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3.1 La nascita della filosofia dell’eticità come nuova dottrina morale naturale (1803)

3.1 La nascita della filosofia dell’eticità come nuova dottrina morale naturale (1803)

 

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PRIMA FASE
(1803) 

Lo svolgimento del contenuto concettuale
implicito nell’ideale morale-etico dell’eticità assoluta:
la nascita della filosofia dell’eticità come nuova dottrina morale naturale

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Siamo verso la fine del 1802. Da poco Hegel ha concepito l’ideale morale-etico dell’eticità assoluta. Esso forma insieme al principio religioso-metafisico dell’assoluto la base del suo pensiero: da una parte l’etica, reinserimento dell’essere umano nella natura a livello di spirito e materia, dall’altra la metafisica, reinserimento dell’essere umano nella natura a livello di ragione e mondo. Il risultato di queste due operazioni parziali deve essere il reinserimento totale dell’essere umano nella natura. Nella direzione della ricerca della comprensione delle modalità di questo reinserimento totale si sviluppa il pensiero del nostro filosofo da questo momento fino al 1806, anno in cui tale scopo sarà raggiunto tramite la prima formulazione del sistema completo, anche se non ancora definitivo.
Il concetto dell’eticità assoluta significa che l’agire pratico del singolo individuo non è qualcosa di meramente individuale, giacché è l’agire dell’assoluto che si manifesta attraverso di esso. Seguendo questa concezione fondamentale, Hegel costruisce la struttura concettuale del mondo umano come realizzazione del divino, ossia dell’assoluto. Nasce così col cosiddetto “Sistema dell’eticità”(1802/03) la prima formulazione sistematica della futura Filosofia dello spirito oggettivo.
In questo manoscritto Hegel espone, dunque, la parte della propria filosofia che, come sappiamo dalla prima fase dello sviluppo del suo pensiero, più gli stava a cuore, ossia la parte etica. È impossibile fornire in questa sede una sintesi completa del testo, poiché si tratta di un lavoro già molto complesso, la cui esposizione e il cui approfondimento critico richiedono uno studio specifico. È però opportuno indicarne di seguito almeno alcuni punti fondamentali.
Anzitutto, per quanto riguarda il metodo applicato, Hegel si muove ancora all’interno dell’apparato categoriale della filosofia schellinghiana dell’identità. Egli descrive la vera conoscenza come unità di intuizione e concetto, la prima come forma di conoscenza dell’universale e il secondo dell’individuale. Egli adopera inoltre espressioni linguistiche e relativi concetti prettamente schellinghiani (sussunzione, potenza etc.).
L’identità di intuizione e concetto è l’idea e in particolare, per quanto riguarda la filosofia etica, l’idea dell’eticità assoluta. Tale idea

 

“(...) è il ritornare della realtà assoluta in sé, come in un’unità, di modo che questo ritor­nare e quest’unità costituisca un’assoluta to­talità; la sua intuizione è un popolo assoluto, il suo concetto è l’assoluto essere uno delle in­dividualità” (SE, 130).

„[…] das Zurüknehmen der absoluten Realität in sich, als in eine Einheit; so daß dieses Zurüknehmen und diese Einheit absolute Totalität ist; ihre Anschauung ist ein absolutes Volk; ihr Begriff ist das absolute Einsseyn der Individualitäten.“ (GW 5, 279, 20-23)

 

Tale determinazione dell’idea dell’eticità assoluta è importante per tre motivi:

- anzitutto, rivela che Hegel già costruisce il sapere in modo dialettico, dunque secondo il movimento triadico della posizione iniziale (affermazione), della negazione (negazione prima) e, infine, del ritorno in sé (negazione seconda o negazione della negazione); (1)

- in secondo luogo, risulta da essa evidente che egli già dispone d’un concetto della realtà assoluta, ossia del primo che si sviluppa e ritorna in sé, ma non sembra che ne abbia già un’idea ben definita come invece sarà nel manoscritto “Logica e Metafisica” del 1804/05; 

- infine, Hegel individua nel popolo assoluto il momento sintetico, dunque il ritorno in sé della realtà assoluta. Pertanto egli non è ancora pervenuto fino a tutto il 1803 al concetto dello spirito assoluto, che nei manoscritti sulla filosofia dello spirito del 1805/06 costituirà invece il momento del ritorno in sé della realtà assoluta.

Questi tre aspetti fondamentali del “Sistema dell’eticità” rivelano ch’esso occupa una posizione centrale nello sviluppo del pensiero di Hegel a cavallo tra gli studi che si possono definire a pieno titolo ‘giovanili’, in quanto non contengono ancora la concezione definitiva del sistema, e gli studi maturi, nei quali invece tale concezione viene sviluppata in modo completo e approfondito.
Questo manoscritto, infatti, nelle linee generali già presenta la concezione fondamentale hegeliana che l’assoluto esce da sé per ritornare in sé nel mondo etico, dunque nell’operare umano, ma a essa mancano sia le premesse logico-metafisiche sia le conclusioni filosofiche. S’avverte insomma in esso la mancanza della formulazione della logica dialettica e della concezione dello spirito assoluto, ossia della filosofia come autoconoscenza dell’assoluto. Ci si può anche esprimere così, che mancano, se non altro in modo dettagliato, la parte iniziale e quella finale, mentre c’è il nucleo centrale del futuro sistema. 
È questa estrema concentrazione di Hegel sui temi fondamentali del proprio pensiero, ossia quelli che gli stavano più a cuore, che rende il manoscritto in que-stione particolarmente interessante e istruttivo anche ai fini di una corretta interpretazione del sistema filosofico definitivo. In effetti, in esso sorprendiamo Hegel in una delle prime versioni sistematiche, anzi addirittura nella prima versione sistematica della propria teoria dell’eticità assoluta, la quale costituirà poi la parte centrale del sistema filosofico maturo.
Tutti i temi che Hegel tratterà più tardi nel capitolo dedicato alla ‘Sittlichkeit’ e approfondirà nei "Lineamenti di filosofia del diritto" (riconoscimento, amore, famiglia, lavoro, società civile, Stato, costituzione etc.) sono formulati qui per la prima volta nell’ambito della concezione sistematica del ‘ritorno in sé della realtà assoluta’.
Ci si trova dunque col “Sistema dell’eticità” davanti a una versione, per così dire, ‘fresca’ della così importante teoria hegeliana dell’eticità assoluta, quindi non ancora viziata né dall’applicazione talvolta rigida dei principi della dialettica né da quei tentennamenti e da quelle paure, messi in risalto dagli studi di Ilting, che finirono poi con l’adombrare il significato rivoluzionario e liberatorio della filosofia etico-politica dell’ex-Stiftler nell’ultimo decennio circa della sua vita. (2)
Al fine di mettere in luce proprio tale significato, desidero sottoporre qui all’attenzione del lettore il fatto che Hegel nella frase sopra citata parli di ‘popolo assoluto’. Questo concetto è molto importante, poiché conduce il conoscitore del pensiero hegeliano, il quale ne voglia anche essere un interprete spregiudicato e al contempo fedele allo spirito autentico del suo messaggio filosofico, alla conclusione che Hegel, quando ha scritto del popolo come dell’incarnazione dell’assoluto, non ha mai pensato a un particolare popolo storico né tanto meno a quello prussiano in particolare.
L’attributo ‘assoluto’ apposto in quel passo al sostantivo ‘popolo’ offre un’idea chiara e inequivocabile del significato originario e fondamentale del concetto hegeliano di ‘popolo’: il popolo è per il filosofo svevo una comunità riconoscentesi tramite una medesima concezione dell’assoluto, la quale acquista un aspetto esteriore e concreto nel ‘dio del popolo’, come egli scrive all’inizio dell’ultima sezione del manoscritto:

 

“[...] l’individuo è, in quanto coscienza parti­colare, senz’altro uguale all’universale; e que­sta universalità, che ha assolutamente riunifi­cato a sé la particolarità, è la divinità del po­polo, e questo universale contemplato nella forma ideale della particolarità è il dio del po­polo; [il concetto della divinità] rappresenta una maniera ideale di intuire [il popolo]”

(SE, 203).

“[…] das Individuum, ist als besonderes Bewußtseyn schlechthin dem Allgemeinen gleich; und diese Allgemeinheit, welche die Besonderheit schlechthin mit sich vereingt hat, ist die Göttlichkeit des Volkes, und dieses Allgemeine in der | ideellen Form der Besonderheit angeschaut, ist der Gott des Volks; er ist eine ideelle Weise es anzuschauen.“

(GW 5, 326, 9-13)

 

Risulta quindi chiaro che per Hegel l’appartenere a un popolo non si fonda su di un legame di sangue o comunque di tipo naturale, bensì su di un legame religioso, quindi spirituale. L’avere una religione, ossia dei valori in comune, ciò caratterizza un popolo.
Il popolo che riesce a pervenire alla religione vera, alla religione assoluta, è il popolo assoluto. Questo è il senso dell’espressione hegeliana ‘popolo assoluto’. Il popolo assoluto realizza in modo perfetto il ritorno della realtà assoluta in sé.(3)  L’assolutezza non è insomma un diritto acquisito in base ad un qualche fattore genetico, ma a un preciso fattore spirituale storico, ossia l’esser riusciti a pervenire, da parte dei membri di una comunità, alla religione assoluta.(4)
Il filosofo di Stoccarda comprende, infatti, perfettamente che la fondazione dell’etica è da ricercare nella religione (ovviamente nel senso largo del termine) e non a caso già nell’aggiunta finale al manoscritto traccia uno schizzo del rapporto tra le varie forme di governo e la religione. Si tratta soltanto di pochi cenni, i quali però sono molto importanti, poiché ci mostrano su quale via egli si fosse incamminato nel periodo jenese prima di cambiar rotta poi in seguito agli avvenimenti storici messi in risalto da Ilting.
A tal proposito occorre precisare che bisogna parlare di ‘aggiunta’, giacché dal manoscritto originale, conservato presso la Staatsbibliothek di Berlino, risulta chiaramente che, a partire dalla parola fino alla fine, il testo è aggiunto, essendo separato dal resto del manoscritto tramite una linea. Lo sviluppo del concetto dell’eticità assoluta nel manoscritto in questione arrivava dunque fino al concetto della riproduzione del popolo tramite la generazione dei figli (Kindererzeugung) e non sviluppava la tematica del rapporto popolo - religione. Tale problematica si dev’essere presentata a Hegel in un secondo momento, in corrispondenza alla questione della fondazione dell’eticità e quindi allo sviluppo del contenuto di pensiero implicito nel concetto dell’assoluto (v. lo stadio seguente). 
La parte conclusiva aggiunta è, dunque, da mettere in relazione più alle pagine tramandate dal Rosenkranz e pubblicate in seguito dal Nohl come “Continuazione del sistema dell’eticità” (5), non necessariamente risalenti al 1803, le quali riguardano proprio il tema del rapporto popolo-religione, che non al manoscritto del “Sistema dell’eticità”, il quale, proprio in quanto riguardante soltanto l’eticità, ossia lo spirito oggettivo e non quello assoluto, giustamente s’arresta al concetto del popolo. 
Soltanto la pubblicazione del manoscritto nel quinto volume dei GW ha finalmente presentato una pubblicazione del testo fedele al manoscritto originale. Le precedenti pubblicazioni dell’aggiunta come parte integrante del testo senza alcuna indicazione (eccezion fatta per il Mollat, il quale la presenta in forma di nota) (6) sono pertanto da considerarsi fuorvianti sia negli originali tedeschi sia nella traduzione italiana.
In quest’aggiunta conclusiva al manoscritto Hegel passa in rassegna varie forme di governo, in particolare monarchia, aristocrazia e democrazia, giungendo alla conclusione che

 

“[...] nella democrazia vi è invero l’assoluta religione, non stabile però, ovvero anzi reli­gione naturale”

(SE, 255-256).

“[…]In der Demokratie zwar absolute Religion, aber unbefestigte, oder vielmehr Naturreligion [...]“

(GW 5, 361, 17-18)

 

e continuando poi egli chiarisce che

 

“(...) la religione dev’essere meramente etica (...)” (SE, 255-256).

„[…] die Religion muß rein sittlich seyn;“

(GW 5, 361, 20-21)

 

Si tratta di frasi e pensieri incompleti, di difficile interpretazione, poiché il manoscritto a questo punto e non a caso s’interrompe. A Hegel non dev’essere, infatti, riuscito, in questo stadio di sviluppo del proprio pensiero, di dare una risposta alla domanda relativa alla forma assoluta di religione capace di sostenere e fondare il governo assoluto di un popolo assoluto.
Il “Sistema dell’eticità” resta dunque privo di un’autentica conclusione, non riusendo Hegel in questo stadio dello sviluppo del proprio pensiero  a fornire una risposta alla questione che gli si pone e che egli formula al termine del manoscritto, ossia come si possa fondare l’eticità assoluta, la democrazia, com’egli la definisce. Il manoscritto s’arresta in effetti nel momento in cui si tratta di trovare la forma di religione adatta a fondare l’eticità assoluta. Essa dovrà essere ovviamente la religione assoluta, secondo lo schema seguente:

-  Le religioni relative fondano le eticità relative (aventi solo un valore storico);

-  la religione assoluta fonda l’eticità assoluta (avente un valore eterno).

Si tratta allora per Hegel intorno al 1803 di riflettere sul concetto di religione assoluta e di elaborare una tale religione, così da fornire una risposta al quesito conclusivo della costruzione sistematica dell’eticità assoluta nel “Sistema dell’eticità”. Tale ricerca costituisce, infatti, l’asse principale dello sviluppo del pensiero del filosofo nei 2-3 anni a venire, fin quando all’incirca intorno al 1805 il nostro perverrà alla conclusione che solo la filosofia, in particolare la filosofia come scienza ch’egli sta pian piano elaborando, possa costituire tale religione assoluta.
Vediamo ora il cammino che condusse il pensatore svevo a questa interes-santissima conclusione.

NOTE

1) A tal proposito è comunque da sottolineare che, nonostante il movimento del pensiero hegeliano sia già dialettico, manca ancora a Hegel in questo testo la coscienza di ciò, cioè egli non usa il linguaggio e le categorie proprie della sua futura logica dialettica né si dimostra in qualche modo cosciente, come invece sarà almeno a partire dalla “Fenomenologia dello spirito” (1807), d’aver elaborato un nuovo procedimento per la conoscenza filosofica.
2) Di Ilting cfr. per es. l’introduzione all’edizione della “Rechtsphilosophie” (1973). Su questo aspetto del pensiero di Hegel mi sono già espresso in “Weisheitslehre”, pp. 182 ss., cui qui rimando.
3) Alle pp. 225 ss. di SE (GW 5, 340 ss.) si trova anche l’espressione ‘governo assoluto’ (esso corrisponde ovviamente al ‘popolo assoluto’).
4 ) Nel vol. 5 dei “Gesammelte Werke” il testo è invece pubblicato come "Diritto naturale" e inspiegabilmente monco.

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