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1995C7: Dalla sapienza alla scienza: il cammino dialettico di Hegel

1995C7: Dalla sapienza alla scienza: il cammino dialettico di Hegel

 

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1995

La filosofia di Hegel come dottrina della sapienza

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Saggio, capitolo 7 di ’Weisheitslehre’

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Dalla sapienza alla scienza:
i
l cammino dialettico di Hegel

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1995

La filosofia di Hegel come dottrina della saggezza

Posta 7

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Dalla saggezza alla scienza: 
la carriera filosofica e dialettica di Hegel

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libro cartaceo qui

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Testo digitale qui sotto

(Il testo italiano è una traduzione automatica, al momento non ancora rivista ma resa subito disponibile al pubblico di internet,
dell’originale tedesco. La revisione avrà luogo nel corso del mese di giugno 2022)

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La lettera a Schelling del 2 novembre 1800 (1) occupa un posto centrale nella carriera filosofica di Hegel. Il motivo è che Hegel delinea brevemente il suo sviluppo fino ad oggi e soprattutto commenta la svolta che stava avvenendo nel suo pensiero in quel momento:
"Nella mia formazione scientifica, iniziata con i bisogni subordinati delle persone, ho dovuto andare alla scienza per progredire, e l’ideale dell’adolescenza doveva trasformarsi in una forma di riflessione, in un sistema subito; mi chiedo ora, mentre sono ancora impegnato, quale ritorno ad intervenire nella vita delle persone si possa trovare". (pp. 59-60)
Questo passaggio indica un processo dialettico nello sviluppo di Hegel:
1a fase (affermazione): Hegel si interessa dei "bisogni subordinati del popolo" e sviluppa l’ideale di fondare una nuova religione popolare;
2a fase (1a negazione): Hegel trasforma questo ideale in una forma sistematica;
3a fase (2a negazione o negazione della negazione): Hegel ritorna al suo interesse originario, ora nella forma sistematica che ha acquisito attraverso la seconda fase.
Il frammento di prosecuzione del sistema morale (1802/1805) segna il punto in cui Hegel mostra di aver realizzato l’originario ideale religioso attraverso il suo sistema e quindi restituito con successo ai "bisogni subordinati del popolo" (2), che egli desiderati al momento della stesura della lettera citata. Tre aspetti in particolare vanno notati:
- In primo luogo, è evidente che Hegel stava già ’pensando’ dialetticamente in questo momento, quando il sistema dialettico non era ancora nato, poiché interpretava dialetticamente il proprio sviluppo intellettuale.
- In secondo luogo, Hegel è già consapevole del fatto che il suo pensiero è salito dalle profondità dei "bisogni umani subordinati" alle vette della sistematica. Pertanto, sebbene il sistema non sia certo ancora emerso nella sua forma definitiva, egli si mostra qui, soggettivamente, come un filosofo sistematico e non più come un teorico delle religioni o come uno storico del pensiero, come è avvenuto fino a questo punto (3).
- In terzo luogo, c’è una continuità nello sviluppo del pensiero di Hegel. Infatti, la lettera citata prova che lo stesso Hegel ne considerava lo sviluppo continuo, almeno fino al 1800. Partendo dagli studi di religione e dai "bisogni subordinati degli uomini", fu poi spinto da quegli studi alla scienza, e ora intendeva tornare ai primi. Tuttavia, questo processo di ritorno non deve essere considerato in alcun modo come una regressione a una fase precedente del suo sviluppo, ma come un progresso, poiché ha conservato tutto ciò che aveva ottenuto durante la seconda fase, cioè la forma sistematica della scienza.
Se ora ci chiediamo in che cosa consista essenzialmente questo sviluppo continuo e dialettico del pensiero hegeliano e come si possa riassumere in poche parole, possiamo dare la seguente risposta: La seconda fase, come Hegel stesso la descrive nella lettera, può essere chiamata la fase del sistema o - nel linguaggio di Hegel - la ’scienza’; la prima fase, che consiste nell’interesse di Hegel per i ’bisogni subordinati degli uomini’, dovrebbe quindi essere definita come la fase ’non sistematica o non scientifica’; il terzo infine come ’unità di scienza e non scienza’.
Tuttavia, una leggera confusione potrebbe sorgere nella definizione della terza fase appena proposta, poiché sappiamo che nelle sue opere successive Hegel ha posto l’accento decisivo sul fatto che la sua filosofia matura è una scienza. Ma se guardiamo al suo intero sviluppo dal punto di vista di quella lettera centrale, siamo costretti a concludere che il tardo sistema di Hegel non è esclusivamente "scienza" ma deve contenere in esso elementi che si riferiscono ai "bisogni subordinati degli uomini" e non sono direttamente collegati alla filosofia come scienza.
Per risolvere questo problema, è necessario approfondire la questione di quale concetto o quale concezione della filosofia e della conoscenza stia dietro l’idea di "bisogni umani subordinati". In altre parole, quale concezione dell’attività filosofica ha preceduto la concezione come ’scienza’ nello sviluppo di Hegel prima del 2 novembre 1800? Il termine "non scienza" qui utilizzato è, per così dire, una variabile temporanea da sostituire con un termine positivo piuttosto che semplicemente negativo man mano che questa indagine procede.
La lettura e l’interpretazione degli scritti di Hegel fino al novembre 1800 mostra che qui - sorprendentemente per coloro che hanno familiarità con il sistema tardo di Hegel - si esprime in modo molto deciso contro la scienza. Ciò è meglio illustrato dall’opposizione tra religione soggettiva e oggettiva, che egli prende in prestito principalmente dal libro della rivelazione di Fichte. Il primo, basato sul cuore, è ’vivo’ e ’caldo’, mentre il secondo, basato sulla mente, è ’morto’ e ’freddo’. Il primo è utile per l’uomo, il secondo può addirittura essergli dannoso.
La religione o la teologia oggettiva è vista da Hegel come la "scienza" di Dio, l’immortalità dell’anima e così via. Quindi si rivolge contro la conoscenza come scienza quando prende posizione contro la religione oggettiva in questi testi. La religione soggettiva, d’altra parte, è la conoscenza non come qualcosa di teorico ma come qualcosa di pratico. Trova la sua espressione non nelle parole e nei pensieri, ma nei fatti. In quanto tale, la religione soggettiva non è "scienza" ma "saggezza".
Questa differenza è espressa da Hegel in un passaggio molto bello, che è nell’arco g del testo 16 ed è quindi ancora all’interno della concezione della religione come ’questione del cuore’ (4):
La saggezza è qualcosa di diverso dall’illuminazione, oltre che dal ragionamento - ma la saggezza non è scienza - la saggezza è un’elevazione dell’anima, che attraverso l’esperienza combinata con la riflessione ha superato la dipendenza dalle opinioni così come dalle impressioni dei sensi, ed è necessaria quando è saggezza pratica, non mera saggezza compiaciuta o vanagloriosa, deve essere accompagnata da un calore calmo, un fuoco gentile; ha ragionato poco, né ha proceduto methodo mathematica da concetti, e attraverso una serie di conclusioni in barbara et barocco a ciò che venuto per verità - non ha comprato la sua convinzione sul mercato generale, dove si dà la conoscenza a chi paga giustamente, anche se non l’ha abbandonata a monetina,contare a tavola nelle solite varietà, ma parlare con la pienezza del cuore» (GW 1, p. 97,8-19)
Questo passaggio è molto importante e indispensabile per una corretta interpretazione di Hegel, non solo dei primi scritti ma anche, vista nella prospettiva della lettera a Schelling del 2 novembre 1800, del sistema maturo. In effetti, valeva la pena citarlo per intero in quanto contiene tutti i termini (saggezza, scienza, conoscenza) in gioco. Qui Hegel chiarisce la differenza che vede tra sapienza e scienza: la sapienza “parla dalla pienezza del cuore”, viene dall’esperienza “connessa con la riflessione” e non va confusa con la mera conoscenza. Mentre la conoscenza può essere acquistata da chiunque (come nel mercato dove chiunque abbia denaro può comprare tutto ciò che vuole), la saggezza non può essere acquistata,
Questo pensiero è ripetuto da Hegel in più punti nei testi degli anni 1792/93-94 e costituisce di fatto il nucleo del suo ideale giovanile. L’intero sviluppo di Hegel nel periodo di Stoccarda dal 1785 al 1788 e poi soprattutto l’influenza di Rousseau attraverso Émile negli anni 1789-1792 hanno infatti portato in modo decisivo al fatto che egli ebbe un mondo e una concezione umana ancor prima che l’influenza di Kant su di lui lo formasse, che lavorò solo dal 1792/93. In questa prospettiva non c’era posto per un’interpretazione della conoscenza e della filosofia come ’scienza’. Ciò che era importante per Hegel, d’altra parte - e questo chiaramente seguendo Rousseau - era solo la saggezza.
Quanto agli anni tra il 1792/93-1794, quando Hegel scrisse i testi in cui è esplicitamente formulato l’ideale di fondare una nuova religione popolare (5), e il 1800, quando scrisse la lettera citata, in realtà non c’è nessuno cambiamento importante nella concezione hegeliana della conoscenza come ’saggezza’. Fu solo con il frammento di sistema dell’estate del 1800 che Hegel elaborò una prima scrittura sistematica e sembra quindi avvicinarsi all’interpretazione della filosofia o della conoscenza come ’scienza’, come ricorda la lettera a Schelling.
Uno sguardo ai primi scritti di Hegel, quindi, ci consente di fornire una risposta alla domanda posta sopra circa il concetto di filosofia e conoscenza dietro l’idea dei "bisogni subordinati degli uomini". Il termine "non scienza", che è temporaneamente definito solo negativamente, deve essere sostituito dal termine "saggezza" definito positivamente. Quando Hegel scrive il 2 novembre 1800 di voler tornare ai "bisogni subordinati degli uomini", intende dire che è tornato alla conoscenza dalla forma del sapere come "scienza" in cui è attualmente espresso il suo pensiero vuole tornare come ’saggezza’. Naturalmente, questo non significa che volesse rifiutare da questo momento in poi la forma sistematica della conoscenza come ’scienza’. Se così fosse stato, Hegel non avrebbe mai fondato il sistema filosofico e quindi avrebbe continuato a perseguire la filosofia come "scienza", che ha praticato ininterrottamente fino alla fine della sua vita. Significa piuttosto che nel momento in cui scrisse la lettera citata era consapevole che le sue riflessioni in questi anni lo avevano progressivamente allontanato dal suo ideale originario di fondare una nuova religione popolare. Sente però ora il bisogno di riscoprire il senso originario del suo filosofare, ed è proprio questo che emerge quando scrive: «[...] mi chiedo ora [...] che ritorno ad intervenire nella vita di le persone possono essere trovate". Hegel non avrebbe mai fondato il sistema filosofico e quindi ha continuato a praticare la filosofia come una "scienza", che ha praticato ininterrottamente fino alla fine della sua vita. Significa piuttosto che nel momento in cui scrisse la lettera citata era consapevole che le sue riflessioni in questi anni lo avevano progressivamente allontanato dal suo ideale originario di fondare una nuova religione popolare. Sente però ora il bisogno di riscoprire il senso originario del suo filosofare, ed è proprio questo che emerge quando scrive: «[...] mi chiedo ora [...] che ritorno ad intervenire nella vita di le persone possono essere trovate". Hegel non avrebbe mai fondato il sistema filosofico e quindi ha continuato a praticare la filosofia come una "scienza", che ha praticato ininterrottamente fino alla fine della sua vita. Significa piuttosto che nel momento in cui scrisse la lettera citata era consapevole che le sue riflessioni in questi anni lo avevano progressivamente allontanato dal suo ideale originario di fondare una nuova religione popolare. Sente però ora il bisogno di riscoprire il senso originario del suo filosofare, ed è proprio questo che emerge quando scrive: «[...] mi chiedo ora [...] che ritorno ad intervenire nella vita di le persone possono essere trovate". che nel momento in cui scrisse la lettera citata era consapevole che le sue riflessioni in questi anni lo avevano progressivamente allontanato dal suo ideale originario di fondare una nuova religione popolare. Sente però ora il bisogno di riscoprire il senso originario del suo filosofare, ed è proprio questo che emerge quando scrive: «[...] mi chiedo ora [...] che ritorno ad intervenire nella vita di le persone possono essere trovate". che nel momento in cui scrisse la lettera citata era consapevole che le sue riflessioni in questi anni lo avevano progressivamente allontanato dal suo ideale originario di fondare una nuova religione popolare. Sente però ora il bisogno di riscoprire il senso originario del suo filosofare, ed è proprio questo che emerge quando scrive: «[...] mi chiedo ora [...] che ritorno ad intervenire nella vita di le persone possono essere trovate".
Infatti, attraverso il programma (6) di fondare una nuova religione popolare basata sulla ragione, Hegel non intendeva acquisire la conoscenza di Dio, l’immortalità dell’anima, ecc., come mostra chiaramente la sua critica alla religione o alla teologia oggettiva, né di uomo per offrire una consolazione, ma esclusivamente la seguente: educare le persone come ’sagge’ o promuovere la ’sapienza’ nelle persone nella forma di una morale naturale (7).
Quando Hegel scrive nel 1800 di voler riscoprire il modo di "intervenire nella vita delle persone", è proprio questo significato originario del suo filosofare che si riflette nella sua coscienza. In effetti, lo sviluppo di Hegel dal 1794 al 1800 significò quella richiesta di una nuova religione che potesse promuovere la moralità naturale negli esseri umani, da un linguaggio concettuale ancora religioso in cui si è formato, in una trasposizione terminologica filosofica basata su concetti8).
Tuttavia, questo processo non ha avuto luogo in modo del tutto conscio, ma in parte inconsciamente! Infatti, gli studi storici hegeliani sul cristianesimo tra il 1794 e il 1800 (9) hanno due livelli:
- Un primo livello, che consiste nell’attività di ricerca consapevole di Hegel, cioè nell’indagine della questione del significato genuino e originario del cristianesimo come religione dell’amore (1795) e delle cause della sua fine come superstizione (10) (1796) e infine nel riassunto di questi risultati come bella copia per la pubblicazione programmata ma non completata (1797-1799).
- Un secondo livello, che consiste, invece, nel processo, in parte inconscio, avvenuto dietro questa cosciente attività di ricerca e si manifesta come una trasposizione delle principali idee religiose dell’insegnamento originario di Gesù (Dio, amore) nella i concetti filosofici corrispondenti (l’assoluta, assoluta moralità) si sono dispiegati.
Proprio di questo secondo livello, che era rimasto a lungo nelle profondità inconsce della mente di Hegel e che aveva costituito il motore delle sue indagini storiche, che lui stesso non aveva immediatamente compreso, Hegel prese gradualmente coscienza scrivendo la lettera a Schelling.
I due elementi del processo di trasposizione, le idee religiose e i concetti filosofici, corrispondono a due periodi principali dello sviluppo hegeliano: il periodo degli studi storici e sistematici della religione (1785-1800) e il periodo della costruzione del sistema (1800-1831).. A questi due elementi e ai due relativi periodi corrisponde anche la coppia di concetti sapienza-scienza: la sapienza corrisponde ovviamente alla prima fase, mentre la scienza corrisponde alla seconda (11).
Il momento in cui è stata scritta la lettera a Schelling è esattamente il momento in cui Hegel ha preso coscienza di questo processo, cioè la trasposizione - in parte già compiuta - delle idee religiose in concetti filosofici, e infine la conversione della sua concezione di base dalla filosofia come saggezza a filosofia come filosofia Scienza. È proprio questa coscienza di Hegel che viene discussa nella lettera citata.
Il ritorno alla concezione della conoscenza come ’saggezza’ della fase precedente significava quindi per Hegel un ritorno alle radici della propria identità filosofica. Così facendo, perseguiva l’obiettivo di recuperare questa identità, che aveva temporaneamente perso durante il processo di trasposizione, e di incorporarla nel sistema filosofico che stava per costruire. Questo ritorno non era quindi orientato al passato, ma al futuro, cioè la revisione hegeliana del passato serviva a riprendere esattamente ciò che c’era nel
Il processo di trasposizione delle idee religiose in termini filosofici, cioè l’elevazione della conoscenza dalla forma della saggezza a quella della scienza, era temporaneamente passato sullo sfondo della sua coscienza.
Di conseguenza, nel periodo successivo al 2 novembre 1800, Hegel unificò le due concezioni di filosofia e conoscenza, di "sapienza" e di "scienza". Il sistema filosofico di Hegel contiene quindi in sé entrambi gli elementi, scienza e saggezza. La conoscenza come ’scienza’ è contenuta nella ’forma riflessiva’ del sistema, cioè nella dialettica che assicura l’autonomia e l’autogiustificazione del sistema (12). La conoscenza come ’sapienza’, invece, è contenuta nel contenuto del sistema, soprattutto nella filosofia della morale. Essa traccia, infatti, le linee fondamentali di una concezione etica che tende, attraverso il principio sotteso all’autentica libertà come unità di componenti sensuali e intellettuali,
La filosofia hegeliana, per il fatto che contiene conoscenze sia come ’scienza’ sia come ’sapienza’, è quindi da considerarsi come ’dottrina di saggezza’: è scientificamente strutturata e quindi verificabile dalla ragione, ma mira a promuovere non solo mera conoscenza, ma soprattutto vera saggezza nelle persone, e questo sotto forma di moralità.
In tal modo, Hegel ha implementato l’ideale kantiano della filosofia come unità di scienza e saggezza, come formulato da Königsberger nella Critica della ragion pura (13). Cosa questo significhi per il nostro filosofare oggi e se Hegel sia riuscito a portare a termine con successo questa impresa difficile ma significativa sarà oggetto del seguente articolo. Lo scopo di questo contributo era semplicemente quello di capire come doveva essere interpretata la carriera di Hegel alla luce della lettera centrale del 2 novembre 1800, indirizzata a Schelling. A questo proposito, si può trarre la seguente sommaria conclusione: lo sviluppo del pensiero di Hegel dovrebbe essere caratterizzato come una carriera dalla saggezza alla scienza fino all’insegnamento della saggezza. Queste tre fasi sono costruite dialetticamente tra loro: La prima fase è l’affermazione, la seconda la negazione e la terza la negazione della negazione, tornando così alla prima fase ma arricchita dal contributo della seconda fase. Il sistema di Hegel, come risultato di questo sviluppo dialettico, è una "dottrina di saggezza", la cui essenza è di pretendere di promuovere la saggezza nelle persone, e di farlo in modo scientifico, affinché ogni essere umano possa raggiungere la saggezza attraverso studiare, attraverso l’apprendimento, cioè essere in definitiva guidati dalla conoscenza o essere in grado di guidare se stessi.

 

Note
1) In: Briefe, Vol. 1, pp. 58-60
2) Innanzitutto non viene qui presentata alcuna delimitazione cronologicamente precisa delle diverse fasi, ma si delineano solo le diverse direzioni di sviluppo del pensiero di Hegel, e questo soprattutto nella misura in cui egli ne era consapevole. Il brano citato segnala a questo proposito che Hegel si preparava allora a mediare (nella terminologia della scienza della logica: negazione della negazione) tra l’ideale della prima fase (affermazione) e la sua attuazione in forma scientifica in la metà per eseguire la fase (1a negazione). Quanto alla periodizzazione, ne parlerò esplicito in un altro studio, di prossima pubblicazione in italiano e tedesco, intitolato Lo sviluppo immanente del pensiero di Hegel: Verrà pubblicato la nascita ed il significato del suo sistema filosofico. Si fa qui riferimento a questo lavoro, che sarà la revisione dei miei ’tesi di laurea’ in italiano (su questo si veda anche la nota 11 a questo contributo, che dà la cronologia delle varie fasi).
3) Il frammento di sistema a cui Hegel sembra riferirsi nella lettera citata è da considerare come l’intersezione tra gli scritti di teoria e storia religiosa ei trattati sistematici dei primi anni di Jena.
4) Sulla distinzione tra le concezioni hegeliane della religione come ’questione del cuore’ (in slurs ag del testo 16) e come ’religione della ragione’ (in slurs hl dello stesso testo) s.fluence, p. 109 ff.
5) L’ultima, esplicita formulazione di questo ideale si trova nel testo 26 di GW 1 (vedi su questo, Influenza, pp. 169-170).
6) Per l’interpretazione dell’ideale hegeliano della giovinezza come suo programma filosofico di vita, si veda il contributo 6 della presente opera.
7) "Saggezza" può essere vista come sinonimo di "morale naturale" nei termini di Rousseau. Il termine ’morale naturale’ è stato ampiamente trattato da me in Influence (vedi es. pp. 178-180). Quanto all’espressione ’promuovere la moralità’, vedi Influence, p. 79 e segg.
8) Nella mia tesi di laurea magistrale italiana (vedi sopra nota 2) sono state tracciate in dettaglio le varie fasi di questo processo di trasposizione delle idee religiose in termini filosofici. Qui si potrebbe mostrare che Hegel ha convertito le idee principali della religione cristiana (Dio e amore interpersonale) in concetti filosofici (l’assoluto e la morale) e su questo ha infine basato il suo sistema.
9) Questi sono i seguenti studi:
La vita di Gesù (1795)
Frammenti a: La positività della religione cristiana (1796)
Frammenti a: Lo spirito del cristianesimo e il suo destino (1797-1799).
Per un elenco completo con cronologia si veda Schüler, 1963.
10) Nella terminologia hegeliana: positività
11) Lo sviluppo di Hegel si articola, più precisamente, in tre periodi principali, il cui ordine cronologico può essere riprodotto come segue:
1a fase: Formazione del ideale giovanile della fondazione di una nuova religione popolare ragionevole (1785-1794);
2a fase: acquisizione dei concetti principali della nuova religione popolare attraverso la trasposizione dei concetti principali della religione cristiana (Dio, amore) in concetti filosofici (la morale assoluta, assoluta) (1795-1803);
3. Struttura del sistema sulla base di questi concetti principali e quindi realizzazione dell’ideale della giovinezza (1803-1831).
12) La giustificazione hegeliana della dialettica come struttura fondamentale della filosofia come scienza si trova soprattutto nelle prefazioni alla fenomenologia e alla scienza della logica.
13) Cfr. prefazione, nota 6.

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