente piattaforma intende diventare il luogo di tale pensiero e di tale riflessione filosofica sulla crescita, quindi sul futuro e sul destino dell’umanità. Saranno invitati a parteciparvi studiosi, scienziati, filosofi, economisti ecc. come anche studenti e cultori della materia, che nelle proprie ricerche abbiano mostrato sensibilità e comprensione per tale problematica. Sicuramente nessuno da solo può avere la ricetta completa, ma da tante ricette singole e parziali può venir fuori quella visione, quel nuovo paradigma che illumini il corso futuro dell’umanità.
La piattaforma ha il compito di  fornire a questi studiosi uno spazio in cui essi abbiano l’opportunità di presentare le proprie idee a un pubblico più ampio. Tale pubblico dovrebbe essere costituito dagli attivisti di movimenti come Fridays-for-Future, che operano quasi in tutto il mondo per l’ambiente, la giustizia, la pace,  ma spesso non hanno le necessarie conoscenze filosofiche e scientifiche riguardanti la problematica di come debba essere fondata la società del futuro.

La piattaforma deve quindi fungere da interfaccia tra studiosi e attivisti. Essa è interattiva, gli attivisti possono quindi entrare in contatto con gli studiosi, fare domande, ecc. - in modo simile ad altri canali di social media tranne che per il fatto che si tratta di un medium filosofico e scientifico. La scienza, nel senso generale del termine come ’sapere’, entra in comunicazione con gli attivisti. In effetti hanno bisogno l’uno dell’altro. La scienza vuole (e deve, è suo compito) influenzare in modo positivo lo sviluppo della società, anche gli attivisti vogliono partecipare allo sviluppo della società, ma non sempre sanno esattamente come, perché spesso mancano di conoscenze adeguate. 
La piattaforma deve quindi facilitare la comunicazione e la mediazione tra le due parti, tra studiosi e attivisti: il sapere (il razionale, la testa) raggiunge gli attivisti (il reale, la mano), secondo uno dei principi fondamentali della filosofia, espresso magistralmente da Hegel nell’ormai famosa frase:


"Quel che è razionale, ciò è veramente reale; e quel che è veramente reale, ciò è razionale".
(„Was vernünftig ist, das ist wirklich; und was wirklich ist, das ist vernünftig.“ G.W.F. Hegel, Grundlinien der Philosophie des Rechts, Frankfurt am Main 1972, p. 11, Prima edizione Berlin 1821; traduzione mia).


Oggi non è ancora così, poiché i politici e i protagonisti dell’economia non rappresentano ciò che è razionale, ma i propri interessi di potere. Questo deve cambiare rapidamente in futuro, se vogliamo avere una diversa politica ambientale e una diversa politica di giustizia e di pace: una piattaforma filosofica può essere di grande sostegno, forse addirittura decisiva al conseguimento di tale scopo!
Tale nuovo corso futuro dovrà essere fortemente voluto e coraggiosamente perseguito da coloro che oggi sentono e domani sentiranno dentro di sé il bisogno di scendere il piazza il venerdì per mostrare al mondo intero, ma  soprattutto a chi lo comanda, che esiste la coscienza chiara e una volontà risoluta di non lasciare che il dogma indiscusso della crescita mieta altre vittime e provochi altre catastrofi naturali fino al punto di non ritorno.
Il futuro appartiene a tutta l’umanità e non soltanto a chi, dopo guerre infernali e fratricide, ne ha preso prepotentemente il comando. Una ‘filosofia per il futuro’, che tutti insieme – intellettuali e attivisti - elaboreremo qui,  potrà guidarci in questo sicuramente difficile, ma quanto mai urgente e soprattutto improcrastinabile compito storico.
(Marco de Angelis, 1° gennaio 2020)

INTRODUZIONE

Guida alla Piattaforma

 

Le tre dimensioni fondamentali della vita e macrosezioni della piattaforma: teoretica, etica, estetica

Lo scopo principale della piattaforma è presentare in forma ideale e quindi filosofica il concetto di un’organizzazione politica unitaria dell’umanità, ossia di una società e di uno stato che siano mondiali.
Per raggiungere questo scopo sono state create diverse sezioni ognuna delle quali contiene il concetto,  quindi l’idea in senso platonico,  di una determinata sfera della vita. 
Le varie sezioni sono state raggruppate in tre macrosezioni fondamentali, che rappresentano le tre sfere principali della vita dell’essere umano: la teoretica, l’etica e l’estetica.  
La prima sfera è quella della conoscenza, che abbiamo identificato con  il termine ‘TEORETICA’.  Ogni essere umano, infatti, dispone di un sapere, ampio o limitato che sia, e tale sapere costituisce l’orizzonte entro il quale egli si muove,  organizza la propria vita e gestisce il tempo a sua disposizione.
A tale sfera teoretica della conoscenza corrisponde la categoria filosofica del ‘vero’. Ognuno di noi possiede, infatti, delle conoscenze che considera ‘vere’, indipendentemente dal fatto che se lo siano o meno in senso oggettivo. Ogni essere umano vive nella propria verità, che confronta ogni giorno con quella degli altri e con le esperienze che fa, modificandola più o meno nel corso della vita a seconda della propria disposizione soggettiva, del proprio carattere.
A tale sfera teoretica appartiene anzitutto la filosofia come anche la scienza in generale.  In secondo luogo vi appartiene anche la religione, essendo anch’essa una spiegazione del mondo e quindi una forma di conoscenza,  anche se basata su di un dogma.
Tali conoscenze sono insegnate all’interno dell’università e della scuola,  strutture istituzionali anch’esse appartenenti alla sfera ‘teoretica’ della vita,  poiché al loro interno avviene la trasmissione del sapere e della conoscenza.  
Anche la tecnologia, pur essendo qualcosa di pratico,  è però nella propria essenza conoscenza applicata,  sapere che viene poi utilizzato per costruire qualcosa che serva all’uomo da un punto di vista pratico.
Psicologia e pedagogia, infine, sono poi due discipline di carattere filosofico e scientifico particolarmente importanti,  poiché riguardano direttamente l’uomo e la sua formazione e quindi hanno un influsso rilevante sulla sua vita.
Tutte queste sezioni fanno parte della macrosezione ‘Teoretica’.
La seconda dimensione fondamentale della vita dell’uomo è costituita dall’ETICA, ossia della dimensione sociale nella quale l’essere umano produce e riproduce la propria vita. 
La categoria filosofica fondamentale di questa dimensione è quella del ‘Bene’.  Mentre nella ‘teoretica’ lo scopo dell’essere umano è pervenire al vero,  nell’ambito dell’etica, quindi del rapporto interpersonale, ognuno di noi  cerca di  realizzare il ‘bene’,  ciò che gli sembra giusto, secondo la propria ‘verità’, quindi secondo la propria ‘teoretica’.  

A tale sfera appartengono per es. la famiglia, in cui avviene la generazione di nuova vita, come anche il mondo del lavoro e dell’economia, in cui si  producono i beni necessari senza i quali non si può vivere e sopravvivere. La società, articolata in famiglie, o anche singoli, che contribuiscono con il proprio lavoro alla ricchezza generale, è organizzata a livello politico da un governo e questa è la dimensione della politica.  Il compito della politica è elaborare e promulgare delle leggi che regolino la convivenza pacifica di cittadini di uno Stato. Questo è l’ambito del diritto.  Il diritto è anzitutto da considerare come diritto umano sia adulto sia infantile,  ed è il diritto propriamente detto,  ma esiste anche un diritto animale,  quindi l’essere umano riconosce dei diritti agli animali per il fatto che soffrono e quindi hanno diritto a che tale sofferenza sia ridotta se non eliminata del tutto.  Ultimamente si sta affermando sempre di più il diritto ambientale,  poiché l’intera natura come tale è retta da un equilibrio, da un ordine che l’essere umano non ha, appunto, il diritto di stravolgere.  In questo senso si parla, quindi, di un diritto ambientale.  Altra sezione di questa sezione ‘etica’ è la finanza, poiché l’economia, quindi il mondo del lavoro, si regge sullo scambio di beni e la moneta costituisce l’unità di misura degli scambi, cui dunque il mondo della finanza evidentemente si dedica.
Infine, la terza macrosezione che completa il quadro sintetico delle varie dimensioni della vita dell’uomo, è l’ESTETICA. Essa è dominata dalla categoria filosofica del ‘Bello’ dunque da quelle attività che inducono nell’uomo uno stato di piacere e di godimento,  una sensazione positiva di partecipazione e di attaccamento alla vita.
Le sezioni di tale macrosezione estetica sono tante perché infinite sono le possibilità attraverso le quali l’essere umano può vivere il bello. C’è il bello artistico, quindi le varie arti figurative,  il bello musicale, secondo i vari generi, ma anche la cucina è un’arte, l’arte culinaria,  i cui prodotti evidentemente provocano nell’uomo una sensazione di piacere. Anche il gioco e lo sport appartengono a tale dimensione del bello perché entrambe le attività inducono in noi sensazioni di piacere.
Queste tre dimensioni, dunque, il sapere nella teoretica, l’agire interpersonale nell’etica e il piacere della vita nell’estetica sono le tre sfere fondamentali della vita dell’uomo, corrispondenti alle tre categorie fondamentali del vero, del bene e del bello che reggono l’intera rete della nostra vita. Tutto quel che facciamo ogni giorno cade sotto una o anche più d’una di queste categorie. Se per es. siamo a cena con la persona amata, in quel momento sono attive sia la categoria del bene, nel rapporto interpersonale d’amore, sia la categoria del bello, nel piacere della cena da godere insieme; quando un docente tiene una lezione, in quel momento sono attive la categoria del vero, in quel che dice, e del bene, poiché nel rapporto interpersonale con gli allievi si comporta in modo etico, aiutandoli a capire i contenuti per es. E così via per tutte le azioni della nostra vita.
Al fine di rendere più facilmente identificabili tali sezioni nella homepage abbiamo dato dei colori differenti alle finestrine, cliccando le quali si entra nella sezione corrispondente. In particolare abbiamo scelto il giallo per la teoretica,  il rosso per l’etica e il verde per l’estetica. La scelta di tali colori è puramente casuale e arbitraria. 

 

Il punto di vista cosmopolitico della piattaforma

Esiste un punto di vista dal quale questi concetti sono presentati: si tratta del punto di vista cosmopolitico.  Come sopra detto, lo scopo di questa piattaforma è costruire insieme il mondo di domani da un punto di vista filosofico, quindi di armonia, di equilibrio, di serenità, di saggezza, di sapienza. Il termine ‘insieme’ si riferisce a tutta l’umanità, quindi se siamo sette miliardi di essere umani, la filosofia in un modo o nell’altro, ovviamente soprattutto tramite l’organizzazione scolastica, deve pervenire a tutta l’umanità. Non abbiamo alternative, non potremo mai gestire un mondo globale se non riusciremo in qualche modo a rendere un po’ saggi tutti e sette i miliardi di esseri umani.
Tale mondo di domani non può che essere, infatti, un mondo unico unitario di tutta l’umanità, nel quale ovviamente siano rispettate e anzi rivalutate tutte le culture locali, ma all’interno di una dimensione universale e globale, per usare il termine in voga oggi. Pensare di gestire un mondo talmente complesso al di fuori di una dimensione basilare di filosofia, quindi di sapienza e saggezza, è un’impresa destinata al fallimento. Sono tanti e tali gli interessi individuali, particolaristici, nazionali, e tante e tali le differenze culturali e ideologiche, che solo un’armonizzazione basata sulla sapienza filosofica, sulla saggezza, sull’equilibrio può riuscire a tenere il tutto insieme. Altrimenti il crollo  - con sofferenze indicibili per tutta l’umanità -  è sicuro.

 

Articolazione interna di ogni sezione

Entrando in ogni sezione, si trova subito una descrizione del concetto di quella sezione, quindi di quella particolare sfera della vita umana. Abbiamo nominato tale parte introduttiva ‘Ingresso’, ovviamente virtuale, per dare proprio l’idea che i concetti iniziali costituiscono l’entrata in tale dimensione della vita umana, la via d’accesso alla comprensione della medesima.  
L’ingresso a ogni sezione è redatto da chi scrive, Marco de Angelis, ideatore della piattaforma e suo gestore. Tutti i testi degli ’Ingressi’ sono protetti da copyright pieno e corrispondono a un libro, un manuale di filosofia, il primo della storia che sia stato pubblicato in internet. Si tratta del presente testo. 

Dopo ogni sezione introduttiva si aprono poi le varie ‘Stanze’, gestite da docenti, ricercatori, studenti o anche solo cultori della disciplina di quella sezione. Ovviamente anche i contenuti delle ’Stanze’ sono coperti da copyright pieno. Ogni testo, sia d’ingresso sia di una stanza, può venire citato, ma solo indicandone la fonte, ossia lapiattaforma e la pubblicazione corrispondente nel presente testo. Tale pubblicazione al momento è solo virtuale, ma a breve sarà anche cartacea.  
Il gestore di una stanza, definito ’Autore’ (‘Editor’), può pubblicare in essa le proprie riflessioni in forma di testo, ma anche di file audio o video, nel qual caso un link rinvierà alla pubblicazione del medesimo su di una piattaforma esterna come per es. youtube.
In tal modo possono venire da più fonti diverse sia per età (uno studente sarà evidentemente più giovane di un ricercatore e questi di un docente) sia per livello di preparazione ma anche di linguaggio (è presumibile che il linguaggio di uno studente come anche di un giovane ricercatore sia più vicino al linguaggio dei giovani e quindi più comprensibile) ulteriori proposte idonee a costruire il mondo di domani. Tali proposte arricchiranno e approfondiranno le idee generali, indicate nella parte introduttiva alla sezione, ossia nell’ingresso.
All’interno di ogni stanza, l’Autore può pubblicare articoli, saggi,  se ha scritto libri, li può pubblicizzare, insomma ha in linea generale la possibilità di presentare le proprie riflessioni relative a quell’ambito di sapere e quindi fornire un proprio contributo alla costruzione del mondo globale e cosmopolitico di domani.  

 

Il carattere interattivo della piattaforma
La piattaforma è concepita in modo interattivo, non è un sito statico.  Ciò significa che il semplice utente può entrare in contatto con l’autore di un articolo, commentandolo e quindi avviando un dialogo che, a questo punto, possiamo tranquillamente definire filosofico,  per pervenire insieme a una verità magari ulteriore o più precisa e circostanziata, di quanto non fosse nell’articolo stesso.
La possibilità di commentare può essere ovviamente utilizzata anche soltanto per chiedere chiarimenti e delucidazioni,  essa è insomma la chiave di volta dell’intera piattaforma: è ciò che la rende ‘viva’.  
La nostra speranza è che dal dialogo Autore-Utente possa risultare un sapere condiviso, fondamentale per la costruzione, anch’essa condivisa, del mondo di domani. Tale principio della ‘condivisione’ lo riteniamo un principio fondamentale e la base sia teoretica sia etica del mondo di domani. ‘Globalizzazione’ deve significare in primo luogo ‘condivisione’ dello spazio Terra che tutti gli esseri umani abitano in un limitato periodo di tempo. Condividere uno spazio comune richiede il ‘Rispetto’ come regola fondamentale di vita. Rispetto dovuto agli esseri attualmente viventi come anche alle generazioni future. Questa piattaforma persegue lo scopo primario della condivisione delle idee e si basa sul rispetto delle idee altrui, pure nella necessaria discussione, eventualmente anche critica, ma sempre costruttiva, quindi rivolta a un progresso comune della conoscenza per il bene, condiviso, dell’intera umanità. 
Gli ‘Utenti’ per commentare devono registrarsi, il che può avvenire in modo molto semplice e poco burocratico fornendo semplicemente il proprio nome, cognome e l’indirizzo mail.  Effettuata la registrazione,  l’Utente può commentare qualsiasi articolo in tutte le sezioni.  È ovviamente possibile anche anche visitare la piattaforma senza iscriversi,  in questo caso però non sarà possibile  commentare (utilizzo passivo della piattaforma).  L’Utente registrato sarà informato a ogni pubblicazione di un nuovo contributo, così da essere sempre tenuto al corrente della crescita della piattaforma.
La nostra speranza è che molti attivisti del movimento Fridays for Future si registrino e entrino in un proficuo dialogo filosofico non solo con docenti e ricercatori,  ma anche con gli stessi studenti che spesso,  nonostante siano giovani,  hanno delle idee potentemente innovative rispetto al mondo di domani. Nei giovani è lo stesso mondo di domani che si presenta, che guarda alla vita non come qualcosa che è stato e sta passando, ma qualcosa che deve ancora avvenire e che è infinito. La vita è per il giovane un foglio bianco, sul quale egli deve ancora scrivere. La nostra esperienza di docenti ci ha insegnano che la freschezza delle idee dei giovani spesso non solo rimpiazza il sapere e l’esperienza, che essi necessariamente non possono ancora avere, ma guarda molto più in là di quel che il sapere attuale consolidato abbia già compreso. Nel giovane è la vita stessa che si apre a se stessa, che pensa, immagina, progetta e vuole se stessa, è il mondo di domani che impara a camminare. Questa piattaforma intende dargli la mano e sostenerlo nei suoi primi passi. 

 

Il sapere filosofico e scientifico come fondamento del mondo di domani
L’idea principale alla base della piattaforma è che soltanto sulla base di uno studio serio, filosofico e scientifico,  ma espresso in modo comprensibile e popolare, come si attiene del resto a una piattaforma virtuale,  il movimento di coloro che oggi hanno iniziato a lottare per un mondo di domani sostenibile e giusto oltre che libero, possa aver successo. Non si può, infatti, 
soltanto protestare contro quegli aspetti della società globale attuale, che minacciano la vita futura dell’umanità,  ma anche informarsi filosoficamente,  scientificamente e culturalmente in generale per avere un’idea precisa e fondata dell’alternativa, ossia di come debba essere costituito il mondo di domani in quanto società globale, sostenibile, giusta e libera. 
Senza un’adeguata preparazione filosofica, scientifica e culturale in generale sarà, infatti, molto difficile poi un giorno dar vita a una società diversa e si rischia di protestare oggi senza raccogliere nulla domani.  Se, invece, prepariamo oggi anzitutto noi stessi, il nostro spirito, la nostra mente, se elaboriamo in modo serio e fondato la visione chiara di quel che vogliamo domani, ossia la nostra idea di una società nuova, diversa da quella attuale, addirittura in molti aspetti opposta a essa, saremo allora pronti domani a realizzare questo nostro ideale filosofico e scientifico condiviso, trasformando le istituzioni della società vecchia nel senso nuovo che abbiamo anzitutto elaborato in noi stessi, nel nostro io interiore. 
Se il mondo di oggi è basato su di una concorrenza spietata che annulla qualsiasi condivisione, sulla ricerca di un profitto illimitato che mette a rischio la sopravvivenza stessa della vita umana sul pianeta, allora dobbiamo elaborare anzitutto in noi stessi, a livello ideale e filosofico, l’alternativa a questo mondo, tramite l’elaborazione di una cultura della condivisione e della cooperazione, che allo stesso tempo renda possibile anche l’iniziativa privata, coordinandola però con la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale. 
Da quanto finora detto risulta allora chiaro che le tre dimensioni fondamentali della vita dell’essere umano,  la teoretica, l’etica e l’estetica, che sembrano essere fisse e statiche,  eterne nella loro validità concettuale,  in realtà vivono nel tempo,  in quella dimensione nella quale ogni essere umano si trova necessariamente a vivere, ossia nella storia.

 

La dimensione storica della vita umana  

Per questo motivo l’ultima parte della piattaforma è costituita da sezioni che non riguardano contenuti specifici della vita dello spirito, bensì la dimensione del tempo nel quale esso vive e tali contenuti si presentano.  Sono le dimensioni del passato, del presente e del futuro.  Se non conosciamo il passato,  quindi la storia propriamente detta,  non possiamo in alcun modo capire il presente, ma, se non capiamo il presente, non abbiamo alcuna possibilità di capire verso quale direzione esso tenda e quale sia il senso del suo sviluppo. Di conseguenza neanche capiremo quali debbano essere le nostre azioni, per far sì che questo sviluppo futuro avvenga, se lo riteniamo positivo, oppure non avvenga, se lo riteniamo negativo.
A noi, infatti, come esseri umani liberi, spetta la decisione finale su come agire, anzitutto a livello di comunità politica mondiale che si progetta nel tempo su questa navicella che chiamiamo ‘Terra’.  Ma all’interno di ogni comunità singola, comunale, regionale, nazionale o addirittura continentale che costituiscono la nostra umanità globale,  ogni essere umano  gode della libertà di progettare nel tempo la propria vita, quella della propria famiglia,  del proprio lavoro e della comunità circoscritta, in cui ognuno di noi alla fine vive.  Tale libertà è l’essenza dell’essere umano e ciò che lo caratterizza e lo contraddistingue rispetto a tutti gli altri esseri.  Essa è la sua creatività, l’uomo è capace di creare il mondo di domani, il mondo del futuro nel bene come nel male. Scegliere la via del bene o quella del male sarà soltanto una sua decisione.
Certamente tale libertà e creatività non è la stessa in ogni zona del pianeta, essa varia molto a seconda delle condizioni materiali di vita. Nondimeno la libertà e la creatività dello spirito non può mai venire spenta del tutto. Fin quando c’è la vita, l’essere umano gode sempre di una dimensione di libertà e creatività, giacché questa ne costituisce l’essenza. Certamente, è compito della società massimizzare la possibilità di vivere tale essenza libera e creativa e non invece opprimerla o addirittura sopprimerla. Per questo motivo, del resto, abbiamo ideato tale piattaforma. 
La nostra speranza è ovviamente che l’essere umano crei il mondo di domani nel bene e non nel male.  Il senso di questa piattaforma è appunto di fornire nel modo migliore possibile gli strumenti intellettuali affinché ciò avvenga.  Il sapere, il vero, quindi la teoretica,  è il fondamento del bene quindi dell’etica.  Soltanto attraverso il sapere, inteso non come una arida somma di nozioni bensì come sapienza, come saggezza, secondo appunto il concetto della filosofia formulato una volta per tutte dai Greci,  quindi l’amore per il sapere e per la verità,  gli esseri umani possono costruire un mondo globale che realizzi il bene.
Tale bene consiste in una vita libera e dignitosa per tutti, indipendentemente dal luogo fortuito della nascita. Ciò significa poter avere un’istruzione, un lavoro, una famiglia, ovviamente le libertà civili e i diritti inalienabili, tutti valori che non si stiamo inventando noi, ma sono il frutto della storia della filosofia e saldamente espressi nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1948 (sicuramente migliorabile, ma comunque un’ottima base di partenza). Eppure oggi non sono per nulla rispettati in tante parti della Terra e, a causa della problemica ambientale, rischiano di non poter essere rispettati un giorno in nessuna parte del pianeta. 
Soltanto una tale vita etica, in cui si realizzi quindi il bene supremo di una vita dignitosa per ogni essere umano in qualunque angolo della Terra, può essere la base per una vita ‘estetica’, quindi di una vita bella, ricca di momenti felici,  di emozioni artistiche, musicali e di tutto ciò che alla fine ci rende soddisfatti e contenti, ognuno secondo le proprie inclinazioni individuali.
Ecco così che quelle tre dimensioni fondamentali, che sembrano statiche, sono invece la vera e propria dinamica della nostra anima, del nostro spirito, sempre teso a cercare il vero, a realizzare il bene e a godere del bello.
Nella speranza che questa piattaforma possa essere d’aiuto affinché ciò sia un giorno possibile per qualsiasi essere umano in qualunque angolo della terra,  vi auguriamo una piacevole lettura e un interessante scambio di idee.


A. TEORETICA

La teoretica indica la dimensione del sapere, quindi della teoria, che è la dimensione propria dello spirito, quindi nostra, di ogni essere umano. Noi siamo anzitutto pensiero, la nostra attività continua, ininterrotta è pensare. Quando pensiamo in modo cosciente, dunque sempre tranne che durante i sogni, facciamo teoria, non importa se la facciamo ad alto livello, quindi a livello di scienza, o a un livello normale di vita quotidiana, si tratta sempre di teoria. Anche se soltanto dobbiamo capire dove andare a trascorrere le prossime vacanze o cosa cucinare domenica, già questa è ’teoria’, ossia una sequenza di ragionamenti che condurranno poi alla decisione. 
Il dominio proprio della teoretica è però quello della comprensione della vita, quindi del mondo in cui viviamo e del modo migliore per viverci in modo felice o almeno sereno. Nella sfera teoretica l’essere umano è pertanto in rapporto con il tutto dell’esistenza, con il mondo intero pensato come tutto, potremmo anche dire con l’assoluto, per esprimerci in modo filosofico. Se vogliamo esprimerci invece in modo religioso, il rapporto è con Dio. Da un punto di vista invece meramente scientifico-naturalistico, il rapporto è con la materia. In tutti e tre i casi comunque l’essere umano si rivolge nella teoretica alla comprensione del mondo in cui esso si è trovato a vivere, non per propria scelta. 
La teoretica è, insomma, la dimensione fondamentale dell’essere umano, quel che noi siamo nel nostro essere più profondo, nella nostra visione del mondo. 
Essa si può articolare, per comodità in:
- teoretica pura: elaborazione di teorie di spiegazione del mondo (filosofia, religione, scienza sperimentale)
- teoretica applicata: linguaggio, tecnica
- teoretica trasmessa: università, scuola.
In questa piattaforma presenteremo tutte questi ambiti e discuteremo con ricercatori ed esperti come dovrebbero essere strutturati nella futura comunità mondiale cosmopolita.
La teoretica non è però l’unica dimensione della vita dell’essere umano, pur essendone la principale, quella di base. Dalla teoretica nasce il bisogno di unirsi agli altri esseri umani per aiutarsi reciprocamente in quell’impresa che non è per nessuno propriamente facile, ossia la vita. Quest’esigenza deve sottostare a delle modalità di rapporto, che costituiscono l’altra dimensione fondamentale della vita, ossia l’etica. L’etica contiene tutto ciò che riguarda la comunità umana, quindi l’organizzazione politica, giuridica, economica, familiare dell’umanità. È la sfera della vita in cui il rapporto è tra gli esseri umani. 
Anche la sfera etica non esaurisce però l’intera vita umana. Come abbiamo scritto sopra, alla fine anche la stessa teoretica è destinata a individuare un modo di vita tale da consentire all’essere umano la felicità o almeno la serenità, la contentezza. Anche l’etica mira a ciò, proprio perché insieme agli altri esseri umani si può vivere meglio, ci si aiuta a vicenda, si costruisce insieme il mondo dell’uomo, dello spirito. Tale costruzione, che mira quindi al benessere, dà vita a un’altra dimensione, la terza e ultima, quella estetica.
Mentre la dimensione teoretica si muove nell’ambito della ricerca della verità, quella dell’etica invece nella dimensione del bene, l’estetica riguarda il bello, la bellezza della vita, quel che poi ci dona appunto felicità, serenità, contentezza. A tale dimensione appartengono per es. le arti, la musica, la buona cucina, le attività ludiche e sportive, insomma tutto quel che pratichiamo per stare bene, per essere contenti e felici. Ovviamente presupponiamo in ciò il sapere, la teoretica, come anche il bene, l’etica, ma poi ci abbandoniamo a tali belle cose della vita. L’estetica è la dimensione del lasciarsi andare, del godimento della vita. 
A ognuno di questi tre ambiti distinti della vita umana, che sono in un rapporto fondativo l’uno rispetto all’altro (la teoretica fonda l’etica e questa poi dà vita all’estetica), abbiamo attribuito nella piattaforma un colore diverso, che costituisce la cornice delle foto, così da distinguerle anche visivamente nella pagina iniziale, la homepage. Speriamo così di rendere la piattaforma più chiara e fruibile.

 

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A1. MONISMO DIALETTICO

 

La risposta alla domanda sulla ragione come principio di omogeneità tra soggetto e oggetto, uomo e natura, ci conduce direttamente a una concezione monistica del mondo. Tutti i nostri dubbi sulla conoscenza, la verità ecc. dipendono da un punto di vista completamente sbagliato che spesso si adotta nel rapportarsi alla natura e quindi al mondo cosiddetto ‘esterno’, all’oggetto del conoscere. Si tratta del punto di vista dualistico.
Se noi consideriamo, infatti, soggetto ed oggetto, uomo e natura, come due enti diversi ed opposti, l’uno fuori dell’altro, di fronte all’altro, giustapposti, allora effettivamente sorge il problema di come metterli in rapporto, come sia possibile la comprensione dell’oggetto da parte del soggetto, in quanto enti evidentemente eterogenei (materiale la natura, immateriale lo spirito).  Ma se noi consideriamo invece natura ed uomo, oggetto e soggetto nel loro giusto rapporto che è di unità, nel senso che l’uomo viene prodotto dalla natura, il soggetto dall’oggetto che gli preesiste o che comunque da un punto di vista logico ne costituisce il presupposto e da un punto di vista fisico la condizione della sua vita (niente spirito, niente soggetto senza natura e senza oggetto), allora la situazione cambia com-pletamente. Da questo punto di vista ‘superiore’, come lo definisce Hegel nello scritto di Jena sulla Differenza tra i sistemi filosofici di Fichte e di Schelling (p. 83 della traduzione italiana, in Primi Scritti Critici, Milano 1981),  natura e spirito, oggetto e soggetto sono un’unità, la quale è processo, sviluppo, determinato da un progressivo aumento della libertà e della consapevolezza nel passaggio graduale da forme di esistenza più semplice e meccanicamente predeterminate (atomi, molecole, minerali, vegetali) a forme di esistenza più complesse ed autodeterminantesi (animali e poi soprattutto esseri umani).
Quel che esiste è allora soltanto una totalità, l’essere o come la si voglia definire, il monos, l’uno-tutto, che si sviluppa da forme di esistenza necessarie e prive di consapevolezza a forme di esistenza libere e consapevoli. Occorre pertanto ab-bandonare il punto di vista dualistico, che rende problematica la comprensione della conoscenza e della verità, per una visione del mondo monistica, la quale invece ci spiega perché possiamo conoscere e ci indica anche come possiamo farlo nel migliore dei modi.
Secondo l’interpretazione dualistica - e purtroppo comune - del rapporto tra soggetto e oggetto, essi sono opposti l’uno all’altro, per es. l’uomo considera la natura come un oggetto fuori di sé. Questa è l’interpretazione propria per esempio della filosofia di Kant, ma anche in linea generale della nostra cultura quotidiana. In particolare è il modo di considerare il rapporto tra uomo e natura proprio dell’antichità, del medioevo e dell’età moderna anche. Soltanto nell’età contemporanea a partire dalla filosofia di Schelling e di Hegel poi anche con la con-cezione materialistico-dialettica e con l’evoluzionismo di Darwin il monismo comincia a prevalere a livello intellettuale e scientifico. Anche nell’antichità c’erano state concezioni monistiche per esempio Parmenide, Eraclito, Plotino, ma queste erano state soppiantate dalla visione sicuramente dualistica del mondo propria del cristianesimo e delle grandi religioni monoteistiche in generale. Lo stesso dicasi per l’età moderna, in cui alcune filosofie, come quella di Spinoza in particolare, sono state monistiche senza però riuscire a prevalere nella visione del mondo dominante tra gli studiosi e quindi poi per riflesso propria anche della quotidianità e dell’uomo comune.
È, dunque, soltanto con il superamento della filosofia kantiana da parte dell’idealismo classico a cavallo tra ’700 e ’800 che la visione monistica del mondo inizia a diffondersi in ambito filosofico e scientifico, suffragata poi sempre più dai risultati delle scienze empiriche, in particolare dalle teorie evoluzio-nistiche della geologia (Lyell), della biologia (Darwin) e così via. Oggi sappiamo che l’universo è uno, che si sviluppa nel tempo, e che ad un certo punto del suo sviluppo emerge dal suo grembo lo spirito, il pensiero. Sappiamo pertanto che materia e spirito, natura e uomo, per quanto opposti, lo sono all’interno di un’unità, l’universo, di cui essi sono due modi diversi di essere, proprio come hanno sempre sostenuto tutte le teorie monistiche, in particolare poi quella spi-noziana.
Ecco perché nelle hegeliane Lezioni sulla Storia della Filosofia leggiamo quanto presumibilmente il filosofo ha detto a lezione, ossia che non si può far filosofia senza essere spinoziani, dunque senza vedere l’unità alla base della differenza tra materia e spirito.


”Essere spinoziani è l’inizio essenziale del filosofare.”
(Lezioni sulla storia della filosofia, trad. it. Firenze 1981, vol. 3 II, p. 110).


Da un punto di vista monistico quel che determina la diversità tra materia e spirito, oggetto e soggetto è soltanto il diverso grado di quel qualcosa che forma l’identità di entrambi, di quel qualcosa di comune che permette la conoscenza, ossia della ragione. Entrambi, materia e spirito, sono ragione, ma secondo vari gradi sviluppo, contraddistinti da maggiore o minore necessità o libertà, maggiore o minore consapevolezza o inconsapevolezza.
È pertanto superficiale ed erroneo, considerato il livello attuale della conoscenza scientifica del mondo materiale come anche lo sviluppo filosofico post-kantiano, ritenere ancora natura e umanità come giustapposti, l’uno di fronte all’altro; l’umanità fuoriesce dalla natura, ed è collegata a essa oltre che dalla sua struttura materiale (il corpo), anche dalla sua essenza razionale. Anche la natura è, infatti, ‘razionale’ - come dimostra il fatto che ne abbiamo una conoscenza in forma di leggi e che tale conoscenza tramite la tecnica si rivela ‘vera’ ed adeguata ad intervenire con successo nei suoi processi -, soltanto che si tratta di una razionalità che resta inconsapevole e necessaria. Quel che esiste veramente e che poi assume prima la forma dell’inconsapevolezza naturale, poi della consapevolezza spirituale, è pertanto la razionalità del mondo, dell’essere. È tale razionalità a costituire l’Uno-Tutto, il Monos, o ancora il Logos che esiste e che assume nel tempo prima la forma della materia poi quella dello spirito.
La caratteristica fondamentale del Logos o Ragione Assoluta è la creatività. Il Logos è creatore, dà vita a tutto quel che è, al Monos, di cui abbiamo abbondantemente parlato nella nostra opera Filosofia per tutti, all’Uno-Tutto che esiste e al suo interno ha tutto ciò che è, che nasce e che muore, come aveva ampiamente già capito Anassimandro, uno dei primissimi filosofi.
Questo principio ha un’influenza decisiva sulla nostra vita pratica: ciò significa che la nostra essenza razionale non vuol dire tanto che siamo capaci di capire, quanto soprattutto che siamo capaci di creare, siamo nella nostra essenza creatori. Il capire stesso consiste in un ‘creare’: noi creiamo concetti, elaboriamo idee e spiegazione dei fenomeni, in tal modo perveniamo alla comprensione del mondo, quindi ‘capiamo’.
Il concetto di ‘creazione’ non è, pertanto, relativo soltanto a qualcosa di pratico, come invece viene normalmente interpretato (la creazione di un ‘opera d’arte, per es. o anche soltanto di un bel menù ecc. ecc.), bensì anche a tutte le forse di attività teoretica, quindi al pensiero. Gli atti del pensiero, i concetti e le idee, ma anche i ricordi, sono anch’essi ‘creazioni’, per quanto non visibili, poiché intel-lettuali e non sensibili.
Del resto ciò è facilmente comprensibile, poiché le stesse creazioni materiali e oggettive, quindi quelle che acquistano poi un’esistenza propria al di fuori del soggetto creatore, sono state dapprima concetti, idee di tale soggetto, il quale ha donato loro poi l’esistenza esteriore, la vita. La creatività, che diventa esteriore, è stata, quindi, prima interiore.
La nostra felicità, la nostra autorealizzazione, non consisterà in altro allora che nel creare, nel vivere secondo la nostra vera essenza creatrice. Creare significa anzitutto ideare qualcosa (un viaggio, un’opera d’arte, una famiglia, una legge, un oggetto artigianale ecc.), poi, attraverso vari momenti, che sono anche fasi o stadi dello sviluppo, realizzarlo. Questo processo ri realizzazione dell’ideale è la struttura fondamentale dello spirito, quindi il Logos assoluto che ne costituisce l’essenza.


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A2. FILOSOFIA COSMOPOLITICA MONDIALE

 

Le preziose indicazioni forniteci da due studiosi del calibro di Thomas Kuhn in riferimento al concetto di ’cambiamento di paradigma’  e Arnold Joseph Toynbee in riguardo alla necessità che l’umanità si organizzi in uno Stato mondiale per fronteggiare il più grave problema della sua storia, quello ambientale, c’impongono di concentrare la riflessione filosofia della piattaforma su tale problematica. Si tratta di una problematica centrale nel corso della storia della filosofia.
In particolare abbiamo già nell’antichità in Platone il filosofo che in modo convincente ha chiarito che la filosofia deve essere alla base della politica, ponendo in tal modo le basi per una tale attività fondamentale dell’uomo che sia basata sul sapere e non sul potere. 
Agli Stoici va sicuramente riconosciuto il merito d’aver per primi indicato la dimensione cosmopolitica come quella adeguata al concetto stesso dello Stato. In età moderna sono stati i pensatori inglesi, in particolare John Locke, a indicare alcuni dei diritti fondamentali dell’uomo, che oggi sono a fondamento delle democrazie e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948).
Baruch de Spinoza ha sostenuto con argomentazioni serrate, utilizzando il metodo geometrico, che esiste un’unica sostanza principale nel mondo (natura naturans) da cui ha origine ogni forma di vita (natura naturata). 
È stata così chiarita una volta per tutte la base della dipendenza dell’essere umano dalla natura, come del resto prima di lui avevano già esposto i Neoplatonici, in particolare Plotino, e Giordano Bruno.
L’illuminismo ha in Jean-Jacques Rousseau una pietra miliare nell’aver chiarito come sia la volontà generale del popolo e non solo quella di alcuni individui il fondamento e quindi anche il fine dello Stato. Oltracciò il filosofo ginevrino ha dimostrato in tutta chiarezza che la natura e la naturalezza costituiscono le fondamenta della vita di tutti gli esseri umani.
È il grande merito di Immanuel Kant l’aver sviluppato ulteriormente la dimensione cosmopolitica met-tendola in stretto rapporto al valore della pace e quindi conferendole una chiara plusvalenza etica oltre ad avere posto negli imperativi categorici il fondamento razionale di una morale autonoma e non più dipendente dalla religione. Quest’ultima, alla fine, non muore, essa sopravvive ma come filosofia, come religione razionale. 
Georg Wilhelm Friedrich Hegel ha compreso e indicato, invece, la dimensione storica di ogni azione politica, che può aspirare a una propria realizzazione pratica solo se ancorata saldamente alla fase che l’umanità sta attraversando nel periodo in questione. Tale fase dipende dalla realizzazione dell’Assoluto nel mondo ed è dipendente solo in parte dall’essere umano.
A Karl Marx e Friedrich Engels spetta il merito di aver evidenziato come ogni azione politica debba tener conto anche dei rapporti di forza all’interno della società, che sono in primis rapporti economici.
Dopo il periodo turbolento delle due guerre mondiali, è ripresa nella seconda metà del secolo scorso e continua ancora oggi una riflessione filosofico-politica fortemente incentrata sulla necessità di su-perare le divisioni nazionali, che furono appunto alla base di quelle due catastrofi. 
Il pensiero europeista, che ha in Altiero Spinelli e nel Manifesto di Ventotene (1941), redatto a guerra ancora in corso, le proprie basi immediate, rifacendosi a Kant ha dato e dà ancora al progetto d’integrazione europea una forte connotazione cosmopolitica e di apertura verso altri Stati.
Diversi studiosi contemporanei come per es. Christoph Jamme († 3 maggio 2021), Ottfried Höffe, Thomas Sören Hoffmann, Richard David Precht, Wolfgang Schild e Ludwig Siep (Germania), Thomas Pögge (Germania-USA),e anche l’autore di questo testo Marco de Angelis (Italia-Germania), hanno individuato tale dimensione sovranazionale della filosofia, rilevando quindi come essa sia fondamentale nella direzione della vita socio-economica dell’umanità globalizzata attuale e a maggior ragione futura. 
Questi sono soltanto pochissimi pensatori dei tanti che oggi orientano il proprio pensiero in senso sovranazionale e cosmopolitico, costituendo pertanto un punto di riferimento fondamentale per un’azione politica che voglia avere dei seri fondamenti filosofici e punti a un’organizzazione futura dell’umanità impostata in modo globale. Solo una tale impostazione può, infatti, consentire di affrontare in modo adeguato quei problemi, quali per es. quello dell’ambiente, ma anche della mortalità infantile in tante regioni del mondo, oppure da ultimo delle pandemie e della minaccia di una nuova guerra mondiale, che sono per propria natura problemi dell’umanità intera e non soltanto di qualche Stato nazionale. 
Si tratta di pensatori quasi tutti ancora viventi, dei quali su questa piattaforma non solo discuteremo le opere, ma potremo rendere possibile anche un contatto diretto con essi tramite interviste, video, lezioni e così via. 
Questo immenso patrimonio di pensiero filosofico orientato alla pratica politica non può essere in alcun modo ignorato da un movimento che voglia non solo protestare, ma poi anche proporre il nuovo ‘paradigma’ in grado di aiutare l’umanità a pervenire alla nuova organizzazione politica mondiale capace di affrontare il futuro in modo serio e scientifico. 


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A3. RELIGIONE COSMOPOLITICA MONDIALE

 

Insieme alla filosofia e alla scienza la religione occupa uno spazio importante nell’attività teoretica dell’uomo: Ogni essere umano nel corso della propria vita almeno dall’adolescenza in poi, come ha ben mostrato il fondatore dell’epistemologia genetica Jean Piaget, si pone delle domande radicali sull’esistenza come quelle riguardanti Dio, il senso della vita e la sua fine. Queste domande hanno ricevuto nel corso della storia varie risposte, alcune cui si è pervenuti solo con l’uso della ragione, e queste costituisco le dottrine filosofiche, altre che si basano su documenti storici ritenuti espressione diretta di un essere superiore all’uomo, e queste sono le varie dottrine religiose o fedi.
Il compito di questa sezione non sarà certo di giudicare tali religioni, bensì quello di mostrare come anch’esse possono aiutare l’umanità in tale cambio di paradigma, se sostengono una visione non fanatica e settaria, bensì aperta e tollerante del senso della vita umana.
La religione non è ‘oppio dei popoli’, come ha erroneamente sostenuto Karl Marx, poiché essa corrisponde a un profondo bisogno esistenziale di ogni essere umano, come al contrario aveva già compreso il giovane Hegel sulla tracce della filosofia della religione di Kant. Vero è che la religione può essere usata dal potere per frenare le richieste di una vita dignitosa da parte del popolo, prospettandogli un riscatto in un’ipotetica vita futura. Esistono però anche religioni che non prevedono una vita futura o non conoscono tale concetto del riscatto nella vita ultraterrena. Quindi bisogna stare attenti a ben distinguere il concetto della religione dall’uso che in un certo popolo e in un determinato periodo storico ne può fare il potere politico. 


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A4. SCIENZE COSMOPOLITICHE MONDIALI

 

Scopo della sezione è esaminare le conoscenze propriamente scientifiche nel senso della scienza empirica sia naturale sia umana e sociale. Ovviamente anche la filosofia è una scienza, non empirica però, bensì speculativa o metafisica.  Per questo essa è la base di tutto e l’abbiamo trattata in una rubrica a parte. 
In particolare per quanto riguarda la questione ambientale, il contributo delle conoscenze empiriche naturali è evidentemente fondamentale, poiché la sola deduzione filosofica non può certo dir nulla sulla situazione attuale del clima e dell’ambiente, ma solo indicare possibili soluzioni a livello politico. 
Non solo però per il clima è fondamentale il contributo della ricerca empirica e sperimentale, ma anche per es. per una dimensione politica globale sono importantissime le ricerche sociali e demografiche per comprendere per es. l’evoluzione delle varie popolazioni che abitano il pianeta. Tale evoluzione è in uno stretto rapporto con la situazione ambientale ovviamente. 
Pertanto in tale sezione verrà dato ampio spazio a studiosi di tali discipline, i quali abbiano da dare contributi importanti che possano essere d’aiuto a coloro che poi a livello pratico-politico s’impegnino per realizzare il nuovo paradigma e condurre così l’umanità verso il suo prossimo livello di sviluppo, che sarà quello cosmopolitico. 


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A5. TECNICA COSMOPOLITICA MONDIALE

 

Il principio fondamentale della tecnica è che essa consiste nell’applicazione del sapere scientifico per intervenire nei processi naturali (per es. la medicina) o per creare nuovi processi umani materiali in grado mi migliorarne la vita (automobili per es. e mezzi di trasporto in generale).
La tecnica è la prosecuzione della scienza, la sua applicazione, il suo lato pratico. Che essa venga messa in pratica, se positiva per l’umanità, o se invece non venga messa in pratica, per es. nel caso di applicazione tecniche del sapere scientifico che vanno contro i principi etici condivisi (la clonazione dell’essere umano per es.)  è una decisione che appartiene all’etica, non alla tecnica in sé. 
La tecnica offre di per sé solo delle possibilità, che possono essere applicate oppure non. Essa è quindi di per sé sempre neutrale, come qualsiasi altra forma di conoscenza. Essa è la verità nel suo aspetto pratico, non solo teorico. Essere in grado per es. di produrre una bomba capace di cancellare nel giro di poco tempo qualsiasi forma di vita sulla Terra è di per sé una conoscenza, una verità che contiene una possibilità come qualsiasi altro sapere che riguardi l’essere umano. La tecnica riguarda ovviamente sempre l’essere umano, poiché essa riguarda l’estensione delle sue possibilità di attività. Queste possono essere giudicate positive o negative a seconda delle situazioni, ma di per sé non sono mai né positive né negative, sono solo possibilità teoriche e pratiche.


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A6. SCUOLA  COSMOPOLITICA MONDIALE


La scuola è il luogo in cui l’essere umano, dopo la famiglia, riceve la prima formazione. Se consideriamo ‘scuola’ anche il periodo dell’asilo, nel senso che comunque anche qui si riceve un insegnamento sul comportamento e quindi di tipo etico, che a volta può correggere quello magari fallace impartito in famiglia, si capisce che il ruolo della scuola nella formazione dell’essere umano è assolutamente fondamentale poiché lo accompagna praticamente durante l’intero periodo della sua formazione.
Lo Stato non può e non deve influire sulla vita della famiglia e sull’educazione che i genitori in assoluta libertà hanno il diritto d’impartire ai propri figli. Nondimeno lo Stato ha anche il dovere di formare i giovanissimi a diventare cittadini onesti, virtuosi e quindi adeguati al vivere civile dell’epoca. Nel nuovo paradigma di società che sta nascendo, lo Stato mondiale dovrà evidentemente educare i propri cittadini anzitutto a sentirsi parte di una comunità mondiale unita, al di là delle ovvie ma del tutto casuali differenze culturali, geografiche, fisiologiche ecc.
La Scuola Mondiale dovrà svolgere una funzione omogeneizzante e integrante, non ovviamente in senso dispotico e tirannico, bensì nel senso di preparare gli esseri umani, dovunque essi siano per caso venuti al mondo, a essere cittadini del pianeta Terra, ad amarlo e rispettarlo, come anche ad amare e rispettare i propri simili e le altre creature viventi.
Solo una funzionante Scuola Mondiale potrà costituire la base indispensabile e necessaria dello Stato Mondiale. Senza un tale tipo di scuola l’impresa è impossibile. Occorre pertanto profondere tutta l’intelligenza e la volontà che si hanno a disposizione per raggiungere al più presto e in modo stabile e duraturo tale supremo fine. 


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A7. UNIVERSITÀ COSMOPOLITICA MONDIALE


Il sapere filosofico e scientifico, costituente la base del nuovo paradigma d’impostazione mondiale e cosmopolitica della vita dell’essere umano sul pianeta Terra, deve essere sia ulteriormente studiato e approfondito sia insegnato alle nuove generazioni. Il luogo deputato a tale importantissimo compito è l’università. Si deve trattare ovviamente di un’università organizzata a livello globale, quindi dell’Università dello Stato Mondiale, la quale nei propri programmi scientifici di ricerca e d’insegnamento si prenda cura del pianeta Terra e dell’umanità che ci abita. Questo deve essere, infatti, lo scopo supremo del sapere e quindi dell’università come luogo istituzionalmente deputato alla sua elaborazione e diffusione, migliorare la vita dell’umanità sulla Terra, non altro. 


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A8. MEDIA

 

Il mondo del media è molto importante, poiché esso e il viatico della circolazione del sapere nella società. Una volta elaborato dal singolo, il sapere deve essere comunicato, quindi entrare in un circuito di comunicazione, altrimenti marcisce e muore con la morte di colui che l’ha elaborato. La comunicazione tramite i media sottrae il sapere a tale morte e lo rende, per così dire, immortale. se noi oggi disponiamo delle nostre conoscenza, è soltanto perché quel che hanno capito coloro che ci hanno preceduti è stato trasmesso, comunicato, reso patrimonio appunto comune. 
Tale comunicazione del sapere avviene ovviamente con modalità diverse a seconda dello sviluppo tecnologico della civiltà. Oggi prevale una comunicazione di tipo virtuale, su internet, mentre fino a un paio di decenni fa era la televisione il luogo privilegiato della comunicazione. Oggi la televisione cerca di resistere alla progressiva estensione di internet soprattutto tra i giovanissimi. Prima ancora della televisione era la radio a essere il luogo privilegiato, prima ancora la carta stampata, quindi i giornali e i libri e così via a ritroso fino al tempo in cui, mancando qualsiasi mezzo tecnico, la comunicazione avveniva soltanto per via orale. Comunicazione del sapere c’è stata però sempre, essa fa parte della vita dell’essere umana, già nel rapporto tra madre e figlio-a avviene dai primissimi momenti la trasmissione di sapere attraverso comunicazione. Il pianto del neonato per es. è un messaggio che viene inviato al genitore per dire che qualcosa non va. 
Nei tempi attuali in cui la comunicazione ha raggiunto tramite la radio, la televisione e ancor più internet la dimensione di massa, è evidente che si presenta anche il pericolo di un uso pericoloso di tali mezzi, finalizzato a manipolare le masse verso certi fini politici. La propaganda e le fake news appartengono a tale uso fuorviato della comunicazione e dei media. È evidente che il mondo filosofico-scientifico di domani non può permettere che ciò avvenga, quindi ci vuole un controllo di tali mezzi di comunicazione, il quale da una parte ne protegga la libertà, che è ovviamente il presupposto assoluto della comunicazione, dall’altra però persegua l’uso propagandistico tramite le fake news, quindi la disinformazione, vietandola. Un uso filosoficamente e scientificamente corretto dei media è il presupposto fondamentale affinché i cittadini possano essere informati in modo preciso e corrispondente al vero su quel che accade. Senza un’informazione filosoficamente e scientificamente corretta, l’ordine sociale, il suo equilibrio, come anche l’armonia del rapporto tra uomo e natura, sono messi fortemente in pericolo. Il controllo filosofico-scientifico sui media deve essere pertanto uno dei compiti fondamentali dello Stato, soprattutto a protezione dei più giovani, che facilmente ne possono essere vittime indifese.


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A9. LINGUA COSMOPOLITICA MONDIALE


Se la scuola è il luogo della formazione primaria dell’individuo, la lingua ne è il mezzo imprescindibile. Uno Stato Mondiale in cui ogni popolo e nazione che vi partecipi abbia gli stessi diritti e dovere, uguale dignità e valore, non può che fornirsi di una lingua mondiale che non sia una lingua nazionale già preesistente. Le lingue nazionali che poi hanno assunto una funzione sovranazionale, nel corso della storia per es. il latino, lo spagnolo, il francese, oggi l’inglese, sono sempre state frutto di un’imposizione tramite violenza e guerra. Lo Stato Mondiale nasce invece sotto tutti altri presupposti etici, esso di forma per cosciente volontà dei popoli che vi partecipano, nella comprensione che solo la rinuncia almeno parziale alla propria sovranità significhi dall’altra parte un guadagno in termini di sicurezza, pace, equilibrio ambientale e quindi alla fine anche di benessere. 
Se una tale lingua è insegnata da subito nelle scuole insieme ovviamente alla lingua locale, nel giro di una, due generazioni il problema della comunicazione a livello mondiale viene definitivamente risolto. Tutti parleranno una medesima lingua sociale, quindi appresa in società (scuola ecc.) accanto a una madrelingua eventualmente diversa (il dialetto locale, la lingua nazionale ecc.). 
Promozione di una lingua mondiale non significa, infatti, fine delle lingue locali, al contrario! Come l’identità cosmopolitica non cancella quella cittadina, regio-nale, nazionale, continentale, così la lingua mondiale affianca o si sovrappone, ma non cancella quella locale (quale essa sia). In famiglia e con gli amici, nel paese di residenza, il bambino parlerà magari un dialetto, ma a scuola e negli edifici pubblici la lingua mondiale, così sarà possibile senza problemi spostare la propria residenza, lavorare in vari luoghi del mondo, senza per questo trovarsi in difficoltà con la lingua.
Compito dello Stato Mondiale sarà promuovere la conservazione delle culture locali come un bene dell’umanità, quindi tutto ciò che appartiene alla cultura locale, non solo la lingua, dovrà essere ugualmente insegnato nelle scuole. La storia della propria città, della propria cultura, il dialetto o lingua locale, le tradizioni ecc. tutto ciò dovrà far parte integrante dell’insegnamento scolastico in-sieme anche ovviamente alla lingua mondiale, alla storia mondiale, alle letterature degli altri paesi e così via. 
Quindi le culture e le lingue locali saranno addirittura coltivate più di oggi, quel che verrà a mancare sarà il dispotismo degli Stati nazionali tra di loro, che ha portato alla guerra, e verso le autonomie locali, che ha portato alla scomparsa di tante culture locali, oggi praticamente dissolte nel nulla o quasi (basti pensare per es. alla secolare tradizione culturale degli Indiani d’America, spazzata via in qualche decennio).

 
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B. ETICA


L’etica è la dimensione dell’azione reciproca tra esseri umani. Essa presuppone il sapere, quindi la teoretica, ma non resta ferma alla pura teoria, bensì la mette in pratica. Nel momento in cui agiamo, mettiamo in pratica un nostro sapere, una decisione, e dobbiamo ovviamente rispettare alcune regole di comportamento, che possono essere innate o ricevute dall’educazione o anche solo regole fissate in modo oggettivo dalle leggi della comunità in cui viviamo, quindi il diritto, comunque sono dei parametri all’interno dei quali dobbiamo inquadrare il nostro comportamento, il nostro agire. 
Il principio fondamentale dell’etica è stato espresso da Immanuel Kant nel secondo imperativo categorico, che è oggi anche a fondamento del concetto della dignità umana, su cui si basano tutte le costituzioni democratiche. Esso recita così:


"Agisci in modo da trattare l’umanità, così nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre insieme come fine, mai semplicemente come mezzo."
(Fondazione della metafisica dei costumi, trad. it. Bari 1997, p. 91).


Questo è un pensiero di una chiarezza e di una comprensione immediate. Nella nostra vita sin da bambini trattiamo il mondo come un mezzo per il soddisfacimento dei nostri bisogni. Per il neonato anche la mamma è ovviamente solo un mezzo per sopravvivere. Crescendo però s’iniziano a sviluppare sentimenti che ci portano a voler bene a coloro con cui viviamo e siamo in un rapporto d’interdipendenza, considerandoli non solo come mezzo,  ma anche e soprattutto scopo delle nostre azioni (Kant scrive, infatti, di non considerare mai gli altri semplicemente come mezzo, ma anche come fine). 
Nel momento in cui cresciamo e iniziamo a capire che gli altri hanno bisogno di noi come noi abbiamo bisogno di loro, e che dunque il bisogno è reciproco, allora iniziamo a vedere il mondo da adulti, non più da bambini, e così inizia a svilupparsi l’etica. Essa è il fondamento della vita sociale, senza l’etica non esisterebbero l’amicizia, l’amore, ma neanche qualsiasi altro rapporto umano sociale libero e non vincolato dalla legge. E non esisterebbe neppure la legge, perché anche questa presuppone l’etica, ossia la considerazione dell’altro come fine e mai solo come mezzo. 
Rispetto a Kant c’è da aggiungere che tale considerazione anche come fine e mai solo come mezzo è da applicare anche agli animali, che evidentemente provano dolore e quindi non andrebbero trattati solo come mezzi, o addirittura potrebbe essere applicata a tutto ciò che esiste. La materia inanimata, infatti, anche se non prova dolore, come per es. le pietre, nondimeno ha una propria natura, una propria struttura che andrebbe rispettata pur nell’uso necessario come mezzo per la sopravvivenza.
Si tratta di temi molto complessi da discutere, cosa che faremo qui nelle varie stanze, certo è che il principio fondamentale e quindi il nuovo paradigma dello Stato mondiale cosmopolitico possa essere soltanto il secondo imperativo categorico kantiano, applicato ovviamente a tutti gli esseri umani, anche quelli non ancora nati (come anche ai morti, che vanno onorati).  La sua applicazione estesa anche a tutti gli altri esseri, viventi e non, merita sicuramente un’ulteriore discussione in ambito scientifico e filosofico.
L’etica dello Stato mondiale sarà dunque basata sull’assunzione dell’altro come fine tra gli esseri umani, i quali ovviamente si utilizzeranno reciprocamente per vivere meglio e soddisfare le proprie esigenze corporee e spirituali, ma non lo faranno mai considerando l’altro solo come un mezzo, quindi in termini egoistici, bensì considerando l’altro sempre anche come uno scopo.
Questo deve essere l’insegnamento più importante da impartire ai giovani nelle famiglie e nelle scuole. Se si riesce a far ciò, si può assicurare all’umanità una vita serena e pacifica sul pianeta Terra.
L’etica si articola in tre sfere principali:
Etica Politica: riguardante il mondo della comunità mondiale in generale (valore etico dell’Umanità);
Etica Economica: concernente le attività umane legate alla sopravvivenza dell’individuo, quindi alla produzione e distribuzione dei beni necessari alla vita (valore etico del Lavoro);
Etica Familiare: riguardante le attività umane finalizzate alla sopravvivenza della specie (valore etico dell’Amore).

Sono questi i tre valori che costituiscono il senso dell’esistenza umana, la stella polare che dovrebbe sempre orientare il suo comportamento. 


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B1. RICONOSCIMENTO COSMOPOLITICO MONDIALE


Il concetto di ’riconoscimento’ è il concetto principale della filosofia etica,  il suo fondamento.  Esso implica che l’altro essere umano non venga visto riconosciuto appunto nella sua dignità di essere umano razionale e libero, dotato quindi di coscienza e sentimenti, cpome soggetto e non come oggetto.

Ciò significa che non si deve mai qualcosa che possa nuocere a un essere umano a meno che  tale essere umano non si sia reso a sua volta colpevole  di un comportamento non etico.  In tal caso,  dopo aver cercato in tutti i modi un chiarimento,  si sarà autorizzati  a comportarsi in modo diverso, se non altro per la propria autodifesa.  In tal caso si può parlare di ’disconoscimento’ che però è la conseguenza di un riconoscimento cercato,  ma non ottenuto. Il disconoscimento è il venir meno dell’etica, la sconfitta dell’umanità. Bisogna cercare di ridurre quanto più possibile il disconoscimento nella vita di tutti i giorni e estendere invece al massimo il riconoscimento. 

 
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B2. POLITICA MONDIALE COSMOPOLITICA


Il principio etico fondamentale della politica è, come  abbiamo già scritto, lo Stato Mondiale.  Essendo la politica una parte dell’etica,  essa ovviamente non può che applicare il principio del riconoscimento.  Ciò significa che il punto di vista politico filosoficamente legittimato è soltanto quello che vede in tutti gli altri esseri umani viventi oggi o anche appartenenti alle generazioni future il fine del nostro comportamento, quindi anche delle nostre decisioni a livello politico.  
Lo Stato può essere, pertanto, soltanto limitato dal pianeta Terra, ma non può essere limitato all’interno del pianeta, poiché non esistono motivi etici per considerare alcuni individui come fine e altri no.  L’attività politica, dunque, sarà sempre volta al benessere di tutta l’umanità, anche di quella ancora non nata. 
Essa ha i propri mezzi per realizzare tale principio che non possono essere quelli dell’etica individuale, ma sono mezzi diversi, per esempio gli accordi tra nazioni che devono in qualche modo rinunciare alla propria sovranità almeno per quegli aspetti della vita pubblica che riguardino tutta l’umanità.  Evidentemente la politica locale sarà diversa da quella mondiale, ma avrà sempre come fine ultimo tutti gli esseri umani. Essa, però, si prenderà cura particolare di quegli esseri umani che hanno scelto di vivere in quel posto e che quindi sono lì residenti. Ciò vale sia per la politica comunale che per quella regionale e nazionale fino alla politica mondiale, la quale ovviamente avrà come proprio scopo i residenti su tutta la terra o coloro che lo saranno in futuro. La sovranità ultima e principale appartiene quindi allo Stato mondiale, il quale legifera per tutti su quegli aspetti della vita che sono comuni a tutti gli esseri umani (per es. sull’ambiente, sulle fonti di energia e così via).  
La cura dell’ambiente per es. non può essere lasciata ad autorità nazionali o anche continentali, poiché l’ambiente è qualcosa che riguarda tutta l’umanità, non soltanto i residenti in una zona limitata della Terra. Quindi se una comunità locale o anche continentale rende l’aria o l’acqua non più consumabile, quest’aria e quest’acqua spostandosi raggiungono evidentemente altre comunità continentali, nazionali o regionali, che pertanto vengono a soffrire di questa azione. Tale azione è da considerare pertanto criminosa, avendo la comunità gente sporcato il bene comune.  
Per questo motivo ciò che è comune a tutti gli uomini, quindi anzitutto i beni fondamentali quali l’acqua, l’aria, la terra e le fonti di energia,  che sono poi i quattro principi fondamentali della vita già riconosciuti dai filosofi greci presocratici,  possono essere soltanto gestiti da un’autorità sovranazionale mondiale.  

Tale autorità deve essere costituita da filosofi e scienziati, ossia da persone sapienti, che hanno studiato e posseggono il necessario sapere di cui c’è bisogno per prendere tutte quelle decisioni in grado di mantenere un equilibrio sia nel rapporto tra la società e la natura sia all’interno della società mondiale stessa (per es. tra le varie classi sociali, tra le varie religioni e ideologie ecc.). 
I sapienti hanno il compito d’indirizzare le politiche locali secondo dei principi comuni, armonizzandole. 
Le autorità continentali, nazionali, regionali, comunali e infine appunto locali, quindi quelle del quartiere di una città o di un paese piccolo, s’interesseranno di gestire quei beni che non sono comuni a tutti gli uomini, ma propri soltanto di quella zona limitata della Terra. Esse avranno, quindi, da gestire i beni comuni secondo le indicazioni fornite dall’autorità filosofico-scientifica mondiale sovranazionale, mentre potranno gestire i beni propri secondo delle direttive proprie locali autonome. Per esempio una comunità locale deciderà come impostare la viabilità al proprio interno nella propria città perché questo non è un problema di tipo mondiale, ma un problema di tipo locale.  Che però la terra su cui poggia quella strada venga trattata bene in modo che essa possa essere utilizzata in modo proficuo anche da coloro che verranno dopo e che quindi quella terra venga curata e non inquinata e che quelle le strade siano costruite in modo tale da non mettere in pericolo la vita di coloro che ci passeranno, i quali evidentemente non saranno soltanto quelli del posto, questo tipo di regolamento sarà ispirato a principi fondamentali dettati dalle autorità mondiali e solo gestito dalle autorità locali.

L’autorità mondiale deciderà, quindi,  sulla sicurezza delle strade, il che non può essere deciso da un’autorità locale perché altrimenti altri cittadini di altre zone o di altre nazioni potrebbero entrare in difficoltà ed essere soggetti a incidenti, se quelle strade locali non sono gestite secondo i principi mondiali. Tali principi sovranazionali da far rispettare a livello locale sono per es. quelli della sicurezza e del rispetto dell’ambiente. Come poi queste strade vengano costruite per la viabilità, diciamo conformemente al territorio, ciò  ovviamente non potrà essere un’autorità mondiale a deciderlo, perché altrimenti dovrebbe decidere su ogni piccola zona della Terra, il che sarebbe ovviamente impossibile.
Ci deve essere, pertanto, una chiara divisione dei compiti tra l’autorità mondiale sovranazionale e le autorità locali. L’autorità mondiale deve stabilire soltanto quei principi generali che riguardano la gestione dei beni comuni di tutti gli uomini, ossia di quei beni che non possono essere gestiti secondo principi locali poiché appartengono a tutti gli esseri umani, attuali e futuri. 
L’autorità mondiale fornirà inoltre i principi fondamentali che riguardano per esempio la salute pubblica (per es. come sono da gestire le malattie infettive, per evitare che si diffondano in altre zone, oppure come debbano essere strutturati gli ospedali e così via). Tutto ciò sarà compito dell’autorità mondiale. Le autorità locali invece applicheranno tali principi generali, custodiranno i beni e gli aspetti della vita che sono comuni e che esse gestiscono soltanto. Tali comunità, infine, legifereranno per es. se sul proprio territorio un ospedale vada costruito in un luogo oppure in un altro, sulla base ovviamente dei principi generali di rispetto dell’ambiente che lo stato mondiale avrà formulato, ma lelinne generali di funzionamento dell’ospedale saranno mondiali, non locali. Le autorità locali inoltre garantiranno una sanità dignitosa per tutti gli esseri umani,  perché in quegli ospedali potrebbero anche trovare ricovero cittadini non appartenenti a quella comunità, ma provenienti da altre nazioni, i quali si trovino lì per lavoro o per vacanza. La gestione di un ospedale, a livello esemplificativo, seguirà i principi generali stabiliti dal governo mondiale mentre poi gli aspetti pratici legati al territorio saranno gestiti dalle autorità locale. Lo stesso discorso vale per le altre strutture statali, tipo scuole, università ecc. ecc. mentre un piano regolatore strettamente legato ai principi generali stabiliti a livello mondiale proteggerà il territorio da usurpazioni private locali. 
Abbiamo fornito qui evidentemente soltanto alcuni esempi per dare un’idea generale del rapporto tra autorità filosofico-scientifica mondiale, che stabilisce e comunica i principi, e autorità locali, le quali hanno il compito di seguire tali principi nella loro politica locale. Per questo tipo di rapporto si usa il concetto di ’sussidarietà’, nondimeno c’è qui da precisare che la priorità tra autorità mondiale e autorità locale è della prima, ossia l’autorità mondiale stabilisce la direzione in cui la società umana si deve sviluppare nella storia e le autorità locali la applicano a livello legislativo. Esiste quindi una precisa gerarchia. L’autorità mondiale d’altra parte ha altresì il compito di proteggere la conservazione di tutte le tradizioni locali, quindi non può in alcun caso attraverso lo stabilimento dei principi della politica mondiale andare contro le tradizioni locali, le quali saranno per quanto possibile salvate e tenute invita. Certamente, se una tradizioni locale è tale da urtare pesantemente contro un principio politico mondiale, per es. una tradizione locale che contraddica il diritto ambientale o il diritto animale oppure addirittura il diritto infantile, va vietata. Gli animali non possono in sostanza essere torturati in eventi tradizionali locali (la corrida per es.), le bambine non possono essere date in spose prima della maggiore età ovvero contro la propria volontà (tradizione propria di vari paesi islamici) e così via. 


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B3. DIRITTO COSMOPOLITICO MONDIALE 


Come scrive Hegel  nei Lineamenti di Filosofia del Diritto:

 

“Il diritto è qualcosa di sacro in generale, unicamente perché è l’esserci del concetto assoluto, della libertà autocosciente.”

(Lineamenti di Filosofia del diritto, §30; or. tedesco: "Das Recht ist etwas Heiliges überhaupt, allein weil es das Dasein des absoluten Begriffes, der selbstbewußten Freiheit ist."


Ciò ovviamente non nel senso che la sua origine sia divina,  bensì nel senso che esso consente la convivenza pacifica degli uomini e quindi ciò che noi chiamiamo ‘civiltà’.  
Si può anche affermare che il diritto sia qualcosa di sacro in un senso sovraindividuale, ma non per questo divino.  C’è una spiritualità che accomuna tutti gli uomini, i quali possono comunicare e così trasmettersi il sapere e quel che hanno imparato sia dallo studio sia dall’esperienza pratica,  migliorando in tal modo nel corso della storia le condizioni della propria vita.  Tale sapere viene anche comunicato alle generazioni future, le quali, quindi, partono da una posizione privilegiata rispetto alle generazioni precedenti.  È appunto tale spiritualità che attraversa le varie generazioni e i vari popoli che per il filosofo tedesco deve essere considerata qualcosa di sacro,  ovviamente in un senso immanente e non trascendente. È lo spirito del mondo, il Weltgeist, ovvero spirito universale, che accomuna i vari popoli. 
Il diritto si presenta così come la realizzazione della politica, ossia la politica che, costituita da ragionamenti,  discussioni e anche lotte di potere,  acquista poi una sua forma di esistenza oggettiva tramite la legisazione. Così il diritto in sostanza rende la politica reale.  A sua volta però la politica oltre essere mossa, come si è detto, da lotte di potere, è mossa anche da ideali,  da concezioni dello Stato diverse che si contendono il potere e quindi la possibilità di legiferare.  Pertanto, il diritto alla fine non è solo realizzazione della politica, ma,  attraverso di essa, è realizzazione della filosofia, del pensiero.  In questo senso esso è, quindi, qualcosa di sacro, poiché il pensiero è per l’appunto il ’sacro’ nell’uomo.
Il diritto realizzato attraverso la politica è il Bene vivente, ossia non il bene astratto e desiderato dagli uomini buoni, ma quello che concretamente essi nella storia sono riusciti a realizzare.

 

"L’eticità è l’idea di libertà come il bene vivente che ha nell’autocoscienza il proprio sapere, volere e, attraverso il proprio agire, la propria realtà effettuale, così come quest’ultima ha nell’essere etico il proprio fondamento essente in sé e per sé così come il proprio scopo movente, - il concetto di libertà, diventato mondo esistente e natura dell’autocoscienza."

"Die Sittlichkeit ist die Idee der Freiheit, als das lebendige Gute, das in dem Selbstbewußtsein sein Wissen, Wollen und durch dessen Handeln seine Wirklichkeit, so wie dieses an dem sittlichen Sein seine an und für sich seiende Grundlage und bewegenden Zweck hat, – der zur vorhandenen Welt und zur Natur des Selbstbewußtseins gewordene Begriff der Freiheit."

(Grundlinien der Philosophie des Rechts, §142, trad. italiana dell’autore)

 

Il Bene vivente è sempre inferiore al bene astratto e teorico (§144), che è il massimo delle aspirazioni, la perfezione ideale, ma, come tale, è solo presente nel soggetto o nei soggetti che lo auspicano, e non ha ‘vita’ reale, autentica, oggettiva. Il bene realizzato nel diritto è, invece, vivente, attivo, è realtà oggettiva che regola la vita degli uomini. Esso, seppur sempre inferiore al Bene idealizzato e auspicato, gli è però superiore proprio in quanto realizzato.
Secondo la prospettiva dello Stato Mondiale,  che abbiamo visto essere il nuovo paradigma della società del futuro,  anche il diritto sarà evidentemente un ’Diritto Mondiale’,  quindi cosmopolitico.  Avremo non solo un diritto umano,  ma anche un diritto animale,  poiché evidentemente anche gli animali hanno i propri diritti essendo soggetti e non oggetti materiali, di cui l’uomo possa disporre a proprio piacimento.  Esiste già e a maggior ragione esisterà nello Stato mondiale anche un diritto ambientale, quindi riguardante questa volta gli oggetti inanimati,  i quali hanno  un proprio ordine,  una propria struttura equilibrata,  che  rende possibile poi  la vita dei soggetti animali e umani sul pianeta Terra.  

Sarebbe, pertanto, un grave errore separare il mondo oggettivo materiale inanimato dal mondo soggettivo animato sia animale che umano, poiché il primo  costituisce il presupposto indispensabile per il secondo,  trattandosi di due aspetti della stessa sostanza, ossia dell’universo nel suo sviluppo,  come ormai sappiamo dai risultati sia delle scienze empiriche sia della filosofia naturale.  
Non è pertanto pensabile un diritto umano e animale che non si fondi a sua volta sul diritto ambientale,  poiché, se l’uomo potesse fare qualsiasi cosa dell’ambiente,  non riconoscendogli alcun diritto auton
omo,  lo stesso diritto umano poi come anche quello animale verrebbero messi in pericolo.  Come si fa per esempio ad assicurare a una popolazione acqua e aria pulite, se non si riconosce il diritto del pianeta Terra a che tali sue componenti siano mantenute dall’uomo in quei necessari rapporti fisico-chimico-biologici che non noi esseri umani, ma la natura stessa ha stabilito?  
Anche in questo caso il diritto quindi è ‘qualcosa di sacro’,  perché c’è un’autorità superiore all’uomo, ma immanente alla natura e non a essa trascendente, che mantiene l’ordine e l’armonia del cosmo e quelle condizioni senza le quali la vita non può esserci e quindi neanche l’umanità.


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B4. DIRITTO COSMOPOLITICO MONDIALE
DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA

 

Una menzione a parte merita il diritto dell’infanzia e dell’adolescenza. Il motivo è che si tratta di fasi della vita in cui l’essere umano è estremamente debole e incapace a garantire a se stesso in autonomia la propria sopravvivenza materiale e spirituale. Per questo motivo è compito non solo delle famiglie, ma anche dello Stato prendersi cura di tali fasi della vita e proteggere in modo speciale gli individui che lo stanno attraversando. 
Particolare rilievo deve essere dato alla protezione di tutti i bambini, indipendentemente dal luogo della loro nascita. Che un essere umano nasca in un continente, al momento ricco, o in un altro, al momento povero, non deve fare alcuna differenza. Lo Stato mondiale deve assicurare le stesse identiche possibilità di sopravvivenza e vita dignitosa. 
Altro aspetto particolarmente significativo è la protezione degli adolescenti da internet, che sappiamo costituisce non solo una fonte di sapere e di contatti positivi, ma anche di fake news e contatti negativi. 
Gli adolescenti vanno anche protetti da chi approfitti della loro debolezza emotiva, vendendogli qualsiasi tipo di sostanza stupefacente, che possa poi segnarli per sempre. 

 

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B5. DIRITTO COMOSMOPOLITICO ANIMALE

 

Anche gli animali hanno diritto a una protezione rispetto alla forza preponderante dell’essere umano. Il motivo di ciò è che essi soffrono, provano dolore, ma non hanno gli strumenti intellettuali per difendersi dall’essere umano.
Non è compito del filosofo stabilire se l’essere umano abbia o meno diritto di cibarsi del corpo degli animali. Ciò richiede una considerazione e uno studio da parte delle scienze della natura, della biologia per es. È possibile che l’umanità finisca di cibarsi di vita animale e ciononostante possa nel tempo sia individuale sia sociale, quindi nei secoli, conservare le proprie caratteristiche? Tali caratteristiche si sono formate nel corso dell’evoluzione anche cibandosi di vita animale. 
Su questa piattaforma filosofica possiamo ospitare il dibattito relativo a tale problematica, e sarà poi da tale dibattito che potranno risultare indicazioni preziose per la politica.

Sicuro è invece che sia un diritto animale il non venir torturati e il non subire dolore evitabile, anche nel caso di uccisione a scopo alimentare da parte dell’uomo. Per non parlare poi degli allevamenti di tipo intensivo, nei quali agli animali viene sottratta qualsiasi possibilità di una vita naturale, ossia corrispondente al proprio essere specifico. In tali casi l’animale è considerato puramente un oggetto, il che ovviamente non è accettabile dalla ragione, giacché la vita animale è soggettività senziente, non semplice oggettività.
Da discutere è anche l’utilizzo di animali come cavie nella ricerca. Qui ovviamente occorre probabilmente scegliere tra due mali, la sofferenza animale o quella umana, ed è evidente che l’uomo tenda a privilegiare la protezione della sua vita rispetto a quella animale. 

Infine, occorre anche prendere in considerazione l’uso degli animali nei circhi e negli zoo, per scopi quindi ludici o di conoscenza. Anche su quest’aspetto c’è una discussione ancora aperta e vivace e sarà pertanto importante trattarne in tale sezione. 


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B6. DIRITTO COMOSMOPOLITICO AMBIENTALE

 

La problematica ambientale e sicuramente l’aspetto della nostra società, ormai mondiale e globale, che più d’ogni altro ha assunto un’importanza crescente nel corso degli ultimi decenni e tutto sembra indicare che tale importanza aumenterà nel corso dei decenni a venire.
La fiducia cieca soprattutto occidentale ma ora anche di altre culture nell’industrializzazione, che sicuramente ha aumentato quantitativamente e migliorato qualitativamente la vita dell’umanità,  vieni al momento frenata dalla consapevolezza dell’impatto catastrofico che l’industrializzazione ha sull’ambiente.
L’ambiente naturale non è qualcosa di diverso, di altro dall’essere umano.  Noi siamo quel che respiriamo,  quel che beviamo,  quel che mangiamo.  Il nostro corpo è natura,  è ambiente,  è l’ambiente della nostra anima, ma è anche proprio una parte dell’ambiente più generale della natura, di cui noi siamo come una scintilla rispetto al fuoco. Se il fuoco cessa di bruciare,  perché finisce la legna per esempio,  pian piano le scintille diminuiscono fino a scomparire del tutto.  Questo è il dramma che incombe sull’umanità.  
L’angoscia che viviamo noi tutti oggi,  ma soprattutto ovviamente i giovani che hanno una vita intera da vivere ancora e hanno bisogno pertanto che molta legna arda  e quel fuoco, di cui essi sono scintille, non si spenga,  deriva dal fatto che il pericolo  che incombe sull’umanità non è solo quello di una diminuzione del benessere o dell’aspettativa di vita,  fattori che al momento al contrario sono ancora in crescita,  quanto piuttosto quello di una catastrofe globale, addirittura dell’estinzione della specie Homo Sapiens Sapiens.
Quali siano in particolare i pericoli che incombono sull’umanità, sarà approfondito nei singoli contributi delle varie stanze.  Qui ne basti citare solo uno: la possibilità di una catastrofe nucleare.  Sia un incidente, come del resto già accaduto,  sia una guerra nucleare  sono possibilità  che potrebbero verificarsi ogni giorno,  del tutto inaspettatamente.  
Inoltre, per il progresso della tecnica armi, che oggi sono detenute soltanto da alcuni Stati, saranno sicuramente in futuro detenute da altri Stati e prima o poi anche da gruppi terroristici. Basti questo pensiero per capire in quale pericolosissima direzione si stia dirigendo la storia umana, al momento del tutto incontrollata a causa della mancanza di un governo mondiale filosofico-scientifico. 
Questo non è l’unico  pericolo per l’ambiente naturale,  che verrebbe completamente distrutto nel proprio equilibrio da un incidente o da una guerra nucleare.  Proprio quel che sta accadendo ultimamente,  l’epidemia di coronavirus,  è un altro aspetto che ci fa capire come ormai sia irrinunciabile e improcrastinabile un controllo totale da parte della filosofia e della scienza,  quindi dell’aspetto teoretico della vita, sull’organizzazione politica dell’umanità, dunque sull’aspetto etico-politico della vita.  Non è possibile  che un virus blocchi completamente la vita dell’umanità sulla terra,  a parte poi le morti che esso causa.  L’umanità deve quindi organizzarsi in tal modo da rendere ciò non più possibile a livello globale.
In sostanza è richiesto un controllo filosofico-scientifico sull’ambiente, come del resto chiaramente espresso per es. da Toynbee già nel 1976. La politica deve adeguarsi alle direttive filosofico-scientifiche, realizzarle per la sopravvivenza e il benessere dell’umanità tutta, quella di oggi come anche quella del futuro.
La politica non ha altra scelta che seguire ciò che la ragione, ossia la filosofia e la scienza, comprendono ed esprimono.  Essa non dovrebbe essere altro che la realizzazione pratica della conoscenza. La politica non dovrebbe rappresentare gli interessi di gruppi di potere nazionali, ideologici o economici, ma solo gli interessi dell’umanità tutta, che sono studiati, compresi e individuati dalla filosofia e dalla scienza in modo puramente razionale e logico.


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B7. DIRITTO SANITARIO COSMOPOLITCO MONDIALE

 
La salute come anche l’igiene costituisce sicuramente un aspetto essenziale del lato estetico della vita.  Noi siamo il nostro corpo oltre che il nostro spirito.  Come una formazione accurata dello spirito, soprattutto di carattere umanistico, ci consente di comprendere gli aspetti fondamentali della vita,  per esempio i valori  etici,  e quindi di poterla vivere in un modo conforme al suo concetto,  così anche il nostro corpo  ha bisogno di essere curato,  affinché il nostro modo di ‘sentirlo’  sia positivo, privo di dolore o di sensazioni spiacevoli.
La cura del corpo  avviene in primo luogo attraverso l’igiene,  ossia la pulizia del medesimo.  Il corpo  secreta,  infatti,  sostanze tossiche, che vanno pertanto rimosse  attraverso un’adeguata igiene.
Il corpo può essere anche reso esteticamente più gradevole alla percezione sia nostra che degli altri.  Sostanze profumate  non tossiche per il corpo possono per esempio svolgere tale funzione. 
Tenere il corpo in forma attraverso opportune attività di tipo sportivo e ginnico,  è un’altra dimensione importante della vita,  che contribuisce non solo al sentirsi  bene,  appunto in forma,  ma anche a vivere magari più a lungo e meglio.
Attività poco igieniche per il corpo,  e anche poco sane,  sono per esempio il fumo,  l’assunzione  esagerata di alcol,  l’assunzione di droghe, anche l’assunzione di cibo poco sano.  Tutto ciò  sporca,  per così dire,  il corpo dentro,  ossia ne modifica lentamente quell’equilibrio interno che garantisce  l’unità  organica del corpo e quindi della nostra vita.  Lo stesso spirito, infatti,  affonda le proprie radici  nel cervello, di cui esso  è funzione.  Se il corpo  soffre,  poiché la sua unità organica è  minacciata da elementi contrari alla propria struttura naturale, inevitabilmente anche il cervello ne soffrirà e con esso quindi lo spirito.
La sanità,  intesa come la dimensione teorica e pubblica  che ha il compito  di studiare e di garantire quanto più a lungo possibile l’unità organica del corpo e quindi il sentimento di benessere da parte dello spirito nel viverci dentro, potremmo dire nell’abitarlo,  è  una dimensione fondamentale della vita, in particolare dell’etica in quanto diritto che deve essere garantito dalla Stato. Se non ci sentiamo ‘sani’,  non possiamo godere la vita e quindi non possiamo viverla appieno in nessuno dei suoi aspetti. Questa è un’esperienza che ha fatto ognuno di noi nella propria vita.  Basta una semplice influenza per impedirci di vivere la nostra vita quotidiana e costringerci all’inattività per qualche giorno. 
Per questo motivo  la sanità  nei suoi vari aspetti,  per esempio come scienza medica  e le varie strutture pubbliche e private che ne garantiscono  un corretto esercizio nella società,  sono aspetti fondamentali della  dimensione etica della vita e appartengono pertanto a pieno titolo sia in una trattazione filosofica del mondo di domani sia nella corrispondente piattaforma.


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B8. ECONOMIA COSMOPOLITICA MONDIALE  


Il principio fondamentale dell’economia non è il benessere proprio, come erroneamente si crede e la nostra civiltà capitalista intende farci credere, quando piuttosto il benessere dell’altro essere umano. Il mezzo dell’economia è il lavoro, esso è il perno intorno al quale ruota tutta l’organizzazione economica della società. Il lavoro viene ovviamente espletato dall’individuo, ma è indirizzato a uno o più individui, non è mai svolto solo per se stessi. Qualsiasi produzione o distribuzione (vendita) di un bene è realizzata per altri esseri umani, che ne hanno bisogno. Il soddisfacimento di tale bisogno tramite il nostro lavoro è appunto il fine dell’economia, poiché è il fine, il motivo del lavoro. Ecco perché il lavoro è anzitutto qualcosa di sociale, di etico, esso è rivolto da altri ed espletato per altri, che vogliamo rendere contenti, felici, soddisfatti tramite il nostro lavoro, la nostra opera, quale essa sia. Il lavoro è uno dei principali valori etici e a esso va applicato quanto detto a proposito dell’etica in generale.
Ovviamente ci aspettiamo dai destinatari del nostro lavoro un ritorno, un ricambio, poiché anche noi abbiamo i nostri bisogni da soddisfare. Tale ritorno può avvenire in modo diretto, il baratto (ti do un mobile fatto da me e tu mi dai l’equivalente per es. in vestiti realizzati da te) oppure in modo indiretto tramite un’unità di misura (moneta) sulla base della quale viene calcolato il valore (prezzo) di una prestazione, di un lavoro. Quali siano gli ulteriori criteri di distinzione tra baratto e moneta, quale il giusto valore del lavoro ecc. ecc. sono tutte questioni centrali dell’economia, il cui studio è fondamentale, ma non riguarda più il principio fondamentale, bensì la sua applicazione. Il principio dell’economia è il lavoro come servizio, quindi il fine intersoggettivo, altruistico del lavoro. Chi lavori con l’idea di accumulare quanta più moneta possibile, non ha capito il fine dell’economia e del lavoro e si precluderà un modo importantissimo per essere realizzato nella vita, che non è l’accumulazione di capitale, bensì l’aver soddisfatto nel miglior modo possibile i bisogni di coloro che hanno avuto nella vita appunto ’bisogno’ di noi e della nostra opera. 


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B9. FINANZA COSMOPOLITICA MONDIALE 

 

Il tema della finanza è molto difficile e spinoso. Il motivo è che la moneta non è un fine, come il lavoro, ma un mezzo e pertanto non è essenziale alla vita umana. Invece attualmente proprio quel che non è un fine, ma un mezzo, è diventato fine così come quel che non è essenziale, è diventato essenziale. Ciò ha stravolto e sta quotidianamente stravolgendo la nostra vita con conseguenze incommensurabili e drammatiche. Affermare che le guerre e probabilmente tutto il male che è avvenuto nell’ultimo secolo sia causato dal potere finanziario, che ha finanziato dittatori, terroristi, assassini ecc. ecc. non è sbagliato, perché documentato ormai da decine e decine di ricerche. 
La moneta è qualcosa di formale, che quindi può essere riempita di contenuto buono o cattivo, positivo o negativo. Col denaro si può finanziare un ospedale pubblico o un gruppo terrorista. Purtroppo però coloro che dispongono di molto denaro sono difficilmente delle persone buone e altruiste. L’altruista non accumula denaro, ma buone azioni, le quali però non rendono in termini materiali. Per tal semplice motivo, il denaro è accumulato nella stragrande maggioranza dei casi da persone e famiglie egoiste, che lo usano per accumularne ancora di più, per aumentare il proprio potere che non è solo finanziario, ma poi economico, politico e finanche militare. 
Nel mondo attuale chi ha potere finanziario può dirigere la vita pubblica, condizionandola a tal punto da renderla non più autonoma e quindi libera. Le democrazie attuali sono delle false democrazie, perché in esse comandano i poteri finanziari forti. Politici e altre personalità di spicco che hanno perseguito scopi in contrasto con gli interessi della finanza e dell’economia, sono sempre morti in seguito a strani incidenti e misteriori omicidi. L’elenco è lungo e conosciuto, inutile riproporlo qui. 
Per questo motivo la finanza e il potere finanziario devono essere nazionalizzati e riportati al popolo. Solo lo Stato, mondiale, anche nelle sue varie diramazioni locali, potrà in futuro gestire il mezzo della moneta, la cui accumulazione oltre un certo limite non verrà quindi mai più perseguita dai cittadini come un fine. L’accumulazione privata dovrà essere oltre un certo ragionevole limite vietata. Tale limite potrà anche essere alto, quindi tale da consentire una vita più che agiata a chi desideri arricchirsi, ma tale arricchimento non potrà mai in alcun modo condurre a un potere tale da essere in grado di influire sulla vita pubblica degli uomini. Sarà compito del governo filosofico-scientifico mondiale, cui parteciperanno ovviamente anche studio di economia e di finanza, stabilire tale limite. 

Il governo mondiale quindi non solo consentirà, ma anche favorirà un certo arricchimento privato, ovviamente in modo etico tramite il lavoro, ma solo nei limiti in cui esso resterà appunto privato, senza quindi incidere sulla vita pubblica. 


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B10. FAMIGLIA COSMOPOLITICA MONDIALE


Il principio fondamentale della Famiglia, come anche nel caso dello Stato e dell’Economia, è l’intersoggettiva, quindi la considerazione dell’altro come fine e non solo come mezzo, seguendo appunto l’indicazione di Kant. Tale assunzione dell’altro come fine è ’amicizia’, nel caso non vi sia il desiderio di procreazione. Nella sua forma più sviluppata come desiderio di dar vita a un’istituzione stabile nel tempo, che si prenda poi cura anche di nuova vita e riproduca quindi la specie, è ’amore’. 
Rispetto all’amicizia l’amore nel senso pieno del termine presuppone la decisione comune di mettere al mondo all’altra umanità, quindi di creare altri esseri a loro volta creatori, di generare altri genitori. In tal modo l’amore, inteso appunto come tale decisione di procreazione, rende possibile la sopravvvenza dell’umanità ed è pertanto essenziale alla vita stessa, non è una sua manifestazione accidentale. 
V’è poi uno stadio intermedio tra l’amicizia e l’amore vero, autentico, ed è la passione, l’innamoramento. Si tratta del desiderio di possesso dell’altro individuo, che viene visto come fonte di ogni possibile felicità soggettiva. La passione è elemento essenziale del vero amore come suao inizio, sua genesi. L’amore non può che nascere dalla passione, ma non è per nulla detto che una passione diventi amore, ossia decisione consapevole di generare altri genitori, altra umanità. Una persona può nella propria vita avere sicuramente molte passioni, ma pochissimi veri amori o spesso solo un vero amore, ossia solo una o pochissime delle sue passioni diventeranno comune decisione di mettere al mondo figli e quindi di dar vita a una famiglia. 
La famiglia, per come è voluta dalla natura di cui noi esseri umani siamo parte, è fondata sulla differenza dei sessi e pertanto la famiglia si costituisce a partire da un uomo o e da una donna. Per quale motivo la natura abbia stabilito che debba essere così, esula dalle nostre possibilità conoscitive. Ovviamente, attraverso la scienza e la tecnica, l’uomo può intervenire sul corso della natura, sempre rispettandone i principi, e per es. trasformare un uomo in donna o viceversa, rendendo forse possibile in futuro che un amore omosessuale si trasformi in famiglia autentica, ossia capace di generare filiazione propria. 

Sono ovviamente possibili anche forme surrogate di procreazione. L’essenziale, in qualsiasi intervento sulla coppia, atto a rendere possibile la procreazione in presenza di evidenti ostacoli, quali essi siano, è sempre che al nascituro sia assicurato il diritto assoluto di sapere chi sono i propri genitori e a poterli eventualmente rintracciare. Questo dovrebbe essere un diritto inalienabile del nascituro.


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C. ESTETICA


Il principio fondamentale dell’Estetica è il lasciarsi andare dell’essere umano alla creatività totale, dominata dalla fantasia e non delimitata da nulla. L’Estetica è la sfera dell’assoluta libertà, essa presuppone ovviamente la Teoretica, quindi il sapere, e l’Etica, quindi i valori sociali, ma poi nel suo agire è del tutto libera, incondizionata. Per questo motivo nelle varie manifestazioni estetiche l’essere umano, sia che le produca attivamente da artista sia che ne fruisca, si sente pienamente realizzato e felice.  Ogni attività umana può essere ’bella’, armoniosa, quindi ’artistica’. L’Estetica è insomma una dimensione generale dell’esistenza che consiste nella ’percezione della ’bellezza’, in questo sentimento di compiuta perfezione che accompagna ogni atto estetico.
Essa si articola nelle varie attività umane dominate dalla creatività e dalla fantasia, che sono quindi infinite e soggette a continua ulteriore elaborazione. Alcune di queste sono per es. l’arte in generale (pittura scultura, architettura ecc.), la musica, il gioco, lo sport, la culinaria e così via.


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C1. FELICITÀ COSMOPOLITICA 
(PSICOLOGIA FILOSOFICA)

 

Nell’ambito della psicologia riflettiamo sulle possibilità di una vita felice e realizzata per ogni essere umano indipendentemente dalla condizioni fortuite della nascita. Ci auguriamo che ciò possa essere possibile nella nuova società mondiale basata sul nuovo paradigma, esposto nelle parti teoretica ed etica di questo libro e della piattaforma corrispondente.  
Risulta evidente che non possa essere una vita uguale a quella della società attuale occidentale, perché proprio l’impostazione consumistica della nostra società e quindi l’ideale sbagliato di felicità, che essa propone, è la causa principale di una produzione e di una crescita pensate come destinate a evolversi  in modo illimitato. Ciò è la causa prima del problema ambientale che occorre oggi assolutamente risolvere. Difficile pensare, infatti, a una vita felice e realizzata in un ambiente naturale diventato ostile all’uomo. Lo stesso ideale della realizzazione del singolo nella carriera, finalizzata a guadagnare sempre di più per poter aumentare a dismisura la quantità di beni da poter consumare nella propria vita è, però, un ostacolo alla felicità, giacché questa non consiste nell’avere, ma nell’essere, come ha chiarito in modo molto pertinente nel suo libro "Avere o Essere" lo studioso tedesco Erich Fromm
Si può quindi ben intravedere  il rapporto logico che esiste tra la giusta aspirazione alla felicità dell’essere umano,  il modello consumistico che l’attuale forma di economia occidentale ma alla fine anche globale gli suggerisce e, infine, il problema ambientale che ne è la conseguenza. Il tutto genera un miscuglio micidiale, il quale fa sì che l’umanità si allontani sempre di più dalla vera felicità, giacché questa  consiste nell’essere creativi in una società in armonia al proprio interno e con la natura circostante e non certo nel possedere il maggior numero possibile di beni prodotti da tale creatività umana. 
Se lo scopo principale dell’economia è la crescita e quindi la produzione,  il sistema dovrà inevitabilmente suggerire alla massa degli esseri umani un modello comportamentale basato sul consumo,  altrimenti i beni prodotti resterebbero senza acquirenti e il sistema economico collasserebbe. Da questa esigenza nasce pertanto il continuo martellamento  pubblicitario che cerca di promuovere negli esseri umani desideri per beni di cui essi potrebbero tranquillamente fare a meno, perché non necessari alla vita.  
Così l’essere umano, soprattutto se non dotato di un’adeguata preparazione culturale e quindi di un autocontrollo gestito dalla propria coscienza, si trova in balia di una quantità enorme e continua  di stimoli materiali, miranti a far nascere in lui dei bisogni artificiali che in natura invece non ci sarebbero. In sostanza gli manca sempre qualcosa, pur avendo comunque già molto di più di quel che gli servirebbe per vivere felice. 

Si crea in tal modo un circolo molto poco virtuoso, nel quale l’individuo costantemente desidera qualcosa della cui esistenza senza la pubblicità e l’offerta neanche verrebbe a sapere,  ma che il sistema economico gli indica come necessario alla felicità. Così l’individuo utilizza il proprio tempo per accumulare una ricchezza tale da potergli consentire il consumo di quei beni e quindi di pervenire alla presunta felicità. Il risultato però non è una vita felice e realizzata, poiché ciò non ha nulla a che vedere con il consumo di beni, bensì con una vita creativa, come vedremo in questa sezione. La creatività è però proprio l’opposto del consumo, essa dà vita a qualcosa di bello, che non deve poi essere necessariamente consumato, ma può anche essere soltanto condiviso (pensiamo a opere artistiche in un museo, per es.). La condivisione di un bel prodotto nostro con i nostri simili non significa consumo sfrenato e non ha pertanto nulla a che fare con un sistema economico orientato alla produzione quantitiativamente infinita.
Trattandosi di una crescita e di una produzione appunto continue e infinite,  il sistema deve assolutamente creare in continuazione nuovi stimoli e nuovi bisogni,  dichiarando superati nel tempo quei beni che invece solo poco prima erano essenziali alla felicità.  L’individuo, pertanto, anziché essere stabilmente felice, è stabilmente infelice, poiché è soggetto all’acquisto di beni dalla durata estremamente breve. L’essere umano, insomma, finisce per essere schiavo del sistema economico e diventa una rotella in un ingranaggio molto più grande di lui che deve funzionare a tutti i costi per evitare il collassamento del sistema. In tal modo l’umanitá è ridotta soltanto a mezzo, il  che è proprio il contrario di quanto invece Kant ha indicato in modo convincente e logico come regola fondamentale dell’etica e dei rapporti intersoggettivi, ossia che l’essere umano venga considerato sempre come fine, mai soltanto come mezzo.
In una tale situazione  di sfruttamento di ogni essere umano e del suo giusto e innato desiderio di felicità,  l’individuo non può che essere alla fine infelice, poiché gli manca sempre qualcosa, quel qualcosa che rappresenta l’ultimissima moda o  l’ultimissimo prodotto, il cui consumo, secondo la pubblicità del momento, soltanto lo renderebbe veramente felice.
La vera felicità, invece,  non consiste affatto in un consumo smodato e orientato da fuori, bensì in quelle tre attività creative fondamentali indicate nella sezione ’Etica’ come il contenuto della vita sociale: la partecipazione politica alla vita dello Stato,  il lavoro inteso come il proprio contributo alla comunità, infine la famiglia, come luogo dell’amore e dei sentimenti più intimi.  Si tratta di attività partecipative e sociali, non di consumo. Sono poi attività gratuite o addirittura doveri, come il lavoro, che ci arricchiscono spiritualmente grazie al riconoscimento sociale, all’amiizia e all’amore che riceviamo.
Il nuovo paradigma dovrà allora suggerire all’essere umano  una via per pervenire alla felicità che non sia basata sul consumo,  bensì su attività creative e condivise. Tali attività non sono soltanto quelle esplicitamente legate ai valori dello Stato,  del lavoro e della famiglia, ma  anche tante altre, non legate tanto all’etica, che pur presuppongono, quanto all’estetica, come si vedrà in questa sezione.

 

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C4. ARTI FIGURATIVE COSMOPOLITICHE MONDIALI 


Il principio fondamentale delle arti figurative è la forma esteriore che assume il bello, prodotto dalla creatività umana. Si tratta di una figura esteriore percepibile tramite il senso della vista. Pittura, scultura, architettura sono alcuni esempi di arti figurative. 
In tali arti s’impiegano dei materiali, quindi interviene un certo impatto sull’ambiente. Nel caso della scultura può essere per es. il marmo, usato anche in architettura e arredamento d’interni.  Basta dare uno sguardo alla montagna della città di Carrara, da dove viene il famoso e pregiatissimo marmo, per capire l’impatto che anche l’arte ha sul territorio e sull’ambiente.
In linea generale le costruzioni  dell’uomo, quindi le case, per le quali egli cerca posizioni evidentemente incantevoli, spesso deturpano il paesaggio sia da un punto di vista estetico, sia anche da un punto di vista idro-geologico. Alluvioni tragiche che costano anche vite umane sono la conseguenza di tali costruzioni che, cercando la vicinanza fiumi, laghi, mare o in altri luoghi di bellezza paesaggistica, ne cambiano l’ordine armonioso che tali luoghi si sono dati nei secoli dello sviluppo della Terra.
Anche l’arte figurativa dunque rientra a pieno titolo non solo in un discorso filosofico, poiché essa appartiene a una sfera importante della vita, quella del bello e della creatività assolutamente libera basata sulla fantasia, ma anche in un discorso di tipo ambientale.
In futuro sicuramente si dovrà tener conto sempre di più di tale impatto dell’arte sulla natura, nondimeno l’arte figurativa di per sé è un’attività di liberazione, di espressione della propria interiorità, che poi si condivide con gli altri, con i fruitori. Essa rende esteriormente percebile il bello, l’intera società umana, le città, i paesi, potrebbero e dovrebbero essere manifestazioni artistiche e in parte anche lo sono, dando quindi una veste bella a strutture ovviamente funzionali al proprio interno. Il primo impatto che si ha con l’essere è visivo, noi vediamo il mondo e tale visione registra immediatamente una sensazione di bellezza, che ci rende contenti, ci mette anche di buon umore, oppure una visione di ’bruttezza’, che produce evidentemente una sensazione opposta. 
Per questo suo influsso sullo stato d’animo dell’essere umano, l’arte è particolarmente importante anche nella vita di tutti i giorni. Anche se non ne siamo sempre del tutto coscienti, nel momento in cui usciamo di casa, volenti o nolenti, siamo immersi nell’arte, ossia nel bello (o nel brutto) delle creazioni architettoniche umane. Ovviamente anche nella nostra casa siamo immersi nell’arte grazie al modo in cui l’abbiamo arredata, cercando di dare una forma bella alla funzionalità delle cose, di cui abbiamo bisogno quotidianamente, e alla loro disposizione. Pertanto l’essere umano è costantemente circondato dalle arti figurative che continuamente hanno influsso sul suo stato d’animo. 
La stessa natura può essere considerata un’immensa opera d’arte, il cui autore, il Logos universale come abbiamo spiegato nella sezione relativa al ’monismo dialettico’, non si è certo risparmiato nel creare oggetti e esseri viventi ’belli’. Dalle montagne alla vegetazione, dal mare agli animali l’essere umano è avvolto dal bello anche quando si muova nella natura al di fuori della società. Anzi, proprio per distendere l’anima e rilassarsi dallo stress della società, si cerca spesso la natura, che offre il bello senza tutte le problematiche connesse invece al bello prodotto dall’uomo nella società. 

Il bello è insomma per questi motivi una dimensione fondamentale dell’esistenza, giacché esso ci circonda sempre e ovunque.  In modo specifico poi esso vive nelle ati figurative propriamente dette, quindi nella scultura, nella pittura e così via, che in linea generale si fruiscono soprattutto nei musei, luoghi deputati a tale scopo.

 

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C2. LETTERATURA COSMOPOLITICA MONDIALE

Nel caso della letteratura, poesia e prosa, il bello si manifesta nella scelte della parola che non a caso è uno dei significati originari del termine greco ’Logos’ (ragione, discorso, parola). Mentre in un testo scientifico la scelta della parola è legata indissolubilmente al suo aspetto razionale, quindi al suo signficato e al contenuto che essa intende evocare da un punto di vista puramente logico, nel caso della letteratura tale scelta, pur non potendo rinunciare all’aspetto logico e razionale, lo pone però in secondo piano, mentre in piano piano viene messo il lato estetico della parola, la sua bellezza. Essa consiste sia nel suono, che ogni parola ha, sia nelle immagini che essa evoca e suggerisce. Mentre nella lettura di un testo scientifico ci si concentra soltanto sul contenuto puramente logico del testo, nel caso di un’opera letteraria è maggiormente il lato legato all’immaginazione che viene stimolato in noi e ci prende. Una poesia, un racconto, un romanzo, per quanto possano avere dei contenuti e quindi una logicità, devono essere in grado di comuncarli stomolando nel lettore delle immagini belle nella loro significatività, non basta tale significato puramente logico e grezzo. 
In sostanza, mentre in un testo scientifico è il contenuto la sola parte veramente importante, tant’è che spesso i filosofi scrivono in modo difficile e anche non necessariamente bello e scorrevole, spesso quando sono pensatori originali e quindi devono creare il proprio linguaggio per esprimere tale loro pensiero originale, nel caso dell’arte letteraria è la forma protagonista, il contenuto è ovviamente anche importante, ma se non è espresso in un’adeguata forma estetica, quindi ’bella’, il testo perde immediatamente la propria connotazione di ’opera letteraria’ e sarà un’opera di saggistica.
Il teatro, il cinema e altre forme simili di arte appartengono anche alla letteratura. Esse accompagnano l’immagine, fornita dalla parola, con immagini autentiche, per cui se da una parte limitano la fantasia del fruitore dell’opera d’arte, poiché per così dire già gli forniscono le immagini da collegare alle parole, dall’altra però rendono anche più completo nella sua oggettività un testo letterario, gli danno una forma completa, piena. Il testo letterario di per sé manca invece di tutti quegli aspetti legati alla multimedialità (immagini, suoni) e il singolo fruitore deve sopperire a tale mancanza tramite la propria fantasia. 
Si tratta di due modi diversi di espressione di un contenuto in una forma letteraria e artistica, uno maggiormente legato alla soggettività del singolo e alla sua fantasia, l’altro invece dipendente dalle soggettività del regista e degli attori, i quali forniscono un’oggettività percettiva visiva e sonora alla parola scritta del testo. 

 

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C3. POESIA PERFORMATIVA COSMOPOLITICA MONDIALE

Nel caso della poesia performativa (Poetry Slam), un genere letterario molto recente, quel che avviene è una gara tra brevi testi letterari, che sono recitati in pubblico e da questo valutati. Si tratta in sostanza di una sintesi tra l’opera letteraria e il gioco, la gara, che approfondiremo in seguito. 
L’aspetto particolarmente interessante è il suo aspetto ’popolare’, ossia i partecipanti come anche la giuria e il pubblico sono persone che non appartengono necessariamente all’ambiente della letteratura ufficiale, spesso sono giovani che non hanno pubblicato nulla, ma trovano in queste manifestazioni la realizzazione del proprio desidero di comunicare in una forma più o meno letteraria, comunque recitata e non soltanto espressa in termini logici, il contenuto dei propri sentimenti e pensieri. 


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C5. MUSICA COSMOPOLITICA MONDIALE

La musica è una produzione della creatività umana corrispondente al senso dell’udito. Mentre le arti figurative si fondano sulla dimensione dello spazio, che esse in qualche modo sempre occupano, la musica si fonda sulla dimensione del tempo. Ovviamente occupa anch’essa uno spazio, per es. la copertura di una piccola o grande porzione di spazio da parte di musica riprodotta a basso o alto volume, ma tale dimensione spaziale nella creazione musicale non è essenziale ed è modificabile fino all’eliminazione quasi totale (riproduzione di un brano musicale a volume tramite le cuffie, così che il suono occupi come spazio solo il percorso che va dall’orecchio al cervello, che non è però uno ’spazio esterno’, bensì interno). Quindi la dimensione essenziale della musica è il tempo, quella accessoria, che la condiziona (pensiamo all’acustica di un sala da concerti) ma non la determina, è lo spazio.
La musica come tale ha già oggi una portata cosmopolitica e mondiale, oltre che locale e nazionale. Occorrerà in futuro elaborare musica cantata anche nella lingua mondiale sovranazionale, che non potrà essere una lingua nazionale. Quindi anche nell’elaborazione di tale lingua mondiale si dovrà prestare attenzione alla sua orecchiabilità.
La musica inoltre collega e unisce gli esseri umani, quindi sarà un veicolo importantissimo per la creazione della comunità mondiale e dello Stato mondiale. È importante che l’industria incida il meno possibile su di essa e si creino commissioni di musicisti ed esperti, per difendere il patrimonio musicale mondiale dall’intervento spesso distruttore dell’economia. Essa è, infatti, interessatissima a creare mode passeggere, promuovendo musicisti che non valgono nulla, ma per motivi altri rispetto alla musica stessa riescono ad avere un impatto soprattutto sui giovani, facilmente influenzabili. Così facendo però vengono ignorati e accantonati musicisti e talentuosi.
Altro che aspetto che dovrà essere assolutamente rispettato nello Stato mondiale sarà la musica locale. Vediamo oggi come la musica inglese tenda a soppiantare le musiche locali, spesso assolutamente sconosciute fuori dai confini. Questo è un vero peccato e un mondialismo inteso in modo sbagliato. Il mondialismo autentico non copre, ma esalta le tradizioni locali, anche quelle musicali, facendole conoscere anche fuori dal proprio luogo d’origine. Televisioni e radio mondiali avranno il compito di esaltare e promuovere le tradizioni anche musicali nazionali e regionali, trasmettendole in mondovisione. Così sia la musica mondiale nella lingua non-nazionale mondiale sia le tradizioni musicali locali saranno ugualmente conosciute in tutto il mondo. 


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C6. ARTE CULINARIA COSMOPOLITICA MONDIALE

La cucina è ovviamente un’attività dotata di senso e addirittura collegata alla sopravvivenza dell’individuo, per cui essa appartiene alle necessità della vita. Nondimeno, proprio per questo suo carattere serio e necessitante, ancora più si presta a un’attività creativa e fantasiosa, come del resto la storia della culinaria ampiamente mostra. 
Non si tratta solo di preparare cibi gustosi con fantasia e creatività, che quindi piacciano al nostro gusto olfattivo e gustativo, oltre che visivo, ma anche se siano sani, quindi che siano in armonia con la fisiologia del nostro corpo.

L’arte culinaria è pertanto tale che possiamo praticarla (o fruirne) ogni giorno, anche più volte al giorno. Non bisogna mai considerare il cibo solo in mezzo per sopravvivere, bensì vedere in esso o una forma della nostra vita artistica attiva, cucinare bene rende felici, oppure una forma della nostra vita artistica passiva, quindi godere di un bel piatto preparato attivamente da altri.
L’impatto dell’arte culinaria sull’ambiente è enorme soprattutto quando essa non si pratichi in senso artistico come scopo, ma ossia come mezzo per la sopravvivenza, cosa che ritroviamo nella cucina di massa,. Il consumo esagerato di carne animale e la conseguente pratica dell’allevamento intensivo producono per es. non solo enormi danni all’ambiente, ma vanno anche considerati da un punto di vista etico in modo molto critico.
Per questo motivo la cura dell’arte culinaria sarà uno degli aspetti principali dello Stato cosmopolitico mondiale, giacché alimentare sette e più miliardi di persone sul pianeta Terra senza incidere pesantemente e negativamente su tale pianeta non sarà proprio una cosa facile. Nondimeno esistono tradizioni culinarie locali che rendono possibile accordare una cucina gustosa e nutriente con la salvaguardia dell’ambiente, occorre soltanto conoscerle e diffonderle in tutto il mondo. 


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C7. GIOCO COSMOPOLITICO MONDIALE

Il principio fondamentale del gioco è sempre la creatività sostenuta dalla fantasia, applicata però ad attività ludiche che non intendono raffigurare qualcosa, come nelle arti figurative, bensì istituire un rapporto interumano su di un piano diverso da quello della pura logica. Naturalmente anche un gioco si fonda sulla logica, le regole del gioco per es. o la strategia, ma il carattere distintivo di un gioco non è dato da tali regole, che possono anche cambiare e cambiano anche nel tempo, oppure dalla strategia, anch’essa variabile, bensì nel fine del gioco. Tale fine non è dotato in sé di una logica ferrea, ma è un prodotto della pura fantasia.
Mettere per es. la palla in una rete oppure impedire di farlo, come nel caso del calcio, è una cosa di per sé illogica, se si pensa al dispendio di energie come anche ai costi o al rischio di farsi male connessi a tale operazione che di per sé non porta alcun vantaggio effettivo all’umanità. 
Stessa cosa dicasi per es. per il gioco delle carte: avere quattro assi in mano e fare poker di per sé non ha senso, non porta nessun miglioramento nella vita degli uomini. Eppure piace, è bello, è entusiasmante, per chi gradisca tale gioco.
Quest’attività apparentemente senza senso, che comunque presuppone una certa abilità, ma in sé non ha senso, è appunto il gioco. 
Il fatto che sia senza senso anzi fa parte proprio del principio del gioco, poiché, non essendoci alcun senso, distende, rilassa, consente distrazione dalle altre normali attività della vita quotidiana che sono invece piene di senso e vanno svolte secondo principi atti a realizzare tale senso.
Il gioco di per sé anche se non va, quindi anche se si perde una partita di carte o di calcio, non fa nulla, si vincerà la prossima, non è importante, l’importante è essersi ’divertiti’, ossia aver vissuto per un po’ di tempo al di fuori della logica cogente del senso razionale e necessario proprio della vita quotidiana. Ovviamente ciò vale per il gioco puro, non per quello che è diventato lavoro o ha a che fare con soldi, quindi la partita di calcio tra amici è gioco, quella tra squadra di club con giocatori pagati fior di milioni non è più gioco, ma lavoro (qui a volte un goal fatto o non fatto provoca la perdita o il guadagno di milioni, siamo pertanto ben al di fuori della dimensione del gioco). 
Anche il gioco come tale ha il suo influsso sull’ambiente, molto limitato nel caso del vero gioco, mentre è più incidente nel caso del gioco diventato sport e lavoro, poiché i trasferimenti delle squadre per giocare altrove producono evidentemente inquinamento come anche i materiali che si usano in grandi quantità per produrre gli oggetti di cui c’è bisogno. Tutto ciò va evidentemente analizzato in una società mondiale, il cui scopo è anzitutto mettere in comunicazione le varie popolazioni e culture e in ciò il gioco aiuta moltissimo (pensiamo alla trasmissione ’Giochi senza frontiere’), dall’altra, però, deve anche salvaguardare i presupposti naturali dell’esistenza sulla Terra. 


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C8. SPORT COSMOPOLITICO MONDIALE

Rispetto al gioco lo sport presenta una differenza sostanziale. Si tratta del concetto di ’prestazione’. Nel gioco, come abbiamo scritto, non c’è alcun senso veramente serio e vincolante da perseguire, nello sport invece tale senso c’è. Se per es. si vuole battere il record mondiale di corsa nella distanza 100 metri, quel che ci si prefigge è una prestazione elevata, da raggiungere evidentemente con molti sacrifici, una dieta accurata, esercizi studiati a tavolino ecc. ecc. 
Nello sport si va a volte sino ai limiti delle capacità normali umane, pensiamo per es. a sport estremi come l’apnea o l’alpinismo, in cui si può anche rischiare la vita. Si tratta di sfide per vedere sin dove possa arrivare l’essere umano a livello sia di corpo sia anche di mente, che sempre accompagna il corpo nell’unità inscindibile che li lega. 
Un gioco come per es. il calcio non può diventare mai uno sport, anche se così a torto lo si definisce. Il gioco ha sempre uno scopo solo ludico, di puro divertimento, anche quando viene praticato come lavoro, resta sempre un’attività con un fine senza senso, quale il vincere un campionato dopo aver gettato tantissime volta la palla in una rete e averne prese poche nella propria. Il calcio sarebbe uno sport se lo scopo fosse giocare ininterrottamente per un record per es. di cinque ore. Allora lo scopo non sarebbe più la vittoria per il numero di palle in rete, ma la prestazione di resistenza, indipendentemente dal numero di reti segnate o incassate. 
Lo sport ha ovviamente anch’esso un certo impatto sull’ambiente, se gestito a livello nazionale o internazionale con viaggi ecc. ecc.  La prestazione come tale è però qualcosa che rafforza di per sé il rapporto con l’ambiente, per es. negli sport acquatici o montani, dove si esplorano altre dimensioni della natura, e si conosce la medesima anche in modi che la vita normale non consentirebbe. Conoscere la natura è sempre importante ed è il presupposto per rispettarla.


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D. TEMPO COSMOPOLITICO MONDIALE

Il tempo è la dimensione fondamentale della nostra esistenza. Esso può essere considerato nella propria dimensione universale sia cronologica, il tempo propriamente detto, sia spaziale, il risultato dello sviluppo cronologico, dunque in ultima analisi del tempo stesso. 
Questa dimensione è del tutto indipendente dalla nostra volontà, siamo venuti al mondo, all’essere, senza volerlo e senza saperne il perché, ce ne andremo allo stesso modo. L’immane sforzo della filosofia e della scienza in generale è proprio comprendere se ci sia una risposta a tale ‘perché’ e siamo molto lontani dall’averlo pur minimamente compreso, anche se siamo pervenuti già a diverse conoscenze. Il lavoro di ricerca da fare è ancora tantissimo, siamo solo agli inizi della storia del sapere: 2500 di scienza e filosofia sono da considerare un ottimo inizio, nulla di più.
Le fasi del tempo rispetto all’individuo sono il passato (storia), il presente (attualità), e infine il futuro, che è la dimensione propria della progettualità e della creatività.
In questa sezione cercheremo di ricostruire le tappe fondamentali della storia da un punto di vista filosofico, filosofia della storia dunque, e ne discuteremo. Ciò è essenziale, poiché solo comprendendo la storia e il suo senso, possiamo capire il presente, quindi la nostra stessa vita, per essere poi in grado di progettare in modo sensato il futuro. 
La comprensione del presente è la sfera dell’attualità, del mondo in fieri, che sta divenendo durante la nostra stessa vita e insieme a noi. In questa rubrica ci confronteremo anche con le notizie di attualità e con ciò che quotidianamente avviene al momento (le news mondiali filosofiche).
Infine, nella rubrica ‘futuro’ potrebbe o forse addirittura anche dovrebbe uscire da questa piattaforma un movimento capace di diffondere una filosofia cosmopolitica, quale quella promossa da questa piattaforma, a livello mondiale e quindi in grado influire sulla vita umana sulla Terra in senso cosmopolitico e ambientale, dunque di unione tra gli esseri umani nonché tra questi e la natura.


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D1. Storia cosmopolitica mondiale

La riflessione filosofica sulla storia rivela alcuni principi fondamentali che ci aiutano a ricostruirne un certo senso. Capire il senso della storia è fondamentale per intravvedere in quale direzione essa si diriga oggi. La storia, infatti, non è qualcosa di passato, come il termine erroneamente potrebbe indurre a pensare, bensì è il nostro stesso presente che, nel momento in cui lo pronunciamo, già è passato e quindi è diventato appunto ‘storia’.
Sant’Agostino ha espresso nelle Confessioni tale concetto tramite la sua famosa teoria del tempo. Secondo questa teoria il passato non esiste più, giacché definitivamente superato (appunto ‘passato’) come tale, esiste ancora soltanto come ‘presente del passato’, ossia come la memoria che noi uomini abbiamo di esso; il futuro non esiste ancora, poiché deve ancora avvenire, quel che esiste è soltanto l’immaginazione attuale di quel che potrà avvenire in futuro, ossia esiste solo come ‘presente del futuro’. 
Dunque, sia il passato sia il futuro si riducono alla loro rispettiva presenza nel pensiero dell’essere umano nel momento presente, che è quindi l’unica dimensione del tempo che veramente esiste. Si tratta di quel che potremmo definire come ‘il presente del presente’, ossia la coscienza che l’essere umano ha di se stesso, del fatto che ora e qui stia pensando, riflettendo, ricordando, immaginando, programmando e così via. Ossia la coscienza che l’essere umano ha dell’estendersi del proprio pensiero nelle dimensioni del passato e del futuro. 
Tale presente però, nel momento stesso in cui lo pensiamo, si dilegua, è già subito immediatamente passato, per cui alla fine il tutto dell’esistenza si limita al puntualità dell’attimo attuale, ossia alla coscienza immediata dell’ora e qui, che però ha la straordinaria capacità di estendersi a ritroso verso un passato senza limiti (cosa c’era prima che ci fosse il mondo?) e in avanti verso un futuro ugualmente senza limiti (cosa ci sarà quando il mondo finirà?). 
Insomma, il tempo è la coscienza dell’io nella sua estensione infinita sia temporale sia anche spaziale, essendo lo spazio null’altro che il prodotto del tempo, del divenire. 
Ritornando ora, dopo esserci confrontati con Sant’Agostino, al concetto della ‘Storia’, possiamo concludere che essa corrisponde alla ricostruzione logica del passato che gli uomini ne hanno finora fatto e ancora ne fanno, sforzandosi d’interpretare i dati in loro possesso. I principi della storia sono il succo di quel che si può concludere, da un punto di vista logico, dopo aver preso conoscenza delle più importanti opere di storiografia.
Il primo principio è che la storia si è sviluppata e continua a svilupparsi procedendo da innumerevoli comunità preistoriche iniziali, sparpagliate sulla Terra, verso i circa 200 Stati attualmente esistenti sul pianeta Terra. C’è stata quindi una progressiva riduzione del numero di comunità umane e contemporaneamente un aumento della loro grandezza sia come numero di esseri umani che ne fanno parte sia come spazio geografico da esse occupato. Se le prime comunità umane occupavano uno spazio ristretto e si spostavano secondo la modalità del nomadismo, le comunità umane attuali sono stanziali e occupano spazi enormi, se messi a confronto con quelli originari delle comunità preistoriche. C’è stata pertanto una riduzione del numero delle comunità e un aumento della loro grandezza. 
Tale fenomeno non è ancora finito, ma continua. Il processo di unificazione europea può essere considerato secondo tale ottica come lo sviluppo di uno Stato continentale europeo a partire dagli Stati nazionali presenti su tale continente. Non è ancora chiaro quali Stati nazionali alla fine ne faranno parte, ce ne sono alcuni in uscita, altri in entrata, ma il senso della storia europea attuale è chiaramente che si sta passando da una molteplicità di Stati nazionali a uno Stato unico, indipendentemente da quale forma definitiva (federazione, stato centralizzato ecc.) esso assumerà.
Mancando un buon motivo per ritenere che tale sviluppo da innumerevoli comunità originarie piccole e isolate alle comunità grandi di oggi non sia ancora oggi in corso, come il processo di unificazione europea ampiamente dimostra, si può concludere che il senso della storia sembra essere in primo luogo la creazione di una comunità in linea di principio mondiale, di cui facciano parte tutti gli esseri umani presenti sul pianeta Terra. È pertanto logico ritenere che i circa 200 Stati attualmente presenti sulla Terra nel corso dei prossimi decenni e secoli si riducano ulteriormente, dando vita a formazioni statali continentali, le quali poi a loro volta ancora più in là nel tempo riterranno utile unificarsi e coordinare le proprie politiche all’interno di una comunità umana mondiale unica. 
L’ideale filosofico dello Stato mondiale unico, che Toynbee nell’introduzione alla piattaforma ci ha indicato come l’unico modo per poter seriamente pensare di dominare e risolvere sia la problematica ambientale sia anche quella sociale a essa oltre tutto connessa, non è dunque un’utopia o il prodotto dell’immaginazione di un singolo pensatore visionario, per es. Kant che lo ha formulato nel proprio scritto del 1795 Sulla pace perpetua, quanto piuttosto il senso immanente della storia, il suo fine intrinseco. La storia procede verso lo Stato mondiale.
Il secondo principio riguarda la modalità di tale sviluppo, ossia con quali mezzi gli esseri umani abbiano realizzato in passato e realizzino ancora oggi il superamento dell’isolamento della propria comunità e l’unione con altre comunità in una comunità più grande che le includa. Hegel nelle sue Lezioni sulla filosofia della storia, indica un tale mezzo nella guerra. Sono i contrasti tra le comunità locali, sfociati in guerre per il territorio, ad aver costituito il primo punto di contatto. Tali guerre sono però prima o poi sfociate in trattati di pace e in accorpamenti o unificazioni, ossia le due o più comunità, dopo essersi combattute a morte, hanno trovato in qualche modo una via di rappacificazione sia come annessione della comunità perdente da parte della comunità vincente sia anche come unificazione paritaria. Anche in questo l’esempio dell’Europa è illuminante: Stati nazionali che per secoli si sono fatti la guerra, stanno provando e anche trovando dopo il 1945 la via dell’unificazione. 
La guerra conduce, quindi, paradossalmente alla pace e poi all’unificazione. Questo sembra essere un altro Principio fondamentale della storia. Esso però dopo il 1945 e la bomba atomica non può essere più applicato. Il periodo della ‘guerra fredda’ tra il mondo capitalista e quello comunista ha evidenziato nel modo più chiaro tale impossibilità della guerra nel mondo attuale. Gli USA e l’URSS volentieri si sarebbero fatti la guerra negli anni cinquanta e sessanta e in diverse occasioni ci andarono anche molto vicini, nessuno fece però il primo passo. Il motivo è molto semplice: nessuno era sicuro di vincere, essendo la potenza tecnologica dell’avversario talmente potente che si profilava per la prima volta nella storia una guerra senza vincitori, ma solo con sconfitti. Perché, dunque, farla? 
Dopo il 1945 il principio della guerra come mezzo per la creazione di comunità umane più grandi risulta ancora valido a livello locale, ma non può più funzionare a livello globale, tra Stati semicontinentali quali quelli di oggi. Se si vuole continuare nel processo storico di ampliamento della comunità umana, come finora avvenuto, lo si può solo fare con la pace, la ragione e la democrazia, in ultima analisi quindi con la filosofia. Solo comprendendo quanto sia importante unificarsi per gestire le difficoltà della vita sulla Terra, la comunità umana può svilupparsi ulteriormente, come avvenuto fino a oggi, e progredire verso unità superiori, verso comunità più grandi. La via della guerra non è più percorribile (per fortuna, ovviamente).
Il terzo principio della storia riguarda l’aspetto qualitativo della vita degli esseri umani. Nel corso della storia le comunità umane non sono solo diventate più grandi, quindi di meno, ma anche più libere, nel senso generale della parola ‘libertà’. Se possiamo immaginarci l’uomo primitivo come soggetto ai propri bisogni istintivi, alla paura di non poterli soddisfare, alla continua ricerca di cibo e degli altri beni assolutamente necessari alla sopravvivenza, quindi anche schiavi di altri esseri umani più forti che lo sottomettevano rendendolo schiavo, il mondo moderno garantisce una serie di diritti, sanciti dalle costituzioni nazionali ispirate alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, le quali gli garantiscono una vita dignitosa, quindi libera. Certo non ancora tutti gli Stati applicano tale Dichiarazione nelle proprie costituzioni locali, ma questo è il senso della storia, ossia si lotta affinché la libertà si estenda anche a quegli Stati in cui essa ancora non è garantita. Non c’è invece una lotta per il contrario, ossia non c’è una tendenza negli Stati che garantiscono la libertà alla diminuzione o cancellazione di questa e al ritorno a forme di dittatura e dispotismo o addirittura di schiavitù. Ci possono ovviamente essere periodi di crisi momentanea della libertà, ma poi prima o poi il popolo insorge e la ripristina. La libertà sembra essere una forza irresistibile che non accetta mai in alcun modo di essere imbrigliata.
In conclusione, si può dire che il senso della storia sia duplice: da una parte verso la creazione di comunità sempre più grandi fino in ultima analisi alla comunità mondiale; dall’altra verso la creazione di comunità che garantiscano agli individui la libertà fino in ultima analisi alla libertà per tutti gli esseri umani. Unificando questi due principi fondamentali si può dire che il senso della storia è una comunità mondiale di esseri umani tutti liberi. Considerando che questa forma perfetta di Stato non potrà essere raggiunta con la guerra, com’è stato fino al 1945, dobbiamo concludere che solo la pace, quindi la scelta cosciente degli uomini, ossia la filosofia, potrà condurre gli esseri umani a questo passo decisivo della propria storia. La storia pertanto deveessere portata a compimento dalla filosofia e questa piattaforma intende essere proprio il mezzo che realizzi tale compimento, tale senso della storia. 


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D2. Futuro 
cosmopolitico mondiale

La storia è lo sfondo, il palcoscenico sul quale si svolge la nostra vita. Essa è il tempo, il divenire, il fiume di vita nel quale quotidianamente noi ci bagniamo, non potendoci però mai bagnare due volte in esso, come ben scrisse ormai 2500 anni fa Eraclito. Questo fiume ha una fonte, dalla quale tutto deriva, e una foce, verso cui esso tende. La scienza storica, la storiografia, c’insegna a conoscere la fonte, per quanto ciò possibile, sulla base dei documenti pervenutici; ma quale scienza ci può insegnare a conoscere la foce, che ancora non è e di cui quindi non esiste alcun documento? Qui ci viene in aiuto la filosofia, poiché solo essa può darci lume su questo oggetto di conoscenza misterioso, il futuro, eppure necessario: come possiamo, infatti, indovinare le giuste mosse da fare se non conosciamo la meta cui quelle mosse devono condurre?
La foce del fiume della vita è il suo concetto, quel che la vita deve essere. L’idea della vita, l’idea della comunità umana, questa è la foce. Che umanità desideriamo? Che umanità riteniamo essere quella giusta, quella che corrisponda al proprio concetto, alla propria idea? Se non rispondiamo a tale domanda cruciale, ossia se non ci poniamo da questo punto di vista che, con Platone, Hegel e i loro discepoli, possiamo senz’altro definire il punto di vista idealista della conoscenza, non potremo mai e poi mai impostare in modo ragionevole, serio, saggio il futuro. 
Ma il discorso sul futuro dell’umanità non è altro che il discorso politico, essendo questa la disciplina che ha il compito d’indicare agli esseri umani lo scopo comune da raggiungere e la forma di società adatta a consentirne la realizzazione. Soltanto la risposta a quella domanda consente pertanto un’impostazione saggia della politica, ecco perché alla fine, come ha chiarito in modo esemplare Platone, la filosofia nella propria essenza alla fine è il vero e proprio fondamento indispensabile della politica.
Evidentemente l’idea della comunità umana può essere soltanto quella di una gestione unitaria da parte dell’umanità del pianeta Terra, delle sue risorse, dei cura dell’ambiente, di miglioramento delle condizioni favorevoli alla vita, di premura nei confronti dei più deboli come i bambini, gli anziani, i malati e così via. La cura dell’ambiente naturale e l’aspetto sociale sono sicuramente le due priorità dell’umanità. Essa deve però anche consentire la propria realizzazione ai ‘forti’, a coloro che almeno in quel determinato momento della propria godono di buona salute e che hanno l’energia e l’età per compiere grandi azioni politiche, economiche o scientifiche non importa, tutte sono importanti per il benessere degli uomini, di poterlo fare. La società del futuro deve quindi essere anche meritocratica. 
Quel che sembra essere l’idea dell’organizzazione politica dell’umanità è, pertanto, una forma statale mondiale, che si prenda cura dell’intero ambiente naturale, proteggendolo e assicurandosi che sia adeguato a far vivere bene gli uomini; che protegga i deboli, sia quindi sociale, ma al contempo premi e sostenga i forti.
Volgendo ora il nostro sguardo alla piramide storica, come l’abbiamo esposta nella sezione precedente sulla storia, possiamo collocare l’umanità all’incirca verso i suoi tre quarti, avendo ampiamente lasciato alle nostre spalle il periodo preistorico, dominato dalla molteplicità delle comunità umana non collegate tra di loro e nomadi, ma non ancora raggiunto il livello ultimo dello Stato mondiale. Attualmente esistono al mondo circa 200 Stati, di cui però alcuni sono Stati continentali e quindi già in grado di unificare porzioni enormi di territorio terrestre sotto un’unica autorità legislativa e organizzativa, altri invece sono Stati relativamente piccoli, che devono quindi ancora trovare una propria modalità di unificazione in un più grande Stato continentale. Gli Stati europei sono sulla via giusta per realizzare tale passo storico decisivo, altri sicuramente seguiranno in futuro (per es. quelli africani).
È pensabile e auspicabile un futuro relativamente prossimo in cui si realizzino o almeno inizino a realizzarsi altri Stati continentali o semicontinentali. È impossibile nella storia indicare dei tempi precisi poiché la tecnologia incide profondamente su di essi, indichiamo però per es. l’arco temporale di questo secolo per la realizzazione compiuta dello Stato europeo e possibilmente l’inizio dei processi di unificazione di altri Stati continentali o semicontinentali, come per es. gli Stati africani e quelli sudamericani. L’importante è che l’umanità lavori in questa direzione, affinché un giorno poi ci siano pochi Stati continentali o semicontinentali e possa iniziare il lavoro della loro unificazione in un unico Stato mondiale. Naturalmente può anche essere che a causa di problemi enormi all’ambiente sia necessario provvedere subito a creare un’autorità mondiale sovranazionale almeno per alcuni aspetti della vita.
Ovviamente ci vuole tempo e anche tanto per far sì che i popoli si avvicinino, si conoscano, abbattano i pregiudizi e i timori iniziali, superino le barriere linguistiche e culturali e, infine, da tutto ciò emerga il desiderio di cooperazione e poi di unione. Prima del 1945 era con la forza che avveniva ciò, oggi, come abbiamo detto, tali processi possono avvenire solo con il dialogo pacifico, quindi con la saggezza e la filosofia. 
Vi sono però alcuni aspetti della vita umana sulla Terra che non possono aspettare tali pur necessari tempi storici, per cui l’umanità deve dar vita già da subito a un nucleo primordiale di Stato mondiale, a partire per es. dall’ONU, il quale ponga come obiettivo primario i seguenti fini:
1.  Affrontare in modo risoluto e senza indugi la problematica ambientale, seguendo le indicazioni che vengono dagli specialisti di livello mondiale.

2.  Risolvere in modo definitivo la problematica della fame nel mondo.

3.  Assicurare che ogni bambino, indipendentemente dal luogo di nascita, possa usufruire di un’istruzione basilare, la quale gli consenta un giorno di partecipare in modo attivo alla società mondiale (quindi libera circolazione delle persone).

4.  Combattere con veemenza le malattie e allungare la vita umana nonché migliorarne la qualità.
5.  Intervenire in modo pacifico in tutte le zone calde del mondo, portando pace e dialogo dove oggi, invece, regna la guerra e la separazione culturale totale tra popoli pur confinanti (Medio Oriente per es.).
6. Pretendere un consistente disarmo globale e utilizzare il denaro risparmiato per i punti 2 e 3
Queste 6 priorità devono essere affrontate da subito da un’autorità mondiale, costituita evidentemente da rappresentanti dei circa 200 Stati esistenti, la quale abbia autorità e sovranità, ossia su quei punti decida a maggioranza assoluta e tale decisione debba poi essere applicata anche dagli Stati risultanti minoritari. 
Essendoci un’evidente discrepanza tra Stati continentali o semicontinentali, i cui rappresentanti sono i portavoce evidentemente di un numero elevato di persone, e piccoli Stati locali, spesso costituiti una popolazione esigua, occorre che i giuristi elaborino un criterio giusto di rappresentatività  all’interno di tale super-governo o governo mondiale. 
Un tale criterio non può sicuramente essere quello della vittoria nell’ultima guerra mondiale, poiché non sarebbe un criterio filosofico, basantesi sulla pace e quindi sul nuovo ordine mondiale inaugurato dall’uso della bomba atomica, bensì un criterio relativo al vecchio mondo, quello che ancora risolveva le controversia tra gli Stati con la forza e la guerra. Non vi possono essere pertanto in tale nuovo governo mondiale potenze con diritto di veto contro decisioni comuni, ma una pariteticità giuridica assoluta tra gli Stati: ogni Stato avrà uguali diritti e doveri, pur avendo evidentemente un differente peso nel voto, a seconda del numero di abitanti. L’unica differenza può consistere soltanto nella quantità di abitanti e quindi nel numero dei rappresentanti: non può pensare che uno Stato minuscolo, come San Marino, possa avere la stessa capacità decisionale come uno Stato semicontinentale tipo gli USA, la Cina o la Russia. Ciò, però, non ha nulla a che vedere con la potenza economica e militare degli Stati o con il fatto che abbiano vinto o perso l’ultima guerra, bensì solo con il dato demografico oggettivo e scientifico relativo alla quantità di esseri umani che in essi vivono.  Uno Stato con molti abitanti avrà necessariamente un numero di rappresentanti o di voti proporzionalmente superiore a uno Stato con pochi abitanti. Ciò è semplicemente giusto, quindi vero. Pertanto è un criterio oggettivo, che ognuno in linea di principio può condividere, se interessato a vivere in modo democratico insieme agli altri esseri umani.
Questo sembra essere nel momento attuale di sviluppo dell’umanità nella piramide storica lo scopo fondamentale da raggiungere nel più breve tempo possibile: la creazione di un governo mondiale provvisorio, in attesa di quello definitivo quando il corso della storia avrà raggiungo la vetta della piramide. Tale governo dovrà affrontare con energia e risolutezza quei punti fondamentali. Gli Stati nazionali dovranno applicare le decisioni di tale governo provvisorio, in caso contrario dovranno essere isolati dalla comunità internazionale, poiché non cooperanti rispetto alla gestione pacifica della vita umana sulla Terra.
Un nuovo movimento-partito filosofico mondiale, la cui formazione ormai è diventata improcrastinabile, deve farsi carico di promuovere la realizzazione di questo scopo provvisorio. A tale movimento-partito possono e devono partecipare tutte quelle forze politiche, movimenti e partiti, che hanno a cuore in vario modo le sorti dell’umanità. Il movimento-partito filosofico mondiale deve essere sovranazionale e sovra ideologico, esso deve raccogliere tutti coloro che abbiano a cuore le sorti dell’umanità, non solo del proprio popolo e al di là delle differenze ideologiche, religione, economiche e di qualsiasi altro tipo. 
Se il problema ambientale peggiora, viviamo peggio tutti, senza riguardo a nazioni, religioni, ricchezza, età o altre differenze. 
Se un bambino in un qualsiasi luogo della Terra è costretto a lavorare sin da piccolo e non può studiare o addirittura muore per fame o malattie facilmente curabili altrove, non possiamo non soffrire per lui come se fosse un nostro figlio.
Noi persone filosoficamente orientate al Bene generale dobbiamo identificare la nostra felicità con la felicità di tutti i bambini del mondo che dovremmo sentire come nostri figli: potremo sentirci pienamente felici e soddisfatti solo quando anche l’ultimo bambino al mondo avrà abbastanza da mangiare, frequenterà la scuola e potrà trascorrere l’infanzia in famiglia e in un ambiente sano. Finché quest’obiettivo non sarà raggiunto, dovremo sentirci come in guerra. Si tratta di una guerra filosofica, la guerra per il benessere di tutti i bambini del mondo. Questo dovrebbe essere il legame comune che ci unisce attraverso tutte le differenze: quest’obiettivo comune dovrebbe darci la forza di creare il nuovo mondo in unità. Se agiremo sempre insieme e in unità, saremo imbattibili e alla fine, prima o poi, vinceremo. Ma se ci comporteremo come oggi - frammentati in molti movimenti -, la sconfitta sarà inevitabile. I problemi sono giganteschi e solo un’unione degli spiriti delle persone buone, indipendentemente da religione, ideologia politica, popolo di appartenenza ecc. potrà avere qualche possibilità di successo.
Tutti coloro che sentono dentro di sé questa sofferenza che potremmo definire ‘dolore cosmopolitico’, tutti coloro che sentono di amare l’umanità al di là di qualunque confine e differenza dovuta soltanto al caso fortuito della nascita in un luogo o in un altro, sono chiamati oggi come non mai a prendere parte a questo movimento filosofico mondiale. Ormai la nostra coscienza di esseri umani razionali non può più tollerare la stupidità che per il profitto di pochi mette  a repentaglio le condizioni naturali necessarie alla vita tutti né l’ingiustizia schiacciante causata dal fatto assolutamente casuale della nascita. 
La stupidità ecologica e l’ingiustizia economica devono essere sconfitte e bandite dal pianeta Terra. Un nuovo movimento filosofico mondiale deve nascere da questa piattaforma e impegnarsi affinché almeno questo duplice obiettivo politico sia raggiunto nel minor tempo possibile. È già tardi per restare con le mani in mano, ma siamo ancora in tempo per muoverci e collaborare tutti insieme, ognuno secondo le proprie capacità, al mondo di domani. 


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D3. Presente cosmopolitico mondiale
e sue problematiche principali

In questa sezione della piattaforma sono fornite e commentate notizie riguardanti il presente e l’attualità a livello mondiale. Saranno pertanto privilegiate le notizie con evidenti risvolti di tipo cosmopolitico e mondiale rispetto alle notizie di carattere nazionale. Dovremmo cercare tutti insieme di costruire una specie di giornale mondiale, ossia redatto da un punto di vista cosmopolitico, mentre tutti i telegiornali esistenti oggi sono di carattere nazionale o al massimo semicontinentale. In particolare poi saranno privilegiate notizie riguardanti l’ambiente, la sostenibilità, la giustizia sociale, la libertà individuale, dunque i temi fondamentali di questa piattaforma perché fondamentali della vita dell’umanità.


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D31. Povertà mondiale

Il tema della povertà mondiale, nonostante la società occidentale e industriale in generale viva in una situazione d’opulenza e di ricchezza mai conosciuta prima nel corso della storia, è putroppo ancora attualissimo e drammatico. Ci sono intere regioni del mondo, in particolare nel continente africano, dove gli esseri umani non hanno neanche il minimo per sopravvivere oppure lo hanno a malapena, devono condurre una vita di stenti senza quei minimi diritti umani che pure dovrebbero essere garantiti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. 
Anche in questo caso il problema non è da considerarsi locale, ma globale. Ciò per due motivi, uno di carattere storico, un altro di carattere filosofico. 
Il motivo di carattere storico riguarda le colpe gravissime che ha la società occidentale nell’aver ridotto in una situazione di schiavitù, si pensi alla tratta degli schiavi tra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo, e di sfruttamento coloniale quei territori, depauperandoli delle loro materie prime. Per questo intervento dall’esterno di popoli non africani sui popoli indigeni il problema attuale della povertà in quel continente non può essere considerato solo locale, ma ha delle cause di carattere globale.
Il motivo di carattere filosofico riguarda la casualità della nascita. Nascere in un territorio il cui Stato è evoluto e dà la possibilità di studiare, di potersi formare professionalmente, di esercitare una professione appagante e anche ben retribuita, non è un merito, ma una fortuna dovuta al caso della nascita. Pertanto non è neanche un demerito il caso contrario, ossia l’esser nati in un territorio, dove al contrario tutto ciò non sia possibile e le condizioni di vita siano catastrofiche e da fame. Per questo motivo filosofico è dovere dell’umanità aiutare chi sia stato punito dal caso della nascita, indipendentemente da dove tale nascita avvenga. 
Oggi sono soprattutto i cittadini africani che iniziano la propria vita da condizioni oggettive estremamente difficili, in passato erano i cittadini di altri Stati e abitanti di altri territori a dover cercare altrove fortuna (pensiamo alle invasioni dal nord dell’Europa nel sud del continente, dominato dall’Impero Romano) e in futuro saranno sicuramente altri popoli ad avere tale sfortuna. La ruota della fortuna gira, per questo motivo è bene che l’umanità consideri la problematica della povertà da un punto di vista globale e cosmopolitico. 

 

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D32. Migrazione umana

Il tema della migrazione umana è ovviamente saldamente legato a quello della povertà come anche, si presume nel giro di pochi anni, potrebbe essere legato a quello dell’ambiente, giacché alcune aree del mondo potrebbero diventare invivibili proprio per la crisi ambientale, costringendo quelle popolazioni ad abbandonarle. 
A tal proposito dal punto di vista filosofico occorre dire che il pianeta appartiene a tutti e a nessuno, ossia lo spazio abitabile non può a rigor di termini essere recintato e chiuso da confini, poiché ogni essere umano nato ha un diritto naturale inalienabile a poter vivere in un territorio abitabile. Non può essere formulato un pensiero filosofico che affermi il contrario, ossia per es. che un individuo nato per caso in una regione della Terra invivibile, nella quale per es. la temperatura superi certi livelli di sopravvivenza verso il basso o verso l’alto, soprattutto se poi per fattori causati da altri popoli che hanno rovinato l’ambiente per vivere nel lusso, possa avere l’obbligo di restarci e quindi, alla fine, di morire. 
Occorre dunque affermare il principio della proprietà comune della Terra da parte di tutti gli esseri umani, i quali in tal modo hanno il diritto di abbandonare il territorio nel quale sono nati per caso, soprattutto e in ogni caso se invivibile, e spostarsi, ossia migrare, in una regione della Terra dove sia possibile vivere in dignità.
Ovviamente ci vuole un’autorità mondiale che organizzi e regoli tali spostamenti, altrimenti potrebbe verificarsi il caso d’intere popolazioni che si spostino tutte in uno stesso luogo rendendolo poi invivibile per quantità eccessiva di popolazione. 
La proprietà comune del bene ‘Terra’ non significa pertanto anarchia e che ognuno possa andare a vivere dove e quando voglia, ma che tale diritto inalienabile, sia rispettato e attuato in modo razionale e ordinato, per il bene di tutti.

 

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D33. Razzismo

Collegata alla problematica della migrazione umana è quella del razzismo. Si tratta di una concezione scientificamente ormai riconosciuta come fallace, giacché non esistono ‘razze’ umane, bensì soltanto popoli diversi. Purtroppo però soprattutto il colore della pelle scura diventa un elemento discriminante, in base al quale si ritiene d’individuare l’inferiorità biologica, dunque immodificabile e non dipendente invece dallo stadio di sviluppo storico, di una popolazione rispetto a un’altra. Ciò conduce a una serie di comportamenti etici e anche disposizioni legislative discriminatori, che nel corso della storia hanno influenzato in modo pesante la storia umana e ancora oggi sono presenti anche in civiltà che si ritengono civile. 
Altro fattore discriminatorio può essere visto nella religione, ci sono stati casi eclatanti nella storia di popoli emarginati come anche discriminati e perseguitati a causa della loro religione. 
A tal proposito occorre dire che dal punto di vista dello Stato Cosmopolitico Mondiale il razzismo rappresenta il male assoluto, giacché il principio su cui regge l’intera concezione cosmopolitica da sempre è lo spirito come ciò che accomuna gli esseri umani del tutto indipendente dalle condizioni storiche e geografiche della nascita. Tale principio è evidentemente del tutto inconciliabile con una visione razzista dei popoli e dell’essere umano. 
 

 

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D34. Europa

Ciò che contraddistingue l’Europa ovvero, per meglio dire, la Comunità Europea, è il fatto che per la prima volta nella storia stia nascendo un’organizzazione statale dall’unificazione pacifica di più Stati e di più popoli senza che vi sia un’attività di conquista da parte di un popolo e quindi di uno Stato dominante rispetto agli altri.

Nel corso della storia ci sono state ovviamente innumerevoli costituzioni di Stati a partire da più staterelli oppure regioni o comunque popoli differenti,  non è pertanto nulla di nuovo quel che sta accadendo sul suolo europeo.  La novità è costituita dal procedimento pacifico, diretta conseguenza delle due guerre mondiali che nel corso del Novecento hanno provocato tanto dolore e tanta distruzione in Europa, continente allo stesso tempo vittima e causa di quelle due guerre.

Per questo motivo nel 1941 alcuni intellettuali italiani,  che erano stati messi al confino dal regime fascista di Mussolini,  in particolare Altiero Spinelli,  pubblicarono il manifesto di Ventotene,  l’isola sulla quale essi appunto si trovavano confinati. In tale libretto si presentava per l’appunto l’idea dell’unificazione degli Stati d’Europa al fine d’evitare una nuova possibile guerra europea e poi quindi mondiale. 

Queste idee, a dire il vero, non erano del tutto nuove,  giacché il primo libro dal titolo piú che esplicito ‘Gli Stati Uniti d’Europa’ risaliva già al 1872 ed era stato  scritto dall’intellettuale francese Charles Lemonnier. 

Nel periodo tra le due guerre, inoltre, un intellettuale austro-giapponese, Richard von Coudenhove-Kalergi, aveva fondato un movimento, Paneuropa, il cui scopo era pervenire a un’unificazione dei popoli e degli Stati europei. Egli scrisse anche un testo, Pan-Europa (1923), nel quale espresse tale sua visione dell’Europa unificata. 

L’idea di fondo degli Stati Uniti d’Europa, soprattutto nelle versioni di Lemonnier e Spinelli, risale a Immanuel Kant,  il quale nel 1785, quindi quasi 100 anni prima di Lemonnier,  aveva pubblicato un libro dal titolo eloquente “La pace perpetua”.  In tale testo il filosofo di Königsberg presentava l’idea fondamentale  che soltanto una unificazione politica dell’umanità avrebbe potuto assicurare agli uomini una pace perpetua,  quindi un superamento definitivo della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Il pensiero alla base del testo kantiano è però ancora più antico.  Si tratta del principio del cosmopolitismo, che si suol ricondurre alla filosofia stoica.

In sostanza nel caso della Comunità Europea intesa come Stato nascente  si tratta della realizzazione storica di uno dei principi fondamentali della filosofia,  per l’appunto il principio del cosmopolitismo,  che ha sicuramente nella filosofia di Immanuel Kant la sua formulazione più precisa e meglio argomentata e poi nei vari saggi citati di fondazione dell’Europa la sua applicazione pratica.  

Per questo motivo  il nascente Stato europeo  rappresenta almeno in linea di principio qualcosa di completamente nuovo nella storia.  Altra questione, che sicuramente dovrà essere affrontata in questa sezione,  è se l’attuale realizzazione storica dell’ideale dell’Europa corrisponda appunto a quel che prima Kant poi Le Monnier, dopo di lui Coudenhove-Kalergy e, infine, Spinelli avevano teorizzato. 

Nell’ambito del discorso cosmopolitico proposto in questa piattaforma filosofica la problematica relativa alla creazione dello Stato unificato europeo, in qualunque forma esse avvenga, riveste ovviamente un’importanza centrale. 

 

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D35. Germania-Italia:  un paese solo

La storia dell’Italia e della Germania è molto simile, almeno negli ultimi tre-quattrocento anni. Smembrate in piccoli o grandi Stati regionali nell’età moderna, si sono poi unificate nell’Ottocento grazie a forti movimenti nazionalisti, che hanno reso possibile il respingimento delle dominazioni straniere sui propri territori e quindi l’affermarsi come Stati nazionali rispettivamente nel 1861 (Italia) e nel 1871 (Germania). Nei decenni immediatamente seguenti, i due Stati ebbero storie diverse, per poi ritornare ad avere una storia simile, pur con le dovute differenze, negli anni delle dittature tra le due guerre mondiali. 

Dal 1945 in poi è ripresa una storia simile all’interno della Comunità Europea, di cui l’Italia e la Germania sono due colonne portanti sin dal primo momento. La Germania lo è dal punto di vista economico e politico-pratico, pensiamo all’instancabile lavoro pro-Europa di Helmut Kohl e Angela Merkel negli ultimi decenni; l’Italia, invece, più dal punto di vista culturale e politico-teorico (il programma filosofico dell’Unione Europa fu  pensato in Italia da alcuni intellettuali antifascisti e pubblicato nel 1941 come Manifesto di Ventotene; ancor oggi vi è in Italia una fiorente letteratura filosofica europeista).

Per questo motivo nella nostra piattaforma intendiamo dare uno spazio particolare ai rapporti italo-tedeschi che a nostro avviso sono la vera colonna portante del processo di unificazione europea. Di tale processo abbiamo scritto altrove su questa piattaforma, che esso ha una rilevanza mondiale ben oltre i confini geografici e mentali europei. 
In questa sezione pubblicheremo pertanto opinioni, studi, iniziative che riguardano i rapporti italo-tedeschi, considerati come centrali nella storia attuale europea e anche mondiale. 

 

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D36. Ambiente

La problematica ambientale è quella oggigiorno sicuramente più attuale e grave. Ci sono chiarissimi segnali dappertutto nel mondo che l’aumento medio della temperatura ha innescato un cambiamento climatico, per cui fenomeni che prima erano rari (uragani, inondazioni), oggi sono diventati molto frequenti. Queste sono soltanto le prime conseguenze di ciò che gli scienziati paventano ormai dal lontano 1972, quando nello studio relativo ai Limiti dello sviluppo informarono in modo dettagliato l’umanità sui rischi cui s’andava incontro. Purtroppo quei rischi sono diventati oggi realtà e siamo soltanto alla stadio iniziale di quella che ormai nell’ambito scientifico viene definita ‘catastrofe ambientale’.
Non è compito del filosofo entrare nei dettagli di tale crisi, per i quali sono soltanto le scienze naturali a potersi esprimere con cognizione di causa. Il filosofo può soltanto dire che `impossibile risolvere una problematica globale, quale quella dell’ambiente, se la politica resta confinata all’ambito dello Stato nazionale. Se la politica è la disciplina e l’attività che deve organizzare la vita dell’umanità nella polis, ossia nella città abitata, nel momento in cui tle città diventa il ‘villaggio globale’, come abbiamo visto nel capitolo introduttivo, anche la politica i deve adeguare a tale dimensione e diventare quindi globale. Una politica che resti nazionale in questa situazione inevitabilmente non sarà in grado d’intervenire, il che è ovviamente gravissimo.

Compito del filosofo è pertanto incidere sulla politica di modo che la parola della scienza possa essere ascoltata e possano quindi messi in pratica tutti quei provvedimenti atti a invertire la tendenza, ammesso che ciò sia ancora possibile. Si parla in ambito scientifico, infatti, anche d’irreversibilità della crisi climatica, il che comunque, anche se fosse vero, non ci esimerebbe dal prendere tutte quelle misure atte a limitare i danni.

 

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D37. Fridays for Future

Il movimento Fridays For Future è qualcosa di speciale nel panorama contemporaneo. Esso non affronta e protesta per un motivo specifico, limitato al benessere solo di una porzione della popolazione (una classe sociale, una popolozazione particolare ecc. ecc.) bensì per i fondamenti e i presupposti della vita stessa, segnatamente ma non solo, umana sul pianeta Terra. Esso fa da eco a quel che ormai da diversi decenni studiosi e scienziati di varie discipline affermano: così non si può più andare avanti! Finalmente questa conclusione scientifica oramai inoppugnabile è arrivato anche alle menti e ai cuori delle nuove generazioni, che, com’è giusto e logico che sia, ora si fanno sentire a difesa del futuro, che è in primi il loro futuro.
In questa sezione vogliamo informare e dare spazio a questi giovani, come anche ai loro genitori e a chiunque sente in sé il desiderio ma anche il dovere supremo morale ed etico di’impegnarsi affinché i nostri figli possano godere un giorno di un mondi vivibile in tutti i sensi e a tutte le latitudini. 
La scienza e la filosofia sono dalle parte vostra, ce la farete, ce la faremo!

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D38. Internet e la digitalizzazione

Internet è sicuramente una delle innovazioni più importanti, se non addirittura la più importante, degli ultimi decenni. Si tratta della costituzione di un mondo virtuale, ideale, parallelo al mondo reale. L’elemento dell’idealità (pensieri, immagini, suoni ecc.) consente una comunicazione infinita, senza limiti, mentre la comunicazione reale è sempre finita, limitata. La dimensione di internet è pertanto quella più corrispondente al cosmopolitismo e alla teoria dello Stato mondiale. In tale Stato la comunicazione deve essere infatti globale, totale, non parziale e solo internet può assicurarla in modo praticabile. Per questo motivo internet va considerato come  l’innovazione che costituisce il presupposto tecnico del cosmopolitismo e dello Stato mondiale. 
Naturalmente internet nasconde anche svantaggi e pericoli, dovuti al fatto che proprio l’elemento dell’idealità e della virtualità lo rende molto difficile da controllare e sottoporre a una legislazione che, per forza di cose, deve essere mondiale. Tale pur necessaria regolamentazione di internet costituirà sicuramente uno stimolo alla creazione di organizzazioni di controllo sovranazionali. 

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D39. Notizie false (fake news) 
e rete oscura (dark web)

Internet è quindi un fenomeno globale e pertanto non può restare al di fuori di un discorso cosmopolitico qual è quello che si fa in questo testo e nella piattaforma filosofica corrispondente.  Anzi,  si può senz’altro affermare  che proprio l’esistenza di internet rende possibile oggi più che mai la realizzazione del cosmopolitismo.  Nondimeno  anche internet  come qualsiasi altra tipologia di organizzazione dell’umanità e della comunicazione,  va sottoposto a un certo ordine Non può essere lasciato al caso e all’anarchia,  come avviene oggi.  Internet è fondamentalmente una società virtuale,  corrispondente a quella reale,  ma comunque diversa  e che dovrebbe avere delle proprie leggi e dei propri regolamenti per funzionare in modo ordinato,  realizzando il bene e non il male.

I due più grandi problemi dell’internet attuale,  che non è regolato e funziona in modo anarchico,  sono le notizie false (fake news) e  e la rete oscura (dark web).  Si tratta  di modalità l’utilizzazione della rete aventi come scopo  non la verità è il bene,  bensì la falsità e il male.

Le notizie false  hanno lo scopo preciso di influenzare in un certo modo l’opinione pubblica,  soprattutto quella dei giovani  i giovanissimi,  non solo frequentatori assidui della rete,  ma soggetti particolarmente esposti in quanto privi di esperienza e di cultura.  Le notizie false  non sono frutto  estemporaneo di altri giovani  quasi come uno scherzo,  bensì opera di veri e propri gruppi criminali di adulti,  finanziati anche da associazioni che desiderano in tal modo dirigere soprattutto la politica di un paese verso una  certa direzione.  Creando delle false verità vengono influenzati i giovani  come anche i meno giovani culturalmente poco preparati. Così sono immesse nella democrazia delle componenti non vere che la rendono poco stabile  e generano posizioni e discussioni  fondate sul nulla.  Ciò non fa bene naturalmente alla società e la democrazia  e va pertanto ostacolato in tutti i modi,  considerato come un reato  e pulito come tale.  Occorre ovviamente distinguere  le opinioni diverse su un certo tema,  che non sono chiaramente false notizie,  poiché l’opinione è un giudizio e come tale deve essere libero,  mentre la notizia falsa si riferisce a un fatto,  che come tale  è verificabile in modo oggettivo.

La rete oscura è un concetto generale che include al proprio interno  tutte quelle manifestazioni  in internet di comportamenti che nella vita reale sarebbero reati e quindi criminali. Si va dalla vendita di stupefacenti all’organizzazione di gruppi terroristici e ad altre attività finalizzate a collegare più persone in modo virtuale con lo scopo di compiere azioni soggette a reati penali nella vita reale. Va da sé che lo stato non può tollerare esistenza di una sfera d’illegalità  né nel mondo reale né in quello virtuale.  Occorre pertanto controlli e regoli tali dimensioni della rete,  fondamentalmente eliminandola.

 

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D310. Pandemia

Il fenomeno pandemico rientra in un discorso filosofico cosmopolitico anzitutto per il proprio carattere globale è in secondo luogo perché la sua origine è causa non è tanto di natura biologica quanto sociale e politica. Il motivo di ciò risiede nel fatto che in un mondo ormai globalizzato,  dove un evento che accade in un angolo della terra  può avere ripercussioni anche gravi su tutto il pianeta,  non è possibile che manchi un’autorità in grado di controllare e organizzare anche la sanità globale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità  avrebbe proprio questo scopo, mancando però una vera e propria organizzazione politica  dell’umanità che sarebbe evidentemente l’ONU,  anche l’OMS  alla fine non ha quel controllo sul territorio che invece dovrebbe avere.  Restando il controllo sul territorio delle mani dello Stato nazionale,  avviene quel che è accaduto con la recente pandemia covid-19,  ossia che l’umanità non è stata informata in tempo dalla Cina,  paese dal quale è partita la pandemia,  ne è venuta a sapere quali siano state le cause,  per poter poi in futuro prevenire una prossima pandemia.  In tal modo si è verificato un chiarissimo contrasto  tra l’esigenza globale dell’umanità gay essere informata in tempo e in modo dettagliato su tutto quel che concerne la pandemia,  e l’esigenza dello Stato nazionale,  in questo caso la Cina,  che per motivi suoi propri dovuti soprattutto alle tensioni con gli USA,  non ha comunicato alla comunità internazionale tutto il sapere relativo alle origini e alle cause della pandemia,   anche ostacolando, la visita di una commissione indipendente di esperti e di studiosi  nei luoghi protagonisti della vicenda.

È ovvio che tutto ciò è in contrasto  con un sistema filosofico cosmopolitico di organizzazione dell’umanità,  nel quale al contrario nessun angolo della terra  dovrebbe essere fuori controllo che costituire una minaccia per l’intera umanità. 

Occorre pertanto su questa piattaforma condurre delle riflessioni filosofiche in grado di elaborare delle teorie e delle modalità  capaci in un futuro Stato mondiale cosmopolitico  di evitare che situazioni  ho errori locali a livello sanitario possano avere influenze globali.


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D311. Guerra Russia-Ucraina(NATO)

Anche nel caso dell’ ultimo avvenimento d’importanza veramente globale ossia la guerra in Ucraina  abbiamo a che fare con un fenomeno locale che ha assunto dimensioni globali ed è diventato un fattore di rischio per la salute pubblica  dell’intera umanità. 

All’inizio della guerra ovvero dell’operazione militare speciale,  come l’ha definita il presidente Putin,  soltanto pochi intellettuali avevano detto e scritto che si trattasse in realtà di uno scontro  tra il blocco occidentale,   coalizzato nella Nato,  e la Federazione Russa,  sul campo dell’Ucraina. Non è il nostro compito qui in questa introduzione esprimerci sulle cause della guerra,  ma vogliamo soltanto specificare che si tratta di un conflitto molto più ampio che non quello locale tra la Federazione Russa è uno dei suoi stati confinanti ossia l’Ucraina.

Anche in questo caso quel che chiaramente emerge dalla estrema difficoltà sia di evitare proprio il conflitto che sarebbe stato ovviamente il provvedimento di gran lunga preferibile,  sia di pervenire almeno a una tregua,  e la mancanza  di un’autorità sovranazionale,  capace di mediare e quindi di risolvere il contrasto in modo non bellicoso.  Tale autorità ci sarebbe anche,  potrebbe e anzi dovrebbe essere l’ONU  ovvero in seconda battuta l’Unione Europea,  trattandosi comunque di suolo europeo dove attualmente si stanno verificando le operazioni belliche.  purtroppo Nessuna delle due istituzioni sovranazionali è stata in grado di assolvere questa funzione importante di mediazione.  L’ONU  non è stata in grado di farlo per la sua debolezza intrinseca,  dovuta soprattutto al diritto di veto che hanno alcuni Stati, che pertanto  bloccano qualsiasi iniziativa quando sono essi stessi coinvolti.  l’Unione Europea invece non è stata in grado di farlo perché si è schierata dal primo momento su uno dei due fronti precisamente quello occidentale e statunitense a difesa dell’Ucraina,  rinunciando in tal modo senza alcun dibattito interno al Parlamento Europeo alla propria funzione mediatrice,  che invece era stata auspicata da vari intellettuali.

Così al pari della pandemia anche questa guerra  assunto una dimensione globale,  la quale comporta anche dei rischi molto gravi per il benessere e la salute dei cittadini sia europei quindi dei paesi confinanti sia anche di paesi lontani.  Nel primo caso i Paesi confinanti potrebbero essere soggetti a una minaccia d’Inquinamento radioattivo qualora per un incidente oppure anche volutamente dovesse esplode una centrale nucleare ( volendo al momento non prendere in considerazione l’utilizzo di armi nucleari che naturalmente creerebbe una situazione nuova e di estremo pericolo per l’umanità tutta).  i paesi lontani dalle zone di guerra,  come per esempio i paesi africani,  sono però anche vittime degli accadimenti per la grave crisi economica dovuta alle difficoltà nell’ esportazione del grano ucraino e russo come anche di altri prodotti necessari alla produzione di beni alimentari (per es. i fertilizzanti).  A ciò si aggiungono le conseguenze gravissime  soprattutto per le aziende e per i cittadini europei causate dalle sanzioni alla Russia che hanno un ritorno negativo sugli stessi paesi che le hanno applicate.  la crisi del gas ed energetica in generale costituisce una conseguenza molto grave che poi considerato ormai la rete globale che lega le economie di tutto il mondo sicuramente non sarà soltanto relativa alle aziende europee ma coinvolgerà aziende di tutto il mondo.

Da quanto appena detto, risulta pertanto chiaro come sia assolutamente necessaria l’esistenza di un’autorità effettivamente funzionante, quindi non come l’ONU che è di fatto non operativa quando ce ne sia veramente bisogno,  capace di gestire da bere e propria autorità indipendente e super partes tali conflitti locali giornali nel mondo globalizzato non sono mai soltanto locali, ma quasi sempre globali.

 


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CONCLUSIONE
Passi necessari verso la realizzazione
dello Stato Cosmopolitico Mondiale

Ovviamente non è semplice indicare quali debbano essere i passi necessari per poter realizzare lo stato  filosofico mondiale, che come si è visto e l’autorità globale di cui oggi c’è bisogno per mettere in ordine tutti quegli aspetti della vita dell’umanità che ormai non sono più soltanto locali Ma hanno una dimensione globale.  non è pensabile che l’umanità posso andare avanti senza un’autorità globale in grado di affrontare in modo serio e determinato la questione ambientale,  in grado di evitare che conflitti locali possono diventare conflitti  globali sfociando quindi in una guerra mondiale nucleare,  in grado di evitare che epidemie locali che ovviamente sono sempre possibili diventino però delle pandemie globali soltanto perché a livello locale non si sono messe in pratica immediatamente tutte quelle iniziative in grado di stoppare l’epidemia e richiuderla entro un ambito geografico ben definito.  tale autorità globale deve essere Inoltre in grado di gestire le migrazioni che sono una conseguenza inevitabile sia della povertà che ancora esiste nel mondo Nonostante il lusso in cui invece vivono altre regioni del pianeta Terra sia della catastrofe climatica che pian piano si sta prospettando per il nostro pianeta.  Inoltre questa autorità globale deve anche controllare internet per evitare che possono essere commessi i reati anche gravissimi nel mondo virtuale che invece nel mondo reale sarebbero puniti e quindi anche poi evitati. 

Queste sono alcune delle dimensioni e degli ambiti in cui  c’è bisogno Già oggi e ce ne sarà ancora di più in futuro di un’autorità politica sovranazionale,  la quale Evidentemente non dovrebbe essere una dittatura,  ma nondimeno dovrebbe avere quel potere necessario per imporsi e rendere operative le proprie decisioni.  queste decisioni non devono rappresentare e difendere gli interessi di un determinato popolo oppure di una classe sociale specifica, ma dell’umanità tutta.

 Nel momento in cui scriviamo, è l’anno 2022,  sono due le autorità sovranazionali già esistenti che  che potrebbero assolvere a questa funzione:  in primo luogo ovviamente l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU),  in secondo luogo l’Unione  Europea.  Vediamole ora un attimo nei dettagli.

L’ONU rispetto all’UE  ha il grande vantaggio di non essere territorialmente limitata,  ma di essere effettivamente una vera e propria istituzione politica sovranazionale  e mondiale.   Il grande problema dell’ONU e il fatto che in seguito alla vittoria o alla sconfitta nel corso del secondo conflitto mondiale, alcune nazioni quelle vincitrici,  dispongono del diritto di veto, per cui evidentemente  le attività dell’ONU Non può essere indipendente e super partes,  come invece dovrebbe essere.  a ciò si unisce poi il problema del finanziamento dell’ONU,  per il quale è evidente che stati che risultano tra i maggiori finanziatori finiscono anche per avere un’influenza sulle decisioni ben Superiore rispetto a stati che invece non forniscono un finanziamento di rilievo.  Questa è una problematica che riguarda anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità e  e tutte le organizzazioni sovranazionali che vengono finanziate in modo diverso dagli Stati nazionali. 

 L’Unione Europea ha un grande vantaggio rispetto all’ONU,  ossia  che si sta pian piano avviando verso una vera e propria forma di statualità sovranazionale, che non è ancora stata raggiunta pienamente a livello politico,  ma almeno a livello economico è per il momento a un buon grado di sviluppo.  i fondamenti dell’Unione Europea sono inoltre pienamente filosofici,  anche se al momento Essi sono del tutto dimenticati e non applicati.  Nondimeno il Manifesto di Ventotene (1941),  che rappresenta lo scritto fondamentale a partire dal quale si è poi sviluppato il processo di unificazione Europea,  come anche gli scritti i precedenti di Charles Lemonnier (Les États Unis d’Europe, 1872) e Richard Coudenhove-Kalergi (Pan-Europa, 1923), contengono  seppur in modo diverso i principi fondamentali del cosmopolitismo,  soprattutto in riferimento al pensiero di Immanuel Kant,  Che pertanto possiamo ritenere come il filosofo classico il cui pensiero è alla base del processo di unificazione europea.

L’Unione Europea pertanto rispetto all’Organizzazione delle Nazioni Unite  non è soltanto una mera somma di parti,  gli Stati nazionali,  che si mettono insieme autofinanziandosi,  in modo quindi squilibrato,  Con la conseguenza che alcuni stati hanno più potere di altri,  mancando Alla fine un vero e proprio contenuto politico comune,  bensì è un vero e proprio Stato nuovo  che emerge in modo pacifico dalla progressiva unificazione e poi anche dissoluzione degli stati nazionali precedenti che la compongono.  Tale unificazione e dissoluzione  non avviene invece in ambito ONU,  dove si stadi nazionali restano congelati nella propria indipendenza e autonomia,  con la conseguenza di disparità di potere,  cui abbiamo accennato.

Il modello dello Stato Cosmopolitico Mondiale (SCM)  non può essere pertanto costituito dall’ONU,  giacché essa  non ha per principio la capacità di unificare.  il modello UE invece  grazie alla propria filosofia di fondo che costituisce un collante tra gli Stati Nazionali in grado di condurli all’unificazione  e poi alla cessione della loro sovranità all’autorità politica europea,  come in qualsiasi altro processo di vinificazione che si è avuto nel corso della storia,  rappresentano il modello valido anche per lo Stato Cosmopolitico Mondiale (SCM).

Ovviamente  lo Stato cosmopolitico Mondiale dovrà evitare  gli errori commessi dall’Unione Europea,  il primo dei quali purtroppo macroscopico consiste proprio nell’ignorare i fondamenti filosofici è nello strutturarsi come unità fondamentalmente economica.  Questo è un gravissimo errore già che il vero e proprio collante tra gli stati nazionali e ciò che è soltanto potrà un giorno dare la motivazione per la cessione della sovranità,  è costituito dalla filosofia e non certo dall’economia.

L’Unione Europea e Però attualmente uno Stato in fieri  E pertanto ha tutto il tempo per correggere questo errore iniziare e quindi mettersi sulla giusta strada  che quella di uno Stato filosofico indipendente dalle grandi potenze inquanto autenticamente cosmopolitico.

 A questo punto  sorge una domanda molto importante sull’identità vera È autentica dell’Unione Europea.  Nel Manifesto di Ventotene  si legge a chiare lettere che l’unificazione degli Stati europei - che all’epoca ovviamente non esisteva ancora perché si era nel pieno corso della Seconda Guerra Mondiale -,  avrebbe dovuto costituire Il primo passo verso una vera e propria unificazione mondiale di tutti gli Stati.  Spinelli e i suoi compagni di confino riflettevano, infatti, su quella che al momento era una guerra mondiale e non soltanto Europea,  per quanto avesse avuto origine sul continente europeo.  Il loro scopo era pertanto evitare in futuro tramite l’unificazione degli Stati non solo una guerra europea,  ma evidentemente una guerra mondiale.  La loro prospettiva era all’epoca eurocentrica,  già che gli Stati  da cui era partita la crisi che poi aveva con tutta la guerra erano gli Stati europei;  ma la stessa guerra nella sua evoluzione successiva,  era arrivata a coinvolgere molti Stati extraeuropei, diventando pertanto mondiale.  Ciò spiega il fatto che per quanto il manifesto di Ventotene  sia chiaramente uno scritto programmatico Con lo scopo di fondare in futuro Stato europeo,  non di meno ai suoi  autori non potesse sfuggire l’altro fatto,  ossia che ormai l’Europa non costituisse più l’unico continente protagonista del mondo,  ma venissi affiancata se non addirittura sostituita in futuro da altri continenti,  in primo luogo quello americano e poi quello euro asiatico.  

Certo all’epoca si era ancora all’inizio di questa globalizzazione della politica dell’Economia e quindi anche delle guerre,  per questo motivo l’unificazione Europea veniva concepita come il primo stadio verso una unificazione globale dell’umanità.  Oggi invece siamo nel pieno della globalizzazione per cui la stessa unificazione Europea viene a perdere la sua importanza strategica che aveva 80 anni fa,  perché strategicamente o anche, come si suol dire oggi, geopoliticamente, essa è diventata quasi irrilevante.  La sua rilevanza,  che pure c’è,  è infatti filosofica e non politico-militare.  La rilevanza dell’Europa intesa come Unione Europea  consiste dell’essere il primo tentativo fatto della storia di creare una comunità  pacifica di Stati  nazionali,  il cui destino ultimo è cedere la propria sovranità  in cambio della pace.  tali stati infatti nel corso della storia erano stati sempre in guerra tra di loro,  fino al tragico secondo conflitto mondiale con la distruzione terrificante che ha causato è il prezzo elevatissimo di milioni di morti che ne stata la conseguenza più dolorosa.  per questo motivo gli stati nazionali europei hanno accettato il percorso dell’unificazione  con lo scopo ultimo della cessione della sovranità,  quando Ovviamente i tempi saranno maturi e tale cessione non sarà dolorosa come lo sarebbe invece oggi.

Si tratta pertanto di uno scambio che l’Unione Europea simboleggia:  si cede la sovranità,  ma si riceve la pace. Se noi ora preghiamo questo concetto dello scambio sovranità-pace  al mondo intero,  dilaniato continuamente da guerre che causano non solo la morte dei soldati che già di per sé sarebbe tragica trattandosi di giovani uomini che ancora non hanno iniziato spesso a vivere la propria vita,  ma di civili inermi e innocenti,  bambini, donne anziani tutte persone che della guerra non sanno nulla nei motivi nelle modalità e null’altro,  mani diventano sempre di più il bersaglio quasi preferito,  capiamo che la rilevanza del progetto filosofico politico europeo è enorme,  è un messaggio all’umanità intera,  un esempio da seguire,  la stella polare che dovrebbe guidare il percorso storico dell’intera umanità nei secoli a venire.

NOTE

1) (Questa frase era stata scritta prima del 24 febbraio 2022 e dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale russa in Ucraina. Dopo tale data i rapporti di cooperazione tra Occidente e Russia si sono drammaticamente deteriorati, per cui oggi non si può più parlare di cooperazione. Nondimeno non siamo neanche in una situazione di guerra diretta tra NATO e Federazione Russa, bensì di guerra indiretta tramite l’Ucraina. Per questo motivo lascio la frase così come la scrissi due anni e mezzo fa circa, aspettando l’evoluzione degli eventi per eventualmente cambiarla, anche se la speranza è che tutto rientri e almeno tra Europa e Russia possa riprendere una cooperazione come ai livelli precedenti quella infausta data. Dopo il 7 ottobre 2023 occorre dire che si è aggiunto un altro scenario di guerra, quello in Medio Oriente. Anche qui sono purtroppo presenti le grandi potenze dietro gli Stati nazionali (Israele) o i popoli (Palestinesi) che si affrontano, per cui anche questo conflitto locale è purtroppo in realtà globale. Aspettiamo di vedere l’evoluzione, sperando anche in questo caso che la cosa rientri senza dar vita ad un ampliamento del conflitto.


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